Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 9 novembre 2021

La Certosa di Trisulti torna ai cittadini.....forse

 Luciano Granieri





La Certosa di Trisulti è tornata al Popolo. Viva la Certosa, viva il Popolo.

 E’ il coronamento dell’impegno di associazioni e cittadini che hanno lottato affinché quel bene dello Stato, patrimonio di tutta la Ciociaria, e di tutto il mondo, fosse tolto dalle mani dei sovranisti di Bannon. Mani, in realtà, pronte ad accogliere il regalo che l’attuale esultante ministro della Cultura gli aveva incautamente consegnato nel giugno del 2017. 

Per questo un po’ si giustifica qualche mal di pancia sofferto da alcuni componenti delle associazioni che si sono visti scippare l’onore della ribalta da ministri, presidenti di regione e altri alti funzionari, saliti sul carro dei cittadini vincitori, appropriandosi di meriti non loro,  anzi, dimentichi che proprio loro quel danno avevano arrecato.

 Ma non c’è da stupirsi.  E'  sempre accaduto che le conquiste ottenute con le lotte dei cittadini poi siano state cavalcate, strumentalizzate, dai politici questuanti. Accadde anche all’indomani della vittoria , ottenuta interamente dai cittadini , sul referendum per l’acqua pubblica. Ricordo una trasmissione della Berlinguer, andata in onda la sera dopo il plebiscito contro la privatizzazione dei servizi pubblici, quando a parlare di grande conquista di civiltà fu il Bersani sbagliato: non Marco, coordinatore dei movimenti per l’acqua pubblica che avevano condotto e vinto la battaglia,  ma Pierluigi, l’allora segretario del Pd, partito che non si era speso granchè per l’acqua pubblica ma che si intestava un bel po’ di meriti per il risultato raggiunto. 

Tornando a Trisulti la buona notizia è che la Rete delle Associazioni Trisulti Bene Comune è stata ammessa ad un tavolo composto dal Ministero della Cultura, dalla Regione Lazio e dal Comune di Collepardo per elaborare un “progetto condiviso” inerente la gestione del bene che ricordiamo è dello Stato. 

Non vorremmo però che la vicenda finisca come per i referendum, quando la gestione dell’acqua, non solo non è diventata pubblica, ma anzi, per rispettare le condizionalità imposte dalla UE al nostro Paese, in cambio di quei quattro spulciosi soldi che ci presteranno da qui al 2026, nel PNRR è proprio sancito che i servizi di monopolio naturale, compresa l’acqua, dovranno essere obbligatoriamente gestiti dalle multinazionali private . In barba a quanto deciso  dai cittadini nei referendum del 2011.

 Per scongiurare che anche la vicenda di Trisulti abbia gli stessi infausti esiti, esortiamo coloro i quali, fra i rappresentanti delle associazioni, siederanno al tavolo progettuale con il Ministero e la Regione, a fronteggiare con forza la consolidata politica del Ministro Franceschini contraddistinta da una concezione mercenaria dell’arte e della cultura, sottesa all’ossessione del pareggio di bilancio. A fronteggiare cioè la logica perversa per cui ogni aspetto dell’arte e della cultura dovrà essere ceduto alla gestione dei privati. 

Non vorrei che alla scuola di formazione per sovranisti si sostituisca la scuola per supermanager, advisor borsistici, organizzata da una qualche fondazione bancaria che avrà vinto il bando per finanziare la gestione della Certosa. Vorrei ricordare quanto è scritto nell’art. 9 della Costituzione: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura…….tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". La Repubblica appunto, non le multinazionali, o le banche. Ma questo coloro che per le associazioni si accomoderanno di fronte al ministro lo sanno bene. Spero.

DDL Concorrenza: privatizzazioni su larga scala

 Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua



            Una dichiarazione di guerra all’acqua e ai beni comuni

Era il 5 Agosto 2011 quando l’allora Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, insieme al Presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet, scrisse la famigerata lettera al Presidente del Consiglio Berlusconi in cui indicava come necessarie e ineludibili "privatizzazioni su larga scala" in particolare della "fornitura di servizi pubblici locali".

Uno schiaffo ai 26 milioni di italianə che poco più di un mese prima avevano votato ai referendum indicando una strada diametralmente opposta, ossia lo stop alle privatizzazioni e alla mercificazione dell’acqua.
Oggi Draghi, da Premier con pieni poteri, ripropone in maniera esplicita e chiara quella stessa ricetta mediante il DDL Concorrenza approvato dal Consiglio dei Ministri giovedì scorso.
La logica che muove l'intero disegno di legge, oltremodo evidenziata nell'art.6, è quella di chiudere il cerchio sul definitivo affidamento al mercato dei servizi pubblici essenziali.

Un provvedimento ispirato da un’evidente ideologia neoliberista in cui la supremazia del mercato diviene dogma inconfutabile nonostante la realtà dei fatti dimostri il fallimento della gestione privatistica, soprattutto nel servizio idrico: aumento delle tariffe, investimenti insufficienti, aumento delle perdite delle reti, aumento dei consumi e dei prelievi, carenza di depurazione, diminuzione dell’occupazione, diminuzione della qualità del servizio, mancanza di democrazia.
Questa norma, di fatto, punta a rendere residuale la forma di gestione del cosiddetto “in house providing”, ossia l’autoproduzione del servizio compresa la vera e propria gestione pubblica, per cui gli Enti Locali che opteranno per tale scelta dovranno “giustificare” (letteralmente) il mancato ricorso al mercato.
Nel DDL emerge chiaramente la scelta della privatizzazione. Gli Enti Locali che intendano discostarsi da quell'indirizzo dovranno dimostrare anticipatamente e successivamente periodicamente il perchè di altra scelta, sottoponendola al giudizio dell’Antitrust, oltre a prevedere sistemi di monitoraggio dei costi".  
Mentre i privati avranno solo l’onere di produrre una relazione sulla qualità del servizio e sugli investimenti effettuati.

Inoltre, si prevedono incentivi per favorire le aggregazioni indicando così chiaramente che il modello prescelto è quello delle grandi società multiservizi quotate in Borsa che diventeranno i soggetti monopolisti (alla faccia della concorrenza!) praticamente a tempo indefinito. Tutto ciò in perfetta continuità con quanto previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Ed è proprio dal combinato disposto tra PNRR, DDL sulla concorrenza e decreto semplificazioni (poteri sostitutivi dello Stato) che il Governo intende mettere una pietra tombale sull’esito referendario provando così a chiudere una partita che Draghi ha iniziato a giocare ben 10 anni fa dimostrando, oggi come allora, di fare solo gli interessi delle grandi lobby finanziarie e svilendo strumenti di democrazia diretta garantiti dalla Costituzione.

L’art. 6 è un proditorio attacco alla sovranità comunale: i comuni da presidii di democrazia di prossimità ridotti a meri esecutori della spoliazione della ricchezza sociale.  
E’ il punto di demarcazione tra due diverse culture, quella che considera un dovere il rispetto e la garanzia dei diritti fondamentali e quella che trasforma ogni cosa, anche le persone, in strumenti economici e merci.

Noi continueremo a batterci per la difesa dell’acqua, dei beni comuni e dei diritti ad essi associati e della volontà popolare.
A questo scopo, nelle prossime settimane, a partire dalla manifestazione nazionale in programma il 20 novembre a Napoli in cui chiederemo con forza anche lo stop alla privatizzazione delle partecipate della città partenopea (tra le quali l'azienda pubblica “Acqua Bene Comune”) paventate in questi giorni, metteremo in campo una rinnovata attivazione per ottenere il ritiro di questo provvedimento al pari del DDL Concorrenza e dei famigerati intendimenti in esso contenuti.

Facciamo appello alla mobilitazione generale, rivolgendoci alle tante realtà e organizzazioni sociali che in questi anni hanno saputo coltivare e arricchire un dibattito e una mobilitazione sui servizi pubblici locali e sui beni comuni per ribadire insieme che essi sono un valore fondante delle comunità e della società senza i quali ogni legame sociale diviene contratto privatistico e la solitudine competitiva l’unico orizzonte individuale.