La squadra di calcio “ Annunziata “rimase un punto di attrazione per gli sportivi del circondario e, sotto alcuni aspetti, alimentò anche una certa identità cittadina. Nell’anno 1953/ 54 vinse il campionato di Promozione per passare in IV serie. In tale categoria rimase per tre anni ottenendo risultati lusinghieri.
L’avvenimento da ritenere molto importante fu la costituzione nel 1954 della squadra “ ragazzi “, composta prevalentemente da giovani ceccanesi. Se la prima squadra aveva fatto sognare gli sportivi, quella dei ragazzi fu un buon investimento morale e calcistico. I trenta e più ragazzi che la composero, successivamente sono stati dirigenti sportivi e allenatori. Fra questi merita di essere ricordato Vincenzo Tiberia , “ il mister” , ancora oggi preparatore e animatore della scuola calcio comunale.
Improvvisamente poco prima della fine del campionato 1956/57, il commendatore decise di non essere più il finanziatore della squadra. Il ruolo di filantropo del calcio comportava esborso di denaro che egli preferì, invece, accumulare.
La Lega calcio per terminare il campionato fu costretta così a nominare un commissario straordinario per la guida della squadra ceccanese . In questa fase terminale il fatto positivo, visto che i calciatori professionalizzati si rifiutarono di giocare vengono immessi in prima squadra tanti giovani calciatori ceccanesi.
Insomma “ sor Antonio” con il calcio ci rimetteva e la pubblicità che gli derivava da questa attività non era cosi importante quanto la fornitura che gli stava arrivando. Giulio Andreotti, infatti, gli aveva assicurato una milionaria commessa per rifornire l’Esercito Italiano.
La città rimase priva di ogni coinvolgimento sportivo. Il campo sportivo, privo di custodi e non riconsegnato tempestivamente al comune, fu spogliato delle strutture: spogliatoi scardinati, porte divelte e cosi finestre, infissi e rubinetteria.
Vale la pena ricordare, inoltre che presso l’amministrazione comunale, dalla metà del 1956 non esisteva una giunta di sinistra ma una coalizione di centro, conflittuale e litigiosa, e che aveva in maggioranza due consiglieri comunali dipendenti di Annunziata con importantissime funzioni. Sicuramente queste persone condizionarono l’amministrazione che pur in presenza di tali iniziative rimase inerte ed indifferente.
Gli onorevoli Silvestri e Compagnoni portarono tale situazione in parlamento evidenziando: mancanza di diritti sindacali, mancato riconoscimento delle qualifiche, abiti da lavoro acquistati dai dipendenti ma con marchio reclamizzante; mancato pagamento di indennità di turno; mancata prevenzione contro il nocivo. Aspetto quest’ultimo veramente inquietante considerato che il saponificio era una fabbrica chimica con alto indice di pericolosità.
Durante il periodo autunnale, il ministero del lavoro, sottoposto a tante pressioni mise in azione l’Ispettorato del Lavoro che, finalmente, si mosse: va in fabbrica, ispeziona, verifica, sente i dipendenti.
Sono gettate sul lastrico non perché abbiano intenzione di portare il sindacato in fabbrica o di sollevare atti di contestazione verso il regime interno, ma solamente per aver descritto agli ispettori, ( una senza sapere delle altre ), quali fossero le drammatiche condizioni di lavoro.
Nella discussione alla Camera del 4 febbraio 1958 il sottosegretario Repossi rispondendo a una interrogazione posta dagli onorevoli Silvestri e Compagnoni afferma” risulta che le condizioni di lavoro nell’azienda non si svolgono in effetti nel migliore dei modi” che la società “ aveva fissato alle lavoratrici, impiegate a squadre un quantitativo minimo obbligatorio di produzione giornaliera, che le costringeva spesso a continuare il lavoro oltre il normale orario” lo stesso pur nella stringatezza precisa che il trasporto dei pezzi di sapone veniva effettuato dalle operaie “ senza che venissero osservati i limiti di peso fissati dalla legge”.
Certo era importante che il Ministero, per i tempi che correvano, riconoscesse le gravi inadempienze dell’azienda e il sovraccarico di lavoro, ma era riprovevole che lo stesso sottosegretario all’onorevole Compagnoni che gli chiedeva di far riassumere le operaie licenziate non avesse altro da rispondere che con tale affermazione quale:” vorrebbe forse che io andassi laggiù con un plotone di esecuzione ?”
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