Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 21 maggio 2011

Ceccano: presentato il libro "L’infanzia salvata/ Nord Sud un cuore solo"

Lucia Fabi  Angelino Loffredi

Il libro “ L’infanzia salvata/ Nord Sud un cuore solo “ è stato presentato in Piazza del Comune di Ceccano, in una cornice suggestiva e alla presenza di un folto pubblico. Il libro scritto da Lucia Fabi e Angelino Loffredi, stampato a cura dell’ Amministrazione comunale di Ceccano è il frutto di una ricerca durata oltre un anno che i destinatari di questo messaggio hanno potuto seguire direttamente, momento per momento, intervenendo, consigliandoci e proponendo ulteriori contatti da prendere.
Il libro è stato realizzato con una coralità di apporti che ha permesso di coniugare e connettere l’alto numero di protagonisti rintracciati ( oltre trecento ) con la vasta documentazione scovata negli archivi pubblici e privati.
Gli autori volevano tirare fuori dall’anonimato persone generose che avevano realizzato tale solidarietà: pensavano di scrivere della realtà frusinate ma al termine il lavoro è diventato una ricognizione nazionale, un vero pezzo di storia d’Italia perché incastonata entro momenti significativi quali lo sforzo teso alla ricostruzione ed alla ripresa delle attività democratiche.
L’Amministrazione comunale ha curato gli aspetti organizzativi e scenografici che sono risultati appezzati e funzionali all’iniziativa. La presenza e l’intervento del Sindaco, Antonio Ciotoli, hanno dato autorevolezza e solennità alla presentazione.
La novità, rispetto a simili occasioni è stata la presentazione curata da: Denise Compagnoni, Giovanni Proietta, Alessandro Ciotoli e la lettura di pagine del libro da parte di Natalia Loffredi e Katia Micheli. Una presenza giovanile, un modo nuovo di dialogare fresco ed originale, immediato e privo di fronzoli che ha permesso ai presenti di seguire con attenzione per circa due ore lo svolgersi dell’evento.
L’eccezionale presenza di pubblico è stata preceduta dal ritiro di duecentosettata libri dalla Biblioteca comunale a conferma dell’interesse civico dimostrato.
Considerati gli sprechi a cui assistiamo è il caso di evidenziare che il Comune per ogni copia ha speso solamente poco più di  tre euro. Questo è stato possibile grazie all’impegno dell’amico Francesco Giglietti che con cura e professionalità ha impaginato il testo permettendo cosi di ridurre notevolmente i costi tipografici.

La lapide di Giuseppe Pinelli, il candidato sindaco Giuliano Pisapia e Gerardo D'Ambrosio

Redazione Osservatorio democratico




Che l'ormai ex vicesindaco Riccardo De Corato tornasse alla carica, proprio in campagna elettorale, per richiedere la rimozione della lapide dedicata a Giuseppe Pinelli in piazza Fontana, con su scritto "ucciso", non desta meraviglia. Ci eravamo ormai abituati alle sue minacce e al suo straparlare su questo e altri argomenti. Sconcerta, e non poco, invece la dichiarazione del candidato sindaco Giuliano Pisapia sul Corriere della Sera del 10 maggio scorso. "è da tutti ormai riconosciuto" - queste le sue parole - "il fatto che Luigi Calabresi è un servitore dello Stato e ha fatto il suo dovere senza avere responsabilità sulla morte di Pinelli come di fatto ha ricostruito con estrema correttezza il magistrato D'Ambrosio che non a caso è al mio fianco in questo impegno comune per il cambiamento di Milano".
Non sappiamo bene che cosa intenda Giuliano Pisapia con la frase "Calabresi ha fatto il suo dovere", visto che a Milano i fascisti mettevano le bombe e il commissario arrestava gli anarchici, accusando per altro esplicitamente Pietro Valpreda della strage, solo poche ore dopo, urlando il suo nome nei corridoi della Questura a diversi giornalisti presenti, tra gli altri Giampaolo Pansa, che riportò la cosa in un articolo su La Stampa. Episodio (qualcuno se lo dovrebbe ricordare) al centro di un'interrogazione parlamentare dell'allora deputato socialista Eugenio Scalfari.
Forse andrebbe anche ricordato allo stesso Pisapia che il suo amico Gerardo D'Ambrosio è lo stesso giudice che si inventò, per archiviare l'accusa nei confronti di poliziotti e carabinieri responsabili dell'omicidio di Giuseppe Pinelli, la tesi del "malore attivo" e dell'avvenuta "alterazione del baricentro", per sostenere l'auto-defenestramento (con un balzo) dell'anarchico, scontrandosi con le più elementari leggi della fisica e della medicina legale. Un fatto, quello del "malore attivo" mai più verificatosi in Italia e in nessuna altra parte del mondo, ma accertato una volta sola, la notte tra il 15 e il 16 dicembre, in Questura a Milano, nell'ufficio di Calabresi, vittima un anarchico innocente e trattenuto illegalmente proprio dallo stesso commissario.


Qui non stiamo disquisendo di garantismo, ma della manipolazione grossolana dei fatti. Stiamo parlando della subordinazione di un giudice al potere politico per garantire l'impunità ad appartenenti a forze dell'ordine. Che stessero anche loro facendo il "proprio dovere"?
Non ci interessa sapere se l'uscita di Giuliano Pisapia faccia parte di una raffinata strategia elettorale di ammiccamento al centro moderato. Affar suo. Sappia comunque che se anche a lui venisse in mente, da Sindaco o meno, di rimuovere la lapide a Giuseppe Pinelli, ci troverà tra coloro che la rimetteranno al suo posto.


venerdì 20 maggio 2011

Appello per un meeting transnazionale in Tunisia

 Metalmeccanici Autorganizzati  




Noi studenti, precari, disoccupati e attivisti del Nord Africa e dell'Europa, ci siamo incontrati a Tunisi per condividere saperi e costruire lotte comuni. Le rivolte che hanno attraversato l'Africa del nord in questi mesi parlano a tutti, perché hanno messo al centro le condizioni di vita e l'assenza di futuro delle nuove generazioni, le prime a scendere in strada, le ultime ad avere diritto di parola. Nel contesto della crisi economica globale, sono molti i tratti comuni tra i conflitti in Europa e i movimenti che hanno cacciato Ben Ali e Mubarak.L'obiettivo delle nostre lotte è la trasformazione radicale di un sistema fondato sullo sfruttamento generalizzato e il governo delle elite parassitarie contro i bisogni dei molti. Ci ribelliamo contro la miseria del presente e per costruire nuovi rapporti sociali fondati su percorsi di liberazione e sulla riappropriazione della ricchezza collettiva. Queste lotte hanno prodotto uno spazio comune che il potere cerca continuamente di frammentare e reprimere.
Su questa base proponiamo un meeting transnazionale di attivisti per condividere le esperienze di conflitto e costruire percorsi in comune. Non ci interessa fare un «evento» mediatico, ma vogliamo costruire una rete transnazionale all'altezza delle sfide e della trasformazione sociale.
Il meeting che stiamo organizzando vuole quindi essere un laboratorio di riflessione e organizzazione su questioni politicamente centrali: le migrazioni e la libertà di circolazione delle persone e dei saperi, la precarietà, il debito e un nuovo welfare, l'accesso libero e gratuito alla conoscenza, la rete e la costruzione di strumenti di comunicazione indipendenti, la riappropriazione dello spazio urbano, i metodi e le forme di lotta, la sperimentazione di nuove forme organizzative dell'intelligenza collettiva.
Proponiamo allora un meeting di 3 giorni in Tunisia nel mese di settembre e invitiamo collettivi, gruppi e singoli attivisti che condividono questi temi e vogliono costruire una rete transnazionale di lotte.

Sophisticated Lady

Luciano Granieri


Ci scusiamo con tutti gli appassionati di jazz del nostro blog. L’otto febbraio scorso abbiamo pubblicato la prima parte di un concerto che aveva come protagonista Jaco Pastorius  e la sua big band . Avevamo promesso che avremmo postato  in seguito una seconda  parte del concerto a cui  avrebbe partecipato   uno straordinario ospite a sorpresa. Sono passati tre mesi e finalmente fra un referendum e una elezione amministrativa, abbiamo trovato lo spazio per svelare il nome dell’ospite e proporre  la seconda  parte di questo straordinario concerto tenutosi in Giappone. Dunque, affianco di Jaco Pastorius al basso, Don Alias (Percussioni), Randy Brecker (Tromba), Peter Erskine (Batteria), Bobby Mintzer (Sax tenore, soprano, clarino basso), Othello Molineaux (Steel Drums),  , Elmer Brown (Tromba), Forrest Buchtel (Tromba), Jon Faddis (Tromba), Ron Tooley (Tromba), Wayne Andre (Trombone), David Bargeron (Tuba), Peter Graves (Trombone basso), Bill Reichenbach (Trombone basso), Mario Cruz (Sax, Clarinetto e Flauto), Randy Emerick (Sax), Alex Foster (Sax, Clarinetto & Piccolo), Paul McCandliss (Sax, Oboe & Corno Inglese ), Peter Gordon (Corno francese), e Brad Warnaar (Corno francese) appare uno  straordinario Toot Thielemans. Un musicista molto particolare come molto particolare  è lo strumento che suona: L’armonica. Il primo brano è lo standard ellingtoniano “ Sophisticated Lady”. Una perla!!! Protagonisti assoluti della scena sono Toot e  Jaco. Si intavola uno scambio armonico melodico fra l’armonica di Toot e il basso di Jaco. L’orchestra ha un ruolo marginale, provvede esclusivamente all’esposizione finale del tema che si ascolta nel secondo video “Liberty City. Nel duetto è racchiusa tutta l’essenza dell’imporvisazione jazz. Sensibilità armonica, livello tecnico assoluto,  massima suggestione emotiva.  I  rischi di una esibizione con protagnisti assoluti due campioni del proprio strumento sono quelli di fornire un’interpretazione fredda, legata al virtuosismo, ma priva di emozione . Coinvolgere emotivamente nella perfezione esecutiva è prerogativa che compete solo ai grandi musicisti. Ascoltando questo straordinario “Sophisticated Lady” si ha l’assoluta certezza di trovarsi davanti a due mostri sacri. La semplicità, la leggerezza con cui basso e armonica dialogano è estremamente coinvolgente ma analizzando più freddamente le linee melodiche ci si rende conto di trovarsi davanti ad una perfezione tecnica inarrivabile. Il secondo brano comprende il tema finale di  Sophisticated  Lady, eseguito dall’orchestra nel suo complesso, e il brano Liberty City. Liberty City è un pezzo corale, coinvolge tutta  l’orchestra che si esibisce in intrecci sonori eccezionali. All’interno dell’esecuzione  registriamo le performance solistiche di assoluto valore tecnico proposte da Randy Brecker alla tromba campionata, Bobby Mintzer al sax soprano, lo stesso Thielemans all’armonica, e Jaco al basso.  Con i  video di questo concerto crediamo di proporre una della pagine più significative della storia dal jazz post moderno fra jazz -rock e funky. Di questo set è prevista una terza e conclusiva parte che dovremmo postare nel mese di giugno eventi politico-sociali permettendo. Comunque rassicuriamo gli appassionati di jazz se non sarà  a giugno sarà a luglio, in ogni caso  trasmetteremo la parte finale di questa straordinaria esibizione. . Buona Visione  


giovedì 19 maggio 2011

Acqua

Korvo Rosso-Luc Girello



 






























Elezioni amministrative e illusioni a sinistra

di Francesco Ricci , Pdac.


Premesso che le elezioni borghesi costituiscono, per i marxisti, solo uno specchio deformato della lotta di classe (1), pure è possibile scorgere nello specchio alcuni elementi della realtà, verificare il rapporto tra borghesia e proletariato, tra i diversi settori borghesi, ecc.
Dalle elezioni amministrative parziali del 15-16 maggio emergono alcuni elementi che in qualche modo influenzeranno, seppure parzialmente, lo scenario politico del prossimo periodo.
Il recinto dell'alternanza borghese
Prosegue e si aggrava in Italia la situazione di difficoltà politica della borghesia che non dispone ad oggi di un governo efficiente, in grado di attuare fino in fondo le politiche necessarie al padronato per affrontare (a danno dei lavoratori) la grave e perdurante crisi dell'economia capitalistica internazionale. I settori principali della grande borghesia da tempo non considerano adeguato il governo Berlusconi e al contempo non trovano nello schieramento di centrosinistra un cavallo di ricambio. Nemmeno il tentativo (sostenuto da importanti settori borghesi) di investire sul "terzo polo" (Fini, Casini, Rutelli) si è finora rivelato vincente.
Il voto di questi giorni, in continuità con tutte le ultime elezioni, registra un ulteriore calo di consensi assoluti ad entrambi i poli: se infatti il colpo principale è quello subito da Berlusconi (specie per l'esito del primo turno a Milano), il centrosinistra non raccoglie i voti persi, che continuano piuttosto ad andare verso l'astensione e soprattutto verso alcune forze che demagogicamente si presentano come estranee ai giochi di palazzo: a partire dall'ampia fetta di voti raccolta dal comico qualunquista Beppe Grillo. Tutto ciò avviene nel consueto gioco di alternanza borghese, che tendenzialmente sfavorisce lo schieramento che porta la responsabilità del governo nazionale.
Pisapia, candidato dei banchieri e degli industriali
Significativamente i candidati che riscuotono maggior successo sono quelli che appaiono come portatori di istanze nuove, in apparente rottura o perlomeno contraddizione con la politica di sacrifici sostenuta da entrambi i poli e in particolare quei candidati che appaiono capaci di rompere il perdurare del soffocante governo berlusconiano. In questo senso si spiegano i risultati di De Magistris a Napoli e quello di Pisapia a Milano. Quest'ultimo, presentato dal centrodestra come "estremista" e "amico dei comunisti", è in realtà un ottimo amico di fondamentali settori borghesi: dal gruppo di De Benedetti (di cui è stato avvocato di fiducia) a banchieri come Profumo (ex dirigente di Unicredit), non a caso attivissimi nel sostenerlo. La vittoria di Pisapia è fortemente voluta da importanti settori di grande borghesia che sperano di abbreviare la vita del governo Berlusconi (a favore di un governo più efficace, in termini anti-operai, perché non vincolato dalle note contraddizioni del berlusconismo) e al contempo trovano in Pisapia un eccellente interprete del loro programma avvolto da una retorica che può confondere i lavoratori: la famosa "narrazione" della vendoliana Sel, ultima creatura di Bertinotti, messa a disposizione del gioco dell'alternanza borghese.
Tanto più per questo appaiono grotteschi i proclami di vittoria del Manifesto e soprattutto di quello che resta della sinistra socialdemocratica (Rifondazione) per il risultato di Milano. Non meno incredibili le affermazioni di Sinistra Critica secondo cui la vittoria di Pisapia sarebbe "salutare e importante" (2).
L'ennesima sconfitta della sinistra governista
Prima ancora che nei numeri, la sconfitta della sinistra governista (la Fed, in sostanza Rifondazione e Pdci) sta nella disastrosa scelta politica di allearsi nuovamente, per l'ennesima volta, ovunque accettati, con il Pd, portando acqua alle politiche anti-operaie delle giunte di centrosinistra, in vista di un sospirato nuovo accordo nazionale per il post-Berlusconi che riammetta nel gioco due partiti (Prc e Pdci) ormai sull'orlo della bancarotta (sia politica che economica).
Il risultato numerico (ancora una volta disastroso, con la perdita di oltre 100 mila voti), confermando l'esclusione di Rifondazione da gran parte dei Consigli comunali (Bologna, Torino, ecc.) e segnando l'uscita da diverse amministrazioni in cui manteneva una presenza, è solo il suggello di una crisi irreversibile di quanto rimane della socialdemocrazia italiana, lacerata da scissioni, crollo di militanza, scomparsa quasi completa dal panorama politico e soprattutto dalle piazze e dalle lotte.
In questo quadro appaiono farseschi i tentativi di Ferrero di presentare un proprio risultato positivo sommando i voti di Rifondazione e Pdci a quelli di Vendola...
Il quadro a sinistra di Rifondazione
Modesti come sempre i risultati elettorali delle tre forze principali a sinistra di Rifondazione (Sinistra Critica, Pcl, Pdac) che si presentavano alle elezioni di domenica scorsa. Ma con qualche elemento di novità.
In tutte le precedenti elezioni (comunali, politiche, regionali) tutti e tre i partiti hanno sempre conseguito circa un mezzo punto percentuale a testa. Con qualche decimale più in alto o più in basso dell'uno o dell'altro a seconda della situazione.
Come Alternativa Comunista abbiamo più volte proposto, a tutte le forze di sinistra che si considerano a favore delle lotte dei lavoratori, di verificare la possibilità, pur nelle rispettive differenze, di una presentazione comune su un programma di classe. Sempre negative sono state le risposte. Per parte nostra abbiamo sempre considerato le elezioni solo come un momento secondario (rispetto alle lotte dei lavoratori e dei giovani) del conflitto di classe, solo un momento favorevole per amplificare la propaganda per un programma rivoluzionario. Per questo non abbiamo mai dato al momento elettorale l'enfasi che altri hanno utilizzato né abbiamo mai considerato i decimali elettorali come scopo del nostro agire.
A queste elezioni Sinistra Critica si presentava in un numero ristretto di situazioni (come noi) ma stringendo accordi a dir poco disinvolti (peraltro in contrasto con un ricercato profilo "movimentista"): a Napoli si presentava con l'ultra-istituzionalista Marco Rizzo e con il piccolo gruppo neo-stalinista (e pro-Gheddafi) della Rete dei Comunisti; a Torino insieme a Rifondazione Comunista; a Casoria persino con Sel. Quale messaggio coerente potesse emergere da una simile "tattica" elettorale non è chiaro. E lo stesso risultato numerico (che magari si pensava potesse essere facilitato da queste alleanze, e che appare come l'unica spiegazione di simili scelte politicamente disastrose) è risultato nettamente inferiore alle medie precedenti. Sc si attesta su percentuali più o meno dimezzate rispetto al passato. A Torino, storicamente uno dei suoi punti relativamente più forti, città di Turigliatto (una delle figure più note di Sc), raccoglie lo 0,3%. A Napoli, la somma di Sc, Rete dei Comunisti e Rizzo dà lo 0,18 (3).
Ma il dato peggiore - perché maggiori erano le aspettative che aveva alimentato con proclami altisonanti - è quello del Pcl. Il gruppo di Ferrando, che da sempre vede nelle elezioni uno dei momenti principali della propria attività, ha proclamato nelle scorse settimane di essere "l'unico partito a sinistra di Rifondazione in grado di una presentazione elettorale nazionale" (in realtà anch'esso si è presentato in un ristretto numero di città). Salvo rare eccezioni, i programmi del Pcl erano spesso indistinguibili da quelli di una qualsiasi lista civica o di centrosinistra. Esemplari, in questo senso, sono il programma di Savona (città di Ferrando), incentrato sul verde cittadino e il wi-fi e soprattutto la campagna elettorale di Milano. A Milano, il candidato sindaco Montuori ha basato la sua presentazione su questioni come le piste ciclabili, i gradini troppo alti della metropolitana, senza nessun riferimento (nemmeno generico) a questioni di classe o a un programma anche vagamente rivoluzionario. Montuori ha persino sottolineato come con il Pd il Pcl ritenga che vi possa essere "un fronte di collaborazione" su "questioni come il lavoro, l'immigrazione" (vedere, per credere, il filmato di cui riportiamo il link: 4).
Non è chiaro se questo profilo, del tutto indistinguibile da quello, ripetiamo, di una qualsiasi lista civica, spesso nettamente più arretrato persino di quello esibito dalla sinistra governista, sia frutto solo dell'orientamento prevalente in quel partito o il prodotto anche di una qualche illusione di poter così raccimolare voti (5). Fatto sta che il risultato per il Pcl è, parafrasando Ferrando, davvero "unico": nel senso che per un partito che da sempre alimenta aspettative elettorali e vanta una propria "consistenza elettorale dell'1%" (dato mai raggiunto nemmeno in passato), è davvero un tonfo doloroso raccimolare lo 0,1% a Torino, lo 0,1% a Cagliari, lo 0,2% a Napoli, ecc. Per tacere del doppio zero a Milano, città dove è la sede centrale del partito: qui infatti il Pcl prende lo 0,06%.
La sostanza oltre gli zeri
Il Pdac prende un risultato numerico simile (lievemente maggiore) a quello conseguito alle precedenti elezioni: con punte dello 0,69% a Barletta e 0,85% a Latina. Se abbiamo citato gli zeri degli altri, dunque, non è certo per esibire gli zero (in genere di poco superiori) che abbiamo preso noi. Lo abbiamo fatto solo perché crediamo, e speriamo, che l'esito di queste elezioni possa favorire una larga comprensione, tra gli attivisti di sinistra, siano essi nel Prc o in altre forze, di un elemento fondamentale: una forza che si pretende comunista e di classe dovrebbe temere come la peste le illusioni elettoralistiche e utilizzare (come raccomandavano Lenin e Trotsky) le elezioni solo come momento, secondario, di propaganda: ma di propaganda rivoluzionaria, di classe, non per improbabili programmi di "buon governo" rivolti ai "cittadini". Così abbiamo cercato, nella limitatezza delle nostre forze, di fare noi, con risultati importanti sul piano realmente importante per i comunisti: quello della costruzione del partito. Per questo giudichiamo positivo il nostro bilancio elettorale: non certo per gli zero virgola ma perché abbiamo presentato un programma di classe, perché abbiamo organizzato assemblee cui hanno partecipato decine di lavoratori in lotta (vedi le foto pubblicate sul nostro sito); perché una parte dei lavoratori e dei giovani che hanno partecipato con noi alla campagna elettorale hanno deciso infine di entrare in Alternativa Comunista, come militanti. E' per noi un piccolo ma significativo passo avanti in direzione dell'unica cosa che realmente motiva i nostri sforzi: il processo di costruzione di quel partito rivoluzionario con influenza di massa che ancora manca nel nostro Paese e a cui pensiamo di poter dare un importante (e certo non esaustivo) contributo.
Quando, viceversa, ci si presenta alle elezioni con il solo scopo di raccogliere più voti, e a questo fine si stringono alleanze senza principi o si presentano programmi men che riformisti, non solo si perde ogni utilità di partecipare alle elezioni, non solo si cade in quello che con Lenin potremmo definire "cretinismo elettorale", non solo non si contribuisce in nessun modo alla crescita delle lotte operaie contro governi e giunte padronali, non solo non si favorisce la lotta reale per cacciare Berlusconi sottraendosi al gioco perdente dell'alternanza borghese, ma si finisce per ricevere sonore lezioni financo sul piano dell'aritmetica elettorale, visto che le elezioni borghesi sono, per loro natura, un gioco truccato (a favore dei padroni).
Sono, queste, lezioni della realtà, temiamo, che non insegneranno nulla sul piano politico ai boriosi leader della sinistra riformista e centrista (cioè semi-riformista). Lo dimostrano le paradossali dichiarazioni trionfalistiche dopo il voto di Ferrero ("non nascondo la mia soddisfazione" ha dichiarato) o il comunicato surreale di Ferrando (Pcl) che, pur dovendo riconoscere per una volta i tristi numeri, parla di avanzamento nella costruzione del suo partito... per i 127 voti presi a Bertinoro (delizioso comune di qualche migliaio di abitanti) e in non si sa quale altro paesino montano.
Sono dichiarazioni che ben illustrano la dannosità (o in qualche caso solo l'inutilità) dei gruppi dirigenti della sinistra riformista e centrista, tanto più in un momento in cui è urgente costruire nelle lotte operaie e studentesche quella direzione che possa far sviluppare anche in Europa e in Italia le rivoluzioni che stanno infiammando il mondo arabo.
Note
(1) La nostra posizione rispetto alle elezioni e una critica dell'atteggiamento delle altre forze si può leggere nell'articolo di Claudio Mastrogiulio, "Il senso della nostra partecipazione. E il desolante quadro a sinistra", pubblicato sul nostro sito web (alternativacomunista.org).
(2) La scelta di campo ("critica") di Sc per Pisapia è espressa in "Berlusconi sbatte il muso" di Salvatore Cannavò, su 
http://www.ilmegafonoquotidiano.it/news/berlusconi-sbatte-il-muso
(3) Va dato atto a Sinistra Critica di presentare i propri numeri elettorali nella loro realtà: evitando le ridicole acrobazie linguistiche di altri.
(4) V. l''intervista a Montuori (candidato sindaco del Pcl a Milano):
http://www.youtube.com/watch?v=Z45c1klGj0g&playnext=1&list=PL66DFD2E9956209D9
Dopo una parte prevalente dedicata dal candidato ad illustrare le proposte del Pcl sull'arredo urbano, spiccano affermazioni come "Il Pd non ha preso una posizione netta sulla questione della Fiat" (sic).
(5) Per un elenco delle numerose (e talvolta contrastanti) posizioni programmatiche presenti nel partito di Ferrando si veda "Lo strano caso di un partito virtuale", sul nostro sito.

Berlusconi sbatte il muso

Salvatore Cannavò



Qualche scricchiolio in casa berlusconiana si percepiva, la violenza con cui il duo Berlusconi-Moratti si sono scagliati contro Pisapia faceva intuire la paura di una rimonta del centrosinistra nella capitale del nord, leghista e berlusconiano insieme. Ma che Pisapia potesse arrivare primo al primo turno, staccando nettamente la rivale e infliggendo una dura batosta al presidente del Consiglio non se l'aspettava nessuno. Queste elezioni amministrative saranno ricordate per questo risultato, per la "botta" inflitta al Cavaliere, spiffero di un'altra aria che forse gira nel Paese anche se su questo occorre andare ancora cauti.
Berlusconi perde, il centrosinistra si rafforza. Ma chi vince al suo interno? Certamente le "ali" radicali. Pisapia vuol dire Vendola e insieme alla "vittoria" di De Magistris a Napoli costituisce un indizio evidente. Anche Zedda a Cagliari sfiora il successo al primo turno e anch'egli, come Vendola, ha battuto il candidato del Pd alle primarie di qualche mese fa. Però anche Bersani può cantare vittoria perché il segretario del Pd può intestarsi il successo di Fassino al primo turno e quello del modesto Virginio Merola a Bologna, nonostante lo scandalo Delbono e la cattiva eredità di Cofferati.
I dati  vanno studiati con attenzione. E' evidente la battuta d'arresto del governo e il cattivo risultato della Lega. A Milano, rispetto alle Regionali di un anno fa, il partito di Bossi scende dal 14 al 9,5%, a Torino dal 10 al 6.7%, a Bologna, dove esprimeva il candidato sindaco, avanza di un punto senza alcun sfondamento. Nei 15 capoluoghi del centronord in cui si è votato la Lega arretra in 14 (avanza solo a Bologna) e lo stesso capita al Pdl. Si capisce anche che il centrosinistra ha attirato una spinta nuova: a Torino il Pd, sempre rispetto alle Regionali, rimonta di 5 punti; a Milano sale di 2 e a Bologna si mantiene intorno al 40 per cento. La disfatta certa è a Napoli dove la lista scende dal 25 al 19% e il suo candidato, Morcone, non accede al ballottaggio. Un esito inevitabile per chi viene da quasi un ventennio di gestione bassoliniana che ha distrutto il territorio. Anche per questo hanno ragione ad esultare Vendola - che fa buoni risultati un po' ovunque - e Di Pietro anche se l'Idv vede erosi i suoi risultati dalla lista di Grillo e il successo di Napoli è ascrivibile a Luigi De Magistrs (che infatti svuota proprio la lista del Movimento 5 Stelle).
I successi, però, non eliminano i problemi. Al ballottaggio il Pd sarà costretto a porsi il problema del "terzo polo" - che non sfonda, a Torino è addirittura superato da Grillo - ma che può essere decisivo per la vittoria finale: a Milano come a Napoli. E così si aprirà la discussione se sostenere le componenti più radicali o se invece avere un profilo più "moderato" (Beppe Fioroni ha già lanciato il sasso enfatizzando il successo della lista I Moderati di Torino).
A ottenere un risultato di grande rilievo è li Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo, un po' alla volta, si sta affermando come il vero "terzo polo", ottenendo consensi superiori al 5% quasi ovunque. In Emilia sfiora e spesso supera il 10% come a Rimini o nella stessa Bologna. Un dato clamoroso che mette l'estrema sinistra in difficoltà anche se il "grillismo" si configura sempre più come un'espressione un po' qualunquista.
Se Sel, infatti, avendo scelto la strada dell'internità piena al centrosinistra può gridare vittoria per esserne riuscita a incarnare la leadership - Pisapia, Zedda sono tanti "casi Vendola" - la Federazione della sinistra è costretta, per avere risultati discreti, a stare dentro l'alleanza. Quando resta fuori, non ha l'appeal giusto per riuscire a incarnare un'alternativa: il fallimento diTorino, dove il candidato di Fds e Sinistra Critica, si ferma all'1,5%, è chiaro. Anche il flop delle liste del Pcl - che raramente superano lo 0,2, tranne Bologna con lo 0,7 - va in questa direzione. I proclami ideologici lasciano il tempo che trovano . Eppure lo spazio a sinistra esiste; ci sono diversi casi in città medie come Grosseto, Siena, Campobasso, Cattolica e Casoria (negli ultimi due casi con Sinistra Critica) che dimostrano che quando le sinistre hanno un radicamento e offrono una prospettiva più concreta riescono ad avere qualche risultato. L'esperimento del "Blocco comunista e anticapitalista" di Monfalcone (Sinistra Critica e Comunisti uniti), basato su una forte presenza operaia, ottiene il 2,5%. E poi c'è il risultato di De Magistris che esalta questa interpretazione - e infatti lascia la più radicale "Napoli che non si piega" allo 0,16%. Anche in questo caso è difficile trarre una linea omogenea ma, anche con il successo di Grilllo, è chiaro che il problema di un'alternativa a sinistra non si può porre più in termini ideologici e identitari. Una fase si chiude con chiarezza e qualsiasi ipotesi alternativa o ha un forte radicamento sociale e un'internità reale a un determinato territorio oppure deve avere caratteristiche di vitalità e di innovazione chiaramente percepibili.
E' chiaro che il successo di Pisapia costituisce un crinale fondamentale: pur non nutrendo illusioni sugli effetti reali di un'amministrazione di centrosinistra a Milano, pensiamo che la vittoria dell'ex deputato di Rifondazione sia salutare e importante. Lo stesso vale per De Magistris a Napoli. Si tratta di due ipotesi che, nel caso si realizzassero, produrrebbero uno scenario nuovo e metterebbero alla prova le ambizioni di cambiamento di una certa sinistra. Poi c'è il referendum del 12 giugno. Se ci si arrivasse indenni - cioè senza trucchi del governo - e con la spinta che si è manifestata a queste elezioni, la vittoria dei Sì costituirebbero davvero un calcio al premier, al suo governo e a un'intera stagione politica.
In ogni caso il problema di una nuova sinistra alternativa, unita e radicale allo stesso tempo, è posto. Siamo in una fase nuova e bisogna iniziare a pensare in termini nuovi.

“Mazzini e Cavour: due grandi italiani a confronto”

Assessore alla cultura del Comune di Frosinone Angelo Pizzutelli


Venerdì 20 maggio, sempre alle ore 18.30 nella sala convegni della Villa Comunale, prosegue il ciclo di conferenze organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Frosinone in occasione del 150° anniversario dell’Unità italiana.
Dopo l’incontro con il dottor Domenico Ricciotti, che è anche il curatore dell’intero ciclo, che, nell’ambito della sua analisi sul Risorgimento nella città di Frosinone, ha permesso ai presenti di riavvicinarsi alle figure di alcuni personaggi frusinati meno noti al grande pubblico, ripercorrendone le vicende storiche poste in relazione con gli eventi nazionali e con il più conosciuto patriota Nicola Ricciotti, anche chiarendo definitivamente diversi aspetti della sua azione politica, la prossima conferenza sarà tenuta dall’insigne Giuseppe Monsagrati, tra i massimi esponenti della critica storica del Risorgimento italiano, nonché curatore del “Dizionario Biografico degli Italiani” per l’Enciclopedia Italiana. Durante l’incontro, sicuramente ai massimi livelli di qualità tra gli eventi degli ultimi anni della vita culturale cittadina, il grande studioso, ormai noto al grande pubblico per le sue numerose partecipazioni negli ultimi mesi a tanti programmi televisivi di divulgazione storica (tra i quali basti citare la serie di puntate di “La Storia siamo Noi” che Giovanni Minoli ha dedicato al centocinquantenario dell’Unità d’Italia) verrà  proposto un interessante confronto tra Mazzini e Cavour, personalità sicuramente eccelse del periodo risorgimentale, aiutandoci a “fare il punto” sul 150° anniversario e le sue celebrazioni.
Per l’occasione, l’Assessore alla Cultura Angelo Pizzutelli ricorda a tutti i cittadini che fino al 24 maggio (e in una versione leggermente ridotta fino al 1 giugno) sarà possibile apprezzare nella stessa Villa cittadina la mostra bibliografica sul Risorgimento organizzata da Maurizio Federico in collaborazione con la Biblioteca Comunale “N. Turriziani” e con l’Associazione della Biblioteche della Valle del Sacco, che è stata inaugurata con grande successo di pubblico e di critica lo scorso 18 maggio. L’interesse maggiore di tale esposizione è infatti la presentazione ai frusinati non solo di alcuni tra i più interessanti volumi sul Risorgimento, ma soprattutto delle testate di diversi giornali frusinati di fine ‘800 e inizi ‘900 (raccolti grazie al lavoro e alla passione del saggista e ricercatore Maurizio Federico, che concluderà il ciclo di conferenze il prossimo 1 giugno), che aprono uno spaccato del tutto nuovo sulla vita sociale e sulla vitalità culturale e politica della nostra Città nei primi decenni dell’Unità d’Italia e fino alla I Guerra Mondiale.

In piazza a Montalto di Castro contro il nucleare”

Ufficio Stampa Fds Regione Lazio

Referendum
Fraleone (Prc-FdS): “Domenica saremo in piazza a Montalto di Castro contro il nucleare”


“Il Prc/Fds del Lazio parteciperà con il massimo impegno alla manifestazione antinucleare del 22 maggio a Montalto di Castro. Dopo il risultato delle elezioni amministrative, che hanno indicato un complessivo spostamento a sinistra e quello straordinario del referendum consultivo della Sardegna, sul nucleare, si avvicina la possibilità di un successo dell'iniziativa referendaria su acqua, nucleare, processo breve, nelle elezioni di metà giugno. Questo evento costituirebbe una reale inversione di tendenza nello scenario politico del nostro paese, non solo perché lo ricollocherebbe sui contenuti piuttosto che sugli schieramenti privi d'identità, ma anche perché rilancerebbe la partecipazione dal basso alla politica. L'appuntamento del 22 maggio a Montalto è una delle tappe importanti nella mobilitazione per raggiungere tali obiettivi”. E’ quanto dichiara la segretaria Prc/Fds del Lazio, Loredana Fraleone.


mercoledì 18 maggio 2011

Its time to go home. FREE PALESTINE

Abdullah Hariri


E’ giunta l’ora che il mondo  si svegli e veda la sofferenza dei palestinesi. Nessuna nazione al mondo vive tutta le sua vita aspettando di trovare una casa. E’ giunto il momento che il mondo aiuti palestinesi a tornare a casa 





Ho una chiave
la chiave della  mia casa,
una chiave di pazienza
la chiave per la sopravvivenza e la determinazione
una chiave con una storia di
esprorpi
oppressione
inganno
ipocrisia e tradimento
storie di amore
resistenza
e solidarietà
molti hanno combattuto
molti hanno pianto
sono rimasti feriti
si sono sacrificati
e molti altri lo faranno ancora
Questra chiave manterrà i  nostri ricordi
Alla fine
La giustizia prevarrà
63 anni di occupazione sono abbastanza
Aiutia questa chiave a trovare la sua porta
PALESTINA LIBERA
BOYCOTT
DIVEST  ISRAEL
SANCTION

Una notizia buona dalla Sardegna


Gianluigi Deiana  
Con il 60% di affluenza al voto e con il 98% di Sì alla richiesta dei promotori la Sardegna dà il segnale nazionale. Si possono battere

La regione Sardegna ha reso pubblici i dati definitivi sull'affluenza alle urne per il referendum sul nucleare. Ha votato il 59,34% degli aventi diritto, a fronte di un quorum di validità fissato dalla legge regionale al 33%. Il dato relativo ai SI contro il nucleare si attesta sul 98%.
Il dato risultava imprevedibile alla vigilia per la compresenza di elezioni comunali anche importanti (Cagliari, Olbia, Carbonia, Iglesias ecc.) e per la consistenza del numero dei residenti fantasma (emigrati all'estero, proprietari di seconde case ecc.).
Le indicazioni desumibili dai dati referendari più recenti risultavano scoraggianti (20% nella consultazione sulla legge regionale per le coste, 27% per la consultazione nazionale sulla fecondazione assistita e così via).
La diffusa ostilità popolare al nucleare, percepibile sempre più nelle ultime settimane, è stata in realtà disorientata sia dai diversivi creati da Berlusconi sia dall'inconsistenza della classe politica e dalla latitanza delle organizzazioni associative e sindacali di massa della sinistra (Cgil, Arci, Legambiente in primis).
Per tale ragione l'esperienza politica compiuta intorno all'iniziativa di "Sardigna Natzione" con la costituzione del "Comitato Sinonucle" è stata sorprendente, inedita nella sua forma e straordinariamente motivante nella sua passione. La girandola di mail scatenata con la lievitazione dal quorum aritmetico (33%) al quorum politico (60%) è stata mossa dalla richiesta generale di continuare con l'esperimento, ormai noto come il Sottomarino Giallo", più ancora che dalla felice sorpresa per il risultato.
L'azione di "Sinistra Critica" nel coordinamento che ha deciso via via l'orientamento politico e la forma comunicativa è stata importante, nella sostanziale assenza della ex sinistra radicale (Sel, Pdci, Pcl) e con la sola importantissima presenza attiva di singoli compagni di Rifondazione, del Cagliari Social Forum e ovvuiamente del Comitato Gettiamo le basi.
Ieri il referendum sardo sembrava un vaticinio nazionale; i dati di Milano raccolgono il vaticinio. Buon pro.

Una notizia cattiva dalla Sardegna

Giovanni D'Ambrosi Fonte il Minatore Rosso




Le riserve naturali sarde: basi per radar anti-immigrati


I mezzi utilizzati per l'avvistamento delle navi profughi ampliano le basi militari dell'isola. I cittadini vogliono difendere la loro terra

Quattro siti di interesse paesaggistico ed archeologico sono stati scelti per installare radar che contrasteranno gli sbarchi degli extracomunitari. Per questo in Sardegna sono in corso presidi continui: gli abitanti stanno occupando i 4 cantieri militari scelti sul territorio. Oltre ai danni all'ambiente e alla salute, dovuti alle onde elettromagnetiche che gli strumenti di avvistamento rilasciano, il “Comitato No Radar Capo Sperone” denuncia la speculazione economica e finanziaria sottesa alla costruzione dei nuovi strumenti bellici. «È una truffa. Noi sardi siamo stanchi di essere colonizzati», commenta dall'isola il referente del Comitato No Radar Capo Sperone Antonello Tiddia (VIDEO). 14 le installazioni che dovrebbero riguardare l'intera penisola.

Le aree prescelte
Le zone individuate per la costruzione di tralicci e parabole, dell'altezza di 36 metri, si trovano sulla costa occidentale dell'isola, nei comuni di Sant'Antioco, Fluminimaggiore, Tresnuraghes e Sassari. Le proteste dei cittadini hanno lo scopo di respingere le ruspe e bloccare l'opera di fortificazione. Agli atti comunali l'intervento si configura «come un'opera militare di interesse nazionale che sebbene ricada in una zona di elevatissimo pregio ambientale, è compatibile con la destinazione di zona urbanistica».

Avanti con le deroghe
Tresnuraghes, ad esempio, è un territorio protetto dalle ferree norme della Zps e sebbene alcune vietassero i lavori di innalzamento dei radar (dal 30 marzo al 30 giugno) per consentire il ripopolamento della fauna selvatica, una deroga ottenuta dalla Regione ha permesso l'avvio dei lavori. «Deturpano il territorio, la fauna, l'ecosistema e la salute. Questi radar produrranno onde elettromagnetiche che ammazzeranno i sardi». Questo è l'allarme lanciato dal Comitato No Radar.

Soldi, soldi, soldi
«Nessuna amministrazione ci aveva informato di questi sistemi, benché avessero già dato le concessioni per la costruzione» denuncia Tiddia, componente del Comitato. La militarizzazione del territorio sardo rientra nel progetto dell'Unione Europea per il potenziamento delle frontiere in difesa dai flussi migratori provenienti dal Nord Africa. I radar possono individuare imbarcazioni veloci di piccole dimensioni sino ad una distanza dalla costa di 50 chilometri.

Tra appalti e produttori
Sono prodotti dalla Elta Systems, società controllata dal colosso industriale militare ed aerospaziale israeliano IAI. La ditta appaltatrice è, invece, Almaviva del gruppo Finmeccanica: «Azienda che produce armi e morte». L'opera è affidata alla Guardia di Finanza. «Prima del blocco per le proteste - spiega Tiddia -, i lavori proseguivano celermente. Hanno verificato con delle ruspe la solidità del terreno. Innalzeranno i radar in 10 giorni. Se poi non funzionano, non fa niente. L'importante è prendere i soldi».

«Ci vietano di godere del nostro territorio»
Sull'isola, il 62% del demanio è sottoposto a servitù militare. «Ci sono interessi economici enormi - prosegue il referente del Comitato No Radar Capo Sperone -. Sono milioni gli euro gestiti da Almaviva. I radar saranno alti 36 metri, recintati e consegnati alla Guardia di Finanza. Queste opere belliche non porteranno lavoro. Siamo stanchi di essere colonizzati dall'Italia, senza avere nessun tornaconto. Qui la gente sta morendo di fame. Useremo tutti i mezzi affinché questi radar non vengano costruiti ed installati in Sardegna».

martedì 17 maggio 2011

Giuliano Pisapia capo di Al Qaeda

fonte il Giornale autore Alessandro Sallusti






























Ecco la verità su Giuliano Pisapia. Il sedicente avvocato dopo l’uscita da Rifondazione Comunista ha lasciato l’Italia rendendosi irreperibile. Dopo essersi convertito all’islamismo si è stabilito in Pakistan. Messosi a capo di una gruppo “estremista salafita per la predicazione e il combattimento”, è entrato in contatto con i vertici di al qaeda. Sembra che l’allora vice di Osama Bin Laden, Abu Musab Alzarqawi, abbia presentato al Zarpysaspya, questo il nome arabo di Pisapia, a Bin Laden. Il capo di al qaeda, a seguito della morte di alzarqawi, nominò al Zarpysaspya suo vice. L’avvocato milanese però, era troppo ambizioso. Dopo aver organizzato diversi azioni terroristiche  con il suo gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, fra cui l’attentato alla metropolitana di Madrid, decise che il suo obbiettivo sarebbe stato  quello di mettersi a capo di al Qaeda , al posto di Osama.  I tempi però non erano maturi. Tornato in Italia riprendendo le vesti  del mite avvocato lombardo, iniziò una attività oscura di sovvertimento delle istituzioni. A capo del gruppo “Brigate armate islamiche per il comunismo” (BIC), Pisapia  mise in atto diverse azioni destabilizzatrici .Avvelenò  il porco che Calderoli aveva sguinzagliato su un  terreno di Bologna per protesta contro l’edificazione di una moschea. Causò  il coccolone a Bossi inviando una spia ninfomane nel suo letto al posto della soubrette Luisa Corna. Si sostituì  all’oculista di Gasparri deturpando lo sguardo ammaliatore dell’ex ministro delle comunicazioni. Modificò  il principio attivo dello shampoo usato da Berlusconi in modo da rovinargli il trapianto tricologico, sostituì  la miniatura del duomo di plastica che Massimo Tartaglia avrebbe dovuto  tirare contro Berlusconi  con  un souvenir uguale ma di pietra, sabotò  tutti i decoder.  Patrizia D’Addario era un suo agente  inviato ad Arcore per sputtanare il presidente del consiglio. Ha falsificato la carta d’identità di Ruby facendo in modo che questa risultasse minorenne, ha sabotato il silicone della Santanchè facendogli più volte scoppiare le labbra il seno e il cervello. Dietro le toghe rosse c’è la sua organizzazione. Ma il suo obbiettivo principale di assumere il comando di  al quaeda ancora non era raggiunto .  Era arrivato  il momento. Con una telefonata anonima rivelò  alla Cia il nascondiglio di Osama. Lui sapeva benissimo dove era e in barba ai servizi segreti pakistani fece o in modo che gli americani gli togliessero di torno Osama. Così Giuliano Pisapia alias Al Zapysaspya oggi è il capo incontrastato della cellula terroristica più pericolosa del mondo. Il suo prossimo piano criminale sarebbe stato  quello di diventare sindaco di Milano. Per questo molti membri della cellula salafita per la predicazione e il combattimento si sono finti elettori milanesi e hanno falsificato le schede. Una volta primo cittadini del capoluogo lombardo, avrebbe distrutto le chiese sostituendole con moschee e avrebbe posto il regime dalla sharia comunale. Fortunatamente il nostro giornale grazie alla collaborazione della spia”Betulla” è riuscito a smascherare il terrorista. Un uomo talmente crudele da tradire  il suo capo. E’ per questo che chiediamo di annullare le elezioni a Milano , di arrestare l’ineffabile al Zapysaspya alias GIULIANO PISAPIA  e di restituire d’ufficio la poltrona di PRIMO CITTADINO a Letiza Moratti a meno che Berlusconi non decida per un altro nome.  

CAZZEGGIO BY LUCIANO GRANIERI




Clamoroso a Milano! La Moratti ruba una macchina e lascia la città

di Alessandro Robecchi 


Dalle prime proiezioni il voto di Milano dà un’indicazione abbastanza precisa, per quanto sfumata: la signora Moratti piace ai milanesi come uno stronzo di cane nella minestra. La radicalizzazione dello scontro voluta dal noto latin lover Silvio B. si è rivelata un discreto boomerang e la prova provata che dove mette lui la faccia la gente si scansa, specie se ha figlie minorenni. Ma il dato politico della giornata sembra essere oscurato dalla cronaca. Un furto d’auto è avvenuto verso le 16 in piazza della Scala, vicino alla sede del consiglio comunale. Un’elegante signora, rotto a gomitate il finestrino di un’auto, si è infilata nell’abitacolo e ha lasciato precipitosamente la città. "Non vorrei sbagliarmi - dice un testimone oculare - ma sembrava proprio l’ex sindaco di Milano Letizia Moratti". La polizia stradale, prontamente intervenuta, ha detto di aver incrociato l’auto in fuga, ma di non averla fermata: "La signora ci ha detto di essere di famiglia moderata e così abbiamo deciso di non fermarla per un controllo, chissà, forse abbiamo sbagliato". Ma la dura cronaca non finisce qui: l’auto in fuga, rubata da Letizia Moratti, avrebbe travolto nella sua precipitosa fuga la signora Daniela Santanché, lasciando sull’asfalto notevoli quantità di silicone. Non è l’unico incidente in città: sia Ingnazio La Russa sia Maurizio Gasparri si sono gravemente danneggiati le unghie durante i dibattiti televisivi, nel disperato tentativo di arrampicarsi sui vetri. Perse le tracce della Moratti, la polizia concentra le ricerche sui complici, un tale Umberto B., disabile, visibilmente disturbato, e Silvio B., già noto alla questura di Milano per le sue telefonate notturne. Le ricerche proseguono incessanti, anche con l’uso di cani da valanga. Vi terremo aggiornati.
Nella foto, la signora Moratti prima di rubare l’auto, insieme ai suoi complici, ora attivamente ricercati

Risultati elezioni comunali nel basso Lazio

Fonte Ministero degli Interni


RISULTATI ELEZIONI COMUNALI PROVINCIA DI FROSINONE


RISULTATI ELEZIONI COMUNALI PROVINCIA DI LATINA



domenica 15 maggio 2011

Tu quoque Nichi?

Isa Giudice


Sono  stata nei territori occupati della Palestina il mese scorso, al rientro ho trovato un  INTERVENTO DI VENDOLA a dir poco infelice, il gruppo di viaggiatori, circa una quarantina di persone, ha concordato di scrivere una lettera e fargliela pervenire. Ti invio una copia. In autunno vorrei preparare un evento di sensibilizzazione per la cittadinanza, avrei bisogno di una mano. A presto Isa

Caro Nichi,
Dicci che non è vero e che è stato tutto un terribile equivoco. Non hai mai descritto Israele come “un Paese che ha trasformato aree desertiche in luoghi produttivi e in giardini”. Non ne hai mai parlato come di “un Paese che si confronta col tema mondiale del governo del ciclo dell’acqua” senza dire che nei territori occupati il ciclo dell’acqua consiste nel sottrarre l’acqua ai palestinesi per annaffiare colonie illegali. E’ stato quel furbacchione dell’Ambasciator Meir a “confondere un po’ le acque”? E allora perché non pubblicare una bella smentita?
Ti hanno già scritto in molti e lo ha già fatto molto bene Myriam Marino, ci siamo anche noi: un bel gruppo di persone le più diverse appena tornate da un “viaggio di conoscenza” in Israele e Palestina, pensa. Uno di quei bei viaggi organizzati dall’Associazione per la Pace di Luisa Morgantini, un viaggio che nessuno di noi dimenticherà mai, che è appena cominciato e che vogliamo continuare, anche con te se ne avrai voglia e curiosità.
Si dice che la Sinistra sia molto più brava a fare autocritica che a criticare i propri avversari. E infatti eccoci qua, a esercitare la nostra critica, tanto forte quanto forti sono le nostre aspettative nei tuoi confronti. Molti di noi sono “di sinistra”, alcuni di noi militano nelle file di Sinistra, Ecologia e Libertà. C’è anche chi non vede l’ora di vederti a capo di un governo che traduca sogni di giustizia in realtà quotidiana.
Tutti noi crediamo che essere “radicali” non voglia dire essere “faziosi” e per forza “oppositivi”, ma essere in grado di arrivare alle radici delle cose, per capirle, interpretarle e tentare di dare risposte a questioni che sembrano difficili da risolvere.
Siamo contrari a battaglie identitarie che servono solo a dare un’etichetta a chi si sente perso senza un simbolo appiccicato addosso. Crediamo che oggi più che mai sia necessario studiare e reinterpretare il mondo. Neanche a te piacciono gli slogan vuoti e anche tu hai sempre voglia di imparare. E’ finita l’epoca della fedeltà assoluta ad una “causa superiore”, bisogna coltivare il dubbio, siamo d’accordo. Ma alcune battaglie vanno portate avanti con convinzione. Per questo abbiamo superato i dubbi di Pasolini su Israele e il mondo arabo e non abbiamo dubbi da che parte stare quando si parla dei Territori Occupati. Ogni tanto fa anche bene sentirsi nel giusto.

A noi ha fatto bene manifestare contro il Muro a Bil’in insieme ai comitati palestinesi di resistenza popalare, ballare a Sheik Jarrah con i giovani israeliani strillando a una voce “One, two, three, four…occupation no more!”. Davanti a noi, due coloni che facendo finta di niente leggevano il Talmud seduti sul divano in cortile. Hanno ignorato noi come ogni giorno ignorano l’anziana profuga palestinese, a cui hanno occupato la casa assegnata dall’UNRWA ma che in quel cortile ha deciso di viverci lo stesso, sotto una tenda.  
Ci ha fatto bene conoscere gli Human Supporters di Nablus che aiutano i bambini a superare il dolore, e ci ha fatto bene vedere quel che riesce a fare il Rehabilitation Centre di Hebron in una città militarizzata da 5000 soldati venuti a proteggere i 400 coloni che hanno occupato il centro storico rendendo la vita impossibile ai palestinesi. Tutto questo ci ha fatto bene, ma ci ha fatto anche soffrire, perché l’ingiustizia fa soffrire, come fanno soffrire i racconti di violenza inaudita che ci sono stati riferiti dalle stesse vittime, anime di un assurdo purgatorio che chiedono di riportare in terra la loro verità.

Nichi, lo sai che nell’ “unico Stato democratico del Medio Oriente” esistono le prigioni per i morti? Quelle dove i palestinesi marciscono, letteralmente, per scontare pene di 250 anni?

Noi comprendiamo le ragioni diplomatiche che ti spingono a parlare anche con l’Ambasciatore di uno Stato che pratica l’apartheid, ma è davvero necessario sposarne e diffonderne la propaganda? Non dobbiamo dirti noi che già nella Bibbia la Palestina è identificata come la terra dove scorrono latte e miele: non è stato certo lo Stato di Israele a renderla fertile.
Semmai, lo Stato di Israele sta utilizzando i territori abitati dai palestinesi come discariche.
E a proposito di tecniche d’avanguardia, lo sai che dalle belle oasi che si sono costruiti in Cisgiordania i coloni aggrediscono i bambini palestinesi che per andare a scuola senza fare deviazioni chilometriche osano avvicinarsi a loro? E sai che non lontano dalle meravigliose palme piantate dai coloni nella Valle del Giordano esistono villaggi di beduini dove l’acqua potabile non passa perché è stata deviata? Siamo andati a conoscerli i bambini di questi villaggi, abbiamo visto le loro scuolette fatte coi copertoni delle macchine (anche grazie all’aiuto della cooperazione italiana), abbiamo visto le tende dove fanno lezione in attesa che sia pronta la scuola di fango intitolata a Vittorio Arrigoni: qualche mattone l’abbiamo messo pure noi, simbolicamente, per testimoniare la nostra vicinanza. Giardinetti per loro non ce ne sono, e qualcuno vorrebbe che neanche loro fossero lì.
Come a Gerusalemme, dove i palestinesi non possono costruire case nemmeno sulla terra che appartiene a loro. E i figli devono arrangiarsi altrove, perdendo in questo modo per sempre la residenza.

E allora Nichi, questa terra che in tutto sarà grande come la tua Puglia, bisogna conoscerla tutta per saper distinguere gli orrori dalla speranza, per capire che anche chi sta male a volte non si arrende. Per denunciare chi, nel nome di una religione e di una cultura, fa terra bruciata intorno a sé, teorizzando e riuscendo a far passare il messaggio che i suoi diritti valgono più dei diritti degli altri.
Lo stato di Israele sarà pure denso della cultura ebraica che tutti apprezziamo, ma cosa c’entra questa cultura con le prevaricazioni che subiscono i palestinesi?

Infine, riguardo al tuo desiderio di “sviluppare reciprocamente le attività turistiche”, ci chiediamo: è per difendere questa cultura che quegli uomini e donne di ghiaccio del sistema di sicurezza israeliano hanno sottoposto noi “turisti” italiani a un vero e proprio interrogatorio sulla via del ritorno, all’aeroporto di Tel Aviv? Terrorismo psicologico, il loro, roba da farti venire la tremarella. L’accusa, gravissima, quella di “essere dei volontari”.
Pensa che curioso, ci hanno accusati di essere venuti in Israele “solo” per aiutare i palestinesi, e hanno voluto le prove che fossimo stati nei posti giusti: posti, ad esempio, come i giardini  di Haifa di cui sono (siete?) tanto orgogliosi. Fra le tante foto “compromettenti” che hanno visto dopo averci requisito la macchina fotografica è spuntata fuori anche quella dei giardini di Haifa. Meno male, siamo particolarmente sensibili ai giardini.

Ci vuoi venire a vedere i giardini e le palme con noi? Noi ti ci portiamo volentieri, ma poi facciamo anche un viaggio nei villaggi e nelle città palestinesi.

Con la stima che non vogliamo perdere,

Giovanna Bagni
Giulia Bellandi
Sara Bellandi
Franca Bocci
Raffaele Boiano
Sergio Caldaretti
Bernardetta Casa
Carla Consonni
Davide Costa
Nicola Costa
Silvia Dal Piaz
Marco De Luca
Francesco Del Bove Orlandi
Rosa Di Glionda 
Francesca Fanchiotti
Gabriella Fazzi
Ornella Fiore
Liana Gavelli
Isa Giudice
Valentina Loiero
Maria Grazia Lunghi
Giovanna Maniccia
Paola Marazziti
Marcello Musio
Mariella Pala
Cristiana Paternò
Marco Pecci
Elisabetta Schintu
Stefania Spiga
Massimo Tesei
Edvino Ugolini
Carolina Zincone
Biancamaria Zorzi