Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 23 maggio 2014

EUROPEE 2014, LO SCONTRO ELETTORALE DEI PICCOLI “TITANI”

Una campagna in crisi di argomenti

Una lettura di classe delle prossime consultazioni

Partecipiamo al voto per dire no all’austerità

Editoriale dell’Esecutivo nazionale di Sinistra Anticapitalista

Si chiude oggi una orribile campagna elettorale. Se pensavamo che nelle elezioni politiche di un anno fa i partiti maggiori avessero già dato il peggio, in queste settimane abbiamo avuto modo di ricrederci.
Renzi, Berlusconi e Grillo hanno fatto a gara a rincorrere i sentimenti e le pulsioni meno nobili degli elettori, ad insultarsi vicendevolmente, a favorire un voto passivo e di delega sul presunto salvatore di turno, diversamente declinato da ciascuno, che dovrebbe governare su un coacervo di demoralizzazione e rabbia indistinta che attraversa vasti settori della popolazione.
Berlusconi si è ritrovato a fare i conti con il PD e con i Grillini che mordono ormai sul suo elettorato di destra, rischiando di essere marginalizzato. Renzi si è accorto che la partita per lui è molto più dura di quanto potesse lasciar prevedere la sua ascesa politica che è stata fulminante grazie al sostegno dei media e della classe padronale ma che rischia di ottenere una vittoria azzoppata sia nelle elezioni europee che in quelle di una regione cruciale come il Piemonte. Grillo ha alternato le sparate (verbali) più violente ed anche antidemocratiche, con dichiarazioni (vedi Casaleggio) di rispetto delle istituzioni nel tentativo di coprire il terreno di voto più ampio possibile ed anche di rassicurare certi settori borghesi sulle sue gestioni istituzionali future.
Berlusconi e Renzi rappresentano appieno la classe padronale nelle sue articolazioni; in forme diverse sono la continuità delle politiche delle borghesie europee e delle loro istituzioni capitaliste: l’austerità a 360 gradi, la distruzione dei diritti del lavoro, lo sfruttamento e la precarietà, la rendita perpetua garantita ai potentati economici e finanziari, una società sempre più inegualitaria e oligarchica, fomentatrice di nuove crisi e conflitti e di nuove contrapposizioni in tutto il continente, il contrario di quanto propagandano con le menzogne sulla “loro unità” dell’Europa.
Il giornale della Confindustria, Il sole 24 ore ha dedicato ben 12 pagine a sostegno dell’ex sindaco di Firenze, a dimostrazione di come il personaggio sia stato messo lì dalla classe padronale per servirla. E’ la persona che ritengono ad oggi più adatta a combinare la demagogia dell’elemosina con la distruzione di quel che ancora resta delle conquiste e delle forze organizzate del movimento operaio.
E’ necessario soffermarsi un poco di più su Grillo perché grande è la confusione sotto il cielo e molte delle critiche a lui indirizzate da parte di alcuni settori della sinistra, legati a filo doppio al PD, non sono per nulla credibili, dato il pulpito da cui arrivano.
Grillo è l’espressione di una rabbia politica indistinta, giustificata dalle malefatte delle classi dominanti e dei loro gestori politici, ma anche primitiva, in cui ciascuno dei rivoltati ha una sua idea su cosa dovrebbe accadere per veder difese le sue condizioni di vita; non avendo a disposizione gli strumenti per costruire effettivamente un’alternativa partecipata e collettiva, si affida ad un demiurgo/attore, incaricandolo di dare voce alla sua collera, nella speranza che sia capace di indicare una qualunque via d’uscita.
Una volta avremmo definito il Movimento 5 stelle espressione della piccola borghesia (e dal punto di vista politico credo che sia ancora giusto utilizzare questa categoria), cioè una classe intermedia tra la borghesia e la classe operaia e, proprio per questo, con una ideologia interclassista (“non siamo né di destra né di sinistra”) che ha potuto conquistare tanto spazio per il venire meno di un forte soggetto (classe lavoratrice) organizzato ed attivo socialmente e politicamente. I suoi esponenti non difendono un progetto sociale alternativo, ancor meno di rottura del capitalismo, ma semplicemente si propongono come i vendicatori della società, vista come un pulviscolo di singoli individui, di fronte alle ruberie e alle malefatte dei politici, esaltando le spinte giustizialiste e perfino forcaiole presenti nel paese, con una concezione della politica non meno verticista e plebiscitaria di quella dei suoi avversari.
Il fatto che molti dei militanti grillini, nella società o in parlamento, riprendano e difendano temi e contenuti propri della sinistra non modifica di un rigo la tendenza politica rappresentata da questo movimento, del tutto interna alla società e alla logica capitalista e dalle incerte e preoccupanti dinamiche.
Chi pensa che una loro affermazione sbaracchi il PD e compagnia e che quindi sia da sostenere a scapito anche di una presenza di una sinistra reale si sbaglia di grosso; non saranno i grillini a cambiare il mondo e la borghesia, anche se preferirebbe non averli tra i piedi, mantiene poteri e capacità per poterli gestire grazie al semplice fatto che molte delle loro modalità di azione sono di destra e la loro visione del mondo è del tutto interna all’ideologia dominante.
L’unica cosa che può seriamente mettere in discussione l’azione della classe padronale è una classe lavoratrice organizzata e capace di un programma che metta in discussione i dogmi e i contenuti della proprietà capitalista. Ma non è certo questo l’orizzonte di Grillo. Anzi, il M5S avrebbe tutto da temere da una dinamica di questo genere.
Su questo non si può scherzare: alle forze della sinistra che si vogliono di alternativa anticapitalista spetta il compito di ricostruire le condizioni di una protagonismo dei lavoratori, consapevoli che ci vorrà forse del tempo, ma che la crisi sociale presente può anche accelerarne gli sviluppi. Così come dobbiamo battere Renzi e Berlusconi, anche Grillo va combattuto e battuto; è il presupposto per poter recuperare energie e settori sociali che oggi guardano con molte illusioni a questo movimento.
Le tre forze principali hanno condotto campagne completamente finalizzate allo scontro politico interno in Italia. Per Renzi e Berlusconi non c’era il problema di affrontare seriamente il tema europeo, perché ne sono interni e gestori; sono parte del problema stesso.
Per Grillo il richiamare su alcuni terreni la critica alle attuali politiche europee era solo un elemento di copertura e di credibilità per una parte delimitata degli elettori.
La scelta mediatica, la vera scelta politica è stata quella di parlare alla pancia di un vasto elettorato e di chiedere un indistinto plebiscito per “cacciarli tutti”.
Grillo che va da Vespa col plastico delle carceri dove mettere politici e giornalisti non esprime propriamente il nostro concetto di alternativa di società. Vogliamo cacciare i padroni, ma non immaginiamo un futuro a immagine di una caserma o di una prigione.
Questo scontro mediatico di “uomini forti” aveva la funzione di mettere la sordina sui contenuti reali da portare nel dibattito elettorale e che le forze della sinistra, penalizzate brutalmente dalla sproporzione nell’accesso a media, hanno avuto difficoltà a far vivere nella campagna la necessità per le masse popolare di rigettare le politiche di austerità e gli infernali trattati che garantiscono il dominio e gli interessi dei capitali, di ricostruire un progetto solidale per evitare ogni concorrenza e contrapposizione di un settore di lavoratori con un altro, del proletariato di un paese rispetto a quello di un altro.
Al centro della nostra iniziativa, che abbiamo proposto alle altre forze della sinistra è stato quindi il rifiuto dell’Europa capitalista, della Unione Europea liberista che hanno costruito contro la classe lavoratrice e i popoli del continente, ma anche il rifiuto di qualunque salvifico ed illusorio ripiegamento nazionalista, basato sul presunto recupero della “sovranità nazionale”.
Noi siamo per un’altra Europa, per l’Europa delle lavoratrici e dei lavoratori, delle lotte per l’occupazione, i diritti e i salari da Atene a Madrid, da Lisbona a Parigi, passando per Roma ed anche Berlino.
E in questo quadro ci siamo rapportati in Europa a quelle forze politiche che hanno costruito una presenza elettorale sulla base di un programma decisamente anticapitalista come quello dell’NPA francese, ma anche alla interessante esperienza spagnola di PODEMOS o a quella greca dei settori più radicali di SYRIZA.
In Italia la Lista Tsipras rappresenta il tentativo di dare, attraverso una coalizione molto ampia e diversificata, un possibilità di voto a sinistra di rigetto delle politiche dell’austerità e di solidarietà internazionalista.
Alcuni dei suoi esponenti principali hanno condotto una campagna molto minimalista, preoccupati di apparire estremisti e quindi mettendo la sordina alle parole d’ordine più alternative. Pensavano in questo modo forse di raccogliere più consensi. Noi riteniamo invece che oggi sia necessaria la massima radicalità non solo per le ragioni strategiche dell’anticapitalismo, ma anche per essere più credibili ed alternativi al PD.
Al di là di questi evidenti limiti, tuttavia, un voto a questa lista costituisce una misurazione, seppure molto parziale, del rigetto delle politiche delle istituzioni europee e una direzione di marcia collocata a sinistra.
Proprio perché pensiamo che la partita decisiva si giocherà dopo le elezioni nello scontro sociale e nella mobilitazione, tanto più in presenza anche del semestre italiano alla guida dell’Unione Europea, la nostra indicazione di voto è chiara: partecipiamo al voto, sostenendo l’unica lista di Sinistra presente sulla scheda elettorale, “L’Altra Europa per Tsipras”, dando la preferenza a quelle candidate e quei candidati che, protagonisti delle lotte sociali ed operaie, si battono per contrastare questo sistema capitalista inaccettabile che minaccia nuove catastrofi sociali e nuovi conflitti.
Per quanto riguarda le due elezioni regionali abbiamo pienamente partecipato alla formazione delle due liste di sinistra in Piemonte e in Abruzzo (dove è stata imposta una simbologia discutibilmente personalizzata sul candidato presidente) alternative ai blocchi sociali borghesi e alle loro espressioni politiche esistenti nelle due regioni.
Abbiamo dunque in queste liste candidate e candidati di Sinistra Anicapitalista. Invitiamo le elettrici e gli elettori a votare le liste unitarie della sinistra nelle due regioni ed a indicare la preferenza sui candidati della nostra organizzazione.
Per quanto riguarda le elezioni comunali rimarchiamo l’esperienza dei nostro circolo di Rimini impegnato a Misano per le comunali con una lista direttamente di Sinistra Anticapitalista, che ha visto un formidabile lavoro delle nostre compagne e compagni e a cui va il nostro più forte augurio.

Nessun commento:

Posta un commento