Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 13 settembre 2012

Sette cose da fare. Il documento finale della Controcernobbio

fonte: http://sbilanciamoci.info/

La crisi italiana si fa più grave, la recessione è estesa in tutta Europa, la disoccupazione supera il 10% e colpisce un terzo dei giovani. È questo il risultato di cinque anni di crisi e delle politiche di austerità imposte dalla finanza e dall’Europa. Il governo Monti le sta realizzando in Italia all’insegna di un neoliberismo ideologico che non risolve i problemi, aggrava la crisi, minaccia la democrazia. È necessario un cambio di rotta.
Dalle iniziative di questi mesi e dalle discussioni alla “contro-Cernobbio” di Sbilanciamoci di Capodarco sono emerse sette proposte:

1. L’Europa.
È essenziale che l’Europa fermi la speculazione e ridimensioni la finanza, vietando le operazioni ad alto rischio, tassando le transazioni finanziarie; il problema del debito si può affrontare con la Banca Centrale Europea che assuma il ruolo di prestatore di ultima istanza e introducendo gli eurobond; lo scudo anti-spread introdotto di recente non risolve i problemi ed espone i paesi fragili al ricatto di un Memorandum che renderebbe permanenti le politiche di austerità; per le stesse ragioni va rifiutato il “Fiscal compact” che impone pareggio di bilancio e taglio del debito. L’Europa deve ritrovare la strada della democrazia.

2. La crisi e il lavoro.
Per uscire dalla recessione è necessaria una ripresa della domanda con un maggior ruolo della spesa pubblica, da utilizzare per affrontare l’emergenza occupazione. Dobbiamo difendere i lavoratori che rischiano di perdere il posto nelle 161 crisi industriali del paese. E si possono creare 500 mila nuovi posti di lavoro attraverso investimenti sociali e migliaia di “piccole opere” di cui il paese ha bisogno: infrastrutture di base, messa in sicurezza delle scuole, riassetto idrogeologico, tutela del territorio, mobilità ed energia sostenibile, welfare e salute, istruzione e ricerca. Sono necessarie politiche che tutelino i diritti del lavoro e combattano la precarietà. La legge Fornero va rifiutata.

3. La protezione sociale.
Chi è colpito dalla crisi e dalla precarietà, chi è senza lavoro deve disporre di una rete di protezione sociale e tutela del reddito, dall’estensione degli ammortizzatori sociali per i lavori atipici, fino all’introduzione del reddito di cittadinanza. Bisogna difendere la spesa sociale dalle riduzioni dei trasferimenti agli enti locali, ristabilendo i fondi per le politiche sociali; bisogna difendere i diritti dei migranti e chiudere i CIE.

4. Giovani, formazione, conoscenza.
Abbiamo bisogno di un “piano giovani” che progetti il futuro di questo paese. L’accesso e la diffusione della conoscenza sono la base per offrire ai giovani nuove possibilità di lavori di qualità. Per l’istruzione e la conoscenza serve un miliardo di euro per migliorare la scuola pubblica – tagliando i 700 milioni di sussidi alle scuole private – assicurare l'obbligo formativo, finanziare università e ricerca, estendere le borse di studio per gli studenti universitari, bloccando gli aumenti delle tasse d’iscrizione e le barriere poste dal numero chiuso nell’accesso all’università.

5. Cambiare produzioni.
Il vecchio modello di sviluppo non può più funzionare, lo dimostra il tramonto della Fiat e i problemi dell’Ilva. Serve una politica industriale che orienti le scelte pubbliche e private su che cosa e come produrre, riservando incentivi e riduzioni del cuneo fiscale alle imprese che investono e creano occupazione in produzioni di qualità, con nuovi prodotti e servizi, sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale. Va sostenuto l’impegno per la produzione e l’accesso ai beni comuni, il ruolo dell’economia solidale e di relazioni sociali fondate su sobrietà e solidarietà.

6. Tagliare la spesa militare.
All’interno della spesa pubblica i tagli vanno fatti sulla spesa militare, non quella sociale: si possono risparmiare 12 miliardi di euro cancellando il programma di acquisizione dei 90 cacciabombardieri F35 e riducendo di un terzo le Forze Armate.

7. Redistribuire il reddito.
Nuove risorse per la spesa pubblica si devono trovare tassando la ricchezza finanziaria e immobiliare e riducendo le imposte sul lavoro. I patrimoni superiori al milione di euro vanno tassati con un’aliquota progressiva che parta dal 5 per 1000. Va innalzata al 23% l’imposizione fiscale sulle rendite e bisogna tassare i redditi superiori ai 200 mila euro con l'aliquota del 50%. Serve una lotta sistematica all'evasione fiscale. La legalità è un fondamento essenziale per ricostruire il paese: servono misure contro la corruzione e fermare l’espansione dell’economia criminale.

È questo il “cambio di rotta” che Sbilanciamoci! chiede alla politica e all’economia italiana. È in questo modo che si può uscire dal paradigma neoliberista e dalle politiche di austerità. È in questo modo che si può estendere la partecipazione politica e rinnovare la democrazia. È questa l’agenda che deve essere al centro della discussione politica nelle prossime elezioni italiane.




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