Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 26 gennaio 2019

In morte del servizio sanitario nazionale

Ivan Cavicchi





 Il M5s, attraverso il suo ministro della salute, Giulia Grillo, ha accettato, sulla sanità, senza condizioni, il regionalismo differenziato chiesto dal Veneto dalla Lombardia dall’Emilia Romagna. Cioè dalla lega e dal Pd.
LE REGIONI, per gentile concessione del M5s, cioè di coloro che si sono sempre dichiarati grandi difensori della sanità pubblica, avranno i poteri esclusivi dello Stato su: personale, farmaci, governance, fondi integrativi, tariffe, servizi, formazione. Lo Stato quindi su queste fondamentali materie non avrà più voce in capitolo.
Ogni regione se la suonerà e se la canterà come vuole, potrà privatizzare i suoi servizi, potrà fare contratti ad hoc per i propri operatori, potrà dare di più o di meno, potrà gestire la sanità con aziende uniche, centralizzate, o altro, potrà avere propri operatori specifici, potrà formare perfino i medici come vuole, potrà curare la gente a modo suo, potrà ovviamente mettere le tasse che servono sui propri cittadini, perché l’unica condizione posta a questa follia contro-riformatrice è che tutto avvenga per lo Stato a «costo zero» cioè che le regioni si paghino le spese. Un costo zero che sarà pagato a caro prezzo dal nostro paese
MUORE COSÌ, nel quarantennale della sua nascita, il servizio sanitario nazionale. Con esso muore: la solidarietà tra le persone, quella che finanzia attraverso il fisco in modo giusto i bisogni di salute dei poveri e dei ricchi, l’universalità cioè la persona non è più curata per i suoi diritti, l’equità cioè la possibilità di curare le persone secondo le loro personali necessità, con esso muore un’idea nuova di salute, di persona, di bisogno, di medicina, con esso muore la civiltà dell’art 32 della Costituzione.
Tutto questo nel mentre a Davos il grande capitalismo ci avverte che il welfare sanitario di domani è destinato a mangiarsi almeno il 15% del pil (noi come sanità pubblica proprio perché pubblica costiamo la metà) e che per forza per governare questa enorme spesa «improduttiva» sarà necessario produrre molta più salute di prima (noi abbiamo già un intero sistema incentrato sulla prevenzione)
TUTTO QUESTO AVVIENE con il governo giallo verde, vale a dire con le antitesi al potere che si disputano a suon di contraddizioni, lo spazio politico disponibile, con una sinistra morente ma disgustosamente compromessa, del tutto collusa con lo sfascio, e con un ministro della Salute che più anodino di quello che è sarebbe impossibile immaginarlo.
IN QUESTA FACCENDA il ruolo del ministro Grillo avrebbe potuto essere fondamentale: ella avrebbe potuto mediare, avanzare delle contro-proposte, trovare soluzioni compromissorie, fare alleanze, ma niente di tutto ciò. La ragione è che i «ministri per caso» non sono mai all’altezza del compito. È sorprendente come alla fine a decidere la storia non siano solo le grandi cose ma anche quelle più piccole e più insignificanti.
Nel programma di governo, c’è una contraddizione grande come una casa nella quale il ministro Grillo avrebbe potuto infilarsi che è quella che da una parte si prevede il regionalismo differenziato ma dall’altra si ribadisce il valore irrinunciabile del servizio sanitario nazionale solidale e universale.
Il ministro anziché rimuovere la contraddizione con soluzioni alternative ha preferito calarsi le brache ma solo perché non sa che fare. Cioè non ha idee, non ha un programma, non ha un pensiero.
STRIDONO le contraddizioni: mentre la solidarietà muore perché si chiudono i porti, nello stesso tempo muore perché in sanità si cancellano i diritti. Mentre il governo ci propone più sicurezza, gli italiani sono più insicuri cioè mal tutelati nei confronti delle malattie. Mentre le grandi regioni leghiste Lombardia e Veneto chiedono di uscire dal Ssb, si accoda l’Emilia Romagna la grande regione rossa e il Pd incapace di distinguersi da essa, sta a guardare perdendo la sua storica occasione di fare opposizione non solo al governo ma a un pensiero contro-riformatore, che cancella 40 anni di leggi parlamentari.
La Cgil non solo ha aperto con i metalmeccanici la strada al welfare aziendale e al sistema multi-pilastro ma ha appena sottoscritto contratti, come quelli del comparto sanità, basati sulla deregolazione del lavoro riconoscendo agli operatori sanitari pubblici la facoltà di farsi una mutua per loro e i loro famigliari contro loro stessi, cioè una mutua che integri ciò che loro fanno.
C’È QUALCOSA DI INSANO e di perverso in tutto questo che certo apre la strada a ciò che è male ma solo perché ciò che è bene per la sinistra non si sa più cosa sia o cosa debba essere.
Resto convinto che se la sinistra avesse fatto la «QUARTA RIFORMA» oggi non saremo a questo punto. «Quarta riforma» per dire che se la sinistra avesse continuato a fare il suo mestiere riformatore, cioè avesse continuato a produrre un pensiero di riforma, oggi non saremmo a piangere la morte del servizio sanitario. Ma la sinistra buona non è riuscita ad andare oltre l’apologia del passato e quella cattiva ha venduto l’anima al pensiero neoliberista. Gli uni e gli altri a coloro che controcorrente proponevano la «quarta riforma» li hanno semplicemente ignorati.
Resta il fatto nudo e crudo. il tradimento del M5s oggi in sanità apre la porta al far west abbandonando il sud a se stesso e togliendo ai cittadini il diritto di essere curati secondo diritto. Cioè il diritto alla giustizia e all’eguaglianza.
fonte "il manifesto" del 26/01/2019


giovedì 24 gennaio 2019

Il comune di Castelnuovo di Porto comunica quanto segue:


Ieri sera ho visto in TV il film documentario trasmesso da Rai 1 “Figli  del destino”. La proiezione narra la storia  di quattro bambini ebrei, nella realtà,  Lilliana Segre, Lia Levi, Tullio Foà e Guido Cava, vittime delle leggi razziali  fasciste promulgate nel 1938. In particolare i quattro bambini  , oggi diventati adulti ,  ricordano con tristezza , sgomento e dolore  quando, per il decreto sulla razza  firmato da Vittorio Emanuele III, hanno dovuto, in quanto figli di ebrei, lasciare la scuola. Una domanda  i ragazzini  sgomenti rivolgevano ai loro genitori: “Perché non posso più andare a scuola? Eppure la maestra mi vuole bene, i compagni anche, e poi vado bene ho bei voti” I genitori erano in difficoltà non sapendo cosa rispondere a questa domanda. Ebbene  questa stessa domanda i bambini del C.A.R.A. di Castelnuovo  di Porto l’avranno posta ai loro genitori i quali, presumo, avranno avuto le stesse difficoltà dei genitori ebrei nel  rispondere ai propri figli.  Non è un paragone azzardato perché lo sgombero  che il ministro della paura ha ordito nei confronti degli immigrati della cittadina vicino a Roma è una vera e propria deportazione. Pubblico di seguito il comunicato stampa del Comune di Castel  nuovo di Porto del 22 gennaio scorso. Il documento è utile per capire come si fa a distruggere un processo di civile integrazione costruito con dedizione ed umanità  in pochi barbari minuti. Forse sarebbe ora di ribellarsi al grido di “BUONISTI UN CAZZO”




martedì 22 gennaio 2019

Cronache da un'ambulanza del 118

 Gruppo Sanità Potere al Popolo Lazio

Giovedì 22 gennaio 2019

Ancora si continua a dire da parte di questa Regione che hanno implementato gli Ospedali di periferia! Ecco ancora oggi la situazione al Gemelli e al San Filippo Neri, veramente da far dire si stava meglio quando si stava peggio, con le vecchie astanterie, dove almeno c'era un minimo di dignità della persona, con la divisione fra uomini e donne, con un posto letto, che tuttavia non veniva considerato tale, e non una barella stretta e scomoda dell'ambulanza! La nostra poi, non la puoi nemmeno lasciare incustodita , primo perché troppo alta e il paziente se si gira può cadere, secondo, perché se la abbassi per evitare il rischio di caduta, le ruote si bloccano, la barella non si muove più e il personale dell'ospedale non la sa manovrare. Grazie a chi ha ordinato questo tipo di barelle, sicuramente uno che non ha mai lavorato in ambulanza o forse uno che non ha mai lavorato, chissà! Insomma siamo ancora una volta bloccati, da un'ora circa. E dire che stamattina ho fatto il giro degli ospedali per non essere bloccata, arrivando persino all'Aurelia Hospital. Già, mi era andata fin troppo bene, ma non ha importanza la mia posizione, sono di turno fino alle 20:00, non è questo il problema, mi preoccupa invece vedere tutti i pazienti che necessitano di cure e che non trovando altro si rivolgono a noi del 118 e ai P.S.!

Diverse ambulanze bloccate

Sala Gialla

Sala gialla


S'intravede il punto di ristoro pieno dei parenti dei pazienti




NEOSCHIAVISMO FCA

Potere al Popolo Frosinone



L’Assemblea territoriale di Frosinone di Potere al Popolo esprime preoccupazione per il futuro dello stabilimento FCA di Piedimonte San Germano, vicino Cassino.

Alcuni dati rendono chiaro il quadro.

Nel 2017 erano stati assunti 830 lavoratori interinali per quattro mesi e quando Marchionne aveva promesso 1800 assunzioni, la possibilità di un contratto diverso per costoro era sembrata possibile.
Invece per 530 persone un laconico sms ha troncato ogni speranza: "Per il momento il tuo contratto cessa. Ci aggiorniamo per ulteriori novità".


Oggi lo stabilimento Fca di Piedimonte San Germano conta 4.100 dipendenti quando nel 2017 ne aveva 4300. Il turn over non esiste: chi va in pensione non viene sostituito. Il piano industriale rende l’analisi ancora più preoccupante.



A Cassino vengono prodotti l’Alfa Romeo Giulia, l’Alfa Romeo Stelvio e l’Alfa Romeo Giulietta. 
Il nuovo CEO Mike Manley durante la presentazione dei risultati finanziari del terzo trimestre del 2018, aveva confermato che per Alfa Romeo non erano previste novità nel 2019 mentre per gli altri modelli si sarebbero limitati ad un aggiornamenti degli interni.




Il 14 gennaio 2019 a Detroit le sue dichiarazioni sono apparse ancora più preoccupanti quando ha detto che il piano da 5 miliardi di investimenti previsto in Italia nel 2019-2021 «sarà rivisto» e quindi sarà rivisto anche il progetto di piena occupazione negli stabilimenti italiani entro il 2021, compreso lo stabilimento di Cassino.




A Cassino l’elettrificazione delle Alfa Romeo Giulia e Stelvio è pianificata per il 2019 e le produzioni non saranno nelle concessionarie prima del 2020, quando il mercato sarà già saturo.
Nel 2017 sempre a Cassino si è registrata una diminuzione della produzione del 26,7% e nella pianificazione industriale è prevista la produzione del D-SUV Maserati non prima del 2020.
Gli investimenti previsti per Cassino sono risibili e ininfluenti per il rilancio della produzione e dell’occupazione.



La sfida dell’auto ibrida e elettrica è fuori tempo.

I piani industriali preannunciati nelle stagioni precedenti non sono stati realizzati e quelli futuri saranno rivisti, con l’inevitabile conseguenza che l’occupazione a Cassino sarà sempre più a rischio.
I sindacati metalmeccanici della provincia di Frosinone hanno chiesto un Tavolo con il Governo che ha avuto un esito paradossale, a tratti ridicolo.



Il 18 gennaio si sono incontrati con il Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon e con l’onorevole Francesca Gerardi, entrambi della Lega, i quali, di fronte alla preoccupazione manifestata dai sindacati, hanno minimizzato dicendo che si trattava di esagerazioni giornalistiche e che, siccome a loro non risultava, le dichiarazioni di Mike Manley di certo non erano vere.

I sindacalisti hanno esposto in che modo il nuovo intervento governativo inciderà negativamente su Cassino per favorire le case automobilistiche straniere, ma le risposte ricevute dai due leghisti hanno oscillato tra la derisione e il surreale, negando che si trattasse di un tavolo tecnico e derubricandolo ad un informale incontro conoscitivo.



La condizione degli operai addetti alla catena di montaggio è la seguente: lo stipendio è di circa 1.200 euro che può aumentare se si fanno i turni; i turni si articolano in questo modo: una settimana dalle 06,00 alle 14,00, una settimana dalle 14,00 alle 22,00, e una settimana dalle 22,00 alle 06,00; se lo stabilimento non è vicino a casa, un operaio si alza anche alle 4,30 per prendere servizio alle 6; la pausa mensa di 30 minuti non è più garantita e viene messa a fine turno, e, in tal modo l’operaio che si è alzato alle 4,30 potrà usufruirne solamente alle 14; le pause collettive invece hanno una regolamentazione sadica perché sono state ridotte e ridistribuite: si è passati da 40 minuti al giorno a 30, e i 30 minuti sono divisi in tre pause da 10 minuti; poiché lo stabilimento è molto esteso, per arrivare alla macchinetta del caffè dalla propria postazione, in media occorrono dai 5 ai 6 minuti e altrettanti per tornarvi dopo la pausa caffè, insomma un sistema pianificato per disincentivare le pause, in perfetta adesione al neo schiavismo del capitalismo contemporaneo.



Il salario non riesce a garantire nemmeno la sussistenza dell’operaio e la sua esistenza resta schiacciata dalla sola funzione produttiva, con la negazione persino del tempo di urinare.

Per lo stabilimento di Cassino la battaglia dei diritti sociali non può essere separata dalla battaglia ecologista e si potrebbe costruire una mobilitazione estesa che superi il ricatto per rimettere in discussione tutti gli assetti esistenti, sia i piani occupazionali che i piani industriali.
Non saranno i pentafascioleghisti ad essere capaci di tanto, e occorre riaprire la stagione delle mobilitazioni.



4.100 dipendenti sono una forza straordinaria, devono solo prenderne coscienza.

Se le vittorie regressive della proprietà della Fiat/FCA sono state il simbolo delle politiche regressive per l’intera nazione, potranno essere le mobilitazioni dei dipendenti ad essere il motore per invertire la rotta, non solo per Cassino, ma per l’Italia.
Potere al Popolo ne è consapevole e lo auspica.

video a cura di Luciano Granieri

domenica 20 gennaio 2019

MAIL-BOMBING GUARDIA COSTIERA ITALIANA

100 PERSONE STANNO MORENDO SOTTO I NOSTRI OCCHI. 
CHIEDIAMO ALLA GUARDIA COSTIERA DI INTERVENIRE IMMEDIATAMENTE.
NON ASSISTEREMO INERMI ALL'ENNESIMA STRAGE.

“AIUTATECI, PRESTO NON RIUSCIRO' PIU' A PARLARE PERCHE' STO CONGELANDO”
Nel Mar Mediterraneo, nel mare “nostrum”, in questi minuti, si sta rischiando un'altra tragedia, l'ennesima.
Un'imbarcazione a largo della Libia ha lanciato un allarme. A bordo ci sono 100 persone, tra cui 20 donne e 12 bambini, che stanno rischiando il congelamento.
Il governo maltese e quello italiano non stanno intervenendo, sostenendo che la guardia costiera libica ha la situazione sotto controllo e che sta per intervenire, ma non è così. Sono già passate tre ore da quando sono stati lanciate le prime drammatiche richieste di aiuto dall'imbarcazione.

CHIEDIAMO SUBITO ALLA GUARDIA COSTIERA ITALIANA DI INTERVENIRE.
NON POSSIAMO PERMETTERCI DI AVERE SULLA COSCIENZA 100 VITTIME, MENTRE LE OSSERVIAMO MORIRE SENZA FARE NULLA PER SALVARLE.

INVITIAMO TUTTE/I A MANDARE SUBITO UNA MAIL AGLI INDIRIZZI guardiacostiera@guardiacostiera.it e guardiacostiera@mit.gov.it CON IL SEGUENTE TESTO:
OGGETTO: 20 GENNAIO 2019 - RICHIESTA DI INTERVENTO IMMEDIATO PER ILSALVATAGGIO DI 100 VITE UMANE
TESTO: “Io sottoscritto, NOME+COGNOME, chiedo alla Guardia Costiera Italiana di rispondere ai principi di solidarietà delle persone di mare, e di intervenire subito per salvare le persone a bordo dell'imbarcazione che si trova a largo delle coste libiche.
La Guardia Costiera italiana ha sempre svolto in questi anni importanti operazioni di soccorso in mare portando in salvo migliaia di persone: oggi non può restare a guardare la morte in diretta senza intervenire. 
Non siate complici di questo delitto.

NOME+COGNOME”