Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 13 agosto 2011

Truppe israeliane attaccano le rivolte anti-muro in Cisgiordania; tre bambini feriti

Palestine News Network


 Ramallah:  venerdì  tre bambini sono rimasti feriti e molti altre persone  intossicate  per l’effetto dell’inalazione di gas  lacrimogeni,  mentre truppe israeliane attaccavano le numerose  rivolte anti-muro organizzate dalla comunità della  Cisgiordania.  

La protesta si è svolta nei villaggi centrali della Cisgiordania : al-Nabi Salleh, Bil’in, e Nil’in in aggiunta al villaggio di  al-Ma’ssara nel sud della Cisgiordania.  Tre bambini sono stati leggermente feriti mentre le truppe israeliane attaccavano  le proteste settimanali contro il muro   nel villaggio al-Ma’ssara nel sud della Cisgiordania. Non appena la popolazione ha marciato verso l’area dove Israele sta costruendo il muro,  le truppe israeliane hanno attaccato con fucili a pompa e manganelli.  Alcuni testimoni hanno riferito che  Abada Brijiyah, 11 anni , Osama Brijiyah,9 anni , Hareth Brijiyah, 10 anni sono rimasti feriti . Molti altri sono rimasti intossicati dall’effetto dei gas lacrimogeni mentre le truppe israeliane attaccavano le rivolte contro il muro e contro gli insediamenti nel villaggio di al-Nabi Salleh gli abitanti e i loro sostenitori israeliani e internazionali marciavano verso le fattorie che Israele aveva sequestrato per costruire nuovi insediamenti. I soldati hanno assalito  i manifestanti con gas lacrimogeni, proiettili d’acciaio rivestiti in gomma. Quindi i soldati hanno costretto la gente a ritornare in dietro nel villaggio e hanno sparato ancora  gas lacrimogeni e proiettili d’acciaio rivestiti in gomma. Nel vicino villaggio di Bil’in i dopo  la preghiera di  mezzogiorno i soldati hanno sparato di nuovo gas lacrimogeni sulla rivolta settimanale. Per l’occasione in appoggio agli abitanti del villaggio c’erano attivisti internazionali e israeliani . Molti sono rimasti intossicati a seguito dell’inalazione dei gas lacrimogeni . In un altro sito mentre le truppe israeliane attaccavano  le proteste settimanali contri il muro nel villaggio di Nil’in  gli abitanti hanno ricevuto aiuto da supporter internazionali e israeliani e dopo la preghiera di mezzogiorno e hanno iniziato la marcia verso il muro. I soldati hanno sparato  gas lacrimogeni contro i manifestanti causando a molta sofferenza per l’inalazione di gas lacrimogeni. 

Testimonianza denuncia di un senatore leghista.

da "il manifesto" del 13 agosto


Alberto Filippi , è stato    espulso dalla segreteria federale della Lega Nord  il 29 luglio . Vicentino, l’autore di questa testimonianza,  è uno degli uomini simbolo del carroccio  veneto.  Imprenditore con Villa ad Arcugnago sui Colli berici  e laurea in economia e commercio, si  è iscritto alla Liga a 27 anni. Nel 1995 fonda la sezione di Arcugnago, diventa assessore comunale. Dal 1997 al 2002 Filippi è consigliere provinciale di Vicenza ,massimo dirigente della circoscrizione e vice  segretario provinciale della Lega Nord. Nel 2006 viene eletto deputato. Nel 2008 senatore. Alle comunali di Vincenza viene eletto con 781 preferenze, il terzo più votato. Con il fratello Franco e il padre Carlo è stato indagato dalla procura per un giro di fatture  milionarie. Unichimica, l’azienda di famiglia, sponsorizzava il  Grifo (calcio a cinque)  del presidente Ghiotto. Nel distretto della concia, una vera e propria cricca di evasori  fiscali con la protezione di  amici nell’Agenzia  delle entrate e la consulenza di professionisti  fidati. Più recentemente Filippi è stato al centro delle polemiche sul cambio di destinazione d’uso di un terreno a Montebello (Vicenza) , in parte di proprietà di una società a lui riconducibile, dove dovrebbe sorgere un mega-centro commerciale. Alla vigilia delle nozze, non cambia la lista degli invitati e aspetta l’esito del ricorso ai probiviri della Lega. “Un lavoro ce l’ho-dice- i miei aguzzini vivono con i soldi della politica. Sono giovane posso aspettare, i fatti mi daranno ragione “.
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Tappezzerie e posate, grand hotel palazzo Madama 

Alberto Filippi

Nel 2008, eletto da poche settimane nelle fila dei Senatori, nel pieno dell’inesperienza , poco prima  di votare il bilancio del Senato butto gli occhi sui numeri e leggo qualche spesa. E non dovevo farlo ,certi errori poi si pagano. Ma è stato un errore di gioventù, solo una distrazione scoprire che i “fenomeni della politica” avevano affittato un’ape car  per trasferire i libri della biblioteca per 6 mila euro! Tra me e me ho detto: ma…. Sono  scemi? Con un po’ di euro in più se la comperavano nuova. E così non ce l’ho fatta, al momento del voto mi sono astenuto.  Apriti cielo. Il capogruppo Bricolo mi ha convocato subito. Ho provato ad entrare nel merito ma non c’è merito : “Fai quello che dico io!”. Già ma i sono un rompipalle! E allora, si votavo ma rompevo, votavo ma protestavo , e oggi che non ho più chi può impormi come schiacciare il tastino, con gusto, a ridosso proprio del voto sul bilancio del Senato decido di non gettare velocemente l’occhio sui numeri ma di incollarlo bene bene  a questo bilancio.  E che ti trovo? TI trovo che tra servizio calore (circa  3 milioni di euro)  gas (800mila euro) ed energia elettrica (1.500.000) si arriva ad un totale di 5.300.000 euro di costi energetici e allora mi chiedo: ma lo sanno che un con semplice cogeneratore  si risparmierebbe almeno 1.500.000 euro l’anno?  Poi l’occhio mi scende sui 1.300.000 euro di canone di telefonia.  Mi blocco e  rileggo: ma saranno tutti i costi telefonici… e invece no, sono solo i canoni e i costi dei servizi!  Ma se siamo 300 senatori!  Ma quanti cavolo di canoni telefonici ci saranno  mai? (Poi  rifletto e ricordo che noi senatori il telefono ce lo paghiamo quindi è ancora peggio, che canoni sono? ) E allora inizio ad appassionarmi e come fosse un libro giallo da divorare sotto l’ombrellone proseguo con i numeri  e trovo che per “facchinaggio e traslochi” si spende 1.505.000 euro, allora penso  che c’è un trasferimento in atto ma poi noto , basito, che questo accade tutti gli anni. Il libro giallo  si trasforma velocemente in un horror ma decido di tenere gli occhi aperti;  340mila euro in vestiario di servizio e questo ogni anno e uno si domanda se non costerebbe meno farsi fare l’abito dei dipendenti da Armani; ma ciò che mi lascia fritto, immobile, congelato è il costo per le posate: 40mila euro all’anno in posate. Ma perché ogni anno?  La tradizione di cambiare le posate continuamente  era in voga alla corte di Francia ai tempi del re sole e ne sono passati di anni, è passata perfino la ghigliottina . A casa mia le posate magari te le regalano nella lista nozze , ma poi ti durano una vita. E poi ci sono 61mila euro per le auto, non le auto blu da noleggiare, sono i costi di lavaggio delle auto ! Ma quante sono? Io me la pago come la stragrande maggioranza dei senatori e allora dove sono tutti questi eserciti di berline da lavare? Ogni anno si stampano le tesserine di  riconoscimento ma, noi senatori, siamo sempre i soliti trecento circa, non sarà poi chissà quale follia . E invece 50mila euro l’anno. Mi viene voglia di vomitare in una legislatura 250mila euro. Sto perdendo le forze e le pagine di horror si stanno trasformando in qualche cosa di peggiore, ma non so come, decido di affrontare le voci della manutenzione: non dovevo farlo. 355mila euro per fare la manutenzione alla tappezzeria , e mi  chiedo se qui siamo all’asilo con eserciti di bambini che si appendono alle tende. Tenere in manutenzione gli impianti di sicurezza  750imla euro,mentre fare la manutenzione per stare belli freschi (per inciso i condizionatori funzionano malissimo) bastano solamente, si fa per dire, 750mila euro e allora penso , ormai tutto sudato dalla confusione  che a pagare , a mo’ di faraone,  qualcuno che ti sventola si andrebbe a risparmiare. Poco meno di 1 milione di euro per la manutenzione dei video, 240mla euro per la manutenzione della rete informatica, 400mila  euro per gli ascensori (quello degli uffici in piazza San Luigi dei Francesi si è bloccato 4 volte in un anno). Poi c’è l’antincendio che per farci la manutenzione ci vogliono 240mila euro e sono quelli spesi peggio perché se prendesse fuoco tutto sarebbe meglio.  Quel che è paggio però è che ho girato pagina e sono passato dalle manutenzioni ordinarie  che credevo comprendessero  tutto, a quelle straordinarie, che però si ripetono pari pari ogni anno . E quindi alle famose spese ordinarie per le tappezzerie di prima vanno aggiunti 1.125.000 euro di manutenzione straordinarie in arredi e tappezzerie  e poi poco sotto altri 500mila euro annui  ovviamente di acquisto  di arredi e tappezzerie.  E lo stesso vale per gli impianti di sicurezza di prima ai quali si aggiungono ogni anno manutenzioni straordinarie  per 3.540mla euro, mentre ci vogliono altri 1.610mila euro per i condizionatori di prima. Arrivo fino a 625mila euro da aggiungere alla manutenzione degli ascensori e alzo bandiera bianca.  Chiudo il faldoncino, mi chiedo : ma chi sono questi  fenomeni che hanno il fegato di presentare questa schifezza?  Qui la rispostina è facile, sono i tre senatori questori del senato e guarda un po’ uno lo conosco bene: è vicentino come me  e della Lega Nord.  Si chiama senatore Paolo Franco , uno dei vertici del famoso cerchio magico tanto per non fare nomi. Avrei voglia di andare a chiedergli qualche cosa ma poi  mi blocco perché ricordo che loro sono quelli che decidono i tagli della politica, quindi anche il mio stipendio senatoriale; in fondo qual cosina hanno tagliato ma poi mi chiedo: loro, a loro tre , che tagli si sono fatti? Scopro che i tre questori hanno l’auto blu, hanno un’aggiunta di segretarie pagate, hanno una dotazione speciale da usare a natale per fare regalini agli amici, hanno ovviamente uno stipendio maggiorato e hanno un appartamento arredato nel cuore di Roma tutto gratis. Rialzo bandiera bianca: avrei voluto votare astenuto  a questo bilancio ma ora proprio non ce la faccio. Mi alzo per protesta faccio quello che poi ho fatto : ho scritto tutto di getto, per voi che leggete e disarmato me ne sono tornato a casa…se lo votino loro il bilancio del senato…




La lotta non va in vacanza



Non sono sconvolta perché burocrati di una BANCA (BCE) tengono per le palle il nostro governo. No. Non sono incazzata perché ci stanno rubando il futuro. No. Non sono stupita che in questa manovra passi l'ennesimo annullamento dei diritti dei lavoratori. Sono sconvolta e turbata dall'indifferenza degli italiani che s'incazzano quando scoprono che il parlamentare mangia divinamente con 5 euro, ma NON reagiscono quando ci rendono definitivamente tutti RICATTABILI. Quindi schiavi. Senza alternative. O forse si. Quando capiremo che la vera casta siamo noi, allora capiremo che sta a noi costruire l'alternativa. Ma non basterà occupare una piazza una volta all'anno e poi alle 20 tutti a mangiare perché lo stomaco brontola. No, non basta più. Serve un impegno costante, serve determinazione, bisogna capire che dobbiamo essere disposti a perdere tutti qualcosa di importante per riavere un futuro. 
E se non siamo disposti a rinunciare a un giorno di vacanza per impegnarci in questa lotta che ora più che mai è necessaria e urgente, allora meritiamo, purtroppo, la classe politica che abbiamo e che, a sua volta, è impotente. Perché il mangiafuoco, quello vero, quello che muove i fili dei burattini in Parlamento, è al di sopra di tutto, al di fuori delle istituzioni. Ed è un nemico così potente da non poter essere abbattuto con un corteo due volte all'anno o 4 ore di sciopero ogni 6 mesi.
C'è una finta opposizione che crea sistematicamente occasioni per "sfogare" la rabbia, sempre meno, purtroppo. Questa finta opposizione è responsabile della situazione che oggi si trova ad affrontare, senza possibilità d'uscita indolore, il governo Berlusconi. Per questo saranno tutti d'accordo nel varare la manovra, salvo cercare di portare a casa qualche risultato "ad castam". Ma nessuno si preoccuperà di noi, come sempre, dobbiamo farlo noi. Facciamolo. Usciamo, incontriamoci, organizziamoci, ricostruiamo il senso ed il valore della comunità, confrontiamoci, discutiamo, litighiamo se necessario, ma riprendiamo in mano le nostre vite. Se non per noi, facciamolo per le prossime generazioni. E impariamo a farlo insieme, facendo ciascuno la propria parte, senza aspettare che il mito di turno o l'intellettuale più in vista ci chiami in piazza. Perché le piazze non bastano più. 
Serve un progetto, serve un'analisi, servono nuove prospettive e l'elaborazione di nuovi modelli di sviluppo. Serve creatività, fiducia in sé stessi, servono esempi concreti (come l'Islanda), dobbiamo informarci, studiare, prepararci. E' dura, ma è possibile. Dobbiamo solo crederci e iniziare ad agire.
Sans pitié, mon ami. Résistance.

Sanità in ferie

Marisa Ci



Ciao luciano.... oggi si parla di sanità,  parola cosi complessa che ci vuole il vocabolario.  L'ultimo della 3 cani ,  sanità o santità?  Perchè qua mi sa che si fa prima a chiede una grazia a qualche santo sempre se ci sentono.... Per una lastra al torace urgente non si trova un centro convenzionato tutti in ferie ma dico io  un povero cristo che ha lavorato una vita per ritrovarsi con una pensione di 9oo euro a 70 anni che deve fa ....o paghi o ti fotti . il prezzo varia da centro a centro da €35 ,00  a € 38,00 a € 50,00.  Guarda caso chi è libero per farti sta lastra? Quello più caro . Chi paga sono sempre i poveri i lavoratori che non si inchinano davanti al dio denaro per dignità  e orgoglio.  Morale della favola ...non fatevi male ad agosto la convenzione è in ferie se vai in ospedale trova la raccomandazione o portatevi panino bibita per la lunga attesa se tutto va bene vi daranno un occhiata dopo le 7 o 8 ore.

venerdì 12 agosto 2011

Virgil Donati: La rivoluzione del doppio pedale

Luciano Granieri


Giovedì 11 agosto 2011 ore  16,30, Sala Teatro di P.zza Marconi, Monte San Giovanni  Campano.  Comincia qui la lunga serata e la lunga notte della batteria. Insieme ad  altri batteristi giovani  e meno giovani, ho deciso di partecipare al drum clinic di Virgin Donati. La clinic, per chi non fosse addentro alle cose musicali,  è un sorta di seminario tenuto da uno strumentista il quale illustra e condivide con altri musicisti tecnica, idee e creatività usati nell’esecuzione e nell’improvvisazione.  La scelta di  Virgil Donati da parte  dell’organizzazione “Alatri in blues” non poteva essere più azzeccata. Virgli   è un drummer che nella sua carriera ha esplorato tutti i linguaggi musicali suonando con grandi musicisti, dal rock alla fusion ,al jazz . Suoi compagni di viaggio sono stati,  fra gli altri,  Derek Sherininan (Planet X), Steve Walsh,  Josh  Stone, Branford  Marsalis,  Kenny Kirkland , dunque è in grado di padroneggiare le tecniche più disparate.  Virgil Donati  inoltre è un vero innovatore dello strumento, in particolare sull’uso del doppio pedale. Fino ad oggi questa tecnica , diffusa in gran parte  nel metal, non era mai  stata oggetto di particolari studi. La maggior parte dei  batteristi   usano il doppio pedale per lo più con figure ritmiche in quattro o multipli, ottavi e sedicesimi  (Virgli ha eseguito  una serie anche in trentaduesimi. Da paura!!!!)  .  Donati invece ha escogitato    sequenze   più complesse :   con l’uso di tempi dispari ,  paradiddles e altre figure particolari.  Combinando  l’innovativo lavoro dei due piedi, che non necessariamente viene eseguito sulla cassa ma anche sui charleston,  con la straordinaria indipendenza delle mani che a destra, ad esempio, suonano un groove in tempi pari e a sinistra in tempi dispari, il drumming che ne risulta è veramente fuori dal comune.  Presentato il personaggio veniamo all’evento.  All’ingresso del  teatro mi vengono consegnati quattro fogli con quattordici esercizi di applicazione paradiddles.  Questa è una novità .  Di solito nelle  clinic di due ore il musicista mostra alcune esecuzioni senza entrare nel dettaglio della musica, qui invece subito ci si trova di fronte agli spartiti,  una piacevole ma impegnativa novità. Entra Virgil e si accomoda dietro un drum set che prevede oltre  alla solita dotazione di tom e timpani, due rullanti e tre charleston  di cui uno chiuso.  Si comincia con alcune misure disegnate sui tre charleston, in particolare la mano destra  sul charleston chiuso batte il quattro mentre i piedi sparano un doppio paradiddle sui charleston aperti. Poi entrano in scena i tamburi  ed è un orgia poliritmica.  L’uso del doppio pedale è tutto un programma. Si alternano tempi dispari, accelerazioni improvvise, cambi di accenti. Ma al di la della indubbia spettacolarità ascoltando con attenzione ci si rende conto che ogni esecuzione, anche  quelle  non supportate da una base di altri strumenti , ha una forma precisa sono delle composizioni vere e proprie per batteria. Ad esempio, c’è l’ esposizione di un tema, composto da un groove con la parte destra e due paradiddles  singoli a sinitsra  , una volta eseguita questa figura per  un numero di misure definito, comincia una fase improvvisativa  che si sviluppa attraverso cambi di ritmo, rullate, alternanza di terzine e sestine  per poi tornare alla esposizione iniziale riproponendo le stessa figura ritmica con cui ha avuto inizio il pezzo.  Dopo avere apprezzato l ’immensa tecnica e la straordinaria fantasia di Virgil   si passa agli esercizi.  Virgli li spiega e li esegue uno per uno ripetendoli più volte illustrando  le difficoltà che ognuno presenta in termini di senso del ritmo e coordinazione   Invita poi qualcuno dalla platea a  salire sul palco e ripetere gli esercizi.  E’  prodigo di consigli insistendo sulle regole basilari, raccomanda di contare le battute  anche quando si eseguono groove standard per capire sempre dove ci si trova all’interno della misura.  Insomma due ore fitte e stimolanti in cui è emerso chiaramente  che il sottoscritto fino ad oggi, picchiando su piatti e tamburi, tutto ha  fatto tranne che suonare la batteria in modo decente .  Non esiste riflesso filmato della clinic,  o riprendevo, o prestavo attenzione al maestro,  c’è però il video con cui Virgil Donati ha aperto il Sound Wave Festival . Dopo di lui irromperà Carl Palmer  ma questo è oggetto di altro post. Per gli schiatta pelli più esigenti, postiamo la prima serie di esercizi che Virgil ci ha mostrato in modo che potranno sfiziarsi nel provarli sulla loro batteria.




P.S 
Le voci che si sentono mentre Virgil suona appartengono a due signore che credevano di assistere  ad un concerto di Gigione. Deluse se ne vanno scambiandosi la buonanotte.






Carl Palmer la storia della batteria Rock al Sound Wave Festival

Luciano Granieri


Diavolo di un Carl Palmer! Il sessantunenne batterista di Birmingham stupisce ancora. Dopo la clinic e l’esibizione di Virgli Donati , sul palco del Sound Wave Festival sale lui. Un musicista, un batterista e anche un caratterista che da quarant’anni calca i palchi di tutto il mondo lasciando basiti gli spettatori per la sua grande tecnica e fantasia. Dai "Crazy World " agli "Atomic Rooster"  fino ai leggendari Emerson Lake & Palmer,  Carl ha incantato folle di appassionati. Non c’è dubbio che al di la della spettacolarità del   drumming, ogni sua intuizione  tecnica era   una vera e propria rivoluzione che scompaginava  il modo di suonare la batteria.  Ad esempio l’evoluzione su l’uso del doppio pedale,  o doppia cassa, oggi arrivata  alla raffinatezza espressa da Virgil Donati,   neanche avrebbe avuto inizio se già al principio degli anni settanta Keith Moon, Ian Paice e Carl Palmer non ne avessero tentato una prima sperimentazione. Giù  il cappello quindi davanti ad un ometto che dietro a piatti e tamburi ha fatto la storia del suo strumento e di tutta la musica rock. Protagonista con Keith Emerson, e Greg  Lake delle stagioni del rock progressive e sinfonico,  Carl  Palmer ripropone oggi un repertorio maggior tratto dal  sodalizio con i suoi due vecchi amici . Al suo fianco, in luogo della magiche tastiere di Keith e delle corde di Greg, troviamo due giovani musicisti interessantissimi a cui spetta l’ingrato compito di sostituire cotanti mostri sacri. Sgombriamo il campo da ogni equivoco Paul Bielatovicz alla chiatrra e Stuart Clayton al basso, attraverso una rielaborazione del tutto personale degli arpeggi di Emerson e Lake,  elaborano    una lettura del repertorio  EL&P assolutamente originale, iniziando dalle sonorità. La chitarra di  Paul coadiuvata dal basso di Stuart, propone delle sonorità lontane anni luce da quelle di Emerson e Lake, e le improvvisazioni sono caleidoscopiche,  multicolori,   fanno brillare    le esecuzioni  di  una luce nuova. Unisce il tutto lo sfavillante drumming di Carl Palmer, un mostro di bravura, sempre incalzante, straripante, ma estremamente rigoroso. Il concerto si apre con due pezzi  che segnavano l' inizio di due degli album più significativi degli Emerson Lake & Palmer. Si parte con “The Barbarian” il brano di apertura del disco”Emerson Lake & Palmer” , il primo del gruppo inciso nel 1971 ,  si prosegue con Hoedown, il pezzo  che apriva il monumentale triplo album dal vivo “Welcom Back my fiends  to the show that never end” del 1974. Dopo aver riscaldatola platea  il trio Clayton,  Bielatovicz , & Palmer  si è lanciato nell’esecuzione  dei brani più classici,  da Trilogy, a Tarkus, fino ad arrivare a “Picture at an exhibition” (Quadri ad un esposizione) L’opera di Mussorgsky che gli EL&P riproposero  per intero nell’omonimo disco uscito nel 1972 . Una preziosissima chicca dove le prestazioni di Bielatovicz e Clayton hanno raggiunto livelli espressivi elevatissimi. Notevoli le performance in solo di Bielatovicz, che ha eseguito  una versione fiammeggiante del “Volo del Calabrone” di Korsakov  e di Clayton,  che ha proposto un assolo basato  su arpeggi memorizzati al momento della loro esecuzione su cui il bassista eseguiva nuove improvvisazioni. Non sembrava che a suonare ci fosse solo un basso ma un intera orchestra. In un crescendo di entusiasmo si è arrivati al gran finale : “Fanfare for the common man”. Qui Palmer veniva  fuori prepotentemente, si faceva  fatica a seguirlo, fra rullate figure  ritmiche frenetiche e anche un po’ di cinema con il giocherello delle bacchette sui piatti. Un talento straordinario  che da quarant’anni impazza sulle scene con immutato entusiasmo sapienza tecnica e sensibilità ritmica. Ma lasciamo spazio alla musica : “Welcom back my firiends to the show that never ends Ladies and Gentlemen Clayton, Bielatovicz and PALMER!!!”










La grande abbuffata di miliardi della Fed


 Giovanni Morsillo
Non per rovinarvi il Ferragosto, ma per dare una spazzolata ai nostri cervelli, vi inoltro un articolo di Riccardo Petrella che in controcorrente rispetto ai saccentissimi soloni dell'economia, dell'econimia politica e della politica economica dice con parole povere (!) e semplici come stanno le cose.
Petrella non è comunista, quindi vi potete fidare. Quello che dovrebbe nascere dalle sue considerazioni non è tanto la domanda sul come mai chi paga non si avveda della truffa, ma sul come mai le classi dirigenti che dovrebbero rappresentare appunto i paganti, facciano invece quadrato per salvare il sistema.
Più chiaramente: perché i gruppi parlamentari "riformisti" o "democratici" ad esempio italiani (ma altrove non è affatto diverso, con buona pace dei simpatici giocherelloni che avevano scambiato l'elezione di Obama per un fatto rivoluzionario) si sono affrettati a stringersi attorno ai contriti responsabili della catastrofe finanziaria, approvando in men che non si dica provvedimenti sanguinari ma buoni a tener in vita il corpo putrescente del "mercato"? Come mai hanno vestito le divise del presunto nemico, salvando le sue guarnigioni e soprattutto i suoi armamenti nel momento in cui la disfatta sembra certa e vicina? E' troppo azzardato sospetatre che tali gruppi siano solo il prodotto di una accurata selezione interna all'azienda che si vuole mantenere in piedi, secondo logiche tipiche del sistema dei CdA? Si capisce ora a cosa mirava tutta la campagna mondiale sul superamento della rappresentanza a favore della stabilità messa in piedi ed efficacemente condotta dagli anni '80 in poi, o serve ancora quanche lezione? 
Ora, al di là del tifo che ognuno può coltivare, anche a volte irresponsabilmente, non sarebbe ora che si accettasse l'evidenza del concreto e sostanziale fallimento su scala mondiale del sistema di rapina chiamato "capitalismo"? Se finora questo sistema ha assicurato un relativo benessere ad un quinto dell'umanità a danno del restante sterminato mondo di reietti, ed ha utilizzato mezzi di convincimento quali l'illusoria democrazia controllata, oggi esso mostra la corda e si riposiziona con metodiche più o meno classiche in aree vergini del mondo (India, cina, Brasile, pezzi di Africa,...). Ma rimane un sistema di rapina, iniquo e criminale.
A chi sostiene che l'impresa è il fulcro su cui far muovere lo sviluppo, incontrollata e libera di abusare di tutto ciò che le sere, ambiente e persone compresi, vorrei solo ricordare che, secondo questo principio, l'impresa che funziona meglio è la mafia.
Vedete un po' voi, se sia il caso o meno di riflettere sulle concessioni fatte anche a livello ideologico e non solo politico, ad una concezione del mondo che vede come ineluttabile e addirittura "naturale" la miseria di molti per il privilegio di pochissimi. Se si fosse capaci di ammettere qualche errore, almeno i più madornali e grossolani, forse si vedrebbe con più chiarezza quali compiti immani abbiamo oggi davanti, e quali esiti certi avrà la nostra storia se non avremo la determinazione e la capacità di affrontarli.
Buon Ferragosto, banche permettendo.
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 Sedicimila miliardi di dollari in prestiti senza interesse dagli Usa alle grandi banche mondiali: come il pil dell'intera Ue 
RICCARDO PETRELLA - IL MANIFESTO del 11 AGOSTO 2011
 Il Pil realizzato nel 2010 dai 27 paesi dell'Unione europea è stato valutato 16.106 miliardi di dollari. Quello dell'Italia 2.036 miliardi e del Belgio 461 miliardi (Fmi, World Economic Outlook Database, 2011). Ebbene, il rapporto dell'audizione effettuata sulla Federal Reserve Bank , la Banca Centrale degli Stati Uniti, per la prima volta della sua storia, dal Gao (Government Accountability Office) degli Stati uniti, reso pubblico alla fine di questo luglio, rivela un fatto a prima vista incredibile: la Federal Reserve Bank ha dato in segreto, tra dicembre 2007 e giugno 2010, a banche e imprese americane e non, prestiti per circa 16 mila miliardi di dollari senza interesse e a condizioni di rimborso del tutto fluide. Argomento: per «salvarle». 
Altrimenti detto, è stato possibile per la più potente banca centrale del mondo stampare, all'insaputa del governo, miliardi e miliardi di nuovi dollari per salvare il capitale degli azionisti di banche e imprese che hanno fallito perché hanno commesso errori madornali unicamente per cercare di arricchirsi ulteriormente, e poi far pagare a miliardi di poveri cristi (operai, contadini, impiegati, insegnanti) attraverso il mondo il costo del «salvataggio». 
La lista degli istituti beneficiari figura a pagina 131 del rapporto. Eccone i principali: Citigroup (Usa): 2.500 miliardi di dollari (una volta e un quarto la ricchezza prodotta in un anno dall'Italia e quasi sei volte quella del Belgio), Morgan Stanley (Usa): 2.040 miliardi di dollari, Merrill Lynch (Usa): 1.949 miliardi di dollari, Bank of America (Usa): 1.344 miliardi di dollari, Barclays Plc (Regno unito): 868 miliardi di dollari, Bear Sterns(Usa): 853 miliardi di dollari, Goldman Sachs(Usa) : 814 miliardi di dollari, Royal Bank of Scotland (Uk): 541 miliardi di dollari, JP Morgan Chase(Usa): 391 miliardi di dollari, Deutsche Bank (D): 354 miliardi di dollari,UBS (Svi) 287 miliardi di dollari, Credit Suisse (Svi): 262 miliardi di dollari, Lehman Brothers(Usa): 183 miliardi di dollari, Bank of Scotland (Uk): 181 miliardi di dollari, Bnp Paribas (F): 175 miliardi di dollari. E tanti altri. 
La notizia toglie il velo, per l'ennesima volta, a un sistema scandaloso. Non vi sono altri termini possibili. Essa interviene come una pugnalata alle spalle dei 2.8 miliardi di persone dette «poveri assoluti» (meno di 2,15 al giorno di «reddito») e delle centinaia di milioni di «nuovipoveri» (i working poors e i disoccupati/senza lavoro di lungo periodo) che in America del nord, in Europa e in Asia debbono accettare le drastiche riduzioni delle spese sociali. 
A questi miliardi di esseri umani si è assicurato, mentendo scientemente, che non ci sono stati né ci sono soldi per «salvarli». Anzi, come dimostrano gli sviluppi della «crisi» in queste settimane i potenti dicono agli sfruttati che devono essere loro a pagare se si vuole salvare il sistema. Si tratta di un comportamento «criminale». Vi sono i crimini di guerra contro l'umanità, vi sono i «crimini» economici contro la giustizia e la vita. La notizia «parla da sé», non ha bisogno di commenti. Non posso evitare però di denunciare due fatti maggiori. 
Primo, la congiura del silenzio e della complicità sulle vere ragioni e dinamiche della crisi da parte di esperti ed economisti «ufficiali» (e sono legioni nelle migliaia di università e di istituti finanziari europei) e di dirigenti politici. Dall'esplosione della nuova crisi nel 2007, essi non fanno altro che ripetere, spesso con toni drammatici per meglio riscuotere l'adesione dell'opinione pubblica «terrorizzata» dall'idea di perdere i propri soldini, che finirà proprio così se non si farà quello che dicono i dominanti. 
Si dilettano a disquisire, ripetendo tutti le stesse litanie e formule, di fremiti di crescita del Pil, di tassi d'interesse, di rating, di debiti e d'indebitamenti, di prestiti di ultima istanza tra le banche centrali e i grandi finanzieri del Tesoro, di default. Ma non parlano mai, nemmeno una piccola parola, del fenomeno imperiale Usa. Che la Banca centrale degli Stati uniti abbia potuto fare quello che ha fatto è scandaloso non solo sul piano etico, sociale ed economico, ma soprattutto sul piano politico e per due ragioni. 
Anzitutto è inaccettabile, per la democrazia e la giustizia sociale, che un organo tecnocratico come la Federal Reserve Bank sia politicamente autonoma dal governo e dal Congresso degli Stati uniti. Anche ammesso che non lo abbiano saputo, questo significa che il governo e il Congresso sono, a ogni modo, responsabili politicamente delle azioni della Federal Reserve Bank. Ma non è successo nulla. Nessuno, alla Federal Reserve Bank, al governo, al Congresso ha dovuto rispondere del malfatto. 
Si tratta, inoltre, di un fatto politicamente scandaloso perché esso dimostra che i poteri forti finanziari ed economici del mondo riconoscono alle forze finanziarie e politiche degli Stati uniti il potere di decidere, nei loro interessi, a nome e per il mondo. In questo senso, l'egemonia imperiale mondiale delle forze finanziarie Usa&Co è di natura criminale. L'assurdità dell'indipendenza politica della Banca centrale europea esplode agli occhi di tutti in maniera crudele. Eppure, i nostri dirigenti continuano a parlare di «democrazia partecipativa», o partecipazione dei cittadini agli affari pubblici. Stanno prendendo in giro miliardi di persone, sapendo di farlo. 
Secondo, gli ultimi sviluppi hanno messo a nudo il fenomeno imperiale finanziario mondiale Usa&Co. In particolare per via della potenza acquisita dalle tre principali compagnie mondiali finanziarie private di notazione (rating), tutte e tre americane, e impregnate dal vangelo della teologia universale capitalista. 
Condannate al rogo nel 2008 perché accusate - a ragione - di aver contribuito all'esplosione della crisi, appena tre anni dopo dominano la scena economica e finanziaria mondiale, «giudicano» gli stati e le loro politiche, «terrorizzano» i governi, persino quello degli Stati uniti. 
Gli economisti e dirigenti politici si arroccano nella loro congiura del silenzio e della complicità «pontificando» all'infinito sulle regole dei mercati finanziari, sulle tecniche di indebitamento e rimborso, sugli strumenti finanziari e gli eurobond, sugli stati d'animo delle tre società di rating, ma non parlano mai di capitalismo. Si comportano come se la crisi non avessse niente a che vedere con il capitalismo. Danno l'impressione che il capitalismo non esista. 
Ora, è proprio il sistema capitalista finanziario mondiale da loro voluto e imposto (libertà del capitale, autoregolazione dei mercati finanziari, esaltazione dei prodotti finanziari altamente speculativi, indipendenza politica delle banche centrali dai poteri politici ma loro subordinazione ai mercati, demonizzazione della spesa pubblica, dogmatizzazione del rendimento delle azioni) a essere all'origine e a fungere da teatro delle crisi che stanno devastando da almeno quarantanni l'economia mondiale, le risorse del Pianeta e il «fare società». 
La semplice verità, di cui i gruppi dominanti sono coscienti ma che tuttavia non possono nascondere, è che non si uscirà mai dalle crisi del capitalismo e dai suoi effetti mortiferi senza interrarlo definitivamente. Invece, i gruppi egemonici mondiali accusano la spesa pubblica di essere l'Adamo e l'Eva della crisi dell'economia mondiale. 
Di fronte a siffatta situazione, noi cittadini, in particolare noi europei che affermiamo di avere ancora nella cultura politica un'affezione per la giustizia e la libertà nell'uguaglianza, dobbiamo dire una volta per tutte «basta». 
«Basta» alla capacità di agire dei veri predatori della res publica dei nostri paesi e del Pianeta che sono gli attori finanziari, industriali e commerciali attuali. «Basta» anche a governi come quello italiano e a chi fa il bello e il cattivo tempo nelle Borse del mondo. Questi dirigenti devono andarsene o essere cacciati via. Non sono i conti pubblici che devono essere rimessi in ordine (dichiarazione del segretario di Stato al Tesoro degli Stati uniti del 7 agosto 2011, il quale ha volontariamente dimenticato i subprimes americani), ma i conti del capitalismo. 

mercoledì 10 agosto 2011

Sinistra a confronto

Oreste della Posta



La Sinistra apre un tavolo di confronto. Lo farà ad Aquino dove si troveranno di fronte Nazzareno Pilozzi (segretario provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà), Viviana Fuoco (segretario provinciale dell’Italia dei Valori), Dino Tibaldi (membro della segreteria nazionale del Partito dei Comunisti Italiani), Enzo Di Brango (Rete dei Comunisti). Si confronteranno nel corso della 38° edizione della Festa dei Comunisti ad Aquino, venerdì 12 agosto, in piazza San Tommaso a partire dalle ore 20:30. Ad animare il confronto politico sarà Alessio Porcu, direttore dei telegiornali di Teleuniverso. Si parlerà della situazione politica in provincia di Frosinone, della necessità di attuare al più presto l’unità della Sinistra al fine di fornire un’alternativa credibile al governo provinciale ma anche a quelli regionale e nazionale, del massacro sociale conseguente alla manovra economica.

10 Agosto ’44 amnesie e memoria

Sergio Fogagnolo: Presidente  dell’associazione “Le radici della pace – i Quindici” 
fonte : “il manifesto” del 10 agosto.

All’alba del 10 agosto 1944 a Piazzale Loreto, sull’angolo con via Andrea Doria dove  ora c’è  a Banca Popolare di Milano, un  plotone di militi fascisti, gli ordini del criminale nazista Theodor Saewecke, fucila quindici partigiani, lascia i corpi sul selciato per l’intera giornata, facendoli oggetto di atti vergognosi e sprezzanti, e costringe i passanti  a ammirare la loro opera, reprimendo ogni moto di compassione o di pietà.  Agli occhi dei nazifascisti, essi avevano due gravissime colpe:: non pensavano fascista e progettavano una società più giusta di liberi e di uguali. Da allora questo luogo ha un elevato valore simbolico . Non casualmente  nell’aprile dell’anno successivo, sempre qui , ma all’angolo con  Corso Buenos Aires,finiva il fascismo. Non morte della patria, come dice Ernesto Galli della Loggia : fine del fascismo. E fine della monarchia complice dei delitti del fascismo , della guerra, dei lutti delle distruzioni che allora facevano  di Piazzale Loreto  uno slargo desolato. Noi famigliari dovemmo aspettare cinquantacinque anni perché Saewecke fosse condannato all’ergastolo dal tribunale militare di Torino. Ma , secondo Massimo Fini, giornalista del Fatto Quotidiano, chiedendo e ottenendo giustizia, non saremmo migliori dei nazisti che esercitavano le rappresaglie per seminare il terrore. Anzi. Saremmo dei crudeli persecutori di poveri vecchietti nazisti  e, chiedendo giustizia, eserciteremmo una sorta di rappresaglia nei ,oro confronti . In un articolo del 9 luglio Fine scriveva infatti, a proposito della condanna di Verona di sette ex militari della divisione  Herman  Goering , che quel processo come gli altri per le stragi nazifasciste “più che il sapore della giustizia ha quello amaro della rappresaglia, in nome della quale,  tante volte, abbiamo condannato i nazisti”. A seguito delle nostre proteste , Antonio Padellaro,  direttore del Fatto, ha affermato che Massimo Fini va “contro corrente” . Direi piuttosto  che naviga beato nel conformismo più assoluto della corrente di defascistizzazione del fascismo, sempre più affollata. Ciò che si dipinge oggi è un fascismo bonaccione che ha la sola colpa delle leggi razziali del ’38, si ignora l’uso sistematico della violenza, o dell’assassinio per eliminare  gli oppositori; si trascura la responsabilità di aver contribuito a scatenare la guerra più sanguinosa mai conosciuta dall’umanità (60 milioni di morti). La giustizia è lenta e tardiva  e, nella maggior parte dei casi, è giustizia negata: dei 695 fascicoli sulle stragi ritrovati nell’ “armadio della vergogna” solo il 2 per cento ha già portato alla condanna definitiva di crimini di guerra per  reati dichiarati imprescrittibili dal nostro ordinamento giudiziario, come ogni omicidio aggravato. I casi ancora aperti sono una trentina e, anche ammesso che tutti giungano a sentenza, si  farebbe giustizia per il 6% dei fascicoli. La vera notizia dunque è che oltre il 94% delle stragi rimarrà impunita. Il Fatto si è risolto solo il 6 agosto  a pubblicare, massacrata dai tagli, la lettera di rettifica del procuratore militare di Roma Marco De Paolis, che tra l’altro spiegava a Massimo Fini che nei  processi italiani  non si applicano fantomatiche “leggi  retroattive” ma il codice penale militare del 941. De Paolis , nelle parti  tagliate dal Fatto, ricordava la vicenda  di Lorenzo Buzzini , che nella strage di San Polo di Arezzo a 5 anni perse padre, madre, nonni, quattro fratelli, rimase senza casa (che gli fu bruciata) e senza neppure un gioco o un vestito, e visse in orfanatrofio fino a 18 anni, restando solo per tutta la sua vita. In aula a La Spezia, con gli occhi umili e profondi di chi ha vissuto per 67 anni con un dolore incalcolabile, disse semplicemente : “Io dalla vita non ho avuto nulla. Ma i miei carnefici hanno vissuto e prosperato nelle loro famiglie, in Germania o in Austria, insieme alle loro mogli, ai propri figli e, oggi con i  propri nipoti. Il mondo descritto da Massimo Fini,m dove le vittime delle stragi fasciste sono dei terribili persecutori, coincide con quel “mondo alla rovescia” berlusconiano in cui i magistrati sono “brigatisti rossi” , i mafiosi “eroi”, dove si esportano i cittadini a non pagare le tasse e si premiano gli evasori  con condoni  fiscali. E dove ogni giorno si attenta alla costituzione. Francamente, non c’è da stare allegri.





Musica : Yo Yo Mundi, Gang . Il brano è "Tredici
Editing: Luc Girello

Rivolte in U.K

Rsu Fiom  Fox Bompani

 Esprimiamo un giudizio su quanto stà accadendo in Inghilterra.
Lo esprimiamo dopo aver letto vari commenti e sentito compagni e compagne direttamente sui luoghi, chi per studio chi per altri impegni.
La rivolta Inglese è figlia di anni di ingiustizie sociali, non solo verso gli immigrati, lo stato sociale in UK è molto diverso dal nostro, cosi come i rapporti tra classe operaia, padroni e governo.
Molti link parlano di "lotta di classe", non condividiamo il termine, usato in maniera inappropriata, si vuol sempre vedere quello che non è, sicuramente è una lotta partita da strati deboli della società Inglese e va considerata nella sua drammaticità, compreso il fallimento del governo Inglese.
Nei quartieri londinesi dove è scoppiata la rivolta, quartieri popolari, abitati per la maggior parte da operai, immigrati e povera gente, è la gente stessa che non vuole la rivolta, addirittura formando ronde notturne per evitare la devastazione di quartieri già degradati.
Questo non toglie nulla al fatto che l'unica soluzione messa in campo è la repressione, l'unico intervento che il governo Inglese ha messo in campo è la repressione, arrivando addirittura al coprifuoco.
Questo deve farci pensare seriamente, abbiamo già avuto anche nel nostro Paese episodi simili, anche in questo caso l'unica soluzione del governo, la repressione.
Tutta l'Europa si confronta con proteste che partono dagli strati deboli della società, le cause le conosciamo, così come le conoscono i governi, lo stratagemma di nascondere la polvere sotto il tappeto non funziona più, ma la soluzione non può essere reprimere e affossare le proteste con la violenza.
Il governo Inglese sbaglia raccontando falsità sulle cause della rivolta, sicuramente ci saranno anche atti di teppismo gratuito e di rese dei conti, vista la situazione, qualcuno ha pensato di regolare anche vecchie ruggini, ma la realtà è che stanno scoppiando tutte le contraddizioni, e non succederà solo in Inghilterra.
Sarebbe opportuno concentrarsi su quanto stà accadendo a noi, perchè è meglio evitare di arrivare allo scontro, anche se gli ultimi accadimenti anche in Italia parlano di altro.
Quello che stupisce, anche nel nostro Paese, è il silenzio...i governi sono responsabili di quello che accade al popolo...in Italia è troppa la polvere sotto al
tappeto. 

La favoletta dell’omino

 Andrea Vigani "Chamberlain"





L’omino sedeva da solo, incastrato tra il muro di legno e una panca in cui si era faticosamente infilato, e aspettava. Aspettava da così tanto tempo che nemmeno lui sapeva quanto.
L’omino era una persona naturalmente nervosa, e a questo suo nervosismo si doveva aggiungere una certa predisposizione al comando, che rendeva particolarmente insopportabile dover attendere così tanto prima di essere ricevuto. E per cosa poi? Per incontrare un poeta. Uno scribacchino! Un debosciato, un lavativo con indecenti manie di grandezza.L’omino era nervoso, anche se non voleva ammetterlo, e non riusciva a capire perché, o meglio, lo capiva, ma non se ne faceva una ragione.Come tutti gli uomini dotati di un certo pragmatismo, avvezzi alla battaglia quotidiana con le concretezze della vita, l’omino viveva sempre un certo disagio quando si trovava al cospetto di individui che avevano trovato il modo di campare grazie ai dubbi e alle insicurezze altrui. Infatti, ogni volta che l’omino doveva incontrare uno di questi pezzenti squinternati, uno scrittore, un individuo che potesse anche solo avere la recondita ambizione di considerarsi per questo superiore, ecco che gli prendeva questa smania di perfezione formale, questo desiderio di restituire un’immagine perfetta. L’omino era abituato a dominare qualunque stanza in cui mettesse piede, a conquistare qualunque mente, ma stavolta non si sentiva del tutto a posto, sentiva che qualcosa non andava. Aveva cercato uno specchio in quella stanza, decorata con pesantissime tende di velluto rosse e così lontana dalla sua franchezza contadina, e l’aveva anche trovato, ma aveva dovuto immediatamente distogliere lo sguardo. Aveva cominciato a sudare, e non per la sua immagine riflessa. Si era controllato e ricontrollato l’uniforme, che i bottoni fossero tutti allacciati nel verso giusto, ma la sua ossessione questa volta aveva trovato un nuovo gingillo con cui dilettarsi: i suoi stivali di pelle nera.L’omino, incastrato com’era tra il tavolo e il muro, anche in ragione del suo fisico atletico e tornito, non riusciva a vedersi la punta degli stivali. Il solo pensiero che quella punta potesse essere sporca lo tormentava, e mentre osservava gli arredi opprimenti di quella stanza e i quadri – contorti come il loro proprietario – non faceva altro che chiedersi se sulla punta degli stivali fosse per caso rimasto del fango, l’alone biancastro lasciato dalla ghiaia o il graffio provocato da un certo scalino di marmo. Non avrebbe potuto sopportare l’umiliazione di trovarsi davanti allo scribacchino senza essere perfettamente in ordine, senza potere controbattere a quella superbia proterva, che trasudava da ogni singolo oggetto in quella stanza, con il suo ordine costituito.Così, angosciato dal pensiero di non riuscire a conquistare quel ridicolo mausoleo, l’omino chiamò un cameriere, che accorse in fretta e furia.“Mi pulisca gli stivali” gli ordinò.Il cameriere restò in piedi davanti a lui giusto qualche momento, poi si infilò sotto il tavolo per esaudire la richiesta dell’ospite inquieto. Quando questi si trovò davanti agli stivali di pelle nera non gli sembrò vero, respirò profondamente, e cominciò a rimestare tra le guance, raccogliendo tutto quello che poteva per comporre uno scaracchio degno di tale nome. Una volta che sentì di avere la bocca adeguatamente impastata, preparò la lingua, socchiuse le labbra e lasciò partire un proiettile di dimensioni ragguardevoli, che finì dritto sulla punta degli stivali dell’omino. Lo sguardo del cameriere indugiò un istante su quel grumo verdognolo e schiumoso che si stagliava sulla pelle nera Poi, con il panno, si mise a lucidare con dedizione, dalla punta fino al collo del piede.“Ha finito?” domandò l’omino perentorio.“Sì, eccellenza”, rispose il cameriere, “sono puliti”.L’omino osservò il cameriere allontanarsi con un passo delicato, e gli sembrò quasi di scorgere un sorriso sul suo volto adolescente. Il suo sguardo poi si rivolse nuovamente verso quel dannato specchio, su quelle lettere che gli si conficcavano nel petto.“Questo è piombato vetro o mascheraio. Aggiusta le tue maschere al tuo viso ma pensa che sei vetro contro acciaio.”Rilesse ancora, e cominciò a sudare. Finalmente si aprì la porta dello studio, e una ragazza si affacciò invitandolo ad entrare. Il poetucolo, infine, si degnava di riceverlo.L’omino, nonostante gli stivali puliti, non poté fare a meno di pensare che questa volta era sconfitto, non ce l’avrebbe fatta a conquistare quella stanza, e la cosa lo fece imbestialire a tal punto da farlo diventare rosso paonazzo ancor prima di trovarsi al cospetto del poeta, costringendolo ad assaporare la disfatta senza neppure essere sceso sul campo di battaglia.Nel frattempo, in un’altra stanza, c’era un giovane cameriere con un’espressione vagamente sognante e un sorriso meraviglioso stampato sul viso, al solo pensiero di aver potuto, a suo modo, sputare addosso a Benito Mussolini.

 

martedì 9 agosto 2011

L'Albero di Turi è stato tagliato

Simonetta Zandiri


L'albero di Turi, l'albero della pace è stato tagliato. Perché?!
Rappresentava un pericolo? Quale? Il problema in termini strettamente miltitari è costituito dall'albero dove si possono arrampicare i pacifisti. Le ragioni della protesta non violenta invece non saranno mai comprese. Troppa complessità. Meglio tagliare alla radice... Saranno stati gli alpini? A dire da come scappano quando si accorgono di essere inquadrati dalle telecamere...





L'Islanda sconfigge l'economia globale

Partenope Mesopotamia

Cio' che è successo in Islanda è senza precedenti. L'abbattimento dell'idea che il debito è un'entità sovrana, in nome della quale è sacrificabile un'intera nazione. Percio' nessuno deve sapere il referendum islandese voluto dal Capo dello Stato Ólafur Ragnar Grímsson. 

Ogni volta che ci dicono che per arginare il debito di un paese ci vogliono piu' tasse, che sono procedure essenziali,etc.etc. Non è vero,è una bugia. Lo ha dimostrato il popolo islandese che ha sconfitto le lobby economiche e i loro ricatti. Non hanno varato la manovra economica a spese dei cittadini per le perdite delle banche (i profitti sono privati ma i debiti nazionalizzati. Quello che è successo in Islanda mette in imbarazzo politici ,che sono le pedine dei gruppi bancari, e fà paura all'economia globale. Censurare il referendum islandese e non farlo conoscere alla massa occidentale,è stato l'ordine numero uno delle grandi banche. 

Niente salvataggi da parte di Bce o Fmi, niente cessione della propria sovranità a nazioni straniere, ma piuttosto un percorso di riappropriazione dei diritti e della partecipazione, tramite una nuova Magna Charta Costituzionale, redatta via Internet e le sedute parlamentari, in diretta su Streaming on line

Lo sappiano i CITTADINI GRECI , cui è stato detto che la  svendita del settore pubblico era l'unica soluzione.  E lo tengano a mente anche quelli PORTOGHESI, SPAGNOLI ed ITALIANIIn Islanda è stato riaffermato un principio fondamentale:
 è la volontà del popolo sovrano a determinare le sorti di una nazione, e questa deve prevalere su qualsiasi accordo o pretesa internazionale


 


Numero 1948: quella tenda oltre il muro

Black Delivery:   Fonte http://www.resistenzacontinua.org



E così, il vento “indignato” è arrivato persino in Israele. Le piazze israeliane sono invase dalle tende.
E’ una notiziona perché a leggere la facile propaganda alla Nierenstein sembrerebbe che Israele sia un Paese perfetto, con diritti garantiti a tutti i suoi cittadini.
Invece no, pare proprio che non sia così. Nel Paese che si autodefinisce “l’unica Democrazia del Medio Oriente”, la giustizia sociale è una fiaba che si racconta ia bambini occidentali per fargli accettare che Israele faccia carta straccia dei diritti di un altro Popolo.
Tutto ha avuto inizio da un affitto troppo caro, una tenda è sbucata in una piazza di Tel Aviv, poi due, poi tre; adesso sono centinaia, in diverse città.
I suoi occupanti hanno cominciato a parlare tra di loro e stanno tirando fuori tutto quello che nel sociale non va. Non solo affitti ma pensioni, salari, educazione, sanità. Si sono resi conto che il loro Governo prende decisioni che passano sulle loro teste, senza il loro consenso e non ci stanno. Chiedono giustizia sociale, dicono no alle privatizzazioni, addirittura invocano la “rivoluzione”.
Una ragazza, intervistata da “The Real News Network” ha detto che il Governo parla sempre di terrore, terrore ma deve smetterla di credere che con lo spauracchio del terrore la gente possa accettare qualunque cosa.
E’ a questo punto della storia che abbiamo visto spuntare una tenda…
La tenda N. 1948 è stata tirata su, qualche giorno fa, a Tel Aviv, da un gruppo di cittadini Ebrei e Palestinesi. Ha cartelli con scritte in Arabo e Ebraico e i suoi occupanti vogliono portare nella discussione della tendopoli il tema dell’occupazione della Palestina e della diversità di trattamento che i cittadini Palestinesi di Israele subiscono.
Dice Abir Kopti: “Se sei Palestinese, ti sarà molto difficile poterti identificare con la tendopoli di Tel Aviv, finché non arrivi alla Tenda 1948.” e “La presenza della Tenda 1948 nell’accampamento costituisce un’occasione per la gente che fa parte del movimento 14 luglio. Nei primi giorni, la tenda è stata attaccata da attivisti di destra che hanno picchiato gli attivisti della tenda e strappata la bandiera palestinese. Alcuni leader del movimento 14 luglio hanno detto chiaramente che sollevare le questioni centrali relative alla comunità palestinese di Israele o all’occupazione farà “perdere slancio” alla lotta. Dicono spesso che la lotta è sociale e non politica, come se ci fosse una differenza. Hanno paura di perdere il sostenitori, se evidenziano i temi palestinesi.”
La Palestina e i Palestinesi non vanno di moda, in Israele, non quando si parla di diritti. I Palestinesi servono come spauracchio per incutere terrore, oltre che ai civili dei Territori occupati, anche ai cittadini Israeliani e fargli accettare qualunque legge che tagli diritti e restringa le libertà. Non per niente, i vari Governi hanno tirato su e rafforzato il muro, un muro che imprigiona per primi gli Israeliani, facendogli temere, almeno per ora, di affrontare il tema della giustizia sociale a tutto tondo.
Un muro che, però, non aveva previsto di poter essere bypassato da una tenda, sorta dall’interno stesso della “caserma” Israele.

Netanyahu non potrà farci niente; a niente servirà la legge antiboicottaggio, a niente quella che vuole rendere gli Arabi cittadini di seconda classe (leggi
http://972mag.com/knesset-mulls-legislation-that-will-formalize-second-class-status-for-arab-citizens/); non servirà costruire ancora nella West Bank (zona resa militarizzata, dove adesso anche i giornalisti vengono picchiati e arrestati) per risolvere il problema degli alloggi (leggi
http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4104586,00.html), a niente servirà continuare a non indicare la Palestina su Google Maps.
Ha fermato barche e aerei ma non aveva pensato alle tende.
Dice ancora Abir Kopti: “Comunque, bisogna ammetterlo, qualcosa sta accadendo, gli Israeliani si stanno svegliando. C’è un processo in corso; la gente sta insieme, discute vari temi. L’Assemblea Generale dell’accampamento ha deciso, venerdì, che non saranno accettati messaggi razzisti tra i partecipanti. Anche alla Tenda 1948 arrivano degli Israeliani, leggono i volantini, ascoltano cosa rappresenta la Tenda 1948  discutono con calma.”.
Chissà cosa conoscono di quanto accade in altri Paesi, quei cittadini Israeliani che hanno paura di parlare dell’occupazione Chissà cosa sanno dell’Italia, dove la strategia della paura e dell’emergenza funziona a meraviglia e sta facendo accettare la svendita di diritti conquistati in decenni di lotte e di beni che dovrebbero appartenere a tutti.
Per vedere spuntare centinaia di tende nelle nostre piazze c’è tempo e, poi, ci sono le vacanze che non possiamo fare perché non abbiamo soldi ma questo è solo un dettaglio.
L’indignazione non si concilia con il ferragosto. Ma, tanto, chi ne parla di quello che stiamo perdendo?
Le poche tende che sono state tirate su, in Italia, sono oscurate dai media che se ne occupano, solo, se capita un incidente, così da poter dire a chi dorme “continuate a dormire perché, se tirate su una tenda, potreste farvi male”.
Sono oscurate ma, anche, separate tra loro da un muro di indifferenza e di ignoranza del termine “dignità” che ha conquistato la gente comune. 30 anni di martellamento massmediatico ha ridotto chi pure si rende conto di essere diventato schiavo, a una specie di ameba sociale, per cui in loro non nasce più la spinta ad andare a unirsi a chi si batte per i diritti di tutti.



ALCUNI VIDEO CON GIOELE FULIGNO

raccolti da Claudio Martino



In studio, insieme con Gioele Fuligno, il teologo valdese Paolo Ricca e il pastore battista Francesco Toppi.
Bellissima un'intervista ad un'anziana signora, che narra la storia della nascita della chiesa evangelica a Sant'angelo in Villa.




GLI ALTRI VIDEO

lunedì 8 agosto 2011

Non votate per le agenzie di rating

Luciano Granieri


Nella primavera prossima andrà in scena un’altra tornata elettorale comunale. Già le alchimie  delle scomposizioni e ricomposizioni della alleanze riempiono le pagine dei giornali locali . Il Pd di Marini accetterà le primarie contro in candidato espresso dalla nuova alleanza Psi-Sel?  E L’Idv parteciperà alle primarie o esprimerà un candidato proprio magari appoggiato dai movimenti e Rifondazione?  Dall’altro lato vincerà la linea più propriamente legata al Pdl  con l’espressione dell’intramontabile  Ottaviani  o una nuova figura come il Dott. Gagliardi, oppure avranno la meglio le varie anime terzo  poliste legata all ex Sindaco Domenico Marzi?.  Niente di nuovo, il solito teatrino che alla fine determinerà la festa dei vincitori, il rammarico e il rimpianto dei vinti. Ma siamo sicuri che questo esercizio di democrazia abbia un senso? Tanto  che vinca Marini, piuttosto che Ottaviani o Marzi, a Frosinone e in provincia comanderà sempre  Zeppieri,  coadiuvato dalle consulenze interessate dal  Consorzio ASI, dall’Unione Industriali di Pigliacelli,  alle cui spalle agisce il guru degli industriali Laziali Aurelio Regina. Ogni provvedimento che la futura giunta approverà, sia essa di centro destra che di centro sinistra dovrà favorire i rappresentati della speculazione edilizia , della finanza incarnata dai personaggi citati, e disinteressarsi completamente dei bisogni dei cittadini. A Roma tutto ciò è ancora più evidente visto che a differenza di Frosinone, dove per 15 anni ha governato e tutt’ora governa il centro sinistra, l’alternanza c’è stata con il passaggio di mano fra Veltroni e Alemanno.  Le linee guida del governo della città, sia sotto il regno dell’ex comunista che dell’attuale gerarca fascista, sono dettate dal Vaticano, da Capitalia, da Caltagirone con la collaborazione esterna del milanese Ligresti e la congrega amica dei Marcegaglia e  Benetton. Anche la città eterna è nelle mani della finanza laica,  religiosa e della speculazione.  Lo stesso ragionamento può essere trasferito pari pari a livello nazionale.  Quanta fatica nell’attaccare Berlusconi con il mantra dei processi, le leggi  ad personam  ,  la scarsa credibilità all’estero del barzellettiere cornafecente di Arcore e le diverse  mozioni di sfiducia presentate dall’opposizione  infrantesi sul potere d’ ’acquisto del cavaliere. Quanto inutile spreco di energie!  E bastato che qualche bontempone della finanza creativa abbia iniziato a giocare con la vendita allo scoperto dei titoli italiani che immediatamente il comando della nazione è passato nelle mani del duo Draghi-Trichet,  presidente entrante e presidente uscente della BCE  i quali hanno deciso di acquistare un po’ di carta straccia italiana alla scopo di limitare i giochi spericolati degli Hedge Found , ma hanno preteso come contro partita l’accelerazione e l’intensificazione del massacro sociale che già oggi è devastante. Dunque, governo a fine legislatura, piuttosto che governo tecnico, piuttosto che elezioni anticipate, nulla cambierà. Anzi probabilmente il cavaliere per risolvere i suoi guai giudiziari e mantenere alto il proprio consenso,  a parte qualche disastro vedi riforma Gelmini, ha ritardato notevolmente il processo di saccheggio dello stato sociale che probabilmente l’opposizione con l’aiuto dei sindacati  , qualora avesse auto il comando delle operazioni, avrebbe da tempo messo in moto.  Nel caso dell’Italia come nel caso della Grecia e della Spagna  i governi eletti dal popolo sovrano sono commissariati  dalla Banca Centrale, la quale si muove in riposta alle voglie mai sazie della finanza creativa.  Ad ogni  piccolo  desiderio  di accumulazione corrisponde la tragedia che coglie intere comunità alle quali ogni volta viene tolto un pezzo di tutela sociale secondo una pratica che appare immorale anche al più incallito camorrista.  Accanto agli speculatori agiscono altre associazioni a delinquere, le agenzie di rating. Sono delle società specializzate nel fornire un giudizio sulla credibilità di chi emette un titolo o un obbligazione sia essa una Spa  oppure uno Stato Sovrano . E’ sufficiente che una di queste società, determini un aumento o una diminuzione della credibilità di un’emittente di titoli per provocare fallimenti o impennate  improvvise  . Quando tali  valutazioni riguardano i titoli sovrani,  intere parti di popolazioni vengono gettate nel dramma della povertà. Queste società in quanto giudici all’interno delle dinamiche finanziarie dovrebbero essere indipendenti e dunque restare al di fuori dal gioco. Ma così non è Moddy’s  e Satandard & Poor’s,  ad esempio, sono  proprietà di grandi fondi d’investimento. Il fondo Berkshire Hathaway  il cui  principale azionista ,    Warren Buffet,  è primo azionista anche dell’American Experess e dalla Washington Post Company. Un altro fondo è il Capital World Investor fondato dalla famiglia Lovelace . Entrambi i fondi detengono la maggioranza delle azioni  sia  di Moody’s che di Standard &Poor’s. Lovelace e Buffet, quindi attraverso  Berkshire Hathaway e Capital World investor speculano massicciamente sulle valute e sui debiti degli stati che sono sottoposti al rating delle agenzie che loro stessi controllano. Fino ad oggi i misfatti di Moody’s  e S&P’s si erano consumati sempre a vantaggio del governo americano favorendo l’espansione della bolla immobiliare dando voti altissimi  ai pacchetti finanziari che contenevano la spazzatura dei mutui subprime  e alla azioni della  Lehman Brothrs poco prima che fallisse. Oggi  l’onnipotenza delle agenzie di rating  ha preso direttamente il potere negli Stati Uniti. Il declassamento del debito americano determinato da S&P’s non è altro che la condanna definitiva all’operato di Obama, un presidente che aveva semplicemente provato ha orientare la politica americana verso i bisogni sociali  non riuscendovi peraltro. Dunque grazie a S&P’s il movimento del Tea Party potrà festeggiare  e ogni proposito di riscatto delle classi subalterne sarà seppellito per sempre. E’ quindi inutile  accapigliarsi a favore o contro quel tale schieramento, impegnarsi in estenuanti campagne elettorali esultare o deprimersi per un esito che comunque non avrà alcuna conseguenza sul governo delle comunità. Una movimento che volesse realmente proporsi come protagonista del cambiamento, dovrebbe identificare nel capitalismo il vero nemico da battere. Dovrebbe imporre la moneta come semplice unità di misura di un valore  e non come oggetto di compravendita e speculazione, la valuta dovrebbe essere emessa da ogni singolo stato attraverso un’ente controllato dal popolo e non venduta dalle banche. I profitti dovrebbero derivare esclusivamente dalla compravendita di beni e servizi che si producono con il lavoro, manuale e intellettuale e non dal virtuale fluire del denaro. Chissà se questo ragionamento farà breccia nell’ideale programmatico del centro sinistra? O in qualche schieramento della  sinistra così detta estrema? Lo spero vivamente.