Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 10 agosto 2011

10 Agosto ’44 amnesie e memoria

Sergio Fogagnolo: Presidente  dell’associazione “Le radici della pace – i Quindici” 
fonte : “il manifesto” del 10 agosto.

All’alba del 10 agosto 1944 a Piazzale Loreto, sull’angolo con via Andrea Doria dove  ora c’è  a Banca Popolare di Milano, un  plotone di militi fascisti, gli ordini del criminale nazista Theodor Saewecke, fucila quindici partigiani, lascia i corpi sul selciato per l’intera giornata, facendoli oggetto di atti vergognosi e sprezzanti, e costringe i passanti  a ammirare la loro opera, reprimendo ogni moto di compassione o di pietà.  Agli occhi dei nazifascisti, essi avevano due gravissime colpe:: non pensavano fascista e progettavano una società più giusta di liberi e di uguali. Da allora questo luogo ha un elevato valore simbolico . Non casualmente  nell’aprile dell’anno successivo, sempre qui , ma all’angolo con  Corso Buenos Aires,finiva il fascismo. Non morte della patria, come dice Ernesto Galli della Loggia : fine del fascismo. E fine della monarchia complice dei delitti del fascismo , della guerra, dei lutti delle distruzioni che allora facevano  di Piazzale Loreto  uno slargo desolato. Noi famigliari dovemmo aspettare cinquantacinque anni perché Saewecke fosse condannato all’ergastolo dal tribunale militare di Torino. Ma , secondo Massimo Fini, giornalista del Fatto Quotidiano, chiedendo e ottenendo giustizia, non saremmo migliori dei nazisti che esercitavano le rappresaglie per seminare il terrore. Anzi. Saremmo dei crudeli persecutori di poveri vecchietti nazisti  e, chiedendo giustizia, eserciteremmo una sorta di rappresaglia nei ,oro confronti . In un articolo del 9 luglio Fine scriveva infatti, a proposito della condanna di Verona di sette ex militari della divisione  Herman  Goering , che quel processo come gli altri per le stragi nazifasciste “più che il sapore della giustizia ha quello amaro della rappresaglia, in nome della quale,  tante volte, abbiamo condannato i nazisti”. A seguito delle nostre proteste , Antonio Padellaro,  direttore del Fatto, ha affermato che Massimo Fini va “contro corrente” . Direi piuttosto  che naviga beato nel conformismo più assoluto della corrente di defascistizzazione del fascismo, sempre più affollata. Ciò che si dipinge oggi è un fascismo bonaccione che ha la sola colpa delle leggi razziali del ’38, si ignora l’uso sistematico della violenza, o dell’assassinio per eliminare  gli oppositori; si trascura la responsabilità di aver contribuito a scatenare la guerra più sanguinosa mai conosciuta dall’umanità (60 milioni di morti). La giustizia è lenta e tardiva  e, nella maggior parte dei casi, è giustizia negata: dei 695 fascicoli sulle stragi ritrovati nell’ “armadio della vergogna” solo il 2 per cento ha già portato alla condanna definitiva di crimini di guerra per  reati dichiarati imprescrittibili dal nostro ordinamento giudiziario, come ogni omicidio aggravato. I casi ancora aperti sono una trentina e, anche ammesso che tutti giungano a sentenza, si  farebbe giustizia per il 6% dei fascicoli. La vera notizia dunque è che oltre il 94% delle stragi rimarrà impunita. Il Fatto si è risolto solo il 6 agosto  a pubblicare, massacrata dai tagli, la lettera di rettifica del procuratore militare di Roma Marco De Paolis, che tra l’altro spiegava a Massimo Fini che nei  processi italiani  non si applicano fantomatiche “leggi  retroattive” ma il codice penale militare del 941. De Paolis , nelle parti  tagliate dal Fatto, ricordava la vicenda  di Lorenzo Buzzini , che nella strage di San Polo di Arezzo a 5 anni perse padre, madre, nonni, quattro fratelli, rimase senza casa (che gli fu bruciata) e senza neppure un gioco o un vestito, e visse in orfanatrofio fino a 18 anni, restando solo per tutta la sua vita. In aula a La Spezia, con gli occhi umili e profondi di chi ha vissuto per 67 anni con un dolore incalcolabile, disse semplicemente : “Io dalla vita non ho avuto nulla. Ma i miei carnefici hanno vissuto e prosperato nelle loro famiglie, in Germania o in Austria, insieme alle loro mogli, ai propri figli e, oggi con i  propri nipoti. Il mondo descritto da Massimo Fini,m dove le vittime delle stragi fasciste sono dei terribili persecutori, coincide con quel “mondo alla rovescia” berlusconiano in cui i magistrati sono “brigatisti rossi” , i mafiosi “eroi”, dove si esportano i cittadini a non pagare le tasse e si premiano gli evasori  con condoni  fiscali. E dove ogni giorno si attenta alla costituzione. Francamente, non c’è da stare allegri.





Musica : Yo Yo Mundi, Gang . Il brano è "Tredici
Editing: Luc Girello

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