Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 24 maggio 2014

L’Istituto Agrario Angeloni e l’Osservatorio Peppino Impastato ricordano Falcone Borsellino e Peppino Impastato.

Luciano Granieri

Gli interventi sul tema della legalità , la discussione e  il confronto all’interno delle scuole è una delle attività più importanti e, personalmente ritengo,  più appaganti svolte dall’Osservatorio Peppino Impastato.  Confrontare la storia del movimento  antimafia sociale e istituzionale, le sue implicazioni nel presente, con le speranze e i desideri dei ragazzi è affascinante, a volte anche spiazzante.  E’ un confronto  anche conflittuale con cui si riesce, se non a capire, quantomeno ad intuire quell’universo di aspirazioni e bisogni che circonda il mondo adolescenziale e giovanile. 

L’esperienza maturata nel corso dell’incontro con gli studenti dell’istituto agrario Angeloni  di Frosinone,  grazie all’invito della  professoressa Caterina Basso, in occasione dell’anniversario dalla morte di Giovanni Falcone,  è stata diversa rispetto alle altre.  Per la prima volta abbiamo avuto come interlocutori , non studenti dell’ultimo anno, prossimi alla maturità, ma ragazzi dei primi corsi di studio, adolescenti appena usciti dalla scuola media inferiore. La differenza è stata enorme.  

Ad una grande curiosità ed interesse che ha coinvolto alcuni ragazzi, si è affiancato il rifiuto, tipico dell’età adolescenziale,  dell’autorità, identificando anche  noi dell’Osservatorio come autorità da rifiutare. Un ruolo che, tanto  il sottoscritto quanto  Mario Catania, cerchiamo sempre di evitare nel porci davanti ai ragazzi. 

Ma spesso dietro al rifiuto disgraziatamente dilaga il vuoto.  Sono i danni che produce  il vento malefico dell’individualismo imperante,  danni  spesso irreparabili se vanno a violare della personalità sprovviste degli strumenti  necessari a difendersi. Individualismo che si trasforma in indifferenza per tutto ciò che è al di fuori di se , ecco il vuoto, il  puro nichilismo. Uno stato che annienta la capacità di avare desideri, aspirazioni e speranze .  

Purtroppo questo vuoto viene riempito da messaggi sbagliati, fra cui il più aberrante è  quello che identifica nella mafia un soggetto in grado di sostituirsi allo Stato e di fornire una speranza, una prospettiva per un futuro migliore.  La responsabilità di fornire gli strumenti affinchè i ragazzi possano attrezzarsi per combattere quel vuoto,   che inevitabilmente li destina a soccombere, è  di tutti noi. Dei genitori, spesso anche loro investiti da un disarmante nichilismo, dei docenti,  alcuni dei quali si impegnano oltre ogni immaginazione per salvaguardare le coscienze dei propri alunni, ma sovente vengono lascati  soli davanti alla diffidenza quando non aperta ostilità  dell’ambiente e delle istituzioni in cui si trovano operare, è responsabilità, infine, dei  membri  della società civile. 

Non ci vuole molto, è sufficiente spiegare quanto la vita sia bella e preziosa e quanto sia odioso e da contrastare, tutto ciò che attenta alla bellezza di una esistenza  fatta di condivisione, di passione, di gioia. La violenza, la prevaricazione, il sopruso, il dominio dell’uomo sull’uomo, questi sono gli elementi che attentano alla bellezza della vita, elementi propri delle mafie ,  di chi diffonde illegalità, e questi  sono gli elementi da combattere perché sono, di fatto,  MORTE. 

Il lavoro da fare è notevole, ma quando in un istituto tecnico agrario degli adolescenti poco più che bambini, sollecitati  dai docenti appassionati del loro lavoro di educatori, riescono a produrre due eccellenti contributi video su Falcone e Borsellino,  abbelliscono il cortile della loro scuola con l’albero della legalità, si interessano a come combattere la MORTE mafiosa,  forse qualcosa è stato già fatto, esiste ancora qualche speranza. 


venerdì 23 maggio 2014

EUROPEE 2014, LO SCONTRO ELETTORALE DEI PICCOLI “TITANI”

Una campagna in crisi di argomenti

Una lettura di classe delle prossime consultazioni

Partecipiamo al voto per dire no all’austerità

Editoriale dell’Esecutivo nazionale di Sinistra Anticapitalista

Si chiude oggi una orribile campagna elettorale. Se pensavamo che nelle elezioni politiche di un anno fa i partiti maggiori avessero già dato il peggio, in queste settimane abbiamo avuto modo di ricrederci.
Renzi, Berlusconi e Grillo hanno fatto a gara a rincorrere i sentimenti e le pulsioni meno nobili degli elettori, ad insultarsi vicendevolmente, a favorire un voto passivo e di delega sul presunto salvatore di turno, diversamente declinato da ciascuno, che dovrebbe governare su un coacervo di demoralizzazione e rabbia indistinta che attraversa vasti settori della popolazione.
Berlusconi si è ritrovato a fare i conti con il PD e con i Grillini che mordono ormai sul suo elettorato di destra, rischiando di essere marginalizzato. Renzi si è accorto che la partita per lui è molto più dura di quanto potesse lasciar prevedere la sua ascesa politica che è stata fulminante grazie al sostegno dei media e della classe padronale ma che rischia di ottenere una vittoria azzoppata sia nelle elezioni europee che in quelle di una regione cruciale come il Piemonte. Grillo ha alternato le sparate (verbali) più violente ed anche antidemocratiche, con dichiarazioni (vedi Casaleggio) di rispetto delle istituzioni nel tentativo di coprire il terreno di voto più ampio possibile ed anche di rassicurare certi settori borghesi sulle sue gestioni istituzionali future.
Berlusconi e Renzi rappresentano appieno la classe padronale nelle sue articolazioni; in forme diverse sono la continuità delle politiche delle borghesie europee e delle loro istituzioni capitaliste: l’austerità a 360 gradi, la distruzione dei diritti del lavoro, lo sfruttamento e la precarietà, la rendita perpetua garantita ai potentati economici e finanziari, una società sempre più inegualitaria e oligarchica, fomentatrice di nuove crisi e conflitti e di nuove contrapposizioni in tutto il continente, il contrario di quanto propagandano con le menzogne sulla “loro unità” dell’Europa.
Il giornale della Confindustria, Il sole 24 ore ha dedicato ben 12 pagine a sostegno dell’ex sindaco di Firenze, a dimostrazione di come il personaggio sia stato messo lì dalla classe padronale per servirla. E’ la persona che ritengono ad oggi più adatta a combinare la demagogia dell’elemosina con la distruzione di quel che ancora resta delle conquiste e delle forze organizzate del movimento operaio.
E’ necessario soffermarsi un poco di più su Grillo perché grande è la confusione sotto il cielo e molte delle critiche a lui indirizzate da parte di alcuni settori della sinistra, legati a filo doppio al PD, non sono per nulla credibili, dato il pulpito da cui arrivano.
Grillo è l’espressione di una rabbia politica indistinta, giustificata dalle malefatte delle classi dominanti e dei loro gestori politici, ma anche primitiva, in cui ciascuno dei rivoltati ha una sua idea su cosa dovrebbe accadere per veder difese le sue condizioni di vita; non avendo a disposizione gli strumenti per costruire effettivamente un’alternativa partecipata e collettiva, si affida ad un demiurgo/attore, incaricandolo di dare voce alla sua collera, nella speranza che sia capace di indicare una qualunque via d’uscita.
Una volta avremmo definito il Movimento 5 stelle espressione della piccola borghesia (e dal punto di vista politico credo che sia ancora giusto utilizzare questa categoria), cioè una classe intermedia tra la borghesia e la classe operaia e, proprio per questo, con una ideologia interclassista (“non siamo né di destra né di sinistra”) che ha potuto conquistare tanto spazio per il venire meno di un forte soggetto (classe lavoratrice) organizzato ed attivo socialmente e politicamente. I suoi esponenti non difendono un progetto sociale alternativo, ancor meno di rottura del capitalismo, ma semplicemente si propongono come i vendicatori della società, vista come un pulviscolo di singoli individui, di fronte alle ruberie e alle malefatte dei politici, esaltando le spinte giustizialiste e perfino forcaiole presenti nel paese, con una concezione della politica non meno verticista e plebiscitaria di quella dei suoi avversari.
Il fatto che molti dei militanti grillini, nella società o in parlamento, riprendano e difendano temi e contenuti propri della sinistra non modifica di un rigo la tendenza politica rappresentata da questo movimento, del tutto interna alla società e alla logica capitalista e dalle incerte e preoccupanti dinamiche.
Chi pensa che una loro affermazione sbaracchi il PD e compagnia e che quindi sia da sostenere a scapito anche di una presenza di una sinistra reale si sbaglia di grosso; non saranno i grillini a cambiare il mondo e la borghesia, anche se preferirebbe non averli tra i piedi, mantiene poteri e capacità per poterli gestire grazie al semplice fatto che molte delle loro modalità di azione sono di destra e la loro visione del mondo è del tutto interna all’ideologia dominante.
L’unica cosa che può seriamente mettere in discussione l’azione della classe padronale è una classe lavoratrice organizzata e capace di un programma che metta in discussione i dogmi e i contenuti della proprietà capitalista. Ma non è certo questo l’orizzonte di Grillo. Anzi, il M5S avrebbe tutto da temere da una dinamica di questo genere.
Su questo non si può scherzare: alle forze della sinistra che si vogliono di alternativa anticapitalista spetta il compito di ricostruire le condizioni di una protagonismo dei lavoratori, consapevoli che ci vorrà forse del tempo, ma che la crisi sociale presente può anche accelerarne gli sviluppi. Così come dobbiamo battere Renzi e Berlusconi, anche Grillo va combattuto e battuto; è il presupposto per poter recuperare energie e settori sociali che oggi guardano con molte illusioni a questo movimento.
Le tre forze principali hanno condotto campagne completamente finalizzate allo scontro politico interno in Italia. Per Renzi e Berlusconi non c’era il problema di affrontare seriamente il tema europeo, perché ne sono interni e gestori; sono parte del problema stesso.
Per Grillo il richiamare su alcuni terreni la critica alle attuali politiche europee era solo un elemento di copertura e di credibilità per una parte delimitata degli elettori.
La scelta mediatica, la vera scelta politica è stata quella di parlare alla pancia di un vasto elettorato e di chiedere un indistinto plebiscito per “cacciarli tutti”.
Grillo che va da Vespa col plastico delle carceri dove mettere politici e giornalisti non esprime propriamente il nostro concetto di alternativa di società. Vogliamo cacciare i padroni, ma non immaginiamo un futuro a immagine di una caserma o di una prigione.
Questo scontro mediatico di “uomini forti” aveva la funzione di mettere la sordina sui contenuti reali da portare nel dibattito elettorale e che le forze della sinistra, penalizzate brutalmente dalla sproporzione nell’accesso a media, hanno avuto difficoltà a far vivere nella campagna la necessità per le masse popolare di rigettare le politiche di austerità e gli infernali trattati che garantiscono il dominio e gli interessi dei capitali, di ricostruire un progetto solidale per evitare ogni concorrenza e contrapposizione di un settore di lavoratori con un altro, del proletariato di un paese rispetto a quello di un altro.
Al centro della nostra iniziativa, che abbiamo proposto alle altre forze della sinistra è stato quindi il rifiuto dell’Europa capitalista, della Unione Europea liberista che hanno costruito contro la classe lavoratrice e i popoli del continente, ma anche il rifiuto di qualunque salvifico ed illusorio ripiegamento nazionalista, basato sul presunto recupero della “sovranità nazionale”.
Noi siamo per un’altra Europa, per l’Europa delle lavoratrici e dei lavoratori, delle lotte per l’occupazione, i diritti e i salari da Atene a Madrid, da Lisbona a Parigi, passando per Roma ed anche Berlino.
E in questo quadro ci siamo rapportati in Europa a quelle forze politiche che hanno costruito una presenza elettorale sulla base di un programma decisamente anticapitalista come quello dell’NPA francese, ma anche alla interessante esperienza spagnola di PODEMOS o a quella greca dei settori più radicali di SYRIZA.
In Italia la Lista Tsipras rappresenta il tentativo di dare, attraverso una coalizione molto ampia e diversificata, un possibilità di voto a sinistra di rigetto delle politiche dell’austerità e di solidarietà internazionalista.
Alcuni dei suoi esponenti principali hanno condotto una campagna molto minimalista, preoccupati di apparire estremisti e quindi mettendo la sordina alle parole d’ordine più alternative. Pensavano in questo modo forse di raccogliere più consensi. Noi riteniamo invece che oggi sia necessaria la massima radicalità non solo per le ragioni strategiche dell’anticapitalismo, ma anche per essere più credibili ed alternativi al PD.
Al di là di questi evidenti limiti, tuttavia, un voto a questa lista costituisce una misurazione, seppure molto parziale, del rigetto delle politiche delle istituzioni europee e una direzione di marcia collocata a sinistra.
Proprio perché pensiamo che la partita decisiva si giocherà dopo le elezioni nello scontro sociale e nella mobilitazione, tanto più in presenza anche del semestre italiano alla guida dell’Unione Europea, la nostra indicazione di voto è chiara: partecipiamo al voto, sostenendo l’unica lista di Sinistra presente sulla scheda elettorale, “L’Altra Europa per Tsipras”, dando la preferenza a quelle candidate e quei candidati che, protagonisti delle lotte sociali ed operaie, si battono per contrastare questo sistema capitalista inaccettabile che minaccia nuove catastrofi sociali e nuovi conflitti.
Per quanto riguarda le due elezioni regionali abbiamo pienamente partecipato alla formazione delle due liste di sinistra in Piemonte e in Abruzzo (dove è stata imposta una simbologia discutibilmente personalizzata sul candidato presidente) alternative ai blocchi sociali borghesi e alle loro espressioni politiche esistenti nelle due regioni.
Abbiamo dunque in queste liste candidate e candidati di Sinistra Anicapitalista. Invitiamo le elettrici e gli elettori a votare le liste unitarie della sinistra nelle due regioni ed a indicare la preferenza sui candidati della nostra organizzazione.
Per quanto riguarda le elezioni comunali rimarchiamo l’esperienza dei nostro circolo di Rimini impegnato a Misano per le comunali con una lista direttamente di Sinistra Anticapitalista, che ha visto un formidabile lavoro delle nostre compagne e compagni e a cui va il nostro più forte augurio.

giovedì 22 maggio 2014

Open Day per Orizzonti Aperti

Patrizia Monti

L’Open Day del Centro Diurno Orizzonti Aperti si propone di far conoscere a tutta Frosinone la presenza del Centro, come in esso si opera e come esso va trasformandosi in Centro Sociale aperto alla città. La trasformazione in “modalità operativa da Centro Sociale” si sta concretizzando con l’apertura della propria sede a associazioni e singoli cittadini che intendono avere uno spazio operativo per le proprie attività. Le finalità delle associazioni e le attività proposte, attentamente vagliate in modalità partecipata e condivisa, si svolgono nella sede del Centro Diurno in modo che gli utenti e le loro famiglie possano interagire con queste presenze e dunque partecipare. Il proposito di frantumare le barriere  che tendono ad isolare e a cancellare l’esistenza della sofferenza psichica si realizza partendo dal rapporto tra bellezza e benessere e intervenendo sullo spazio e sul tempo della vita nel Centro Diurno secondo le seguite direttrici:
1 - Abbellire e personalizzare gli spazi interni ed esterni della nuova sede presso l’ex Ospedale Umberto I in viale Mazzini. 
2 - Rendere gradevole e gioioso il tempo di permanenza nella sede.
3 – Tenere attività che realizzino arricchimento culturale e acquisizione di abilità finalizzate anche all’operatività di tipo lavorativo.
4 - Aprire alla città il Centro Diurno Orizzonti Aperti perché diventi punto attivo di creazioni e pratiche di relazioni sociali.

Programma dell’Open day

Ore 9:30: Apertura
Ore 10,00: presentazione del progetto Centro Diurno come Centro Sociale
Ore 10,30: attività informatiche
Ore 11,30: Canto Corale
Ore 12,30: pausa pranzo
Ore 14,30:  Postazione Artistica
Ore 15,30: Proiezioni video attività sportive e di orticultura
Ore 17,00 Chiusura del Centro.
Nella sede è  visitabile la mostra fotografica sulle attività in corso 

L' "Onorevole" &tc SCAJOLA , E IO

Oreste Scalzone


Comincia il rito sinistro/farsesco del processo di Torino contro compagni e compagne della battaglia "No-Tav". Il modesto contributo che, assieme con un pugno di "Complici" affini e solidali, chi scrive dentro questo rettangolo puo' e vuol dare, si materializzerà giorno dopo giorno in una sequenza "GIORNALE INTEMPESTIVO". Il "numero d'anteprima", la 'puntata' di oggi... 

mercoledì 21 maggio 2014

L'istituto tecnico agrario Luigi Angeloni commemora Falcone e Borsellino

Osservatorio Peppino Impastato Frosinone

 In occasione della commemorazione dell’eccidio per mano mafiosa del magistrato  Giovanni Falcone e della sua scorta, accomunando nel ricordo anche il collega e amico fraterno   Paolo Borsellino, anch’esso trucidato dalla mafia, l’Istituto Tecnico  Agrario Luigi Angeloni ha organizzato per venerdì 23 maggio una mattinata   di riflessione sul fenomeno mafioso e sullo sviluppo dei movimenti antimafia.  A questo appuntamento, che si terrà nel cortile dell’Istituto in Via Armando Fabi dalle ore 9,00,  siamo stati invitati anche noi dell’Osservatorio Peppino Impastato. Siamo lieti ed orgogliosi di aver ricevuto quest’invito dai docenti dell’Istituto che ringraziamo. Offriremo il nostro contributo organizzando una mostra che illustra la vita di Peppino Impastato. Interverremo anche in merito ad alcuni aspetti importanti dell’attività di Peppino Impastato focalizzati in particolare sull’attività politica e sociale di contrasto alla mafia ma anche sulla complessa personalità del ragazzo di Cinisi  e sulla sua sensibilità poetica. 

Seminario diritti partecipazione e rappresentanza

Osservatorio Peppino Impastato Frosinone

Si conclude la stagione dei seminari organizzati dall'Osservatorio Peppino Impastato di Frosinone e dalla scuola di formazione sociale e politica Don Gallo. Per quest'ultimo appuntamento ci siamo avvalsi della collaborazione del Comitato provinciale di Frosinone in difesa della Costituzione e del comitato L.I.P. Legge di iniziativa popolare per la Valle del Sacco.


























la relazione tratterà di tre temi fortemente legati tra loro a partire dalla Costituzione del 1948:

·       il principio di legalità, quale principio costitutivo dei rapporti sociali sia in termini di fondamento dei diritti e dei doveri del cittadino che di definizione dei poteri e dei fini dello stato;

·       la partecipazione come strumento mediante il quale i soggetti privati rappresentano i propri interessi, che ha le propria fonte nell'incontro tra legalità e cittadinanza e che contribuisce alla emancipazione del suddito in cittadino;

·       la rappresentanza come il processo in grado di interpretare aspirazioni e speranze dei cittadini, sintesi necessaria tra legalità e partecipazione come capacità e volontà di conoscere e di sapere interpretare i bisogni di coloro che si vogliono rappresentare proponendo soluzioni credibili per l'immediato e per la prospettiva prevedibile.

il circuito virtuoso tra questi tre componenti fonda la stessa democrazia costituzionale:
qualsiasi torsione di uno di questi componenti costituisce un pericolo per l'idea stessa di cittadinanza.
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Alcune riflessioni:
Personalmente reputo Il seminario che avrà luogo venerdì prossimo 23 maggio presso la Casa del Volontariato di Frosinone, a partire dalle ore 16,00, tenuto dal professor Wladimiro Gasparri, docente di dritto presso la facoltà di giurisprudenza di Firenze, molto utile per chiarire  molti aspetti controversi su alcuni dispositivi legislativi già in vigore o ancora da approvare. 

Mi riferisco alle due eleggi elettorali. Quella in essere,  relativa alle elezioni europee, e quella  nazionale in discussione che dovrebbe sostituire il “Porcellum” dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Cominciamo dalla prima. La legge elettorale per le europee. Nel dispositivo è presente lo sbarramento del 4% come soglia di accesso   al Parlamento. L’adozione di una soglia di sbarramento è di per se aberrante in ogni contesto elettorale in quanto limita il processo ,cito testualmente da Gasparri, “ di interpretare aspirazioni e speranze di tutti i cittadini, sintesi necessaria tra legalità e partecipazione come capacità e volontà di conoscere e di saper interpretare i bisogni di coloro che si vogliono rappresentare” Con  una soglia di sbarramento un buon numero di cittadini viene escluso dal processo di interpretazione delle proprie aspirazioni e speranze e la sintesi tra legalità e partecipazione risulta alterata.  Infatti  si toglie ad una parte di popolazione la possibilità di individuare qualcuno che sappia interpretare e conosca i propri bisogni. Per dirla con il professor Gasparri non a tutti è consentito di emanciparsi da sudditi a cittadini. 

Se nel contesto nazionale il principio di sbarramento può essere adottato, pur con una certa forzatura,  per agevolare la governabilità togliendo alle formazioni più piccole poteri di condizionamento nella determinazione  del governo, ciò è assolutamente inammissibile per le elezioni europee. Infatti il Parlamento che risulterà eletto, non ha la prerogativa di votare  la fiducia all’esecutivo, dunque viene a cadere la scusa della governabilità. In quest’ottica è mia personalissima opinione che la soglia di sbarramento sia  assolutamente truffaldina,  sia nel contesto europeo che in quello italiano. Essa tende  a mantenere i cittadini allo stato di sudditi ratificatori di quanto decide il re. 

In realtà questa mia opinione è suffragata dalla Corte Costituzionale, la quale,  a seguito della ricezione da parte del tribunale di Venezia e di quello di Cagliari del procedimento di incostituzionalità della legge elettorale europea avviato dall’avvocato Felice Carlo Bessori, ha ammesso la fondatezza della richiesta e potrebbe esprimersi secondo quanto già deliberato per il Porcellum determinando l’incostituzionalità della legge elettorale italiana utilizzata per le elezioni europee. 

Ma veniamo alla legge frutto del patto scellerato fra Renzi e Berlusconi. Si  ripropone la problematica della soglia di sbarramento che, pur considerato provvedimento ragionevole allo scopo di assicurare il principio di governabilità, è assolutamente abnorme nella sua dimensione. Porre l’asticella all’ 8% come soglia di eleggibilità per un partito significa privare quattro milioni di cittadini della possibilità di scegliere qualcuno che sappia interpretare  e conosca i loro bisogni, a meno che questo qualcuno non si coalizzi con qualcun altro.  

E’ noto che la soglia di sbarramento per i partiti che si coalizzano cala al 3,5% . Inoltre su questa grave mancanza si innestano i pronunciamenti della Corte di Cassazione che ha indicato le linee di applicazione di  quanto deliberato dalla  Corte Costituzionale. In primo luogo è assicurata la piena libertà di scelta per l’elettore solo concedendo ad esso la possibilità di indicare il nome del proprio rappresentante. Le liste bloccate sono incostituzionali sia nella forma contenuta nel Porcellum, sia nell’adozione pure ammessa dalla Corte Costituzionale, di liste corte con quattro cinque candidati al massimo. Si rischia quindi che la nuova legge elettorale “L’Italicum” veda la luce già contaminata da vizi di incostituzionalità. 

Al di là della valutazione sulla legge elettorale, la Corte di Cassazione si è espressa anche sulla legittimità dei provvedimenti presi da un esecutivo eletto con una legge e incostituzionale. La Cassazione concorda con la Consulta sul principio di continuità dell’azione di governo, per cui giudica legittime  e valide le deliberazioni licenziate dai parlamenti precedenti eletti con una norma viziata da incostituzionalità. Per altro confermando  lo stesso principio,   quanto deciso da quest’ultima legislatura  fino ad oggi è da considerarsi valido. Ma la Cassazione se salvaguardia il passato non può fare altrettanto per il futuro. 

Questo parlamento eletto incostituzionalmente, non può porsi l’obbiettivo di condurre a termina la  legislatura, deve limitarsi all’ordinaria  amministrazione, alla definizione di una nuova legge elettorale e presentarsi di nuovo agli elettori.  Ma soprattutto, non può a causa della sua incostituzionalità azzardarsi a sovvertire l’architettura istituzionale. 

La riforma del Senato e qualsiasi altro attacco alla Costituzione non sono minimamente consentite ad un parlamento incostituzionale. Che si debba andar a votare nel più breve tempo possibile è indispensabile, indipendentemente dall’esito delle elezioni europee, che vinca o non vinca il M5S. Lo  dice Grillo, ma lo afferma molto più autorevolmente la Corte di Cassazione.  

Si tratta di rispettare quel principio di legalità che il professor Gasparri individua nel “principio costitutivo  dei rapporti sociali in termini di definizione dei poteri e dei fini dello Stato”. E' evidente che sottoporrò queste mie riflessioni al professor Wladimiro Gasparri, il quale, ne sono certo, offrirà degli spunti estremamente interessanti. Ecco perché reputo un esperienza importante partecipare al seminario di venerdì prossimo. Vi aspettiamo numerosi

Luciano Granieri

martedì 20 maggio 2014

Su il sipario sul nuovo teatro comunale Nestor

Luciano Granieri

Non è vero che siamo rosiconi, così come ci apostroferebbe Renzi. Lo ammettiamo, spesso, quasi sempre, diciamo pure SEMPRE,  abbiamo duramente criticato il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani. In primo luogo  per l’assurdo atteggiamento tenuto nei confronti dei lavoratori della Multiservizi di Frosinone, di fatto licenziati in tronco. 

Abbiamo anche  pesantemente censurato il piano lacrime e sangue con cui ha condannato i cittadini di Frosinone, per i prossimi 10 anni,  a tassazioni  calcolate secondo le aliquote massime   e all’integrale pagamento  di servizi scadenti.

 E’ stato più volte stigmatizzato il degrado dei servizi offerti al cittadino e l’ennesimo regalo ai grandi  padroni  muratori   della città   di aeree pronte ad essere cementificate.  E’ stato sottolineato come i lampioni delle strade si spengono uno ad uno e non vengono riparati per mancanza di fondi,  mentre si è scialato per un patriottico effetto d’acqua  che impreziosisce la riverniciata P.zza Vittorio Veneto. Un getto d’acqua che spesso   schizza senza controllo facendo il bidet agli incauti frequentatori della piazza (chiedere ai grillini riuniti in comizio, vittime di una bella doccia biancorossoverde) . 

Non abbiamo taciuto delle vicende di corruzione  che hanno coinvolto il vice sindaco incarcerato a Monza  per 5 mesi  (responsabilità da accertare, per carità) né della totale insipienza  mostrata dal primo cittadino  all’interno della consulta dei sindaci di Ato5 nel difendere i cittadini contro gli abusi  di Acea.  Abbiamo perfino ipotizzato che il sindaco Ottaviani portasse iella.

Ma su una cosa dobbiamo ricrederci e siamo ben contenti di ammetterlo. Come detto non siamo rosiconi e dunque il nostro giudizio sulle iniziative culturali organizzate nella nostra città va completamente rivisto.  Il programma  culturale del Comune  non è solo la macchina di San Silverio e Sant’Ormisda, non sono solo le feste nazional- popolari di fanti e santi,  ma è anche il festival  dei conservatori e , soprattutto, l’acquisto  per un tozzo di pane all’asta fallimentare , con un blitz da consumati cravattari,  del mitico teatro Nestor di Frosinone.  I soldi per l’acquisizione  nel bilancio previsionale non ci sono, comunque a parte questa quisquilia,  complimenti, bel colpo sindaco!!

 Non siamo  rosiconi, tant’è vero che,  unici nel  panorama dei blog locali, trasmettiamo la prima teatrale assoluta andata in scena per festeggiare l’affare. Uno spettacolo straordinario  che ha visto come eccellente attore protagonista il sindaco Ottaviani e tanti altri pregiatissimi  suoi amici. E allora ladies e gentlemen …. SU IL  SIPARIO.


Monti Lepini, protezione poco speciale.

Rete per la Tutela della Valle del Sacco


Una passeggiata per gli splendidi sentieri dei Monti Lepini nella stagione primaverile offre spettacoli irrinunciabili: prati e sottobosco coperti di fiori coloratissimi, tra cui diverse specie di orchidee, agrifogli dalle lucide bacche rosse, tappeti di semi di faggio in germoglio, verdi brillanti ovunque.
Questo patrimonio collettivo, a causa di azioni antropiche,  rischia la perdita di alcune specie fondamentali per la conservazione della biodiversità, tanto da essere poste sotto stretta tutela da programmi specifici dell'Unione Europea.
A questo proposito, arrivati al campo di Montelanico e addentrandosi nella faggeta ci si imbatte in un cartello che dice:"DOCUP OB. 2 Lazio 2000/2006 Misura I.1 Sottomisura  I.1.2 "Tutela e gestione degli ecosistemi naturali" D.G.R. 21.11.02 n. 1534 Attuazione programma di sistema  Flora e Fauna - Tutela e valorizzazione di alcune porzioni del territorio di proprietà comunale  interessate dagli habitat di interesse comunitario 9210 Faggete degli Appennini con tasso e agrifoglio e 5130 formazioni di ginepro comune  su lande e prati calcicoli. SIC Monte Semprevisa e Pian  della Faggeta - ZPS Monti Lepini centrali".
Per i non addetti ai lavori, SIC sta per Sito di Interesse Comunitario e ZPS sta per Zona di Protezione Speciale.
Il termine  SIC in ambito ambientalista è usato per definire un'area che contribuisce in modo significativo a mantenere o ripristinare una delle tipologie di habitat o una delle specie definite nella direttiva europea Habitat.Inoltre il SIC è giudicato di fondamentale importanza per il mantenimento della biodiversità. Entro sei anni dalla definizione di SIC l'area deve essere dichiarata dallo stato membro zona di protezione speciale (ZPS).
I SIC formano insieme la rete Natura 2000il cui scopo principale è quello di  conservare la biodiversità.
Tornando al cartello nella faggeta, esso mostra che il comune di Montelanico, assieme alle altre istituzioni competenti, aveva individuato in quell'area un habitat per le tre specie indicate (agrifoglio, tasso e ginepro), il cui insediamento correva pesanti rischi a causa delle attività umane. A rischio quindi era la biodiversità, l'ecosistema di cui le tre specie arboree sono un elemento fondante.
Per tutelare la ZPS, riportata schematicamente in un altro cartello illustrativo, questa era stata recintata al duplice scopo “di proteggere la faggeta dall'azione di pascolo degli animali domestici e dal taglio saltuario”.

Ai nostri occhi purtroppo si è presentata una situazione di degrado: ampi tratti della recinzione sono danneggiati o addirittura inesistenti, venendo meno alla funzione di protezione dell'habitat e vanificando gli effetti positivi  raggiunti negli anni precedenti del progetto, finanziato per il periodo 2000-2006.
Lo stato  delle protezioni ci dice che,  individuato il valore naturalistico, ambientale e paesaggistico delle aree e avviato  un primo progetto, non si è data  continuità all'azione di protezione e valorizzazione. Quali cause e motivazioni hanno impedito la necessaria continuità?

Dobbiamo avere chiaro che l'equilibrio idrogeologico ed ambientale della Valle del Sacco e dei territori circostanti si regge sul mantenimento degli ecosistemi dei monti che la circondano. La salute del territorio e la qualità della vita dei suoi abitanti dipendono dalla conservazione degli habitat montani e dallo sviluppo coerente con l'ambiente, la biodiversità e l’equilibrio idrogeologico  delle attività agricole, di mezza montagna, e collina oltre che di pianura.
La situazione delle faggete del Campo di Montelanico fornisce in proposito un pessimo segnale.

E' urgente il confronto con le istituzioni interessate per approfondire questi aspetti e, al contempo, proseguire l'azione di informazione e sensibilizzazione dei cittadini.


Valle del Sacco, 20 maggio 2014

Elezioni europee Sole le lotte possono mettere fine ai sacrifici

Alberto Madoglio

Le liste della Lit-Quarta Internazionale in Spagna e Portogallo




Le elezioni per il rinnovo del parlamento europeo che si svolgeranno il 25 maggio, per la prima volta nella loro storia, sono al centro del dibattito politico in Italia, così come negli altri Paesi membri dell’Unione Europea.
Europa: dalla routine all’austerità
Fino alla scorsa tornata elettorale (nel 2009) si trattava in sostanza di un momento di secondaria importanza nella propaganda dei partiti politici di ogni Paese. Nella maggioranza dei casi, e certamente per quanto riguarda il caso italiano, erano un momento in cui definire i rapporti di forza tra le varie correnti e fazioni all’interno dei diversi partiti, e anche un modo per sistemare politici di secondo piano o avversari scomodi, sul piano nazionale, dei leader di partito.
Questa volta non sarà così.
La crisi del debito pubblico, sottoprodotto della crisi economica globale iniziata nel 2007, è esplosa nel Vecchio Continente solo quattro anni fa (era il maggio 2010), ma sembra passato un secolo per i cambiamenti epocali e per certi versi irreversibili che ha causato.
Alcuni Paesi sono stati commissariati dalle istituzioni finanziarie europee e mondiali (la famigerata Troika, formata dalla Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Commissione europea): è il caso di Grecia, Portogallo, Irlanda e Cipro. Altri, per il momento, hanno avuto una sorte differente, anche se le loro politiche in campo economico e finanziario sono lasciate sempre meno alla libertà di azione dei Governi nazionali: è il caso di Spagna e Italia.
Tutti i Paesi membri della Ue, a prescindere che adottino o meno la moneta comune, hanno imposto scelte draconiane alle loro popolazioni: taglio del welfare, privatizzazioni selvagge, licenziamenti, riduzioni dei salari, riduzione degli spazi democratici che la borghesia aveva concesso alle classi subalterne negli ultimi 60 anni. Questa è stata la ricetta imposta dai governi a Londra come a Atene, Berlino, Parigi, Madrid come a Lisbona e Roma.
In un quadro in cui le sorti di ogni Paese sono determinate dai rapporti di forza in ambito europeo, in cui le varie borghesie nazionali combattono non solo contro i lavoratori del loro Paese, ma anche contro quelli di altri Stati e contro le borghesie loro concorrenti, le elezioni europee assumono un’importanza che mai fino ad ora avevano avuto.
Cosa propongono gli schieramenti in campo
I vari schieramenti in campo sono noti.
Popolari e Socialisti sono la rappresentazione continentale di partiti e coalizioni che a livello nazionale si schierano a destra e a sinistra della politica borghese.
Al di là dei differenti toni usati in campagna elettorale, entrambi riconoscono e difendono le politiche di austerità adottate negli ultimi anni. Come in ogni campagna elettorale cercano di ingannare i lavoratori promettendo la fine dei sacrifici, incolpando i partiti dello schieramento avverso di aver causato la crisi in cui si trovano centinaia di milioni di lavoratori, disoccupati e giovani dei 28 paesi della Ue. In una polemica trasversale agli schieramenti, si incolpa, a seconda dei casi, la rigidità e l’egoismo dei Paesi del nord Europa, o la dissolutezza e lo spreco di quelli del Sud.
Popolari e Socialisti rappresentano una contraddizione insanabile: la necessità delle classi dominanti di ogni Paese di agire non più solo a livello nazionale e allo stesso tempo l’impossibilità di rinunciare ai privilegi, grandi o piccoli, che gli Stati garantiscono alle rispettive borghesie. Rappresentano in buona sostanza l’impossibilità di una vera unificazione europea sotto il dominio del capitalismo, in cui ogni borghesia nazionale abbandoni, volontariamente, parte del proprio potere in nome di un “interesse comune superiore”.
Anche a livello europeo il malcontento e l’odio che larghi settori di popolazione provano contro le istituzioni di Bruxelles, giustamente viste come la causa delle loro disgrazie, si indirizzerà verso formazioni populiste, xefonobe e razziste. Il Front National in Francia, l’Ukip in Gran Bretagna, il M5S di Grillo in Italia, Alba Dorata in Grecia, sono tutte formazioni politiche che, stando ai sondaggi, calamiteranno il malcontento popolare.
Come già abbiamo scritto in vari articoli e analisi apparsi sul nostro sito o sul giornale, questi partiti non rappresentano in nessun caso una soluzione per la crisi che sta devastando il continente. Il mix di demagogia razzista, di ricerca dell’uomo forte in grado di risolvere i problemi, di politiche economiche autarchiche, se mai risultassero vincenti, non farebbe altro che consolidare il potere della borghesia a livello continentale e condannare le classi subalterne in uno stato di prostrazione e demoralizzazione.
Il loro successo non era né è inevitabile: è il frutto principalmente dell’assenza di un’alternativa di classe, anticapitalista alle direzioni borghesi nazionali e europee. E’ favorito dal fatto che le maggiori organizzazioni del movimento operaio (partiti ma soprattutto sindacati) o si sono schierate al fianco dei Socialisti Europei oppure hanno dato vita all’ennesimo inganno riformista, illudendo e illudendosi che l’Unione Europa possa essere riformata, possa diventare più attenta alle esigenze delle popolazioni europee.
Contro tutte quelle forze che, in un modo o nell’altro, difendono lo status quo di un’Europa dominata dal capitale e dalla sua infinita sete di profitto, la Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale è la solo forza che si batte per un’alternativa di classe all’Europa delle banche e delle multinazionali. Non ci nascondiamo le difficoltà di questa nostra battaglia né siamo soddisfatti della nostra unicità di difensori di un programma rivoluzionario per le classi subalterne.
Questa situazione è frutto del fallimento storico dello stalinismo e del riformismo così come della scelta fatta da tutte quelle forze, che un tempo potevano dirsi parte della sinistra di classe, di abbandonare anche a parole oltre che nei fatti ogni prospettiva realmente rivoluzionaria (a puro titolo di esempio si pensi all'Npa in Francia e Sinistra Critica, ora divisa in due gruppi, in Italia). La lista Tsipras è l’esempio più chiaro di questo fallimento: una coalizione che dovrebbe, negli auspici dei suoi promotori, rappresentare l’alternativa di sinistra all’Europa del capitale, che in realtà non propone altro che una messa a punto del programma del capitale: democratizzare l’Europa, renderla più vicina ai cittadini, senza però toccarne i capisaldi: la moneta unica, il debito pubblico e infine, ma più importante, l’inevitabilità dell’economia di mercato. Rifondazione Comunista e Sel sono in Italia i protagonisti di questo ennesimo inganno ai danni dei lavoratori. Solo una consolazione: il quasi certo fallimento elettorale di questo ennesima truffa riformista molto probabilmente sarà la pietra tombale sui residui sogni di gloria di Ferrero, Vendola e soci.
Le liste della Lit in Portogallo e Spagna: un’Europa socialista è possibile
Tuttavia la nostra non è una scelta di pura testimonianza.
Le imponenti mobilitazioni e scioperi generali che hanno percorso le strade delle varie capitali europee, e che in alcuni casi hanno assunto un carattere pre-rivoluzionario, dimostrano che la lotta di classe in Europa non è un retaggio del passato, e che la classe operaia non è stata definitivamente battuta.
Riteniamo che oggi più che mai sia indispensabile per i rivoluzionari non solo intervenire in tutte le mobilitazioni che via via si creano in ogni Paese, ma che essi devono farlo con la chiarezza del programma, non nascondendo le difficoltà della situazione in cui si trovano a lottare, ma nemmeno le enormi possibilità che questa stessa situazione offre.
Mentre la maggior parte delle organizzazioni della sinistra si limita a rivendicare un ritorno alla sovranità nazionale in materia economica, a una moratoria nel pagamento del debito pubblico, a un intervento dello Stato in economia, un sorta di keynesismo del XXI secolo (versione europea del socialismo del XXI di venezuelana memoria), noi diciamo chiaramente che la sola e possibile Europa dei popoli può nascere attraverso una rivoluzione che abbatta a livello continentale il dominio della grande borghesia.
Contro le politiche di austerità che impoveriscono i lavoratori italiani come quelli tedeschi (milioni di proletari di quel Paese vivono con salari di poche centinaia di euro, frutto dei mini job creati dalla Spd che nelle parole di qualcuno sarebbe la vera alternativa alle politiche della Merkel!), contro l’aumento del debito pubblico, frutto non delle concessioni fatte ai lavoratori, ma dei regali che i governi hanno fatto a banche e imprese per salvarle dalla crisi, noi rivendichiamo la fine della precarietà e la trasformazione dei contratti precari in contratti a tempo indeterminato. Rivendichiamo aumenti salariali per il recupero del potere d’acquisto perso negli anni a causa delle crisi.
Respingiamo il pagamento del debito pubblico che è lo strumento principe dello sfruttamento dei lavoratori europei di quelli del sud come quelli del nord del continente. Di fronte alle politiche di delocalizzazione delle imprese nei Paesi dell’Est, così come all’aumento dell’immigrazione non diciamo: prima i lavoratori italiani (o tedeschi, francesi ecc.) ma rivendichiamo l’occupazione sotto controllo operaio delle imprese sia dove chiudono le fabbriche, sia dove le aprono, sfruttando manodopera sottopagata e senza quelle minime garanzie sindacali che, sempre in maniera minore, i lavoratori dei Paesi occidentali hanno. Dobbiamo lottare per la totale apertura delle frontiere, per la distruzione dell’Europa di Schengen e per il pieno riconoscimento dei diritti civili a tutti gli immigrati senza nessuna restrizione.
Queste sono le parole d’ordine del nostro programma e su queste rivendicazioni si presenteranno alle elezioni i compagni del Mas del Portogallo e di Corriente Roja in Spagna. Sono le due sezioni della Lit in Europa che sono riuscite a superare gli sbarramenti che le legislazioni borghesi usano per impedire ai rivoluzionari di partecipare alle elezioni. Sono partiti che difendono un programma rivoluzionario perché consapevoli che le elezioni sono un momento, fra i tanti, in cui i comunisti possono propagandare le loro posizioni.
Sono liste in cui sono presenti giovani, donne, lavoratori che hanno avuto un ruolo di primo piano nelle mobilitazioni che si sono avute in quei Paesi: in Spagna il capolista è un compagno che ha diretto la lotta dei lavoratori dell’Ups, a dimostrazione che il settore della logistica è oggi all’avanguardia delle lotte, come i casi dell’Esselunga, Ikea e Coop in Italia hanno dimostrato.
Al momento queste rivendicazioni appaiono in grado di essere comprese solo da settori di avanguardie della classe operaia e dei giovani. Siamo tuttavia convinti che la crisi in cui sono precipitate le economie del Primo Mondo è lungi dall’essere risolta. Il rallentamento delle crescita nei Paesi in via di sviluppo, i segnali di guerra civile che si scorgono ai confini orientali della Ue provano che la borghesia non ha vie d'uscita: o ne ha solo colpendo ancora più ferocemente gli operai.
Gli avvenimenti si susseguono a una velocità impensabile fino a poco tempo fa. E così sarà anche dopo il 25 maggio, quando l’imbroglio di promesse mirabolanti si rivelerà per quello che è. Ai rivoluzionari il compito di far crescere le lotte, di unificarle su scala europea e mondiale e di dimostrare come l'unica prospettiva per i lavoratori è quella rivoluzionaria, la prospettiva di demolire l'Europa dei banchieri e degli industriali per sostituirla con 
gli Stati Socialisti d’Europa.

lunedì 19 maggio 2014

Confusa e infelice

Simonetta Zandiri


Il guru Casaleggio ha dichiarato che se ‪#‎M5S‬ vince europee/amministrative cadrà il governo (in Italia, nota bene). O almeno questa sarà la loro richiesta. Il piano B sta tutto nella nuova legge elettorale, ed è sicuro che ‪#‎Renzi‬ avrà vita breve, nello scenario politico. Alla domanda dell'Annunziata su quale sarebbe la prima misura economica che darebbe per far ripartire il PIL il guru risponde "dal mio punto di vista il problema fondamentale per l’Italia è quello di aiutare le PMI a svilupparsi e fare concorrenza internazionale, quindi il mio punto di vista è che qualunque azione… poi sulle PMI non si può fare solo un’azione, ce ne sono tante, per far sì che siano competitive con il resto d’europa ma in particolare con l’innovazione che è una parola un po’ scomparsa…".
Chiarissimo. Al solo sentire queste parole il PIL è già alle stelle.
Se invece ‪#‎vinciamonoi‬ astensionisti ‪#‎andatetuttiacasa‬‪#‎perdire‬ Perché a quel punto dovreste consultarci e siccome non siamo una massa ma milioni di individui, i vostri 100.000 iscritti ‪#‎noncirappresentanoperniente‬ . Forse il mio ragionamento non ha senso, il punto è che ne ha ancora meno quello del "guru" del nuovocheavanza.
Confusa e infelice.

domenica 18 maggio 2014

Mauro Rostagno vittima di mafia.

Associazione Ciao Mauro


I cittadini trapanesi lo hanno sempre saputo, e adesso, finalmente, questa verità vera è scritta in una sentenza emessa dal Tribunale di Trapani. Sono stati necessari 26 anni per mettere la parola fine ad un’inchiesta giudiziaria caratterizzata da errori, omissioni, e veri e propri depistaggi disvelati nel corso del processo, e che saranno oggetto di un nuovo procedimento a carico degli inquirenti responsabili di queste infamità. I cittadini trapanesi che, con determinazione, hanno voluto che si celebrasse il processo Rostagno, vedono con soddisfazione compiersi il cammino iniziato 7 anni fa con la raccolta di 10.000 firme sull’appello al Presidente della Repubblica. Ma le associazioni trapanesi che hanno dato organizzazione al comune sentire dei cittadini trapanesi, sono consapevoli che questo risultato non rappresenta la fine del loro percorso. Adesso dobbiamo raccogliere la verità storica e politica che ci consegna questa sentenza e farla vivere all’interno della nostra comunità, per costruire la nostra memoria collettiva, che ci aiuterà a completare il nostro percorso di liberazione dalle mafie e dalle criminalità economiche. Compito dell’associazionismo e della società civile e responsabile trapanese sarà quello di fare vivere questa memoria tra i cittadini, rendendola fruibile. Dovremo parlarne, scriverla e documentarla. Dovremo offrirla alle arti come fonte d’ispirazione e d’impegno sociale e civile, affinché diventi teatro, cinema, ballata popolare, “cuntu” e, perché no, poesia, pittura ed altro ancora. Dovremo, infine, costringere la politica a fare ciò che si deve fare per il bene comune, come Mauro aveva fatto in tutta la sua vita.

Ex polveriera di Anagni. Che farne?

ASSOCIAZIONE ANAGNI VIVA – COORDINAMENTO PER L’AMBIENTE DI ANAGNI

La Sala della Ragione, la cui disponibilità era stata autorizzata dal Commissario prefettizio, dott. Ernesto Raio, ha ospitato, nel pomeriggio di venerdì 16 u.s. , un dibattito pubblico tra i candidati alla carica di sindaco, sul tema della destinazione d'uso della “Polveriera “, l'ex- deposito militare di 187 ettari, acquistato dal Comune di Anagni nel 2009.
Organizzato dall' Associazione Anagni Viva e dal Coordinamento Ambiente e moderato da Paolo De Luca, giornalista Rai di lunga e consolidata esperienza professionale, ha avuto la partecipazione di numerosissimi cittadini che, in una sala affollata, hanno seguito con attenzione gli interventi dei candidati.
Il dibattito seguiva a distanza di una settimana la presentazione del progetto, elaborato da Anagni Viva e dal Coordinamento, sulla destinazione della Polveriera e i candidati, che in quella occasione erano tutti presenti, erano stati invitati ad esprimere i loro personali orientamenti sulla questione, in rapporto al progetto presentato.
A ciascuno di loro sono state rivolte tre domande in turni successivi e, nei tre minuti stabiliti per la risposta, con diritto di replica, tutti si sono dichiarati concordi, pur con distinguo e precisazioni, nel rifiutare insediamenti industriali, attività inquinanti, speculazioni private di qualsivoglia tipologia.
Nella sostanza il progetto di Anagni Viva e del Coordinamento, pur se con qualche distinguo,  è risultato condiviso da tutti perché rivendica la tutela dell' ambiente, del territorio e della salute e propone attività compatibili con queste esigenze prioritarie, quali lo sviluppo dell' agroalimentare, della promozione culturale turistica e sportiva. I candidati, a loro volta, hanno presentato ulteriori proposte, differenziate rispetto alle potenzialità di sviluppo economico dell' area, fatte salve le condizioni imprescindibili di ecosostenibilità.
I toni del dibattito, prevedibilmente vivaci in una campagna elettorale, hanno avuto momenti di polemica tra alcuni candidati che il moderatore ha correttamente smorzato, evitando che la discussione si allontanasse dal tema fissato per scivolare su un piano spiacevolmente personale.
I cittadini hanno, così, avuto la possibilità di conoscere e riflettere sulle posizioni dei candidati in merito a un tema, la Polveriera, che si è rivelato al centro del dibattito politico.

Anagni Viva e il Coordinamento, impegnati da lungo tempo sull' argomento si augurano che la percezione della sua importanza, nel quadro complessivo della realtà culturale, politica e socio-economica della città rimanga ben presente nelle scelte della prossima amministrazione.

NOI NON CI STIAMO

Nell'assordante silenzio delle parti sociali, è stato approvato il job act, ultimo di una serie di attacchi ai diritti dei lavoratori. In particolare si ufficializza la precarietà a vita. Le aziende potranno assumere senza causale i lavoratori per 3 anni e, alla fine del rapporto, pagando una semplice penale, potranno evitare anche l’assunzione a tempo indeterminato.
INSOMMA I NUOVI SCHIAVI SONO IN ARRIVO
Come rsu fiom same denunciamo l’immobilismo di chi dovrebbe tutelare i lavoratori. Appurato il fatto che a Cisl e Uil va sempre bene tutto, da un po’ di tempo a questa parte dobbiamo accostare questa critica anche alla Cgil di Camusso e alla Fiom di Landini (pensioni, art.18 su tutti). Al di là delle dichiarazioni bellicose fatte al congresso o ai media, sarebbe ora di muoversi un po’ perché i diritti dei lavoratori non aspettano le loro indecisioni. Noi abbiamo deciso di provarci nel nostro piccolo. Ma a differenza di altre volte in cui proviamo come rsu a “partire per primi” sperando che qualcosa accada, stavolta proviamo a lanciare una proposta diversa. Come rsu, chiediamo, con questo comunicato l’adesione ad una tre giorni di protesta per far capire ai vertici che non tutti ci stanno a subire in silenzio. E per questo proclamiamo 2  ore di sciopero da   gestirsi fabbrica per fabbrica tra martedì 20 e giovedì 22.

RSU FIOM SAME