Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 15 settembre 2012

Un Ufficiale zelante e strabico

Angelino Loffredi

Da qualche anno sono in possesso della fotocopia di una informativa redatta dalla Legione dei Carabinieri del Lazio/ Gruppo di Frosinone, messami a disposizione da Lorenzo( Lellenzo) Masi che merita di essere conosciuta, augurandomi possa interessare a chi legge questa nota. E’ altresi, doveroso precisare che la stessa è stata trovata da Tommaso Bartoli, conosciuto ricercatore ceccanese, presso l’Archivio di Stato di Frosinone.
Di cosa si tratta ? Di un rapporto predisposto dal Comandante del Gruppo dei Carabinieri di Frosinone, Ten.Colonnello Virginiagiovanni Bianco, indirizzato al Prefetto di Frosinone, il 5 Aprile 1954, avente come oggetto “ Assunzioni di impiegati presso il Comune di Ceccano “
Per aiutare chi legge, ad esprimere necessarie e ponderate considerazioni, riporto il testo in modo integrale.

“ Per conoscenza, informo che il comune di Ceccano va assumendo impiegati avventizi e straordinari, sciegliendoli tra gli attivisti ed i propagandisti dei partiti comunista e socialista.
Infatti, dallo scorso anno ad oggi,  sono stati assunti i seguenti impiegati:

1* Angelini Lorenzo fu Domenico e di Fratini Giuseppa, nato a Ceccano il 12-3-1913, ivi residente, impiegato avventizio con l’incarico di copista. E’ attivista e propagandista del pci e iscritto al C.P.C.

2* Ranieri Mario fu Mariano e di Rosati Maria Luigia, nato a Ceccano il 9-9-1921, ivi residente, impiegato straordinario addetto alla trattazione di pratiche danni di guerra. Attivista e propagandista del p.c.i., iscritto al C.P.C.

3* Moffa Wladi di Nunzio e di De Caro Angelina Elvira, nato a Castelfranco il 12.5.1930, studente, avventizio, addetto all’ufficio elettorale attivista e propagandista del p.s.i.

4* Masi Lorenzo di Pietro Felice e di D’Annibale Antonia, nato a Ceccano il 2- 1929, ivi residente, propagandista del p.s.i., impiegato avventizio all’ufficio elettorale. “

Le notizie riportate riguardanti le quattro persone sopra indicate sono vere, precise e irreprensibili. Non lo conferma solo la mia memoria, per aver conosciuto tutti, ma anche il registro degli iscritti del PCI dell’epoca.
Lorenzo Angelini era iscritto al Pci sin dal 1945, dopo essere stato fra i fondatori della banda partigiana costituita il 4 ottobre 1943. Dal 1956 al 1960 è stato consigliere comunale.
Mario Ranieri era iscritto al PCI dal 1947. Non avendo aderito alla Repubblica Sociale Italiana era stato prigrioniero in Germania. Sia Angelini che Ranieri sono stati convinti comunisti per tutto il resto della loro vita.
Wladi Moffa viene a vivere a Ceccano nel 1951. E’ attivo nel PSI dal 1952 e lo sarà ancora per qualche anno. Alla metà degli anni 60 andrà a lavorare presso il comune di Colleferro ove ne diventerà segretario.
Lorenzo ( Lellenzo) Masi è vivo e vegeto. Nel 1948 è stato fondatore a Ceccano della Gioventù Garibaldina d’Italia. E’ stato sempre seguace del PSI. Nel 1976 è stato sindaco di Ceccano. E’ considerato il Padre Nobile dei socialisti in quanto in questi anni travagliati è rimasto fedele alla sua idea-
L’Ufficiale dei Carabinieri con un occhio si dimostra preciso a descrivere la condizione dei quattro sopraindicati ma con l’altro occhio guarda altrove perché non vuole vedere il quadro generale. Mi spiego meglio provando a contestualizzare la situazione. L’Amministrazione comunale che ha deliberato le quattro assunzioni capeggiata dal sindaco comunista Vincenzo Bovieri è sostenuta da consiglieri socialisti e comunisti. Lo strabismo dell’Ufficiale viene rilevato dal fatto che al Prefetto non fa sapere che nella stessa identica situazione si trovano anche altri due dipendenti comunali, indicati dalla Democrazia Cristiana. L’Ufficiale Bianco, pur avendo responsabilità e conoscenza di quanto sta avvenendo nella provincia di Frosinone inoltre non riporta, non elenca le assunzioni di “ colore “politico diverso che si stavano facendo con le stesse modalità presso l’Amministrazione Provinciale e in altri ottanta comuni della provincia a guida democristiana.
C’è anche un aspetto che può sfuggire e su cui mi interrogo: perché tale Ufficiale svolge compiti e ruoli che non gli competono? E perchè, invia notizie che il Prefetto già conosce?. E’ opportuno ricordare, infatti, che in quel periodo e fino al 1971 i Prefetti esercitavano un diretto ed ossessivo controllo sugli atti e sulle delibere comunali, attraverso la Giunta Provinciale Amministrativa di cui gli stessi erano presidenti. Infine, tale informativa non chiude con la formula tipica usata da tutte le Caserme locali che completava le notizie evidenziando aspetti che legavano le persone in oggetto alle vicende penali e alla loro dirittura morale. Se il Ten.Colonnello Virginiagiovanni Bianco avesse concluso come facevano Marescialli e Brigadieri dell’Arma avrebbe dovuto riportare “ Non hanno processi penali in corso e godono di buona reputazione fra i cittadini di Ceccano “.







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Le strane abitudini di un “Conservatorio”. Cronaca di un’utopia.

Paolo Capodacqua. Fonte: “Alias” 15 settembre
“ Dal prodigioso gioco ed equilibrio di melodia e tempo organizzato nasce la muica, figlia di concreto e astratto e perciò rappresentazione possibile dell’unità di cose, della inscindibilità delle persone e dell’armonia sperata dei loro destini”. Potrebbe essere questa la sintesi ispiratrice di “Conservatorio”, testo notevole attraverso il quale Tarcisio Tarquini ci parla di musica erigendo un originale ponte narrativo che va da Charles Burney a Totò passando per Gianni Schicchi. Conservatorio è una matrioska da smontare capitolo per capitolo e rimontare fina alla matrioska madre: il conservatorio di Frosinone, del quale Tarquini stesso è presidente. E’ dalla trincea gestionale di un’istituzione così importante che l’autore ci conduce in un viaggio appassionato e appassionante che si dipana tra musicologia, storia, sociologia, didattica e racconto. Dalle affascinanti cronache musicali di Charles Burney, ai conservatori – orfanatrofio della Napoli cinquecentesca , con un occhio di riferimento costante al lavoro di Daniele Paris, musicista dalle importanti frequentazioni artistiche che, negli anni Settanta, decide di tornarsene nella sua Frosinone per far nascere, appunto, il conservatorio. Una scommessa personale che Paris vinse caparbiamente senza rinunciare a strategie diplomatiche necessario nell’Italia democristiana di quegli anni, quando qualsiasi progetto, pur degno, aveva bisogno di “alleanze e protezioni nella sfera istituzionale”, “Il Conservatorio si faceva a Frosinone ma veniva deciso a Roma”). Ci torna spesso Tarquini sul conservatorio di cui è presidente, per ricordarci , ad esempio, che fu il primo ad ammettere i corsi jazz, sfrattati dal Santa Cecilia di Roma dopo una falsa partenza, oppure per farci percepire quanto siderale e kafkiana sia la distanza tra legislatori e vita reale; tra i palleggiamenti ministeriali di chi pontifica dall’alto regole a volte inapplicabili e l’attivismo propulsivo di che pensa e agisce, di chi quotidianamente lotta avendo come obbiettivo un sogno da condividere con gli altri, un sogno che ammetta la società intera. “Live your dream”: Tarquini ci prova instancabilmente dalla sua prospettiva di vecchi socialista e sindacalista , ma anche da uomo di cultura impegnato e militante. Spesso la lotta è impari, perché troppi sono “gli apparati che abbiamo costruito pezzo dopo pezzo per ingabbiare la nostra vitalità, la nostra voglia di fare, i nostri propositi migliori”. Il tono di Tarquini è quello colloquiale e colto del narratore distaccato e ironico , del vecchio studioso che ogni tanto si distrae e si lancia, a beneficio del lettore, in interessanti e circostanziate divagazioni musicologiche: su Puccini, sulla musica elettronica, sul jazz, su Cage, sul’importanza del timbro nel fauvismo di Ravel. Un tono sereno che riesce a dissimulare solo parzialmente la partecipazione emotiva e appassionata del musicofilo o l’indignazione “civile” dell’intellettuale contro la bestialità della burocrazia. La “curiosità” di Tarquini è preziosa perché abbraccia a trecentosessanta gradi i mondo della musica. Come quando, con ammirazione contagiosa, scopre nell’arte originaria di Francesco Zanin da Codropio l’utopia compiuta della consonanza tra lavoro intellettuale e lavoro manuale, quell’utopia che si realizza nella fusione tra arte, artigianato e scienza acustica. Con estrema naturalezza Tarquini ci porta dalle vette della storiografia musicale alle miserie contabili di un collegio di revisori dei conti o al pigro ostruzionismo dei bidelli, ai quali, pur tuttavia, concede il riscatto della redenzione finale, offrendo al lettore la possibilità della pietas conciliatrice, catartica e ironica verso le umane debolezze. Nel libro si agita una ricce e sorprendente galleria di personaggi popolata da musicisti in erba, valenti maestri, collaboratori, allievi: da Giuseppe Girolamo, lavoratore della musica (batterista dell’orchestra della nave Concordia, inabissato nella lista dei dispersi dopo aver ceduto a un bambino il proprio posto sulla scialuppa), al sopranista pugliese con il suo tormentato strumento naturale. Dal piccolo Giordano, pianista acustico, con il suo “cuore sonante” che finalmente parla agli altri (come non pensare a Glenn Gould?) , al giovane percussionista Francesco con i suoi sogni spezzati, fino alle due giovanissime allieve coreane. Tutti insieme compongono parte dell’affresco umano che popola i tanti conservatori italiani, il cui numero alcuni vorrebbero ridurre, impedendo così alle giovani energie musicali di disperdersi come le “spore del soffione, negli anfratti più impensati”, ognuna con il proprio seme, con la propria occasione, con il proprio fiore da sbocciare. Ma, a dispetto della burocrazia, la musica sa cambiare “come un’entità organica che non interrompe mai la sua evoluzione e si rinnova ad ogni ascolto”. E sa resistere! Magari al suono di quel fischio che nasce dalle pieghe più profonde della società; quel fischi che la memoria storica di Tarquini ricorda (o immagina) di aver ascoltato dai partigiani in marcia, oppure davanti alla salma di Allende, o, ancora, ai funerali di Pietro Nenni e a quelli dell’anarchico Serantini. Quel fischio che, in un concerto a Strasburgo, i giovani musicisti di Frosinone “intonano” mentre percuotono lo strumento più naturale “della famiglia delle percussioni”: il proprio corpo, riscendo così a “riproporre il messaggio di una gioventù disarmata schierata a mani nude contro il potere”. Quel fischio attraversa anche le pagine di Conservatorio, un libro che Tarquini, al pari della famiglia Zanin da Codroipo, costruisce e suona come un organo, con i suoi diversi registri , ognuno dei quali, da solo, ha il suo fascino, mentre tutti insieme concorrono a innalzare un’unica armonia a difesa della multiforme,. policroma, coralità della “moseca”. Perché , come sottolinea l’autore “la musica è un sostantivo solo, ma ammette molti aggettivi, a dispetto di chi lo vorrebbe sempre e solamente assoluto”.








venerdì 14 settembre 2012

AVVISO URGENTE A TUTTI GLI STUDENTI E DOCENTI DEL MACCARI

Rete degli studenti di Frosinone

Apprendiamo tramite alcuni docenti del Liceo Maccari di Frosinone che:

Il sindaco di Frosinone, unitamente ai responsabili della Provincia a seguito di sopralluoghi sul fabbricato e dell'area circostante hanno deciso il trasferimento dell'Istituto presso lo stabile ex IPSS in via Brighindi. La scuola pertanto resterà chiusa da sabato 15 settembre a mercoledì 20 settembre. Ogni altra informazione verrà aggiornata sulsito della scuola. Grazie a tutti per la collaborazione








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Glie batman ciociaro

Testo e clip di Luciano Granieri

 Franco Fiorito, già sindaco di Anagni, eletto consigliere alla Regione Lazio con 26.000 preferenze nelle fila del Pdl,  ex capogruppo alla Pisana . E’ l’uomo dei record. L’impresa impossibile di cadere da una motocicletta ferma gli è valsa  l’appellativo di Batman. Ma  è di pochi giorni la sua più grande ed eclatante azione quella di mettere in mutande l’intero gruppo consiliare regionale del Pdl.  Grazie a lui sono saltati fuori   montagne di denaro pubblico  speso  dal capogruppo  Battistoni per cene in lussuosi ristoranti, viaggi con auto a noleggio e collaboratrici al seguito,  cui si sono aggiunte altri esborsi a carico dell’onorevole Veronica Cappellaro  presidente della commissione regionale Cultura. Si tratta di  32mila euro per  continue cene in ristoranti esclusivi  vicino al Colosseo oltre alla quisquilia di mille euro di denaro pubblico speso dall’avvenente presidente per farsi un book fotografico. Ma il record man è ancora lui il prode Fiorito, il quale, per pagarsi pranzi e cene in ristoranti di lusso, vacanze in resort esclusivi, festini  organizzati in interi set di Cinecittà con ragazze succintamente vestite da ancelle romane, cravatte di seta di Marinella,  sciarpe da 230 euro cadauna ed altre quisquilie simili, è riuscito a distrarre  dalla casse del partito in due anni oltre 4milioni di euro di denari pagati dalle collettività. L’impresa gli è valsa per ora l’autosospensione dal Pdl con la conseguente perdita della carica di segretario provinciale . Nen  ce stà niente da fa’  noi ciociari ce doueme sempre fa'  riconosce.



Frammenti musicali tratti da “Non può crollare il sistema”  Avanzi Sound Machine e “Via del Campo” Fabrizio De Andrè.

Nasce l'associazione Federico Aldrovandi

Checchino Antonini. fonte : http://www.globalist.i

Aldro, il suo nome rivive in un'associazione inventata da sua madre Patrizia e da altre donne che condividono con lei lo strazio di dover raccontare, e con minuzia di particolari, per mille e mille volte, lo strazio più assurdo della loro vita: la morte di un figlio, fratello o padre per mano di chi avrebbe dovuto avere cura della sua dignità e integrità. Anche Ilaria Cucchi, Lucia Uva e Domenica Ferrulli, infatti, condividono con Patrizia l'incubo della malapolizia. Anche i loro processi sono in corso e sono tutti in salita.

Processare un personaggio con la divisa, scrissero i pm del massacro alla Diaz, è difficile come quando vanno alla sbarra mafiosi o stupratori: si innesca un'omertà travestita da spirito di corpo e si tende a criminalizzare le vittime. E l'avvocato che le ha assistite tutte Fabio Anselmo, aderisce all'associazione come pure gli amici di Federico e quei pezzi rari della società civile ferrarese, che avevano fondato il comitato Verità per Aldro per sostenere la faticosa controinchiesta della famiglia. Sette anni dopo l'omicidio di Federico Aldrovandi da parte di quattro agenti nel corso di un violentissimo "controllo di polizia", una sentenza di Cassazione, che ha reso definitiva la condanna per omicidio, diventa il nuovo punto di partenza per questa esperienza associativa che, «nasce da qui, per decisione di tutte noi», come spiega Patrizia Moretti. Il nome di Federico Aldrovandi, aveva appena 18 anni, diventa così simbolo di «una richiesta di giustizia che noi, in qualche misura, abbiamo ottenuto e che ora vogliamo capitalizzare per altri, per chi ha subito una tragedia simile, ha aperto la strada all'emersione di altre vicende che senza di essa forse non avrebbero avuto la visibilità che meritavano».

Federico morì sotto un cartello che stabiliva la "Zona del silenzio" intorno all'ippodromo di Ferrara. Oggi è stato rimosso, l'ippodromo è chiuso. Ma è da lì che si riparte per cancellare altre zone del silenzio insieme, è l'augurio, ad altri esperimenti di rivendicazione di verità e giustizia (dall'Osservatorio repressione alle Madri per Roma città aperta, dal Comitato Piazza Carlo Giuliani a Verità e giustizia per Genova fino alle Reti meno invisibili).

Il 22 settembre si terrà proprio lì un concerto che rilancerà la petizione (oltre centomila le firme già raccolte) per l'istituzione del reato di tortura e di un codice alfanumerico per consentire agli inquirenti di identificare agenti travisati in operazioni di ordine pubblico. Fabio Anselmo, dedicherà il suo primo intervento «a quelli che continuano a dire 'basta' ogni volta che si parla di Aldrovandi, Cucchi, Uva o Ferrulli. Di ingiustizia non se ne parleràmai abbastanza».



Il Lusi ciociaro

Luciano Granieri

Spesso dal nostro blog non siamo stati teneri con i compagni del Pd, ma questa volte corre l’obbligo di scusarci con loro. Ci riferiamo al post “VOLANO BMW” pubblicato il 9 settembre scorso dove si paragonavano i contrasti fra correnti alla interno del Pd provinciale con le uguali dinamiche emerse nel Pdl regionale. Nonostante si intuisca nell’ironia del post la volontà di rimarcare la differenza fra il peso della guerra interna ai democratici -fatta di accuse e contro accuse inerenti sempre a posizioni politiche, o al massimo a rivendicazione personalistiche - e la rilevanza molto più grave delle lotte intestine Piddielline -basate su denunce reciproche di appropriazioni indebite ai danni della collettività - è giusto rimarcare con più forza queste differenze scusandoci ancora con il Pd provinciale per l’improprio accostamento. Nel Pdl laziale infatti questa improvvisa faida ha portato alla luce le miserrime nefandezze di un enorme latrocinio che il gruppo consiliare regionale ha perpetrato ai danni della collettività. L’Ex capogruppo alla Pisana, Franco Fiorito, ormai ex Segretario Provinciale, perché auto sospesosi dal partito, indagato per peculato, avrebbe emesso almeno 109 bonifici ciascuno per un importo pari a 4.190 euro o a 8.380 euro (esattamente il doppio), trasferendo fondi dal gruppo Pdl alla Regione sui suoi conti correnti personali, compresi i cinque aperti in Spagna. Il totale? 753mila euro, tutti versati con la medesima causale: "Articolo 8 della legge regionale 14/98", quella che riguarda "il rimborso delle spese sostenute per mantenere il rapporto eletto/elettore. Tale somma è talmente spropositata che corrisponde a rimborsi per 24 anni di presenza in regione e non solo per i due realmente passati alla Pisana . In due anni l’ex capogruppo avrebbe usufruito per suo uso personale di ben 4milioni e180mila euro di soldi del partito e quindi nostri. Le contro accuse che Fiorito muove all’attuale capogruppo regionale Francesco Battistoni, autore della sua epurazione a capo del gruppo regionale, si sostanziano in spese per pranzetti in ristoranti di lusso all’ombra del Colosseo costati ai contribuenti dagli 8 ai 10 mila euro, o in acquisti di vini pregiati per 7mila euro e altri svariati migliaia di euro spesi per noleggio auto e pagamento di viaggi con vitto e alloggio compreso per se e per quaranta collaboratrici al seguito. Non c’è da meravigliarsi, l’ostentazione volgare dell’opulenta ricchezza ottenuta attraverso il furto legalizzato delle risorse pubbliche costituisce il segno inequivocabile del potere per gli onorevoli del Pdl. Berlusconi Docet. Questi miserrimi pseudo politici non hanno altro modo per auto gratificarsi che sbattere in faccia alla gente, che fa fatica a tirare avanti fina alla fine del mese, la loro infinita ricchezza ottenuta con furberie e sotterfugi neanche troppo celati . “La politica costa” sostiene il presidente del consiglio regionale nonché esponente Piddiellino ciociaro Mario Abruzzese, ha ragione perché le modalità che servono a questi signori per ottenere il consenso, non prevedono la definizioni di programmi e proposte di governo utili a cittadini , ma l’organizzazione di cene a base di ostriche e moscardini per il proprio elettorato d’èlite , oppure regalie presso i notabili a base di bottiglie di vini pregiati tipo Paul Goerg brut Rosè o Taittinger Millesimée, o Magnum di Primitivo. Il tutto con i soldi dei cittadini. Ma ciò cha fa più rabbia, tanto che verrebbe voglia di smettere anche di scrivere sul blog, è che ai cittadini medesimi va bene così. Lo abbiamo constatato durante la campagne elettorale per le ultime amministrative. Coloro i quali hanno concesso il proprio voto perché omaggiati da cene (non a base di ostriche, per il popolo è sufficiente birra e porchetta ), ancora non si sono resi conto che quei gentili omaggi se li sono già abbondantemente pagati da soli con le proprie tasse a cui i candidati hanno attinto a piene mani per pagarsi le sontuose campagne elettorali. Il guaio è che a questi finanziamenti hanno contribuito anche i soldi di chi , come chi scrive, è completamente contrario a questa logica. Dunque indignarsi e puntare il dito accusatorio quando emergono questi scandali è del tutto ipocrita. Del resto se si pensa che nel collegio di dirigenti Piddiellini che ha convinto Fiorito autosospendersi ci sono personaggi, come Denis Verdini, che hanno flirtato con cricche varie e aperto istituti bancari fantasmi c’è poco da inneggiare al rinnovamento morale della politica.



giovedì 13 settembre 2012

La lotta al ceto politico come tappa indispensabile al rovesciamento del capitalismo

Luciano Granieri.  Collettivo Ciociaro Anticapitalista

Nel 1981 quando Ronald Reagan si insediò alla Casa Bianca, pronunciò la storica frase: “Lo Stato non è la soluzione, lo Stato è il problema” ovvero “ la politica non è la soluzione, la politica è il problema”. Questo è il nocciolo eversivo del pensiero neoliberista. Da qui è iniziata la trasformazione dei partiti principali attori di quel problema. La dittatura neoliberista non doveva essere messa in discussione da nessun’altro modello sociale alternativo . Dunque i partiti cui era demandata la missione di proporre un’idea diversa di società e di rappresentare quei cittadini che in quell’idea si fossero rispecchiati  avrebbero dovuto cambiare “MISSION” per usare un termine molto in voga oggi. Un progetto di comunità liberale è ormai superato dal neo liberismo dunque tutti i partiti di estrazione  liberale  hanno esaurito il loro compito . Allo stesso modo i movimenti popolari della classe borghese non hanno ragione di esistere, la middle class non c’è più frantumata da una divaricazione del reddito che ha determinato la polarizzazione dei ceti . Quello più ricco che tende sempre più ad arricchirsi e quello povero che punta irreversibilmente verso il dissesto. Per non parlare dei partiti comunisti o socialisti, fautori di una società in cui il lavoro ha il predominio sul capitale e le leggi dello Stato regolano l’economia secondo principi di solidarietà, assolutamente indigesti al regime capitalista . La rivoluzione neoliberista ha trasformato i partiti da movimenti popolari promotori di forme di organizzazione sociali diverse, in agenzie al servizio del capitale. Oggi sono moderni uffici di marketing elettorale con compiti di mediazione fra i vari potentati economici e soprattutto di difesa di questi ultimi da ogni tipo di istanza o di conflitto che viene dal popolo .I partiti politici non sono più movimenti di massa si sono integrati nel sistema di difesa delle prerogative di accumulo del capitale, attività primaria delle grandi lobby finanziarie. In questa ottica sono entrati a far parte a tutti gli effetti delle èlite che comandano la società capitalista. I loro leader, puntano all’accumulo delle ricchezze al profitto illimitato , esattamente come i protagonisti delle speculazioni finanziarie. Per raggiungere questo obbiettivo è fondamentale diventare professionisti della politica, rimanere il più a lungo possibile attori principe del sistema e difendere con le unghie e con i denti il sistema stesso. Non è un caso che i personaggi oggi al centro dello scenario politico in Italia, sempre più ricchi e detentori di smisurati privilegi, siano gli stessi da decenni. La competizione elettorale non è altro che una farsa. Serve a dare legittimazione democratica al sistema di difesa della struttura capitalista dal conflitto sociale e serve a stabilire un’alternanza fra la parte che deve fingere di governare e quella che deve inscenare l’ opposizione. L’antica geografia destra/sinistra è una ipocrisia bella e buona. Anche la presa in giro della nuova legge elettorale si inserisce in questo scenario. Tutti a parole vogliono cambiare il porcellum, ma nessuno ha il coraggio veramente di mettere in atto questo proposito perché l’attuale legge elettorale è la migliore per assicurare ai soliti noti la conservazione di potere denaro e privilegi. Anzi ultimamente si tende addirittura ad eliminare la pratica elettorale, convincendo i cittadini che il ceto politico attuale è immutabile. Anche su questo fronte, oltre che alla lotta al potere finanziario vero e proprio, deve dispiegarsi l’azione di contrasto delle forze che si dicono anticapitaliste. Rivendicare una durata limitata del mandato parlamentare , diminuire drasticamente compensi e prestazioni pensionistiche a favore dei parlamentari , pretendere un tetto alle risorse utilizzabili dai candidati in campagna elettorale e fare in modo che queste siano uguali per tutti, invocare la trasparenza nella gestione dei bilanci dei partiti della loro dirigenza, vietare l’accumulo di cariche istituzionali, sono azioni che mirano ad attaccare pesantemente le difese immunitarie del sistema capitalistico, rappresentate da questo inetto ceto politico. Come è noto tali rivendicazioni sono presenti in molte formazioni e movimenti, dal Movimento 5 stelle, all’Italia dei Valori, ai Radicali, ma la valenza che queste istanze hanno all’interno delle forze suddette è limitata, fine a se stessa, perché non inquadrata in un progetto di più ampio respiro come può essere la lotta al capitalismo. Tanto è vero che proprio tali movimenti vengono tacciati con disprezzo dell’èlite politico-elettoralistica di populismo. Dunque l’appello si rivolge movimenti autenticamente anticapitalisti, affinchè inseriscano nelle modalità di rovesciamento del sistema capitalistico, il contrasto all’attuale ceto politico.





Sette cose da fare. Il documento finale della Controcernobbio

fonte: http://sbilanciamoci.info/

La crisi italiana si fa più grave, la recessione è estesa in tutta Europa, la disoccupazione supera il 10% e colpisce un terzo dei giovani. È questo il risultato di cinque anni di crisi e delle politiche di austerità imposte dalla finanza e dall’Europa. Il governo Monti le sta realizzando in Italia all’insegna di un neoliberismo ideologico che non risolve i problemi, aggrava la crisi, minaccia la democrazia. È necessario un cambio di rotta.
Dalle iniziative di questi mesi e dalle discussioni alla “contro-Cernobbio” di Sbilanciamoci di Capodarco sono emerse sette proposte:

1. L’Europa.
È essenziale che l’Europa fermi la speculazione e ridimensioni la finanza, vietando le operazioni ad alto rischio, tassando le transazioni finanziarie; il problema del debito si può affrontare con la Banca Centrale Europea che assuma il ruolo di prestatore di ultima istanza e introducendo gli eurobond; lo scudo anti-spread introdotto di recente non risolve i problemi ed espone i paesi fragili al ricatto di un Memorandum che renderebbe permanenti le politiche di austerità; per le stesse ragioni va rifiutato il “Fiscal compact” che impone pareggio di bilancio e taglio del debito. L’Europa deve ritrovare la strada della democrazia.

2. La crisi e il lavoro.
Per uscire dalla recessione è necessaria una ripresa della domanda con un maggior ruolo della spesa pubblica, da utilizzare per affrontare l’emergenza occupazione. Dobbiamo difendere i lavoratori che rischiano di perdere il posto nelle 161 crisi industriali del paese. E si possono creare 500 mila nuovi posti di lavoro attraverso investimenti sociali e migliaia di “piccole opere” di cui il paese ha bisogno: infrastrutture di base, messa in sicurezza delle scuole, riassetto idrogeologico, tutela del territorio, mobilità ed energia sostenibile, welfare e salute, istruzione e ricerca. Sono necessarie politiche che tutelino i diritti del lavoro e combattano la precarietà. La legge Fornero va rifiutata.

3. La protezione sociale.
Chi è colpito dalla crisi e dalla precarietà, chi è senza lavoro deve disporre di una rete di protezione sociale e tutela del reddito, dall’estensione degli ammortizzatori sociali per i lavori atipici, fino all’introduzione del reddito di cittadinanza. Bisogna difendere la spesa sociale dalle riduzioni dei trasferimenti agli enti locali, ristabilendo i fondi per le politiche sociali; bisogna difendere i diritti dei migranti e chiudere i CIE.

4. Giovani, formazione, conoscenza.
Abbiamo bisogno di un “piano giovani” che progetti il futuro di questo paese. L’accesso e la diffusione della conoscenza sono la base per offrire ai giovani nuove possibilità di lavori di qualità. Per l’istruzione e la conoscenza serve un miliardo di euro per migliorare la scuola pubblica – tagliando i 700 milioni di sussidi alle scuole private – assicurare l'obbligo formativo, finanziare università e ricerca, estendere le borse di studio per gli studenti universitari, bloccando gli aumenti delle tasse d’iscrizione e le barriere poste dal numero chiuso nell’accesso all’università.

5. Cambiare produzioni.
Il vecchio modello di sviluppo non può più funzionare, lo dimostra il tramonto della Fiat e i problemi dell’Ilva. Serve una politica industriale che orienti le scelte pubbliche e private su che cosa e come produrre, riservando incentivi e riduzioni del cuneo fiscale alle imprese che investono e creano occupazione in produzioni di qualità, con nuovi prodotti e servizi, sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale. Va sostenuto l’impegno per la produzione e l’accesso ai beni comuni, il ruolo dell’economia solidale e di relazioni sociali fondate su sobrietà e solidarietà.

6. Tagliare la spesa militare.
All’interno della spesa pubblica i tagli vanno fatti sulla spesa militare, non quella sociale: si possono risparmiare 12 miliardi di euro cancellando il programma di acquisizione dei 90 cacciabombardieri F35 e riducendo di un terzo le Forze Armate.

7. Redistribuire il reddito.
Nuove risorse per la spesa pubblica si devono trovare tassando la ricchezza finanziaria e immobiliare e riducendo le imposte sul lavoro. I patrimoni superiori al milione di euro vanno tassati con un’aliquota progressiva che parta dal 5 per 1000. Va innalzata al 23% l’imposizione fiscale sulle rendite e bisogna tassare i redditi superiori ai 200 mila euro con l'aliquota del 50%. Serve una lotta sistematica all'evasione fiscale. La legalità è un fondamento essenziale per ricostruire il paese: servono misure contro la corruzione e fermare l’espansione dell’economia criminale.

È questo il “cambio di rotta” che Sbilanciamoci! chiede alla politica e all’economia italiana. È in questo modo che si può uscire dal paradigma neoliberista e dalle politiche di austerità. È in questo modo che si può estendere la partecipazione politica e rinnovare la democrazia. È questa l’agenda che deve essere al centro della discussione politica nelle prossime elezioni italiane.




pulirsi il tablet

Giovanni Morsillo

Il direttore Generale del supermarket "Scuola", tecnicamente ministro Francesco Profumo, quello per intenderci che propaganda il concorso per gli insegnanti ma non dice che i 12000 posti previsti verranno spalmati in tre anni, e che per il 2013 saranno solo 6000, con un taglio netto della metà esatta, ha fatto una bella pensata: dotare gli insegnanti di un tablet. Bello, moderno, efficiente (sempre che tutti gli insegnanti lo sappiano usare e abbiano i supporti necessari alle loro esigenze professionali, ma questo lo si vedrà), innovativo. A quanto dice il ministro, si partirà con quattro Regioni meridionali. Va bene, molto bene. Se succede.
Intanto, continuiamo a portare a scuola la carta per le fotocopie, quella igienica, il sapone e la carta assorbente per le mani. Purtroppo non possiamo costruire le aule che mancano, le scale antincendio, mettere in sicurezza i percorsi, abbattere le barriere architettoniche, mettere a norma gli impianti elettrici, garantire il funzionamento dei servizi igienici e soprattutto la continuità didattica, l'immediata sostituzione degli insegnanti assenti, per non parlare dei programmi di insegnamento, della laicità ed altre cose più sofisticate che un paese in crisi non deve nemmeno desiderare.
Chissà cosa ne pensa il suo subalterno Martone, quello che considera "sfigati" quelli che, in queste condizioni, non si laureano entro i termini?
Saluti e tanti auguri a studenti e insegnanti che iniziano un nuovo Golgota.

GM

mercoledì 12 settembre 2012

A mamma Clara… “chi ha deciso che non posso toccare le mani di mio figlio?”

Oreste Scalzone

Provo a fare un saluto a Clara, quella che ho sempre sentito nominare e chiamare “mamma Clara”.
La mamma di tutti e tutte coloro che in quegli anni combattevano tra l’art.90, gli ergastoli che piovevano, la tortura, le traduzioni continue, le privazioni totali e costanti.
Mamma Clara è andata via da pochi giorni, portandosi dietro un bagaglio d’amore immenso,
portandosi dietro migliaia di km fatti su e giù per l’Italia, le tante botte ripetutamente prese, con altre donne, figlie, mogli, mamme, amiche…

tutte, anche esse, vittime dimenticate di quell’epoca; è andata via portando con sé i pacchi, i vetri su cui poggiavano le mani lei e Bruno, il suo figlio carcerato,suo figlio terrorista, suo figlio brigatista, suo figlio, punto.

Sono stati in tanti ed in tante ad aver Clara come mamma, come spalla, come amica…
E allora usiamo le sue parole per salutarla, perché son belle e vere, perché c’è tutta quella donna fatta di fornelli e borgate romane, che è diventata combattente lucida, piena d’amore.
“Non avevo mai visto un carcere in vita mia, né ci avevo mai pensato. Non sapevo neppure come era.
Trenta anni fa sentivo dire che stavano costruendo Rebibbia, ma non sapevo neanche che era un carcere.
Dopo una settimana, quando lo trasferirono lo andai a trovare a Napoli. Siamo stati abbracciati tutto il tempo, non gli chiesi nulla, non potevo chiedergli niente.
Gli dissi solo queste parole: “sta cosa me la potevi risparmiare, figlio mio”. Lui non ha detto niente, io non ho più parlato.
Quando lo vidi là dentro non ho pensato a nulla, non potevo pensare, che cosa avrei dovuto pensare?
Piangevo e basta. Per me contava solo che era vivo.
Dopo un bel po’ di tempo, quando era iniziato il pentitismo, gli dissi questo: “Prima di fare la spia impiccati, sarebbe la cosa più giusta.
Il primo incontro con il carcere è stato traumatico. C’erano un’infinità di cancelli di ferro che mi si chiudevano alle spalle lungo un corridodio buio che portava al sotterraneo. Lì mi hanno spogliata completamente, mi hanno fatto togliere perfino il reggiseno e le mutande. Io piangevo, mentre mi spogliavo piangevo.
[...] Quel giorno cominciarono i viaggi.
Quel giorno erano cominciate pure le umiliazioni.
Dopo un paio di settimane Bruno fu trasferito a Palmi.
[...]Il periodo più duro è stato quello dell’art.90. Non potevo portargli cibo nè niente, solo poca biancheria intima.
I colloqui si facevano con un vetro che ci separava.Parlavamo a distanza e non si riusciva a sentire bene la voce, così mi aiutavo coi gesti. Per due anni non l’abbiamo toccati i nostri figli. E’ stato un tempo orribile, che non finiva mai.
Ovunque, anche per la strada ci sentivamo controllati, pressati. In carcere erano ore e ore di attesa. Ci buttavano come le bestie dentro una stanza, dalle nove del mattino fino all’una, alle due, in attesa di poter fare un colloquio. Tutte noi venivamo da parti diverse dell’Italia e avevamo viaggiato tutta la notte. Penso che lo facevano apposta, per cattiveria, per punire anche noi familiari. Perché non ce li facevano toccare con le mani, neanche una carezza e questo non poteva avere senso.

[...] Andammo a Genova perchè ci dissero che li avrebbero fatti toccare.
Ci dissero che potevano passare solo le donne che avevano dei bambini in braccio, così io mi feci prestare la pupa di Francesca. Ce li fecero abbracciare solo per un attimo. Erano anni che non toccavo mio figlio.
[...] A Laura mi sono affezionata moltissimo. Quando l’hanno arrestata io ero disperata, perché quella ragazzina non c’aveva nessuno, né madre né padre. Ho sempre cercato di esserle vicina, mi chiamava mamma Clara.
[...] Poi sono diventata mamma Clara per tanti altri ragazzi; mica solo a Laura ho fatto pacchi! Questi figli ho cercato di aiutarli, di essere uguale con tutti e non disponibile solo con mio figlio.
Tutta l’economia della famiglia da tredici anni è quindi rivolta non solo a Bruno, ma a tutti gli altri.
A Bruno ora che sta a Roma a Rebibbia faccio il pacco ogni settimana, ogni giovedì. Cucino la mattina stessa prima di andare al colloquio. Lo faccio con tanto amore, è l’unica cosa che mi è rimasta per dimostrargli il bene: stirargli le camicie, lavargli bene i panni, improfumarglieli.
Solo questo mi è rimasto.

I pacchi non sono importanti solo per chi sta in carcere, ma anche per chi li prepara.
Io penso a mio figlio…ieri gli ho portato i fagiolini con il pesce spada, le alici e la frutta.”
il profumo dei tuoi piatti è entrato nelle peggiori celle del nostro paese, ed è riuscito a renderle dolci.
Grazie…che chiederlo a fare alla terra di esser lieve su di te?
Buon viaggio mamma Clara…



se son rose...

Giovanni Morsillo

Uno slogan sciocco quanto accattivante invitava tempo fa a votare il candidato di destra alla Regione Lazio Franco Fiorito informando gli elettori che "Il futuro è Fiorito". Ora il Sig. fiorito è stato raggiunto da avviso di garanzia perché accusato (speriamo ingiustamente) di aver dirottato fior di quattrini pubblici sui suoi conti privati con ben 119 bonifici in due anni.

Ripetiamo l'auspicio che il tutto si dimostri infondato, non solo per il personaggio coinvolto quanto per la dignità delle istituzioni che ha occupato e che occupa. Sarebbe l'ennesimo colpo all'integrità di quello Stato che ci chiede ogni giorno sacrifici maggiori.



Saluti a fior di pelle.

GM

Le Libie

Giovanni Morsillo

In Libia una folla scatenata ha ammazzato l'ambasciatore USA, altre tre persone e ne ha ferite 18 a causa di un film giudicato blasfemo. Esprimiamo il più sincero cordoglio per le vittime, anche per chi ha solo provato paura sentiamo il dovere di una parola di conforto.
Il crimine collettivamente compiuto dagli invasati religiosi (che non sono affatto una eccezione, né per l'Islam né per altre religioni soprattutto monoteistiche) assume un valore simbolico se possibile più forte dell'eccidio, poiché ad essere colpiti sono proprio, ancora una volta, gli Stati Uniti. Coloro, cioè, che con diverse fasi, diversi slogan e diversi presidenti, si sono incaricati di guidare la campagna per democratizzare coattivamente il mondo intero. Non vogliamo intervenire in merito al fatto se sia giusto, sbagliato, opportuno o utile fare quello che fanno insieme anche alle nostre truppe; vogliamo ribadire invece che quelle che propagandano come "rivoluzioni", svolte, primavere ed altre facili guasconate non sono affatto tali. Come abbiamo avuto modo di sostenere a suo tempo, per la verità sotto gli sguardi torvi di molti riformisti della domenica di casa nostra, le cosiddette rivoluzioni scoppiate nei paesi nordafricani e non solo negli ultimi tempi, sono state arbitrariamente accomunate nei giudizi della propaganda occidentale ed occidentalista, per mascherare ad una opinione pubblica assai disinformata quello che realmente accadeva. Per lo più si è trattato di movimenti che contenevano al loro interno di tutto, compreso una buona parte di sinceri idealisti democratici, ma facilmente strumentalizzati e poi dominati da formazioni assai più accorte con obiettivi reazionari: dall'esercito in Egitto ai fondamentalisti islamici quasi ovunque, e sicuramente in Libia.
La pietà per i morti, pur non usata per quelli massacrati dai cosiddetti "rivoluzionari" ad esempio di Piazza Tahrir in Egitto, deve servire anche a convincere chi non sa far di meglio che scandalizzarsi a guardare sotto la superficie per scoprire cosa c'è davvero dietro al sostegno euroamericano alle cosiddette primavere.
Per far questo non è nemmeno necessario analizzare le formazioni che comandano dopo i sanguinosi avvicendamenti al potere. Basta leggere i testi delle cosiddette costituzioni promulgate in quei paesi, guardare ad esempio che ruolo danno alla religione, alla libertà di culto, all'eguaglianza sociale e ancor più di genere, all'istruzione o alla libertà di espressione e di associazione.
Leggetele, sono su internet. Poi, quando il telegiornale vi cannoneggerà di menzogne, almeno saprete che è ora di cambiare canale.
Saluti
GM

Sinistra, la lezione della Val Susa

   fonte: http://www.cuatorino.org

Pubblichiamo qui di seguito la riflessione scritta da Carlo Formenti, docente di scienze della comunicazione all’Università di Lecce. Il docente, relatore al dibattito “Social media battleground” durante la quattro giorni universitaria organizzata al campeggio di lotta di Chiomonte, regala ai suoi lettori una prima impressione del suo soggiorno valsusino…a presto professore!

Butto giù questa breve nota sull’onda delle emozioni che mi hanno suscitato i due giorni che ho avuto modo di trascorrere al campeggio No Tav di Chiomonte. Voglio ringraziare prima di tutto i ragazzi che mi hanno invitato a parlare su lotte, democrazia e rete in uno dei loro workshop.
Era la prima volta che andavo in Val Susa e si è trattato di un’esperienza straordinaria. Credo che tutti coloro che, pur e considerandosi di sinistra, nutrissero il minimo dubbio sulla giustezza e sull’importanza politica della battaglia che da quasi vent’anni si combatte lassù o, peggio, fossero tentati di prendere per buone le motivazioni con cui i media e la maggioranza dei partiti appioppano ai No Tav l’etichetta di estremisti (se non di terroristi), nonché di nemici del progresso economico e della democrazia, dovrebbero andare di persona a vedere che cosa succede da quelle parti e, soprattutto, dovrebbero andare a parlare con i valsusini, oltre che con le forze “esterne” che ne appoggiano in vari modi la lotta. Le virgolette sono d’obbligo perché i militanti di diversa estrazione ideologica che non solo dal Piemonte ma da ogni parte d’Italia salgono in Val Susa per fiancheggiare l’azione dei comitati spontanei creati dalla popolazione, non sono in alcun modo esterni agli obiettivi e ai metodi di lotta scelti dalla gente del posto.
Obiettivi e metodi legittimati dalla volontà di resistere a quella che si presenta come una delle più brutali azioni di stupro ai danni di un ambiente e dei suoi abitanti che i governi (al plurale perché si sono passati il testimone in questa nobile impresa) di questo Paese abbiano mai perpetrato. Uno stupro motivato dagli interessi di un pugno di speculatori e che oggi, mentre sono ormai smascherate le ragioni economiche, politiche e “scientifiche” con cui si è inutilmente cercato di legittimarlo, viene tenuto in piedi al solo scopo di dimostrare l’impossibilità che l’autonoma volontà democratica di una popolazione locale possa prevalere sul potere dello Stato e dei suoi organi di repressione.
È probabile che la “grande impresa” della Tav sia destinata a fare la fine della megabufala del ponte sullo stretto di Messina, con la quale condivide lo stesso infame mix di irrazionalità tecnoeconomica, dannosità ambientale e rapacità speculativo mafiosa, a meno che lo Stato non voglia prima celebrare una “vittoria” che testimoni la sua schiacciante superiorità militare su poche decine di migliaia di persone (è il dubbio che sorge guardando lo spettacolo desolante di un cantiere armato fino ai denti, nel quale si lavora per distruggere e non per costruire).
In ogni caso, se e quando ciò dovesse avvenire, la storia della No Tav resterà nella memoria di chi appartiene alla sinistra, nei fatti e non solo nelle parole, come un formidabile esempio di autogoverno democratico e di integrazione positiva fra i soggetti locali di tale autogoverno e le forze politiche accorse a sostenerlo con la loro azione e le loro idee. Fra queste forze politiche latitano, ma questo è ormai scontato, quelle che, se non altro per tradizione e bandiera, avrebbero dovuto essere in prima fila nel difendere le ragioni della popolazione valsusina, mentre hanno preferito unirsi al coro degli anatemi contro i “violenti” (chiudendo gli occhi su qual era la parte in campo che stava effettivamente esercitando violenza) e gli “antipolitici”, insulto che i veri democratici di questo Paese dovrebbe ormai accogliere come il miglior complimento.

di Carlo Formenti, da Blog-Micromega



martedì 11 settembre 2012

Ciccia cementizia

Luciano Granieri

Il Governo Monti ha stanziato la somma di 230milioni a favore di quei Comuni che presenteranno progetti per la costruzione di opere di riqualificazione urbanistica. I finanziamanti verranno erogati in base all'importanza e all'utilità  dell'opera da realizzare. Ecco pronta l’ennesima regalia alla speculazione edilizia e finanziaria. La Giunta Ottaviani ha colto la palla al balzo e ha sfruttato l’occasione per rimpolpare la ciccia cementizia che tanto fa gola alle solite note famiglie dei grandi muratori padroni assoluti della città. Gli unici, secondo la stampa locale, che in un momento di crisi come questo hanno la forza economica per investire. Una disponibilità finanziaria , aggiungiamo noi, maturata a spese dei cittadini di Frosinone grazie alle enormi agevolazioni ottenute dalle Giunte succedutesi fino ad oggi sul pagamento degli oneri concessori. Ma come funziona il meccanismo? Il sindaco Ottaviani chiederà di accedere ai finanziamenti concessi da Monti per una serie infinita di progetti; dalla riqualificazione del quartiere Campo Sportivo – Matusa - con la realizzazione di una piazza, un giardino pubblico e un parcheggio interrato - alla costruzione di un mega polo sportivo nell’area Casaleno, dalla realizzazione di un numero imprecisato di scale mobili che collegheranno la città bassa con la città alta, alla riqualificazione del quartiere scalo e molto altro ancora. Tutto estremamente affascinante. I progetti andranno presentati entro il 5 ottobre. Purtroppo c’è il concreto rischio, se non la certezza matematica, che per tali progetti il Comune non ottenga il becco di un quattrino. Nel qual caso il sindaco ha intenzione di affidare le realizzazione di queste opere ai soliti noti grandi costruttori privati della città, secondo i collaudati sistemi dei project financing e dell’edilizia diretta. Due procedure , soprattutto la seconda , che conformano l’opera da costruire , non alle esigenze dei cittadini a cui è destinata , ma ad uso, consumo e profitto delle grandi imprese che la dovranno realizzare, secondo una prassi del tutto avulsa da qualsiasi pianificazione urbanistica e men che meno soggetta ad uno straccio di piano regolatore. E allora prego grandi muratori! servitevi al banchetto delle mega cubature! Già i padroni edificatori della città hanno fatto sapere che volentieri si impegneranno a realizzare queste opere qualora non dovessero essere finanziate dallo stato, del resto sono imprenditori del luogo come possono sottrarsi al richiamo della terra natia? Però è lapalissiano che in cambio il Comune un po’ di cubature le deve concedere. Anzi cominciasse a sbloccare il milione e mezzo di volumetrie, in attesa di essere riempite ,che incombono minacciose sulla città. Oltre alla gentile concessioni del Comune di Frosinone, le grandi famiglie edili potranno usufruire di un regalo proveniente direttamente dal governo centrale . L’esecutivo Monti ,in concerto con le banche, probabilmente costituirà un fondo destinato ad erogare finanziamenti a tassi agevolati per quelle imprese private che si incaricheranno di aprire i cantieri. Chissà da dove arriveranno i soldi per costruire quel fondo? In base a questo quadro il futuro è facilmente ipotizzabile. I cantieri per la piazza del Matusa, i lavori per le scale mobili, gli scavi per i parcheggi interrati, procederanno secondo tempi biblici, mentre le volumetrie liberate e concesse in cambio ai grandi muratori della città, verranno riempite di cemento in un battibaleno . Frosinone sarà ancora più congestionata e vittima di una ipertrofia cementizia che determinerà un tessuto urbano disarticolato e inospitale per chi in città abita e continuerà ad abitare e per i pendolari che frequenteranno il Capoluogo . Ecco pronto il piano città di Frosinone. Dovremmo esserne tutti contenti . Certo saremo destinati a subire l’ulteriore invasione di immobili che occuperanno tutto la skyline della città coprendo perfino il sole, ma vuoi mettere la soddisfazione che avranno i nostri pronipoti nel ricoverare l’astronave nel parcheggio interrato sotto al Matusa!



Rinasce la rete 28 Aprile

Rete 28 Aprile - Opposizione CGIL.

L'incontro di Parma, a cui ha partecipato un centinaio di compagni e compagne, ha deciso di dar vita all'opposizione organizzata in CGIL, chiamandola: Rete 28 aprile-opposizione CGIL.
La ragione di questa scelta sta nella necessità di organizzare la lotta e l'alternativa contro il governo Monti e l'Europa dell'austerità, contro l'attacco ai diritti e all'occupazione da parte del padronato.
Il sindacato confederale, compresa la CGIL, non ha davvero contrastato quella che è la più grave aggressione al lavoro dal 1945 a oggi. E così, in pochi mesi, governo e padronato hanno realizzato successi.
Il peggior sistema pensionistico d'Europa, la cancellazione dell'articolo 18 e l'estensione della precarietà, i tagli allo stato sociale, i licenziamenti e la chiusura delle fabbriche, i contratti che peggiorano drasticamente le condizioni di lavoro e cancellano i diritti, tutto questo è avvenuto senza una reale ed efficace azione sindacale, con la complicità o la subalternità.
Ora si spera di fermare questa deriva con un rilancio della concertazione sindacale, che invece è tra le cause dell'arretramento dei lavoratori e che, riproposta oggi, produrrebbe nuove regressioni.
La negazione della gravità delle sconfitte subite e delle scelte sbagliate dei gruppi dirigenti della CGIL, è la base per la riaffermazione delle politiche concertative. Per questo la negazione delle sconfitte subite va combattuta con forza per ripartire davvero.(...)

La rete di opposizione in CGIL respinge l'accordo del 28 giugno 2011 e il modello sindacale che da esso deriva. Quell'accordo ripropone ancora una volta lo scambio tra peggioramento delle condizioni dei lavoratori e istituzionalizzazione burocratica del sindacato. Seguendo quell'accordo si possono solo fare contratti peggiorativi, come tutti quelli che vengono firmati anche dalla CGIL.
L'opposizione CGIL sceglie invece una nuova piattaforma sindacale che respinga la concertazione e il moderatismo e organizzi la lotta e l'alternativa alla politica di Monti nel paese, e al modello Marchionne, in tutte le sue versioni, nei luoghi di lavoro.
La nuova piattaforma sindacale dovrà fondarsi sul pubblico e sulle nazionalizzazioni, sull'aumento del salario e sulla riduzione degli orari, sullo stato sociale e sui diritti, sul diritto al reddito. Essa dovrà essere sostenuta da un movimento unitario, che metta assieme tutte le forza sociali che oggi si oppongono alla politica di austerità che viene dall'Europa e che viene attuata da tutti i governi.
L'opposizione al governo Monti e a chi lo sostiene, è una discriminante nel paese uguale a quella contro il modello Marchionne nei luoghi di lavoro. Dire no a Monti è una scelta sindacale, non di schieramento politico. Significa respingere il quadro di compatibilità che ci viene imposto e rifiutare una sterile politica di piccoli emendamenti e correzioni ad esso.
Nei due giorni del dibattito a Parma su tutti questi temi si è discusso con rigore e passione, consapevoli della difficoltà di una scelta che va contro corrente, ma convinti della necessità di compierla.
Si è quindi deciso di organizzare l'opposizione, facendo appello prima di tutto a tutte e tutti coloro che respingono la deriva sindacale e non vogliono arrendersi. Verranno così diffusi un appello alle lavoratrici, ai lavoratori e ai militanti della CGIL, e tre documenti programmatici per una piattaforma sindacale sulla crisi economica, sulla contrattazione, sulla democrazia.

Si è deciso un programma di riunioni per i prossimi tre mesi per organizzare una conferenza nazionale dell'opposizione CGIL, da realizzare con il massimo di partecipazione democratica, a partire dai luoghi di lavoro. Nel frattempo un esecutivo di 9 persone coordinerà le iniziative.

Si è deciso un impegno immediato a sostegno delle lotte di Alcoa, Carbosulcis, Jabil, dei precari della scuola, di Taranto e a tutte le mobilitazioni in corso a partire dalla Valle Susa, con l'impegno per una grande manifestazione a Roma contro Monti e la politica economica europea.

Piena solidarietà è stata espressa nei confronti della compagna Eliana Como e del compagno Sergio Bellavita, di fronte alla stretta contro il dissenso in atto nella FIOM, parte di una forte tendenza verticistica da tempo diffusa in CGIL, tesa a superare i problemi ed il confronto politico con il richiamo all'obbedienza ai gruppi dirigenti.

Nei prossimi giorni pubblicheremo un riassunto del dibattito di Parma, ulteriori note e i documenti, intanto a tutte e tutti coloro che vogliono lottare contro il massacro sociale eprovare a fermare la deriva sindacale, diciamo:

Organizzatevi e mettetevi in rete con noi !





Caschi e bastoni. Quelli di CasaPound hanno aggredito studenti a una festa

fonte:http://www.controlacrisi.org/

Aggrediti per questioni politiche dopo una festa a Roma. E’ la denuncia, attraverso un comunicato, fatta da alcuni ragazzi ‘antifascisti’. “La scorsa notte nel Parco di Aguzzano- raccontano- si stava tenendo una festa organizzata da ragazzi e ragazze del IV municipio che in questi anni hanno condiviso all’interno delle scuole del territorio percorsi di movimenti e di aggregazione sociale e culturale. Un momento per stare insieme, ballare, ritrovarsi alla fine dell’estate e prima dell’inizio del nuovo anno. Verso le due e mezzo del mattino, a festa ormai finita, una ventina di neofascisti appartenenti a CasaPound e Blocco Studentesco hanno aggredito i partecipanti alla festa con caschi e bastoni”.

IL RISULTATO – “Il risultato? Quattro ragazzi hanno dovuto ricorrere alle cure mediche in ospedale con lesioni alla testa e in altre parti del corpo e molti altri sono rimasti contusi- si legge ancora nella nota- L’ennesimo atto di violenza neofascista dopo la stagione segnata dalle aggressioni targate CasaPound durante l’occupazione di via Val d’Ala culminate con l’agguato ai giovani del Partito democratico, tra cui il capogruppo municipale Paolo Marchionne, lo scorso novembre, di cui sono stati riconosciuti responsabili noti dirigenti dell’organizzazione neofascista”.

CAMPAGNA ELETTORALE – “E’ iniziata la campagna elettorale dei gruppi neofascisti sui territori della nostra citta’- conclude il comunicato- abbiamo gli occhi ben aperti e non abbiamo nessuna intenzione di rimanere a guardare. Invitiamo tutta la cittadinanza democratica e antifascista a manifestare la propria solidarieta’ alle ore 15 a Piazza Sempione dove si terra’ una conferenza stampa”.

lunedì 10 settembre 2012

L'altro 11 settembre. L'ultimo discorso di Salvador Allende

Donato Giannini e Anita D'Orsi. fonte: http://www.infiltrato.it

Dalla democrazia alla dittatura. I cattivi questa volta non combattono in nome di una crociata religiosa. L’altro 11 settembre è questo: il passaggio, attraverso un colpo di stato, da un presidente democraticamente eletto e benvoluto dal suo popolo ad un dittatore impossessatosi del potere con la forza sotto la guida di una super potenza. Una pagina della storia dell’umanità scritta con il sangue. Salvador Allende, il fautore della “via socialista cilena”, morto per il popolo e la nazione. A lui va il nostro ricordo a 38 anni dalla sua morte, avvenuta l’11 settembre 1973.



7.55, Radio Corporaciòn

Parla il Presidente della Repubblica dal palazzo della Moneda.

"Viene segnalato da informazioni certe che un settore della marina avrebbe isolato Valparaiso e che la città sarebbe stata occupata. Ciò rappresenta una sollevazione contro il Governo, Governo legittimamente costituito, Governo sostenuto dalla legge e dalla volontà del cittadino. In queste circostanze, mi rivolgo a tutti i lavoratori. Occupate i vostri posti di lavoro, recatevi nelle vostre fabbriche, mantenete la calma e la serenità. Fino ad ora a Santiago non ha avuto luogo nessun movimento straordinario di truppe e, secondo quanto mi è stato comunicato dal capo della Guarnigione, la situazione nelle caserme di Santiago sarebbe normale. In ogni caso io sono qui, nel Palazzo del Governo, e ci resterò per difendere il Governo che rappresento per volontà del Popolo. Ciò che desidero, essenzialmente, è che i lavoratori stiano attenti, vigili, e che evitino provocazioni. Come prima tappa dobbiamo attendere la risposta, che spero sia positiva, dei soldati della Patria, che hanno giurato di difendere il regime costituito, espressione della volontà cittadina, e che terranno fede alla dottrina che diede prestigio al Cile, prestigio che continua a dargli la professionalità delle Forze Armate. In queste circostanze, nutro la certezza che i soldati sapranno tener fede ai loro obblighi." Comunque, il popolo e i lavoratori, fondamentalmente, devono rimanere pronti alla mobilitazione, ma nei loro posti di lavoro, ascoltando l’appello e le istruzioni che potrà lanciare loro il compagno Presidente della Repubblica.

8:15 A.M.
Lavoratori del Cile:

Vi parla il Presidente della Repubblica. Le notizie che ci sono giunte fino ad ora ci rivelano l’esistenza di un’insurrezione della Marina nella Provincia di Valparaiso. Ho dato ordine alle truppe dell’Esercito di dirigersi a Valparaiso per soffocare il tentativo golpista. Devono aspettare le istruzioni emanate dalla Presidenza. State sicuri che il Presidente rimarrà nel Palazzo della Moneta per difendere il Governo dei Lavoratori. State certi che farò rispettare la volontà del popolo che mi ha affidato il comando della nazione fino al 4 novembre 1976. Dovete rimanere vigili nei vostri posti di lavoro in attesa di mie informazioni. Le forze leali rispettose del giuramento fatto alle autorità, insieme ai lavoratori organizzati, schiacceranno il golpe fascista che minaccia la Patria.

8:45 A.M.
Compagni in ascolto:

La situazione è critica, siamo in presenza di un colpo di Stato che vede coinvolta la maggioranza delle Forze Armate. In questo momento infausto voglio ricordarvi alcune delle mie parole pronunciate nell’anno 1971, ve lo dico con calma, con assoluta tranquillità, io non ho la stoffa dell’apostolo né del messia. Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato. Ma stiano sicuri coloro che vogliono far regredire la storia e disconoscere la volontà maggioritaria del Cile; pur non essendo un martire, non retrocederò di un passo. Che lo sappiano, che lo sentano, che se lo mettano in testa: lascerò la Moneda nel momento in cui porterò a termine il mandato che il popolo mi ha dato, difenderò questa rivoluzione cilena e difenderò il Governo perchè è il mandato che il popolo mi ha affidato. Non ho alternative. Solo crivellandomi di colpi potranno fermare la volontà volta a portare a termine il programma del popolo. Se mi assassinano, il popolo seguirà la sua strada, seguirà il suo cammino, con la differenza forse che le cose saranno molto più dure, molto più violente, perché il fatto che questa gente non si fermi davanti a nulla sarà una lezione oggettiva molto chiara per le masse. Io avevo messo in conto questa possibilità, non la offro né la facilito. Il processo sociale non scomparirà se scompare un dirigente. Potrà ritardare, potrà prolungarsi, ma alla fine non potrà fermarsi. Compagni, rimanete attenti alle informazioni nei vostri posti di lavoro, il compagno Presidente non abbandonerà il suo popolo né il suo posto di lavoro. Rimarrò qui nella Moneda anche a costo della mia propria vita.

9:30 A.M. RADIO MAGALLAN
In questi momenti passano gli aerei. Potrebbero mitragliarci. Ma sappiate che noi siamo qui, almeno con il nostro esempio, che in questo paese ci sono uomini che sanno tener fede ai loro obblighi. Io lo farò su mandato del popolo e su mandato cosciente di un Presidente che ha dignità dell’incarico assegnatogli dal popolo in elezioni libere e democratiche.
In nome dei più sacri interessi del popolo, in nome della Patria, mi appello a voi per dirvi di avere fede. La storia non si ferma né con la repressione né con il crimine. Questa è una tappa che sarà superata.
Questo è un momento duro e difficile: è possibile che ci schiaccino. Ma il domani sarà del popolo, sarà dei lavoratori. L’umanità avanza verso la conquista di una vita migliore. Pagherò con la vita la difesa dei principi cari a questa Patria. Coloro i quali non hanno rispettato i loro impegni saranno coperti di vergogna per essere venuti meno alla parola data e ha rotto la dottrina delle Forze Armate. Il popolo deve stare in allerta e vigile. Non deve lasciarsi provocare, né deve lasciarsi massacrare, ma deve anche difendere le proprie conquiste. Deve difendere il diritto a costruire con il proprio sforzo una vita degna e migliore.

9:10 A.M.
Sicuramente questa sarà l’ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi. La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio Magallanes. Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno. Che siano esse un castigo morale per coloro che hanno tradito il giuramento: soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l’ammiraglio Merino, che si è autodesignato comandante dell’Armata, oltre al signor Mendoza, vile generale che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al Governo, e che si è anche autonominato Direttore Generale dei carabinieri. Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori: Non rinuncerò!
Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al popolo.
E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente.
Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli. Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo che fu solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di rispettare la Costituzione e la Legge, e cosi fece. In questo momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, uniti alla reazione, crearono il clima affinché le Forze Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il potere per continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi.

Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra, alla contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra preoccupazione per i bambini.

Mi rivolgo ai professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che continuarono a lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di professionisti, dalle associazioni classiste che difesero anche i vantaggi di una società capitalista.

Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono all’allegria e allo spirito di lotta.

Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi, facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l’obbligo di procedere.

Erano d’accordo.

La storia li giudicherà.

Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo della mia voce non vi giungerà più.

Non importa.

Continuerete a sentirla.

Starò sempre insieme a voi. Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria.

Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi.

Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi.

Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi.

Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.

Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!

Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento.

Santiago del Cile, 11 Settembre 1973.





s/cultura

Giovanni Morsillo

Un ARTICOLO di Luciano Granieri su Aut Frosinone espone riserve (diciamo così) sulla manifestazione "Via Aldo Moro apre alla cultura" svoltasi a Frosinone, evidenziando come l'iniziativa dell'Amministrazione di destra, in continuità con quella di centro-centro, si sia praticamente risolta in un mercato, anzi in un centro commerciale a cielo aperto.
Conservando per motivi più alti la stima ed il rispetto per Luciano, non possiamo però tacere di fronte a questa madornale sbandata del Nostro, e redarguirlo come merita. Ma Granieri che edizione ha del dizionario della lingua italiana? Cosa c'è scritto alla voce "Cultura"? Non sa il nostro commentatore che il termine si è evoluto, ha cioè maturato un cambiamento generazionale che ne ha trasformato i caratteri come avviene a qualsiasi essere vivente? Lo sa Granieri che la lingua è, appunto, viva e che quindi ci si deve aggiornare per comprendere a pieno i processi da essa descritti, specie se attengono a vicende sociali, di costume o scientifiche, per definizioni sempre in aggiornamento?
Insomma, caro Granieri, ci sembra che sia tu fuori tema, non certo la pregevole manifestazione di nullezza (neologismo che non sarà certamente presente sul tuo vecchio dizionario della scuola media, ma che dovrebbe rendere l'idea) che la Giunta si è premurata di propinare ai cittadini. Forse tu, vecchio impenitente magari ancorato ai vecchi canoni della cultura pre-nicoliniana ti aspettavi teatro, poesia, pittura, performances, installazioni, scultura, librerie con le ultime novità editoriali, saggi, ricerche e riviste scientifiche, musica nota e inedita, pianisti e trii d'archi, satira e danza, cucina innovativa e classica, cinema, esperienze di viaggio, reportage, giornalismo, informazione, riflessioni, filosofia, letteratura, scioglilingua e giochi matematici, enigmistica, giocattoli e passatempi per tutte le età, fumetti, vecchi utensili e nuove scoperte tecnologiche, e chissà cos'altro ancora in quel vecchio solaio che è la tua testa di inguaribile rivoluzionario rétro. Ebbene, fai come tutti: omòlogati, pardon, aggiornati, e non scocciare quelli che guardano avanti e ne sanno più di te sulle involuzioni della società.
Ma dico, ci hanno messo trent'anni di impegno continuo ed estenuante per riportare la gente a fare a meno della testa, e ora tu ti scandalizzi? Devi dir loro bravi, se sei onesto, e riconoscere che aver svuotato la scuola e l'Università, l'aver privatizzato e commercializzato la televisione, la stampa, i partiti, i sindacati e le istituzioni ha dato frutti solidi. Adesso la gente, come tu stesso dici, accorre in massa, abbagliata dall'ultima offerta di telefonia mobile, dal viaggio esotico a un tanto al giorno per avventure che si riducono all'escursione nella zona portuale di Istanbul con una guida che non vede l'ora di dirottarti nei negozi "amici" a fare shopping e poi riportare il gregge sulla nave a farsi un'altra abbuffata e convincersi di essere James Bond su uno yacht con personaggi che decidono le sorti del mondo.
Del resto, il capo dei cloni che ha massacrato il paese per quasi vent'anni lo ha detto in veste ufficiale: la cultura non è mica Manzoni, il latino va abolito, meno filosofia e più ragioneria! E il suo giullare rincalzava che con la cultura non si mangia (chissà poi dove l'avrà sentito?).
Ma essendo talenti incommensurabili, preso atto di questo hanno ridisegnato la cultura e l'hanno resa compatibile con i nuovi obiettivi della società finanziarizzata: hanno semplicemente chiamato cultura quello che una volta si chiamava bancarella, e via col tango (anzi, con la disco).
Ora dovresti scrivere un pezzo che ripeta un centinaio di volte, come Bart Simpson in una delle sue punizioni da contrappasso "La cultura dominante è la cultura della classe dominante. Karl Marx".

Un abbraccio fraterno e solidale, Lucià.

domenica 9 settembre 2012

Volano BMW

Luciano Granieri

E’ ormai uso comune sostenere che Pd e Pdl siano comitati elettorali identici . Probabilmente è vero, considerato che in parlamento costituiscono la maggioranza bulgara che sostiene il governo Monti. Eppure in Ciociaria qualche differenza esiste. A dire il vero i due partiti anche qui hanno in comune una devastante litigiosità interna . Nel Pd volano stracci. Spifferi e correnti con i loro rispettivi capi bastone sono impegnate a lanciarsi strali e maledizioni . L’eurodeputato Francesco De Angelis scaglia stracci bagnati contro il consigliere regionale Francesco Scalia, tutti e due menano fendenti contro il segretario provinciale Migliorelli , anche l’ex sindaco Marini, indicato come principale responsabile della sconfitta elettorale a Frosinone, incassa sveglie a destra e a manca. Infine il rottamatore ciociaro Ermisio Mazzocchi, invocando il congresso provinciale, tira strofinacci bagnati contro tutti bocciando in toto l’attuale classe dirigente provinciale. Come detto anche il Pdl è dilaniato da guerre intestine ma, e qui sta la differenza con il Pd, noblesse oblige, anziché volare stracci, fra i dirigenti ciociari volano BMW. Francesco Battistoni neo capogruppo alla Pisana  del Pdl sbatte in faccia al consigliere regionale,   Franco Fiorito una Bmw X5 e una Smart , 90 mila euro di macchine, accusandolo di aver acquistato tali vetture con i soldi del partito (cioè nostri) e poi averle usate per se. Franco Fiorito dal canto suo si esercita nel lancio della BMW, scagliando una 520 in faccia all’euro deputato Alfredo Pallone, accusandolo di aver lasciato “buffi” per l’utilizzo personale di quell’auto, debiti pari a 10milla euro fra multe, contenziosi, e interventi meccanici non pagati. Lo stesso Fiorito , prima di essere defenestrato da Battistoni alla carica di capogruppo alla Regione,  ha dovuto rimborsare quelle somme con i soldi del partito (cioè nostri). Non contento sempre il corpulento consigliere regionale anagnino si produce nel titanico lancio di un intero autonoleggio, con annesse regalie per collaboratrici, contro Francesco Battisotni. L’accusa di Fiorito al nuovo capogruppo è quella di aver noleggiato più volte delle vetture per viaggi istituzionali ed essersi fatto accompagnare da alcune collaboratrici . Le spese, per diversi migliaia di euro relative al pagamento del noleggio e del soggiorno delle collaboratrici sono state sborsate dal partito (cioè da noi) . Per finire in bellezza la sequenza di questi lanci, Fiorito accusa Battistoni di aver tradito la moglie con le suddette collaboratrici. Le corna sono a carico della moglie di Battistoni ( e, almeno queste, non carico a nostro). BRUTTA GENTE.