Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 2 ottobre 2010

Domenica elezioni in Brasile

supplemento del Correo Internacional.  Traduzione dall’originale in spagnolo di Isa Pepe e Valerio Torre

 
Domenica prossima si svolgeranno le elezioni generali in Brasile. La competizione elettorale si tiene in un momento di relativa tranquillità per la borghesia brasiliana e lo stesso governo Lula.
Da un lato, la crisi economica internazionale, che nel 2009 ha provocato una caduta del Pil pari allo 0,2% (invertendo un ciclo di crescita di diversi anni), sembra dare respiro al Paese: il ministro dell’industria, Guido Manteiga, ha previsto per il 2010 un aumento fra il 5 e il 6%. Benché l’economia inizi a mostrare alcuni sintomi di raffreddamento e sia all’orizzonte la minaccia di un’estensione della difficile situazione europea, è questo panorama che domina ora la scena e la parola “crisi” è scomparsa dai comizi dei principali candidati borghesi.
D’altro canto, le elezioni si tengono anche in un quadro di relativa tranquillità nella lotta di classe, attraversata solo dai conflitti che si producono attraverso le contrattazioni salariali annuali dei diversi settori dei lavoratori.
Una relativa tranquillità espressa anche dal fatto che Lula porta a termine il suo secondo mandato con un indice di consenso vicino all’80%. Il più alto per un presidente da quando, vent’anni fa, sono iniziate queste rilevazioni.
 
Una falsa polarizzazione
In tal modo, la borghesia brasiliana può di nuovo “giocare a due punte” e imporre una falsa polarizzazione fra i suoi due principali candidati: la rappresentante del Pt, Dilma Roussef, e quello dell’opposizione di destra, José Serra, ex governatore di San Paolo, per il Psdb.
Essi sono stati protagonisti di un primo noiosissimo dibattito televisivo, in cui la prima ha reso evidente che, a differenza di Lula, non è una figura sorta dal movimento di massa bensì dall’apparato del Pt e si è limitata a garantire la continuità della politica di Lula; mentre il secondo ha evitato di criticare frontalmente il governo, limitandosi ad argomentare sulla linea del “noi lo faremmo meglio”.
Le notizie circa i finanziamenti delle imprese alle campagne elettorali dei due candidati mostrano che una crescente maggioranza della borghesia comincia a propendere in favore di Dilma. E la stessa tendenza comincia ad essere evidente nelle rilevazioni delle intenzioni di voto, nelle quali ella supera Serra di almeno 5 punti percentuali.
La borghesia brasiliana sostiene anche una falsa alternativa “di sinistra” al governo attraverso la candidatura di Marina Silva (ex ministro dell’ambiente del governo Lula) per il Partito Verde, favorita dal rifiuto a ricandidarsi di Heloisa Helena (che nel 2006 ottenne più di sei milioni di voti come candidata del Fronte di Sinistra Psol-Pstu-Pcb). Al di là del suo “vestito verde”, Marina rivendica tutta la politica economica dei governi del Pt e di Fernando Henrique Cardoso, affermando che vorrebbe “unire il Pt e il Psdb” nel suo governo. Esprime anche posizioni molto reazionarie come il rifiuto pubblico del diritto all’aborto libero e gratuito.
 
Una realtà molto diversaLa realtà profonda vissuta dai lavoratori e dal popolo brasiliano è, tuttavia, molto lontana dall’ottimismo mostrato dalla borghesia e dai suoi candidati. Il Brasile – in cui le grandi banche e le imprese hanno realizzato durante il governo Lula (che lo ha sempre rivendicato pubblicamente) profitti record – è il Paese al mondo con la più iniqua ripartizione del reddito. Mentre il 10% della popolazione più ricca detiene il 50% del reddito del Paese, il 50% più povero riceve appena il 10% (1).
Cifre di un panorama di milioni di brasiliani che vivono in povertà nelle favelas e senza accesso ai servizi pubblici elementari, la moltitudine dei contadini senza terra e i tantissimi che dipendono da piani assistenziali (come la Bolsa Familia) per non morire di fame.
Anche l’impressionante aumento del debito pubblico è molto lontano da questo ottimismo. Il debito estero ammonta a 282.000 milioni di dollari e quello interno si è triplicato dal 2008, per il meccanismo di sovvenzionamento a banche e imprese durante la crisi, raggiungendo circa un bilione di dollari. Il deficit corrente (entrate fiscali meno pagamenti) può arrivare quest’anno a 60.000 milioni. In altri termini, una recrudescenza della crisi economica internazionale troverebbe il Brasile in condizioni molto più fragili rispetto alla prima fase della crisi.
Ma “di questo non si parla” nella campagna elettorale dei candidati della borghesia. Come neanche si parla della sottomissione del Paese e del governo Lula all’imperialismo e del ruolo che essi recitano come suoi agenti sotto diversi aspetti, come quando ha contribuito con il principale contingente e ha diretto le truppe dell’Onu nell’occupazione di Haiti.
 
Diffondere il programma socialistaIn altre parole, il Brasile è un Paese molto ricco di risorse naturali e di ricchezza prodotta dal lavoro, ma il cui popolo è condannato alla povertà e a restare con le necessità più urgenti irrisolte, in conseguenza del saccheggio di queste ricchezze da parte dell’imperialismo e della borghesia brasiliana.
Per invertire questo quadro e soddisfare queste necessità popolari è necessario abbattere il capitalismo, imponendo un autentico governo dei lavoratori che applichi un programma di radicale cambiamento della struttura socio-economica del Paese. Un programma che preveda misure come il rifiuto del pagamento del debito estero e interno, l’espropriazione senza indennizzo e la nazionalizzazione delle grandi imprese e delle banche nazionali e internazionali, una profonda riforma agraria che espropri i latifondisti e ridistribuisca la terra, la riduzione della giornata lavorativa a parità di salario, un piano di opere pubbliche destinato alle necessità popolari.
In tal modo, attraverso un piano economico statale centralizzato potranno essere garantiti un aumento generale dei salari fino al raggiungimento della misura di quello minimo equivalente al paniere di base completo e lavoro per tutti; potranno essere triplicati i bilanci della sanità e dell’istruzione pubblica; potranno essere assicurate case dignitose per tutti e terra per tutti i contadini.
In altri termini, la necessità di una rivoluzione socialista. Questa è la proposta e il programma presentato e diffuso dal Pstu, nonostante il boicottaggio della grande stampa e della Tv, specialmente attraverso il suo candidato presidente, José Maria De Almeida (Zé Maria), in numerose manifestazioni e iniziative, come vari seminari programmatici realizzati in tutto il Paese, e con un’edizione speciale del giornale Opinião Socialista dedicata al programma socialista per il Brasile che viene venduta dinanzi ai cancelli delle fabbriche e delle imprese.
Il Pstu dà anche alla sua campagna un profilo internazionalista e antimperialista, avanzando la parola d’ordine dell’immediato ritiro delle truppe brasiliane da Haiti e la loro sostituzione con medici, tecnici e specialisti che aiutino realmente il popolo haitiano duramente colpito dall’ultimo terremoto; e rivendicando l’immediata rottura delle relazioni diplomatiche e commerciali con lo Stato genocida di Israele e l’appoggio della lotta del popolo palestinese per recuperare il suo territorio.
 
Disputare la coscienza dei lavoratoriIl Pstu non crede che sia possibile una trasformazione in senso socialista attraverso una competizione elettorale o le istituzioni parlamentari borghesi. Essa potrà prodursi solo all’esito di un profondo processo di organizzazione e lotta dei lavoratori e delle masse e attraverso la presa del potere.
Tuttavia, è assolutamente necessario che un partito rivoluzionario presenti e diffonda il programma socialista nelle elezioni per discuterlo con milioni di lavoratori disputando così la loro coscienza all’influenza della borghesia. Proprio questo era uno dei punti centrali dei criteri che la Terza Internazionale di Lenin postulava per l’intervento di un partito rivoluzionario nelle elezioni borghesi. Perché ogni lavoratore guadagnato a questo programma rappresenta un passo avanti in una prospettiva di lotta più strategica.
 
Il Psol abbandona la difesa del socialismoD’altro lato, in queste elezioni, la difesa del programma socialista è rimasto di fatto nelle mani di Zé Maria e degli altri candidati del Pstu. Il candidato di sinistra che sta ricevendo più spazio sui media e che ha potuto partecipare al dibattito in tv, Plinio Arruda Sampaio del Psol, lo ha esplicitamente abbandonato. In un’intervista al quotidiano Folha de São Paulo (1/8/2010), Plinio ha dichiarato: “Io non pretendo di impiantare il socialismo in Brasile né è la pretesa del mio partito adesso. Avanzo una proposta nel quadro del capitalismo. Le uniche forme socializzate che vogliamo avere sono la sanità e l’istruzione”. Secondo Plinio, ciò è quanto richiesto dal “buonsenso”.
In altre parole, una nuova versione delle proposte già chiaramente fallite di “riformare” o “umanizzare” il capitalismo, inciampate inesorabilmente nel rifiuto del capitalismo imperialista di essere riformato o umanizzato. Al tempo stesso, ora sono ancora più evidenti le profonde differenze programmatiche che hanno impedito la riedizione del fronte elettorale di sinistra del 2006.
 
Sostenere le lotte e l’organizzazione dei lavoratoriNella diffusione del programma socialista in campagna elettorale, il Pstu cerca di legarlo alla realtà quotidiana dei lavoratori. Da un lato, tenta di spiegare in parole semplici come queste misure si relazionino con la soluzione delle loro necessità più concrete come i salari, il lavoro, la sanità, l’istruzione o la casa, che potranno essere risolte definitivamente solo se quelle misure saranno applicate.
Dall’altro lato, cerca di appoggiare e sostenere le lotte concrete che i lavoratori e il popolo portano avanti, come ad esempio lo sciopero vittorioso per una migliore Plr (Partecipazione nei guadagni e risultati) e per un miglioramento delle condizioni di lavoro realizzato dai lavoratori della Caf (Costruzioni e Infrastrutture Ferroviarie) della città di Campinas, o la campagna salariale congiunta che, su proposta del sindacato metalmeccanico di São José dos Campos, sarà realizzata dai sindacati che raggruppano le fabbriche di automobili in varie regioni del Paese.
In questo quadro, si tratta anche di sostenere l’organizzazione unitaria dei lavoratori e dei settori popolari per lottare per queste rivendicazioni, come hanno fatto i militanti del Pstu sostenendo la centrale fondata nel congresso svoltosi lo scorso giugno nella città di Santos, la Csp-Conlutas (Centrale Sindacale e Popolare).
Da ultimo, ma non per importanza, si tratta di sostenere e avanzare nell’organizzazione politica dei lavoratori, specialmente nei “battaglioni pesanti” dei principali settori della produzione. Per esempio, circa 200 lavoratori del petrolio di Rio de Janeiro hanno firmato una dichiarazione di appoggio alla candidatura di Zé Maria. E la stessa cosa hanno fatto 500 lavoratori, in maggioranza metalmeccanici, di São José dos Campos.
In definitiva, in queste elezioni, la borghesia brasiliana ha due alternative principali e diverse secondarie. A fronte di esse, esiste un’unica alternativa autenticamente operaia, di lotta e socialista: quella presentata dal Pstu e da Zé Maria.
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(1) “Diseguaglianza e povertà nel Brasile”, Ipea (Istituto di Indagine Economica Applicata) su dati e indicatori della Banca Mondiale, della Banca Interamerica di Sviluppo, dell’Ibge e dell’Onu.
 


Una falsa democrazia
 
La borghesia presenta le competizioni elettorali come la massima espressione della “sua” democrazia, perché in esse i lavoratori e il popolo “eleggono liberamente” i loro rappresentanti e governanti.
È totalmente falso. I partiti appoggiati dalla borghesia fanno affidamento su risorse qualitativamente superiori per affrontare le loro campagne rispetto ai partiti operai e/o di sinistra. Innanzitutto, per i grandi apporti finanziari che, direttamente o indirettamente, ricevono da aziende e imprenditori.
Il Pstu rifiuta tassativamente di ricevere qualsiasi contributo finanziario dalla borghesia perché ciò rappresenta, nei fatti, un impegno o un debito che presto o tardi sarà pagato politicamente, poiché come si dice in Brasile “chi paga l’orchestra sceglie anche la musica”. Al contrario, il Pstu finanzia le spese della sua campagna con i contributi ricevuti dai lavoratori, dai militanti e dai simpatizzanti. Questa è la garanzia della sua indipendenza politica di fronte ai padroni e ai loro governi: ed è la cosa più importante. Ma, al contempo, rappresenta una limitazione nelle sue possibilità di sviluppare una grande campagna sui media.
D’altra parte, questa condizione è accentuata da una legislazione che discrimina i tempi gratuiti obbligatori concessi in tv a seconda del numero di deputati di ogni partito o coalizione. Il che significa che il Pstu ottiene meno di un minuto per ogni presentazione (3 giorni alla settimana), mentre il Pt o il Psdb utilizzano rispettivamente 10 e 8 minuti all’incirca in ogni periodo. Contrariamente a paesi come Francia o Portogallo in cui i tempi sono equamente divisi fra le candidature registrate, qui i partiti minoritari sono completamente discriminati.
Questa stessa legislazione stabilisce che nei dibattiti televisivi fra i candidati alla presidenza o i candidati alla carica di governatore, le emittenti debbono invitare obbligatoriamente solo quelli espressione di partiti rappresentati in parlamento. Potrebbero invitare volontariamente gli altri candidati, ma non lo fanno. In realtà, le reti televisive hanno interesse ad invitare soltanto i rappresentanti di opzioni che considerano “ragionevoli”. Così è accaduto nel dibattito della Red Bandeirantes ed è previsto che accadrà nei dibattiti che si terranno alla Record e alla Globo. In tal modo, discriminano chiaramente vari partiti di sinistra che, come il Pstu, il Pcb o il Pco non possono partecipare a questi dibattiti.
Per questo, a differenza del Psol che, attraverso Plinio, ha rivendicato il carattere democratico del dibattito svoltosi alla Red Banderiantes sol perché invitato, il Pstu denuncia il suo carattere discriminatorio ed esige la partecipazione di tutti i candidati.

venerdì 1 ottobre 2010

Il Nobel Comunista

di Luciano Granieri


Come è ingrato il mondo! Possibile che la comunità internazionale non si sia accorta della meritoria opera svolta dal più grande genio vivente  della galassia, Silvio Berlusconi?  Quali le motivazioni per non aver assegnato il premio Nobel per l’economia ad un tale alto (basso) economista, il quale ha dettato al presidente degli Stati Uniti la linea per uscire dalla crisi economico-finanziaria? Quali reconditi motivi hanno impedito  l’assegnazione del premio Nobel per la pace ad un tale alto (basso) statista per aver  salvato il mondo dalle nefaste conseguenze della guerra fredda mettendo d’accordo Russi e Americani? Perché non è stato assegnato il premio Nobel per la medicina ad un tale alto (basso) luminare, il quale ha scoperto la formula per debellare il cancro in 12 settimane? Non lo sappiamo. Probabilmente  perché il mondo è popolato di giudici comunisti la cui faziosità e odio non ha voluto riconoscere a Dio quel che è di Dio. Anche il mondo del cinema, pure infestato da pericolosi comunisti  non  ha celebrato a dovere   la grande  recitazione  del favoloso  Silvio Berlusconi  andata in scena nei giorni scorsi alla Camera e al Senato, rifiutandogli l’oscar come migliore attore protagonista e non protagonista del film “La sostenibile pesantezza della truffa e della fuffa”. Ma al di là di riconoscimenti e premi, non si può negare di trovarsi di fronte ad un Santo. Nessun essere immanente o trascendente, umano o disumano, sarebbe stato capace del miracolo di materializzare i milioni di euro, poco prima scomparsi, necessari al completamento della Salerno-Reggio Calabria . A dire il vero, nella due giorni parlamentare organizzata dal burattinaio di Arcore,  per ottenere la fiducia necessaria a sfuggire ai suoi processi, dopo gli schizzi di merda volati durante l’estate nella sua maggioranza, di situazioni kafkiane ne abbiamo vissute diverse. Dai finiani che, al grido di “ Signor Presidente ci siamo accorti che Lei è un delinquente mafioso e pidduista, ma per responsabilità verso il popolo sovrano continuiamo a darle la fiducia” votano a favore del caudillo di Arcore per evitare al neo gruppo Fli di prendere schiaffi sin da subito in caso di elezioni, al prode Fabrizio Pionati che assicura la leccaculagine al premier in nome e per conto di un gruppo parlamentare molto numeroso, in pratica composto solo da lui. Da quelli di “Noi Sud”  che plaudono alla politica suddista del governo non accorgendosi del furto dei fondi fas che l’associazione a delinquere Berlusconi&Tremonti ha sottratto proprio alle popolazioni meridionali, al camerata Tremaglia che, fedele al dettato finiano, assicura il suo appoggio al governo, ma siccome è un vecchio rincoglionito, si sbaglia e vota contro suscitando le ire del rinnegato (parole di Ciarrapico) capobastone Fini. L’uscita di Ciarrapico invece, non stupisce. Tutti a scandalizzarsi per le parole Senatore, ma che fascisti conclamati e autoproclamati siano presenti in Parlamento in barba alla Costituzione non è una novità. Certo i vari forzanuovisti, fiammatricoloristi sono in difficoltà . Dopo le fibrillazioni estive che hanno squassato i loro referenti non sanno a chi convenga appoggiarsi  fra Fini e Berlusconi. Solo CasaPound è sicura della propria posizione potendo contare sulla proficua sponsorizzazione del mafioso Dell’Utri. Ma se Sparta (maggioranza) piange, Atene (opposizione) non ride. La dabbenaggine di Bossi con l’uscita sui romani porci, aveva offerto su un piatto d’argento alle opposizioni l’occasione di mandare a casa il governo del disfare. Ma con la scusa che la Nazione ha bisogno di essere governata, non importa come, è bastato che l’improbabile ministro padano fra un grugnito e un rigurgito chiedesse  scusa ai romani, per indurre le opposizioni a ritirare  la mozione di sfiducia presentata ai suoi danni, probabilmente fatale all’esecutivo. La realtà è che secondo i “focus” (così si chiamano oggi i sondaggi elettorali) a parte la Lega che tiene, perché in linea con la grettezza del suo elettorato, il Pdl perde, il Pd perde, Fli non esiste, Casini e Di Pietro non sono sicuri di spuntarla . E allora se tutti perdono chi vince?  Nessuno. Il partito di maggioranza assoluta è costituito da quel popolo di astensionisti che ha deciso di mandare trasversalmente a fare in culo i teatranti del teatrino. Si ingrossa la massa popolare disillusa e incazzata che, per guardare solo alla nostra Regione, vede l’Università “la Sapienza”  ritardare l’apertura dell’anno accademico per i tagli della Gelmini, subisce i morsi della disoccupazione, assiste alla chiusura decretata dalla Lazziale Polverini, burattina dell’associazione a delinquere berlusconiana, di 17 ospedali nella regione di cui 8 (Anagni, Ceccano, Pontecorvo, Ceprano, Ferentino, Arpino, Isola Liri, Atina) in Ciociaria terra di coglioni che è stata determinate per la sua elezione a governatrice. Il teatrino è ormai lontano anni luce dalla gente e cura i propri interessi sulla pelle della gente. E’ dunque  tempo che anche la gente si curi  i fatti propri, fuori e contro il teatrino scendendo in piazza  a reclamare i propri diritti. Le occasioni non mancano già da domani ad Anagni per protestare contro la chiusura dell’ospedale o a Roma per il No B Day 2 o il 16 ottobre accanto alla FIOM.

Penultima  ora:
L’attore barzellettiere Berlusconi continua sparare cazzate sugli ebrei sulla Bindi e bestemmia pure. Che ne direste di una belle mozione di sfiducia per comportamento demenziale non consono ad una carica istituzionale?  Ah  già una atto simile è tipico  delle opposizioni vere non di quelle finte che siedono dall’altra parte dell’emiciclo.

Ultima ora:
Quando le cose si mettono male ecco puntuale il solito attentato autorganizzato ai danni di qualche lacchè berlusconiano per denunciare   Belpietro, il quale sarebbe stato vittima di un attentato. Si da il caso che l’attentatore in agguato sul pianerottolo sia entrato in azione quando il fiero giornalista era già entrato in casa,  aggredendo  la sua guardia del corpo che di solito usa  l’ascensore ma che in questo frangente  scende  a piedi  dopo aver salutato Belpietro  , vai a sapere perché. Lo sprovveduto attentatore cerca di scaricare addosso al bodyguard il caricatore della sua  pistola, ma questa guardacaso    si inceppa, il gorilla risponde a sua volta sparando tre colpi . Insomma volano proiettili ma nessuno si fa male. Poi uccellando  l’ispettore della scorta e la macchina della polizia che staziona davanti al portone, il malvivente si dilegua indisturbato anche questo è piuttosto insolito. Di tutta questa bufala, l’ennesima, scandalizza il fatto che un giornalista possa avere la scorta pagata dalle  nostre tasse, mentre spesso questa viene negata a magistrati e a collaboratori di giustizia.  VERGOGNA!!!

Fli & Pdl

di Mario Saverio Morsillo



L'attuale sortita di Fini, che tende a presentarsi come 'partito di opposizione interna ' alla maggioranza di governo, ha secondo me un'unica
spiegazione.
Quandi Fini si permise di dire che la Casa delle Libertà era finita e non riproponibile in futuro, Storace, impiegando mezzi e risorse incredibili (manifesti, sezioni inaugurate dal nulla, videomessaggi a pagamento su TV nazionali e locali, ecc.), creò un partitino di destra estrema, che nel giro di poco tempo avrebbe potuto prosciugare l'allora esistente AN. Quei soldi, a Storace, qualcuno glieli avrà dati. Subito dopo, fini, vista la mala parata, torna all'ovile di Berlusconi: chiudono di conseguenza molte sezioni de 'La Destra', si vedono molti meno manifesti in giro, ecc.: evidentemente, chi l'aveva finanziato non lo fa più. Si rivota: i berlusconiani stravincono, anche grazie alla politica anti-sinistra di Veltroni; Fini chiede per sè la Presidenza della Camera quando avrebbe potuto facilmente ottenere la guida del neonato Popolo della Libertà. Perchè non lo fa? Probabilmente vuole avere le mani libere per organizzare la vendetta contro chi è più fascista di lui, cioè Silvio
Berlusconi. Da allora, infatti, inizia un continuum di posizioni gaulliste, chiracchiane, addirittura sinistrorse; ma perchè, per fare un esempio, l'ideologo della legge Bossi-Fini dovrebbe prendere le difese di una parte degli immigrati? Non è che Fini stava semplicemente tentando di coalizzare tutti coloro che ce l'hanno col Capo? Berlusconi, delle cui facoltà mentali è lecito dubitare ( non sempre chi è un gran criminale è anche una persona intelligente), rilancia a Natale scorso il concetto di PdL come Partito dell'amore, non volendo ovviamente copiare quello ben più affascinante di ciccioliniana memoria, ma pensando così di quietare le divergenze interne al suo Partito. L'operazione fallisce; Fini riesce a compattare un manipolo di astiosi anti-premier in un nuovo soggetto politico, interno ma autonomo rispetto al PdL (!), viene goffamente attaccato su un appartamento di Montecarlo di proprietà di AN e finito in mano al cognato (gli unici che avrebbero potuto chiedere spiegazioni potevano essere gli ex AN: che c'entrano 'Libero' ed 'Il Giornale'?)...... ed alla fine i finiani, tranne due, danno la fiducia a Berlusconi il giorno del suo compleanno.
PERCHE'?
Secondo me, Fini sa che allo stato attuale gli elettori di destra che lo seguirebbero sono pochi. Ha bisogno di tempo per farsi accettare come leader della destra, dentro o fuori il PdL si vedrà. Del resto, Berlusconi ha bisogno di un paio di mesi ancora perchè a Dicembre la Corte Costituzionale si dovrà esprimere sull'incostituzionalità dell'ignobile Lodo Alfano. Faccio una previsione: se il Lodo verrà dichiarato valido, Berlusconi resterà premier, e Fini sarà il nuovo leader del PdL (tutto intero, compreso Fli). Se il Lodo verrà considerato incostituzionale, Fli non si scioglie, e qualche sgherro di Berlusconi presenterà un nuovo Lodo,
modificato in minima parte, per guadagnare altri due o tre anni.
                                            Ciao a tutti

Solidarietà ai lavoratori FIOM - SAME di Bergamo

da Sinistra Critica


Sinistra Critica solidarizza con i lavoratori e i delegati Fiom della Same di Bergamo, che, come tutti i lavoratori metalmeccanici del nostro paese, sono vittime della feroce aggressione padronale contro i diritti e le tutele della contrattazione collettiva, aggressione avallata e coperta dalla complicità della Fim Cisl e della Uilm.
 
Questi due ex sindacati hanno deciso ormai da tempo di dedicarsi ad un altro  mestiere, tra i più antichi del mondo, quello del servilismo verso i potenti.
 Non ci si può meravigliare perciò se qualcuno li contesta. Ci preoccupa  invece se la Cgil, costringendo purtroppo anche la Fiom, scambia le vittime con i colpevoli, isolando gli operai della Same e chiunque faccia sentire la sua voce contro quelli che ogni giorno la cancellano (rifiutando loro, per
 esempio, il diritto a decidere sugli accordi sindacali).
 
La scelta della Fim e della Uilm di sottoscrivere con Federmeccanica la distruzione del contratto nazionale è solo l’ultimo atto di questo servilismo, dopo l’assenso alla politica di Marchionne.

La ribellione degli operai della Same non deve essere criminalizzata – mentre l’attacco da più fronti (governo, padroni e sindacati complici) deve spingere tutte/i ad una massiccia partecipazione alla manifestazione  nazionale del 16 ottobre, per rilanciare l’opposizione sociale e preparare
un vero sciopero generale.

  Piero Maestri - Portavoce nazionale
  Flavia D'Angeli - Portavoce nazionale
  Franco Turigliatto - Portavoce nazionale

  Sinistra Critica
  Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista

MOBILITAZIONE GENERALE CONTRO LA CHIUSURA DELL'OSPEDALE DI ANAGNI

da Associazione diritto alla salute DAS


L'ASSOCIAZIONE DAS INVITA TUTTA LA CITTADINANZA ALLA MASSIMA MOBILITAZIONE CONTRO LA CHIUSURA DELL'OSPEDALE DI ANAGNI ANNUNCIATA DAL PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO RENATA POLVERINI.  IL SINDACO CARLO NOTO HA CONDANNATO LA DECISIONE DELLA REGIONE LAZIO E HA DICHIARATO: "ancora una volta soccombiamo alle decisioni della Capitale, ancora una volta siamo relegati al ruolo periferico e lo siamo nei fatti". 
E' stato convocato un consiglio comunale straordinario alle ore 11.00 di sabato 2 ottobre p.v. Per questo la DAS chiede a tutti i cittadini di radunarsi alle ore 9.00 di sabato prossimo davanti ai cancelli dell'Ospedale di Anagni in una pubblica assemblea. Successivamente, alle ore 10.00 si formerà il corteo per raggiungere il Palazzo Comunale dove si terrà il Consiglio comunale.
Si invitano tutte le categorie sociali ad aderire, i commercianti a fare una serrata durante il passaggio del corteo, gli studenti, i docenti  e il personale tutto delle scuole cittadine a partecipare all'assemblea e al corteo.


Per notizie e aggiornamenti consultare il sito:
per informazioni telefonare al n.: 3930723990

giovedì 30 settembre 2010

IL CAPITALISMO MOSTRA IL SUO VOLTA DISUMANO E RAZZISTA

di Pia Gigli .  Lit Lega internazionale dei lavoratori 




Non si arresta l’ondata xenofoba e razzista in Europa. E’ della fine del mese di agosto la notizia dell’espulsione di massa di rom voluta dal governo di Sarkozy. Un’espulsione chiamata “rientro volontario” verso Romania e Bulgaria perché accompagnata da un misero incentivo economico (300 euro per gli adulti e 100 per i bambini). Da allora circa mille rom sono stati espulsi, ma il processo è iniziato ben prima: 8.200 rumeni e bulgari sono stati espulsi dall’inizio dell’anno e 11.000 rom sono stati espulsi nel 2009. Sarkozy, capo di un governo coinvolto in affari di corruzione ed in deficit di popolarità, il 28 luglio in un discorso a Grenoble, in occasione della cerimonia di insediamento del prefetto, aveva parlato di “guerra” agli stranieri ribadendo l’equazione immigrazione-criminalità, aveva promesso lo smantellamento dei campi rom presenti nel territorio francese e la revoca della nazionalità francese per i “delinquenti”. In verità il 16 luglio si era verificata una rivolta proprio nella banlieue di Villeneuve a Grenoble, in risposta all’uccisione di un giovane straniero ventiquattrenne: una rivolta in più contro la repressione poliziesca, e ancora il 18 luglio alcuni componenti di una comunità rom avevano attaccato una caserma in risposta all’uccisione di un rom da parte di un poliziotto. 


In nome della “sicurezza” dei francesi sono stati proposti inasprimenti delle leggi sull’immigrazione che prevedono l’espulsione per chi “minaccia l’ordine pubblico in occasione di ripetuti atti di furto o di “mendicità aggressiva”, per chi soggiorna senza essere occupato in un lavoro o nello studio, o senza avere risorse sufficienti all’autosostentamento, per chi “rappresenta un carico irragionevole per il sistema di assistenza sociale”. Si tratta di espulsioni anche per i cittadini comunitari.
Ma dov’è la libera circolazione delle persone sbandierata dall’Unione europea?
Quel che sta accadendo in Francia, l’espulsione di massa di cittadini comunitari, ha avuto il plauso di altri governi europei. Se anche Zapatero ha giustificato l’operato di Sarkozy, soprattutto Maroni ha colto la palla al balzo per rivendicare una certa “primogenitura” dell’Italia nelle politiche anti-rom, dovendo però riconoscere che prima di lui era stato il sindaco Veltroni, durante il governo Prodi, ad iniziare con lo smantellamento dei campi rom, con l’espulsione di rom e rumeni. Come non ricordare poi la schedatura dei rom attraverso le impronte digitali, e il “piano nomadi” di Alemanno che sta portando allo smantellamento dei campi rom a Roma, sradicando le famiglie dai loro quartieri senza nuove sistemazioni dignitose. Maroni ha dichiarato che le espulsioni devono essere messe in atto anche nei confronti dei cittadini comunitari e che in questo senso si muoverà il governo.
Di fronte all’inasprirsi di pratiche e misure legislative contro immigrati e rom risalta tutta l’ipocrisia dell’Unione Europea: uno spazio in cui, se è prevista la libera circolazione dei capitali e delle merci a tutto vantaggio del capitalismo europeo, la libertà di circolazione delle persone è ridotta a variabile dipendente a seconda delle esigenze della borghesia europea e dei suoi governi. Le frontiere possono essere aperte o chiuse secondo una linea di classe che discrimina cittadini di serie A e si serie B, secondo criteri dettati dal mercato della forza lavoro e secondo obiettivi economici dei diversi capitalismi europei. Gli accordi di Schengen mostrano il vero volto di un’Europa “fortezza” pronta a proteggersi militarmente dall’esterno contro l’immigrazione clandestina (agenzia Frontex) e con la facoltà di controllare le frontiere interne a seconda dei rapporti di forza tra Paesi europei.
La stessa direttiva n. 58 del 2004 “relativa al diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri” fa emergere un quadro inquietante. Nel ribadire che “la cittadinanza dell’Unione conferisce a ciascun cittadino dell’Unione il diritto primario individuale di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri”, man mano mette in luce condizioni sempre più ostative per un cittadino europeo: non può soggiornare per più di tre mesi a meno che non abbia un lavoro autonomo o dipendente, o disponga di risorse economiche sufficienti affinché non diventi un onere a carico dell’assistenza sociale o di un’assicurazione malattia che copre tutti i rischi nello Stato membro; chi resta per più di tre mesi viene schedato perché lo Stato possa controllare la sua situazione lavorativa, abitativa, sociale, e quella della sua famiglia.
A queste norme si è appellato Sarkozy, e queste norme ha violato espellendo in massa i rom dalla Francia.
Occorre una risposta di massa e di classe
Perché l’attacco razzista si è particolarmente rivolto ai Rom che sono cittadini europei?
I Rom sono una minoranza in Europa (circa 12 milioni), in parte nomade, senza diritti. Si tratta di un popolo da sempre discriminato (ricordiamo l’Olocausto di circa 200-500 mila rom), perfino nei loro Paesi di “origine”, infatti il loro rimpatrio in Romania e Bulgaria creerà probabilmente ulteriori problemi sociali. La loro persecuzione in Francia ed in Italia principalmente, ma anche in altri Paesi rappresenta, in questa fase, una delle armi che i governi stanno usando per far fronte alla crisi economica. Rappresentano il capro espiatorio su cui convogliare il disagio sociale prodotto dalla crisi. Una crisi che, continuano a dirci essere alla fine, ma che mostra sempre più la barbarie di questo sistema ormai in decomposizione. Di fronte all’aumento della disoccupazione, alla perdita di ogni diritto sociale e sindacale, alla distruzione delle protezioni sociali, ciò di cui hanno timore il capitalismo europeo e i suoi governi è un’esplosione sociale, di cui peraltro vediamo avvisaglie in paesi come Francia, in Grecia, in Spagna e potenzialità in tutta Europa. Cosa c’è di meglio allora che approfondire la divisione nelle classi sfruttate, tentare di “governare” quell’esercito di mano d’opera di riserva che Marx già centocinquanta anni fa aveva previsto, attraverso l’incitamento al razzismo e alla xenofobia tra lavoratori europei e immigrati, e tra gli stessi lavoratori europei.
Non ci sono scorciatoie: per la libera circolazione dei lavoratori, per l’abrogazione di tutte le leggi razziste, contro gli alti costi della crisi pagati da tutti i lavoratori europei ed immigrati occorre una sola lotta! 

II° Incontro Nazionale Dei coordinamenti in lotta contro la crisi

da coordinamenti e comitati, delle delegate e delegati, delle lavoratrici e lavoratori in lotta contro la crisi


II° Incontro Nazionale
Dei coordinamenti e dei comitati, delle delegate e delegati, delle lavoratrici e lavoratori in lotta contro la crisi
 Per la costruzione unitaria e dal basso di tutte le prossime mobilitazioni contro le scelte di governo padroni e sindacati corrotti


  Nonostante le bugie raccontate ai TG e dai giornali dagli esponenti di Confindustria e Governo, la Crisi internazionale del capitalismo è tutt´altro che finita. Di conseguenza l´attacco senza precedenti alle nostre condizioni di lavoro e ai nostri salari si sta amplificando e portando alle estreme conseguenze.

 Dopo la finanziaria, la quasi certa approvazione del "collegato lavoro" e i diktat sull´austerità promossi dalla comunità europea, i padroni non sono soddisfatti e hanno concretamente trasformato unilateralmente in pratica, sostenuti da cisl-uil-ugl e dall´inerzia CGIL, tutte le loro richieste di flessibilità, precarietà, e produttività.

  Il piano Marchionne evidentemente non è un attacco contro gli operai FIAT, ma un ariete costruito ad arte per dare la spallata finale a ogni garanzia salariale e normativa dei lavoratori, pubblici e privati, in pieno accordo con CONFINDUSTRIA e Governo.

  Infatti la sua immediata conseguenza è la disdetta del CCNL metalmeccanico, per dare seriamente il via alla distruzione dei diritti introdotta dal contratto firmato da FIM e UILM.

  Sul fronte dei precari della scuola si sta portando avanti come un treno senza freni il più grande licenziamento di massa della storia repubblicana. Attacco esteso anche alle università dove  migliaia di ricercatori precari rischiano il loro  posto di lavoro. Viene sancita quindi la fine di una scuola ed università pubblica e di qualità ed un diritto allo studio sempre più negato alle classi popolari.

  Prosegue la campagna di criminalizzazione dei dipendenti pubblici,sfociate nel blocco delle retribuzioni per altri 4 anni e nella sospensione del rinnovo delle elezioni delle RSU.

  Come se non bastasse continuano i processi di privatizzazione dell´acqua,della sanità e di tutte le aziende pubbliche locali.
  
Davanti a questo attacco fortissimo noi lavoratori non riusciamo ad opporre una resistenza capace di dare almeno dei minimi risultati contro l´enorme piano di ristrutturazione del capitalismo.

 Il sindacalismo di base, pur contribuendo in modo significativo nelle lotte di resistenza, allo stato attuale dimostra ancora i suoi limiti e una insufficiente capacità di attrazione tra le classi lavoratrici.
    
La FIOM invece, l´unico sindacato tra i confederali, incatenata da decine di contraddizioni interne, fortemente limitata da una CGIL che non vuole rinnegare la via della concertazione coi padroni, oppone un corretta resistenza di principio che però non si traduce immediatamente in una forte mobilitazione almeno tra i metalmeccanici.
  
In questa situazione di profonda sconfitta che stiamo attraversando, in cui anche le singole vertenze contro le chiusure e i licenziamenti stanno mostrando tutti i limiti dell´isolamento e della mancanza di prospettiva, tutti noi lavoratori dobbiamo ritrovare la capacità di riunirci, di riorganizzarci in maniera autonoma e indipendente, per ricostruire la nostra capacità di organizzazione e resistenza e mettere efficacemente in discussione fino a rigettare i piani di ristrutturazione dei padroni.
  Dopo la riunione del febbraio scorso a Roma, nella quale lanciammo la proposta di cominciare a lavorare per la costruzione di un coordinamento stabile di lotta nazionale contro la crisi, nel quale ricomporre e organizzare le lotte dei lavoratori di tutti i comparti, crediamo sia giunto il momento di riconvocarci e rilanciare la piattaforma comune di tutti i lavoratori in lotta, organizzare la partecipazione comune alla manifestazione del 16 ottobre a Roma per renderla una giornata di riorganizzazione e ricompattamento di tutta l´opposizione di classe nel nostro paese, per promuovere una mobilitazione dal basso, articolata e permanente fino all´autorganizzazione dello sciopero generale come momento finale e decisivo di una grande mobilitazione di massa dei lavoratori contro governo e padroni.

  ·        per bloccare i licenziamenti, le chiusure di fabbrica, le esternalizzazioni, i tagli alla scuola e alla spesa sociale.

  ·        contro le speculazioni edilizie e finanziarie, principali cause di chiusure e delocalizzazioni

  ·        per la distribuzione del lavoro che c´è - lavorare meno e lavorare tutti - a parità di salario. Accesso al reddito garantito.

  ·        per la stabilizzazione di tutti i precari e gli atipici

  ·        per dire No all´eliminazione del CCNL e alla ristrutturazione di tutto il mondo del lavoro.

  Chiediamo ai coordinamenti e ai comitati di lotta, alle Rsu, ai lavoratori e alle lavoratrici, ai disoccupati, ai cassintegrati, agli immigrati di sottoscrivere questo appello e partecipare al secondo incontro nazionale!

  SABATO 9 OTTOBRE

  ORE 11.00 ALL´ARCI BELLEZZA

   Milano, via Giovanni Bellezza 16, nell´ambito degli Stati Generali della precarietà.

  Per aderire all´appello: 
coordinamentolucc@yahoo.it  - 3494906191 - 3495107754







  Coordinamento Lavoratori Uniti Contro la Crisi, Milano; Comitato di Lotta per il Diritto al Lavoro, Livorno; Assemblea Lavoratori Autoconvocati, Torino; Coordinamento Lavoratori Autoconvocati, Roma; Coordinamento Precari Scuola (Roma)

   RSU Maflow, Trezzano sul Naviglio; Osvaldo Celano RSU FIOM Marcegaglia Buildtech, Milano; Agrhabi Mustafa, RSU FIOM Marcegaglia, Lomagna; Andrea Glorini RSU FIOM Microtecnica, Brugherio; Antonello Tiddia RSU Carbosulcis; Luigi Sorge, Fiat Cassino; Consiglio regione lombardia: Michele Salvi delegato RSU , USB; Sfondrini Guido delegato RSU, USB; Rallo Vito delegato RSU, USB; Galli Marina delegata RSU, USB; Valenti Angela delegata RSU, USB - Regione lombardia GIUNTA: Luciano Muhlbauer lavoratore regionale; Rosella Manganella delegata RSU, indipendente; Donatella Biancardi delegata RSU, USB; Silvia Baratella delegata RSU, USB; Fabio Squeo delegato RSU, USB; Giuseppe Binosi delegato RSU, USB; Rosalba Fabiani FILCAM-CGIL;  Riccardo De Angelis, Rsu/RLS FLMuniti-CUB Telecom Italia; Luca Climati, Rsu RdB Inpdap; Nando Simeone, Rsa FILCAMS CGIL Farmacap; Ettore Pasetto, Rsu Fiom CGIL Elsag Datamat; Andrea Fioretti, Rsa Flmuniti CUB Sirti; Francesco Cori, Coord. Precari Scuola; Francesco Paolo Caputo, Coord. Precari Scuola; Roberto Villani, Cobas Scuola; Riccardo Filesi, Coord. Cassaintegrati/CUB Trasporti Alitalia; Daniela Cortese, Rsu/RLS Snater Telecom Italia Sparkle; Domenico Calderoni, Rsu Fialtel SSC; Luigi Cefaro, Rsu Slc-Cgil Telecom Italia; Renato Caputo docente Roma; Rosalinda Renda insegnante precaria (Cps) Roma; Felice Renda insegnante Cisterna di Latina; Annnamaria Smecca maestra Cisterna; Francesco Paolo Caputoinsegnante precario (Cps) Roma;  Beniamino Caputo ricercatore precario Università La Sapienza Roma; Roberto Fucci macchinista Roma; Riccardo Tranquilli, Rsu FISAC-Cgil FONSPA; Fabrizio Cottini, FIOM CGIL Sielte; Sante Marini, FIOM CGIL Alcatel Alenia; Maurizio Bacchini, Rsu FIOM CGIL Baxter S.p.A.; Marina Citti, RLS CGIL Menarini S.p.A. Pomezia; Concetta Morelli, USB Pubblico Impiego Roma; Paolo Agrestini, lavoratore edile Cerveteri; Matteo Orlando, studente-lavoratore precario Cerveteri; Carmela Sciuto, CGIL Inpdap Roma; Cristiano Baglioni, Rsu Filcam-Cgil Vivenda SPA; Roberto Martelli Rsa RLS Usi Ait settore cooperativo; Marco Beccari, ricercatore, Trieste; Vagaggini Marco rsa filcams-cgil; claudio simbolotti, ferroviere roma; Giorgio Salerno SU-USI del Comune di Roma; Giuseppe Martelli delegato USICONS; Antonio Piro RSU COBAS Provincia di pisa; Piero Baral, Torino; Pittella Mario operaio Edicart milano; Brunelo Fogagnoli, Insegnante, Comitati di Base della Scuola IPSAA 'S. Fobelli' - Crodo (VB); Valentina Marchesini, Siena; Renato Pomari RSU FIOM IBM, Vimercate; Gino Orsini RSU A.O. Salvini, RHO; Virginio Pilò, CUB Università di Bologna; Katia Casasole, Precaria Nichelino (TO); Roberto Firenze Delegato RSU USB, Comune di Milano; Maurizio Fratus e Giorgio Terzi, RSA FLMU-CUB, Ponteggi Dalmine - Marcegaglia Buidtech, Milano; Donato Romito Rsu Unicobas Scuola, Pesaro; Eugenia Magnaghi ATA VERBANIA ESECUTIVO USI AIT; Serenetta Monti RSU USI AIT ZETEMA ROMA; Gianmaria Venturi RSA USI AIT Terza Università Roma; Alessandro Perrone cassaintegrato FIOM Eaton Monfalcone (Go);

La Freedom Flotilla Coalition cresce

da Freedom Flotilla Coalition


Azioni legali, politiche e di base per far cessare l’impunità di Israele
La Freedom Flotilla Coalition ha concluso lunedì 27 settembre il suo meeting ad Atene, dove sono stati valutati gli sviluppi relativi alle nostre attività in corso per far cessare il criminale blocco imposto da Israele a Gaza e le altre politiche illegali perpetrate contro il popolo palestinese. Non permetteremo che la violenza impiegata contro la prima Freedom Flotilla fermi la nostra volontà di opporsi all’intransigenza di Israele. Negli ultimo tre mesi, si sono aggiunte coalizioni nazionali in Itala, Svizzera, Francia, Spagna, Canada, Norvegia, Belgio, Austria, Australia, Stati Uniti ed altri Paesi, ognuna delle quali sta lavorando per inviare una nave a Gaza. Mentre parliamo, una nave ebraica è sulla via di Gaza, dichiarando al mondo che Israele non può agire in nome dell’ebraismo mondiale e che il blocco israeliano di Gaza non ha nulla a che fare con la protezione degli Ebrei. Il popolo di Gaza attende ansiosamente il suo arrivo.
Abbiamo dato inizio ad un movimento che Israele, con tutte le sue armi, non può fermare. Siamo stati costretti a fare questo perchè i nostri governi non hanno avuto la volontà di ritenere Israele responsabile delle sistematiche violazioni dei diritti umani dei Palestinesi. Vogliamo che i nostri governi appoggino le nostre azioni non violente per sostenere il diritto internazionale e prendano iniziative quando i loro cittadini disarmati sono attaccati con violenza, picchiati, arrestati e uccisi. Abbiamo perso nove nostri compagni per l’insensata violenza di Israele e questo è solo un frammento della violenza che i Palestinesi subiscono da più di 60 anni.
Oggi la Commissione di inchiesta indipendente, promossa dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, diffonde le conclusioni delle sue investigazioni sul raid contro la Freedom Flotilla. Il rapporto dell’ONU conclude che i militari israeliani hanno usato “violenza incredibile” contro di noi, commettendo “violazioni gravi” del diritto internazionale. Il rapporto dice anche che vi sono “prove evidenti a sostegno delle accuse” contro Israele per “la volontà premeditata di uccidere” e per le torture messe in atto quando i suoi soldati hanno assaltato la nostra flotilla lo scorso maggio. La Grecia, come firmataria dello Statuto di Roma, ha il diritto di portare questa vicenda di fronte alla Corte di Giustizia Internazionale. I nostri rispettivi Paesi hanno la possibilità di invocare le giurisdizioni universali per rendere Israele responsabile dei suoi crimini.
Israele ha regolarmente tentato di etichettare ogni individuo o gruppo che agisce per difendere i diritti dei Palestinesi come “terrorista.” E’ stato lanciato un attacco diffamatorio contro i nostri partners turchi. Il rapporto dell’ONU sulla Flotilla respinge la nozione che l’intervento della società civile rivolto alle crisi umanitarie sia inopportuno e richiede spazio sia per l’intervento umanitario per alleviare la crisi a Gaza, sia per iniziative politiche nei confronti delle cause che hanno provocato la crisi. La seconda Freedom Flotilla che stiamo organizzando, come quella brutalmente attaccata da Israele, punterà a fare entrambe le cose. Nel frattempo, chiediamo ai nostri Paesi di utilizzare tutti i mezzi legali e politici per assicurare che Israele cessi le sue azioni illegali, per non essere costretti a mettere in gioco le nostre vite per farlo.

Atene - 27 settembre 2010

mercoledì 29 settembre 2010

Unità dei Comunisti, problemi e prospettive

dall’Associazione Politico Culturale “20Ottobre"


Unità dei Comunisti, problemi e prospettive”. È questo il tema dell’assemblea provinciale organizzata dall’Associazione Politico Culturale “20Ottobre” per sabato 2 ottobre alle 18 a Frosinone.
Ad ospitare l’evento sarà la sede della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA)  di Via Brighindi.
Ad intervenire saranno numerosi esponenti della Federazione della Sinistra.
A tale proposito Maurizio Federico ha sottolineato l’importanza della storia del PCI in Italia ed in provincia di Frosinone, “partito il cui scioglimento è stato un grande errore che stiamo ancora pagando”. Per Paolo Ceccano” Il ruolo dei comunisti negli enti locali è essenziale per portare nelle istituzioni le esigenze della classi più disagiate”. Secondo Ugo Moro “ le ultime notizie  sui tagli alla sanità dimostrano la necessità che ci sia un partito comunista che faccia sentire unitariamente la propria voce”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Mauro Capobianco che sottolinea come “ la crisi che attanaglia la nostra provincia e la scarsa voglia di opposizione  del centrosinistra – dice – dimostra che un forte partito comunista è necessario ed utile per il nostro territorio”.
Anche Oreste Della Posta, esponente di spicco dell’Associazione “  è necessario che la sinistra si riorganizzi perché c’è bisogno di tutta la nostra forza come qualcuno ha detto. Un appello ai giovani, ai disoccupati, ai lavoratori, ai precari: partecipate in massa, fate sentire la vostra voce: vi stanno rubando il futuro”


Aquino, 29/09/2010

Se trentatré anni vi sembran pochi…..

da Sinistra Critica Roma


Il 30 settembre è oramai divenuto un anniversario dei più importanti della lotta antifascista.
33 anni fa furono centomila e più persone a rivendicare il giorno dopo in piazza la rabbia per un assassinio compiuto da fascisti, ancor oggi impuniti, nascosti da camionette della polizia.
Alcuni di quei fascisti, nonostante le mani macchiate di sangue, hanno poi fatto carriera in Parlamento, altri invece vivono sotto falso nome, stipendiati dallo Stato.
Quello Stato colpevole che ha sulla propria coscienza, oltre a  Walter Rossi, Giorgiana Masi, Francesco Lo Russo, e numerose stragi (Bologna, Ustica, etc. etc.).
Quello Stato è lo stesso di questi anni… presumibilmente evolutosi in peggio.
Quello Stato non desideroso di riaprire un processo per giungere finalmente ad una verità,  destinando l’omicidio di Walter Rossi a divenire un ricordo senza pace.
Sono cambiati i nomi, le circostanze, i modi ma non le morti …oggi si può morire dentro un ospedale, o a seguito di un semplice fermo di polizia, o semplicemente perché si veste in un modo piuttosto che un altro, non c’è bisogno di “essere militanti”, ma rimane costante un elemento: l’assenza, o meglio la mancata ricerca di un colpevole, di un responsabile, di un mandante, di un esecutore materiale….
E forse, più che l’assenza a distanza di anni, è la consapevolezza mista a rassegnazione che un responsabile non si troverà mai a dover animare  - al contrario -  la lotta antifascista nelle piazze, nei quartieri, nelle periferie, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei partiti, nelle organizzazioni…ovunque.
La lotta antifascista non deve arrestarsi, ed il primo passo è rappresentato dalla memoria di quanto accaduto, ieri e oggi.
E’ per tutte le compagne e i compagni che hanno pagato con la vita le proprie scelte, il proprio coraggio, la propria dignità che siamo tenuti a tenere alto il valore dell’antifascismo in ogni momento, non concedendo né agibilità politica né legittmità a quanti ancor oggi utilizzano, sotto mentite spoglie, quei disvalori antitetici alla democrazia ma tanto cari alla maggior parte degli attuali elettori degli attuali governanti.
Sinistra Critica , a 33 anni di distanza dall’omicidio di Walter Rossi, manifesta la propria testimonianza in questo percorso e continuerà puntualmente a farlo ogni volta che sarà necessario.

Time for African Village

di Luciano Granieri




Credevate di esservi liberati della rubrica “ Il concerto a cui avrei voluto assistere”.  Ma il redattore di Aut, l’alter ego della redattrice  in blocco notes e macchinetta fotografica, ha una “fissa” (così si dice oggi) per la musica, in particolare per la musica popolare, quella non scritta ma che si trasmette  secondo una  cultura  orale (vedi trattato “Oralità e scrittura” di Walter J. Ong), ovvero la musica improvvisata, ovvero il jazz. Dunque niente di nuovo sotto il  mouse, stiamo per trasmettervi un nuovo estratto da un concerto di jazz .  Siamo a Vienna  nel 2002, Strauss e il “macellaio” Radetzky non c’entrano una cippa. I signori che ci deliziano con le loro evoluzioni musicali sono McCoy Tyner, classe 1938 da Philadelphia – pianoforte, Bobby Hutcherson, classe 1941 da Los Angeles -Vibrafono, Charnett Moffett, classe  1967 da Chicago - Contrabbasso, Eric Harland, classe 1976 da Houston- batteria. Stavolta Miles Davis non c’entra nulla potrebbe, rilevare un navigatore attento a tutti i nostri post di jazz. Sbagliato. Come tutte le strade portano a Roma, così tutte le vie del jazz post parkeriano portano a Miles Davis. McCoy Tyner infatti è stato un pilastro dello storico inarrivabile quartetto di John Coltrane, dal 1960, fino alla morte del sassofonista avvenuta prematuramente nel luglio del 1967.  Coltrane, a sua volta,  costituì nel 1958 uno straordinario  sodalizio creativo con Miles Davis che portò all’incisione, nel 1959, di quello che personalmente considero il più bell’album di jazz mai realizzato “Kind of Blue”  Riconosciuto a Miles ciò che è di Miles veniamo a presentare questo effervescente  quartetto. McCoy Tyner come detto è stato protagonista della combo di John Coltrane. Un ensemble che ha traghettato il jazz  dal post bop al free. Tyner, al pianoforte, Coltrane al tenore e soprano,  Elvin Jones alla batteria e Jimmy Garrison al Contrabbasso, hanno scritto alcune delle più suggestive ed innovative pagine della musica afroamericana, da  “Giant Steps” a “My Favourite Things”, da “Africa Brass”  fino a “Impression” e allo spirituale “Love Supreme” .  Lo stile di McCoy Tyner e molto particolare, la mano sinistra incalza con l’esecuzione di fraseggi netti  e percussivi, la mano destra invece tesse armonie incrociando  accordi molto sofisticati. Il tutto va a costruire uno stile molto personale ed inconfondibile, oltre che lasciare spesso il pianoforte scordato dopo ogni esibizione. Bobby Hutcherson è un maestro, un innovatore del Vibrafono e della Marimba. Partendo dal linguaggio  armonico e sofisticato di Milt Jackson, sviluppa uno stile che include fraseggi veloci, figure modali, tali  da approdare al  free più autentico. Un musicista a tutto tondo dalla tecnica sopraffina ha suonato particamente con tutti i giganti dell hard bop e del free, Freddie Hubbard, Jackie Mc Lean, Eric Dolphy, solo per citarne alcuni . Passiamo ora ai giovani. Eric Harland ha iniziato molto presto a picchiare su tamburi e cimbali, aveva solo 5 anni. La sua carriera corre parallela a quella di un altro enfant prodige della musica afroamericana, il trombettista Terence Blanchard, con lui ha scritto diverse colonne sonore per i film di Spike Lee. Il suo drumming rutilante, incalzante con le bacchette che volano agili sui piatti, è tecnicamente notevole, unisce l’esuberanza di Elvin Jones con la rigorosità ritmica di Roy Hynes, veramente un grande batterista. E veniamo al protagonista assoluto di questo pezzo, il contrabbassista Charnett Moffett. Charnett è il figlio di Charles Moffett, il batterista che accompagnò Ornette Colemann fra il  1965 e il  1967 già il suo nome segna una sorta di predestinazione: Charnett è la combinazione di Charles, il nome del padre, ed Ornette il nome di Colemann profeta del free jazz.  E’ un musicista “LIBERO”  dallo strumento, nel senso che dal suo contrabbasso esce di tutto, sonorità distorte e polifoniche eseguite con l’archetto, esecuzioni funky eseguite in slap, sequenze percussive con l’archetto usato come una bacchetta di batteria, addirittura nell’assolo del video si ascolta  anche la citazione del noto spiritual  “Amazing Grace” . Il brano diviso in due video per esigenze YouTubbistiche è “African Village” inciso nel 1968 da McCoy Tyner incluso nell’LP “Time for Tyner” con una line up composta  dallo stesso Hutcherson al vibrafono ma con Herbie Lewis al contrabbasso e Freddie Waits alla batteria . Il brano sembra fatto apposta per mettere in risalto le incredibili doti dei musicisti, dal magmatico assolo di Tyner, al velocissimo intervento di Hutcherson, all’incredibile sortita di Moffett. Da non perdere.
Buona Visione.







martedì 28 settembre 2010

Ponteranica, corteo per Impastato «Forum contro le mafie del Nord»

di Luc Girello e Mapi Trevisani


«Come primo passo di questo lungo e difficile cammino di liberazione, chiediamo con determinazione il ripristino dell'intitolazione della biblioteca comunale di Ponteranica a Peppino Impastato (fatta rimuovere dal sindaco della Lega Cristiano Aldegani, ndr). Perché i nomi di quanti hanno perso la vita per lottare per il bene della comunità non possono essere cancellati, sono un patrimonio collettivo e quindi vanno difesi». 


Questo l'appello di Giovanni Impastato, fratello di Peppino, che sabato è intervenuto alla «Manifestazione... ancora 100 passi» che ha chiuso l'iniziativa «Le mafie a casa nostra, verso il forum sociale antimafia del Nord», promosso dal Comitato Impastato Ponteranica, Casa memoria Felicia Peppino Impastato e Tavola della pace Valle Brembana. Tremila persone hanno formato il corteo che, partito da via Matteotti, dopo aver percorso circa tre chilometri, è arrivato in via 8 Marzo dove era allestito il palco dal quale hanno parlato numerosi oratori che hanno ricordato la figura di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia, non tralasciando sottolineature polemiche contro l'attuale sistema politico. «Ancora 100 passi sì, 100 passi qui a Ponteranica per dire che le mafie sono volti costruzioni, collusioni, soldi, vizi e contratti», ha aggiunto Alice Perico, portavoce del Comitato di Ponteranica. Gabriella Cremaschi, già assessore alla Cultura di Ponteranica quando è stata intitolata la biblioteca a Peppino Impastato, con tanta emozione ha letto una lettera inviata al comitato Impastato di Ponteranica da Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo, assassinato dalla mafia. 


Interventi anche da parte di Umberto Santino del Centro siciliano di documentazione «Giuseppe Impastato» e Gaspare d'Angelo del comitato di Bergamo. Infine spazio alla musica con Cisco, storico cantante dei Modena City Ramblers e il cantautore bolognese Claudio Lolli. 

Le  Foto sono di Mapi Trevisani

Il brano non è, "I cento passi"  ,  troppo scontato. Abbiamo preferito comunque un pezzo  dei Modena City Ramblers "La Banda del sogno interrotto" tratto dalll'album del 1996 : "La grande famiglia". E' un brano che pur essendo inciso  nel  1996 sembra  scritto oggi......

lunedì 27 settembre 2010

Fede eretica

di Fausta Dumano



Eden, il libro di Alessandro Cortese, un libro destinato a diventare un caso letterario, un libro che divide a priori, ancora prima di leggerlo ci si schiera : è blasfemo o un credente?  Un post a parte merita la copertina, l’albero della mela proibita quella rossa è uno scheletro , altro discorso merita la scelta della carta  che conferisce un’aria antica al libro con gli stessi caratteri  tutti maiuscoli. Alessandro Cortese, classe 1980, è nato a Messina , ricercatore chimico vive a Pescara, è un artista poliedrico, si esprime con la musica. Ha nel cassetto già diversi romanzi, ma ha puntato su Eden per arrivare sugli scaffali delle librerie. L’autore è sbarcato ad Ithaca e il suo libro è un caso che ha animato la discussione.. Il mito di Eden fa da sottofondo irrequieto nel romanzo, una lotta tra il bene e il male  che si tinge di interrogativi spiazzando il lettore con un originale punto di vista che rovescia il senso della tradizione. Sin dall’incipit il lettore capisce che la trama non è affatto scontata. I generi  si fondono, thriller, noir, epica, romanzo religioso, ritmo televisivo, perchè  Cortese è un figlio degli anni 80’, l’immagine arriva prima della voce. Si gioca con la maschera di porcellana bianca , che impedisce di comprendere le espressioni degli attori, un veloce dipanare dei fatti e la stessa punteggiatura segue il flusso della narrazione. Cortese non utilizza mai il punto e la virgola. E’evidente che il giovane Cortese ha una grande conoscenza del testo biblico ed ha una grande fantasia. Il linguaggio è ricercato e forbito. E’ un’oprea che si legge tutta di un fiato, mentre lascia con il fiato sospeso in questa lotta tra il Bene e il Male . Il libro è secondo me una grande metafora che va letto prima di tutto per le innovazioni stilistiche e l’originalità. Avendo trascorso un’intera giornata con l’autore che ha visto anche una tappa nell’Abbazia di Casamari, dove siamo entrati in un film surreale, posso con certezza affermare che il Cortese è un credente a 360° . A tal punto che quei segnali che per lui sono la prova evidente dell’esistenza do Dio , nella mia vita  sono gli intrecci del turbinio combinatorio. L’operazione compiuta da Alessandro Cortese è un’operazione complessa, nell’età della controriforma il suo libro sarebbe finito nel Tribunale della Santa Inquisizione. Il libro pubblicato da una piccola casa editrice “Arpanet” si sta squadernando anche nella libreria della Feltrinelli. L’alone di mistero si annuncia con le sue prime note di presentazione, qualcuno mi considera Satana, se si aggiunge il suo look da “dark Alchimista” la tensione sale. Non è escluso che nel clima di oscurantismo il libro possa ricevere “qualche bolla di scomunica” aumentando  così l’operazione di marketing. Eden un bluff di un credente, per attirare l’attenzione in una società  in cui il libro e la letteratura stanno in crisi, perchè si legge poco e si vendono pochi libri?  La redattrice di Aut seguirà il destino di Eden.... intanto a riprova di come a priori il libro venga giudicato, è bastato mettere soltanto la copertina di Eden sul mio Facebook per avare richieste di amicizia trasversali, il mio nome è stato associato a credente (sono arrivati gruppi cattolici a chiedermi l’amicizia) a blasfema.... Il mio “destino” ormai è legato ad Eden, sarò bruciata nelle piazze come eretica per averlo letto oppure “santificata” .

Due o tre cose su Alessandro Cortese

Alessandro è stato definito da qualcuno Satana per aver trasformato Lucifero  in eroe positivo, Alessandro sulla scia delle spiegazioni di Sant’Agostino . Il diavolo esiste  è il male sulla strada, di conseguenza l’esistenza del male conferma il bene. Nella vita di Alessandro Dio c’è e gli ha dato prova della sua esistenza. Lo scenario è Chieti, in una notte con la pioggia e la nebbia, una notte da lupi in una città che dai racconti di Alessandro è più brutta di Frosinone. Lui migrante dalla Sicilia, senza lavoro, arriva a Chieti nel momento giusto incontra l’amico giusto che gli apre “le porte giuste” un minuto prima o un minuto dopo l’evento non sarebbe accaduto. Io lo chiamo “turbinio combinatorio” quel turbinio combinatorio che mi ha insegnato il mio amico  scrittore Carlo Scappaticci, qualcuno la chiama fortuna, qualcuno “culo”. Entro nell’Abbazzia di Casamari con Alessandro e il mio amico greco, un prete celebra un matrimonio in un orario insolito alle cinque del pomeriggio di venerdì. Il prete utilizza il ciociaro e somme citazioni in greco. Coincidenze?  O un segnale di Dio per far sentire Vassili a casa? Resta il fatto che dopo una giornata con Alessandro sono convinta che lui sia fortemente credente e che Eden è un testo letterario scritto per scuotere il dibattito 

Sospeso l'inizio delle lezioni




Assemblea con gli studenti il 4 ottobre ore 11.00
  
Il Consiglio di Facoltà:
  • Valutati in primo luogo gli effetti della perdurante progressiva e grave riduzione di risorse destinate nel nostro Paese all’Istruzione, ed in particolare alle Università pubbliche;
  • Tenuto conto degli effetti di questa riduzione sull’organico docenti il cui turn over è virtualmente bloccato;
  • Preso atto del mancato accoglimento da parte degli Organi dell’Ateneo della richiesta, presentata a giugno e motivata dalla sopraggiunta mancanza di risorse di personale docente, di non attivazione di due corsi triennali sui quattro previsti;
  • Valutati i contenuti del DDL 1905 di riforma universitaria, in particolare per quanto riguarda il mancato riconoscimento del ruolo docente agli attuali ricercatori universitari;
  • Acquisita la decisione della quasi totalità dei Ricercatori della facoltà che hanno legittimamente scelto di privilegiare l’attività di ricerca rispetto alle attività didattiche non obbligatorie per legge, facendo mancare la copertura di più di un terzo degli insegnamenti complessivi;
  • Fatto proprio il documento presentato in Consiglio dalla Consulta dei Ricercatori di Facoltà
Dichiara:
  • Di condividere ed approvare la scelta responsabile dei Ricercatori, anche in considerazione del fatto che le future valutazioni saranno incentrate sulla attività di ricerca scientifica, impegnandosi fin da ora a tener conto di queste scelte nella definizione dell’offerta formative dei prossimi anni;
  • La propria preoccupazione per il futuro della Università pubblica in Italia e per la progressiva limitazione del diritto allo studio risultato delle future drastiche ma indispensabili limitazioni al numero degli accessi all’università a partire dall’A.A. 2011/2012.

Ciò premesso, il Consiglio della Facoltà di Architettura L. Quaroni prende atto che allo stato attuale non esitono le condizioni per attivare, senza dar luogo ad un inaccettabile decadimento della qualità della didattica, l’offerta formativa approvata nel mese di febbraio – per altro già ridotta rispetto agli anni precedenti - e quindi delibera di posticipare l’inizio delle lezioni già previsto per il prossimo 27 settembre, convocando per il giorno 4 ottobre p.v. gli studenti per illustrare le motivazioni di tale scelta.

La presente delibera è approvata all’unanimità.

Roma, 22 settembre 2010.

Questa è la realtà della riforma Gelmini.

MIO FIGLIO JACOPO E TUTTI GLI STUDENTI DELLA FACOLTA' DI ARCHITETTURA   "LUDOVICO QUARONI", CHE FA CAPO ALL'UNIVERSITA' LA SAPIENZA DI ROMA, PER I TAGLI  DELLA GELMINI, NON SANNO QUANDO INZIERANNO LE LEZIONI.

NE VOGLIAMO PARLARE O CONTINUIAMO A BALOCCARCI CON LE CASE A MONTECARLO E I CAZZI GIUDIZIARI DEL MAFIOSO CHE CI COMANDA,  E LE USCITE DI UN DEFICIENTE CEREBROLESO CHE CONTINUA A FARNETICARE DI ROMA LADRONA? 



LUCIANO GRANIERI

domenica 26 settembre 2010

Il Denaro non si mangia

di Luc Girello



Fino a quando la voracità del 20% del mondo, in nome dello sfrenato accumulo di oro e denaro, sfrutterà il rimanente  80%  degli abitanti della terra , inaridirà   le risorse naturali fino a rendere il pianeta completamente sterile,  fino a quando la voracità del 20% degli abitanti del mondo, coprirà le terre di rifiuti, inonderà il  mare, i fiumi, di petrolio e sostanze inquinanti ,  renderà l’aria irrespirabile, per riempire  le proprie banche di denaro e oro, fino a quando il 20% della terra dopo aver sterminato l’altro 80%  darà inizio alla propria autodistruzione, perché avendo  trasformato cibo acqua aria in denaro e oro  non potrà più nutrirsi perchè  DENARO E ORO NON SI MANGIANO,  fino ad allora  ......per combattere queste minacce, sarà necessario che parte dell’80% si mobiliti.  E, per  quanto possibile,  curi il mondo dalle ferite inferte dal vorace 20% . La cura è difficile, passa attraverso un’idea di comunità diversa, basata sulla solidarietà e sulla consapevolezza  che una azione finalizzata al proprio vantaggio spesso provoca disastri alla vita degli altri e all’ambiente dove si vive  . Il  semplice impegno   di togliere i rifiuti dai giardini e dalle strade della propria città, oltre ad essere un atto utile, è anche fortemente simbolico.  Testimonia  che la salvaguardia   della propria sopravvivenza passa attraverso la difesa della  sopravvivenza di tutta la comunità. Partire da questi gesti è un modo forte per mostrare a quel 20% che per vivere non è possibile distruggere le fonti di cibo, l’acqua e l’aria   per accumulare ORO e DENARO, infatti......denaro e oro.............NON SI MANGIANO.

Il brano che accompagna il video è “Io no” degli Apres La Classe.