Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 8 luglio 2017

No al revamping, soprattutto quando il sole picchia forte.

Luciano Granieri




Colleferro, sabato 8 luglio, ore 16,30, 45 gradi al sole (lo so si dice all’ombra, ma l’ombra non c’è). 

Quanti pazzi scatenati si metterebbero a sfilare, rischiando l’insolazione, per protestare contro la riattivazione degli inceneritori di Colle Sughero? Eppure eravamo in molti, bambini compresi. Forse perché è più folle consentire l’incenerimento dei  rifiuti, e  l’aumento incontrollato delle malattie respiratorie, piuttosto che rischiare di prendersi un coccolone. 

Comunque sia una fiume di persone equipaggiata con cappellini, ombrellini e bottigliette d’acqua, si mette in cammino  da P.zza della Repubblica per arrivare a piazzale dello scalo, proprio davanti ai due enormi e malsani caminetti. Le ragioni che hanno chiamato in corteo così tanti cittadini non vertono solo sulla contrarietà al  revamping di due impianti devastanti per la già martoriata Valle del Sacco, ma sul rigetto dell’intera politica dei rifiuti oggi in atto,  sia in Regione che a livello nazionale.  
Anziché  adottare un sistema integrato comprendente la raccolta differenziata, il riciclo e il riuso del rifiuto, come prevedono i regolamenti  europei, si   percorre ancora la strada delle discariche e degli inceneritori. Ma si sa il “ce lo chiede l’Europa” conta solo quando bisogna “sderenare” i cittadini con le politiche di austerità. 

Eppure conversando con Rossano Ercolini,  dell’associazione Zero Wast Italy, presente alla manifestazione,  si ragionava  sul fatto che proprio in un territorio come quello della Valle del Sacco, pieno di insediamenti industriali dismessi e di aziende in via di liquidazione sarebbe opportuno progettare  complessi industriali finalizzati al trattamento dei rifiuti utili a  ricavare molte di quelle materie prime che il processo di riciclo mette a disposizione della filiera produttiva. Sarebbe un’opportunità enorme per la creazione di  nuovi buoni posti di lavoro senza arrecare  danni al territorio,  alimentando una nuova economia estremamente remunerativa per tutti . 

Ma, come detto, le Istituzioni, vanno da tutt’altra parte. Il governo, guidato da Renzi, nel famoso decreto sblocca Italia del 2014, ha sbloccato anche gli inceneritori, classificandoli come impianti di primario interesse economico e quindi immuni da ogni valutazione sull’impatto ambientale. Ciò ha decretato la riattivazione degli impianti di Colle Sughero. 

Inoltre la Regione, capitanata dal Presidente Zingaretti, coadiuvato dall’assessore Buschini, non ha mai reso operativo il piano  regionale dei rifiuti. Un programma in cui si punta esclusivamente   sulla raccolta differenziata e mai si sarebbe potuto attivare un impianto a biomasse. 

Ma se il vantaggio economico dell’incenerimento è di molto inferiore al processo circolare dello smaltimento, perché continuare con una pratica vecchia e anti economica? Semplice perché Lazio Ambiente Spa, di proprietà della Regione Lazio  - che gestisce gli inceneritori e per il quale ha stanziato i fondi necessari alla loro riattivazione, insieme all’Ama, controllata  dal Comune di Roma - alla fine del 2017 dovrà essere ceduta a privati. E’ chiaro che gli impianti di incenerimento  sono i gioielli di famiglia per invogliare  l’acquisto dello speculatore di turno. Siamo alla solita  vecchia logica di favorire la speculazione privata ai danni delle collettività, danni che in questo caso investono la salute e la qualità della vita. 

Mentre si comincia maledire i vertici regionali, e il Pd in generale, dal corteo spunta la consigliera regionale di maggioranza  Daniela Bianchi, poi di seguito si materializzano altri sindaci in quota Pd.  Allora non capisco. Ma questi che fanno si manifestano contro da soli? Oppure in vista delle prossime tornate elettorali  (regionali e politiche) cominciano gli smarcamenti del renzismo in putrefazione? 

Con queste riflessioni in testa, mi avvio alla macchina. La manifestazione è finita. Mentre sorseggio una birra (è la seconda per la cronaca) da uno dei palazzi stile ventennio che caratterizzano Colleferro, escono una ragazzina e un ragazzino. Hanno una pila di giornali in mano. Il titolo delle pubblicazioni  è “lotta comunista” Stanno  vendendo il giornale porta a porta, suonando il campanello ad ogni appartamento.   Si avvicinano e mi spiegano, ciò che io so bene. 

Gli compro il giornale, ci fermiamo a ragionare sulla ineluttabilità della lotta al capitalismo, sulla necessità delle dittatura del proletariato. Sono pieni di entusiasmo. Non tutto è perduto, dunque, ci sono ancora giovani consapevoli, gagliardi e tosti, pronti a lottare per una società più giusta, anticapitalista e antiliberista. Con questa felice constatazione mi avvio verso casa. Non c’è che dire un pomeriggio con 45 gradi al sole, iniziato bene e finito meglio.

venerdì 7 luglio 2017

7 Luglio 1960- 7 Luglio 2017 – Strage di Reggio Emilia

Fonte: contropiano.org




7 Luglio 1960- 7 Luglio 2017 - Strage di Reggio Emilia ....

Compagno Ovidio Franchi, compagno Afro Tondelli, e voi Marino Serri, Reverberi e Farioli dovremo tutti quanti aver d'ora in avanti voialtri al nostro fianco per non sentirci soli ..Morti di Reggio Emilia uscite dalla fossa fuori a cantar con noi Bandiera Rossa!"

Questa vicenda accaduta allora,mi tocca profondamente e sapete, io mi vergogno,leggendo di queste morti assurde,di come è ridotta la nostra Italia.Loro sono morti anche per noi, per difendere i diritti dei lavoratori,in una manifestazione pacifica,uccisi da colpi di arma da fuoco da un Governo con profonde matrici fasciste.No,non si puo' morire così.Se vi guardate bene intorno,la situazione è la stessa.Bisogna fare qualcosa,bisogna fermare questo fascismo dilagante!


Ovidio Franchi, il piu' giovane, 19 anni.La testimonianza di suo fratello:


"Ma lo posso dire che non si può morire in piazza a 19 anni? Sì, lo posso dire? Allora lo voglio urlare.


Io Ovidio Franchi, di anni 19, apprendista, segretario della FGCI del Circolo “La Cirenaica” lo urlo. Non si può! Non si può andare in piazza e morire. Come non si può che nessuno abbia mai pagato. Non è giusto, non è morale. Non può succedere in una democrazia.


E’ da quella giornata di luglio che mi gira in testa questo urlo. Mi esce dal cuore, mi esce dai polmoni, ma non ho più voce. Ci ha pensato una pallottola a spegnerla. Una pallottola sparata da chi doveva garantire l’ordine pubblico.
E, invece, si sono messi a fare tiro a segno. In una piazza dove la gente dovrebbe parlare, cantare, baciarsi, passeggiare, sognare, guardare le nuvole. Reggio Emilia, il 7 luglio 1960.


Ero andato lì con mio fratello. E con noi tantissimi altri giovani. Troppi per chi ci vuole schiavi della paura e della noia. La storia la sapete. La racconta anche una canzone. “Sangue del nostro sangue, nervi di nostri nervi....” La cantano tutti gli anni. Voi, però, questa volta non cantate. Urlate. Perché non si può. Non si può!


Aveva ragione,NON SI PUO'!

Lauro Farioli (1938), operaio di 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un bambino.
Ovidio Franchi (1941), operaio di 19 anni, il più giovane dei caduti.
Marino Serri (1919), pastore di 41 anni, partigiano della 76a, primo di sei fratelli.
Afro Tondelli (1924), operaio di 36 anni, partigiano della 76a SAP, è il quinto di otto fratelli.
Emilio Reverberi (1921), operaio di 39 anni, partigiano nella 144a Brigata Garibaldi era commissario politico nel distaccamento “G. Amendola”.
Da un post Facebook di Miria Pergetti, che ringraziamo.
foto clip a cura di Luciano Granieri.


Migranti. Quali sono gli accordi e chi li deve rispettare?

Luciano Granieri




Sul tema degli sbarchi dei migranti  -  e sulla richiesta di aiuto invocata dal ministro Minniti al vertice con i suoi omologhi europei,    inerente  l’accoglienza dei barconi presso  altri porti dei Paesi UE,  utile ad alleggerire la  pressione sull’Italia -  riportiamo quanto detto da Emma Bonino, ex ministro degli esteri del governo Letta. 

Intervenendo alla 69° assemblea generale di Confartigianato l’esponente radicale ha spiegato: “Siamo stati noi fra il 2014 e il 2016  (in pieno governo Renzi ndr) a chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia, anche violando Dublino. All’inizio non ci siamo resi conto – ha proseguito la Bonino-  che era un problema strutturale,  e non di una sola estate e ci siamo fatti male da soli. E’ stato stipulato un accordo con l’Europa mirato a far si che le operazioni fossero coordinate da Roma. Disfare questo accordo ora è piuttosto complicato”. 

Infatti il nostro ministro, dietro i comunicati di facciata a Tallinn  è stato letteralmente preso a pesci in faccia da  Germania,   Francia, Spagna, Austria e tutta la compagnia cantante . Unanime è stata la scelta dei Paesi dell’Unione di non concedere la disponibilità di altri porti, al di fuori di quelli italiani per lo sbarco dei migranti. 

Se già questa posizione era più che palese, alla luce dell’accordo stipulato da Renzi, che impegnava solo Roma a gestire l’attracco delle navi cariche di immigrati,  risulta inevitabile che la richiesta del governo italiano  avanzata in Estonia  fosse sonoramente rigettata. 

Resta comunque da capire come l’Europa della solidarietà, quella di Ventotene, degli Spinelli e dei Rossi, possa minimamente  concepire di lasciare solo un Paese della propria Comunità  a gestire un fenomeno di  così grave emergenza sociale, e  possa solo pensare di rifiutare  l’accoglienza di persone disperate. 

A riflettere lucidamente ,  se vediamo le cose per quello che sono, è cioè che l’Unione sociale e politica dell’Europa era solo una colossale balla per nascondere e  farci ingoiare la costituzione di una grande area pronta ad essere sfruttata dal mercato  e dalle scorribande speculative, le posizioni della Germania e di tutte le altre Nazioni in merito al problema dell’immigrazione sono ovvie. 

Tornando alle dichiarazioni della Bonino è chiaro che Renzi qualcosa avrà chiesto in cambio della disponibilità all’accettazione degli sbarchi. Viene da pensare alla concessione da parte dell’Eurogruppo di ulteriore flessibilità nei conti. 

Quella flessibilità che è servita al “bomba” fiorentino per elargire le sue mancette elettorali  finalizzate a vincere le amministrative del 2015, ma soprattutto il referendum costituzionale, confronti  sonoramente persi,in particolare la consultazione referendaria. Tutto ciò sulla pelle dei migranti, e degli  operatori , dei  cittadini che si adoperano per accoglierli.  

L’anatema     lanciato da Renzi alla Ue, dopo il rifiuto di  accogliere i migranti sulle coste degli altri Paesi dell’Unione,  alla luce di quanto sopra scritto, è patetico. Il segretario podestà  vuole tagliare i fondi ai Paesi che non rispettano gli accordi. Quali accordi? Quelli fatti da lui li  stanno rispettando in pieno.  



giovedì 6 luglio 2017

Immigrazione, la nuova frontiera della bad company

Luciano Granieri



 La questione dell’immigrazione  è vergognosa,  disumana, degradante per l’intera umanità. Il flusso dei migranti in arrivo dal Nord Africa, ma anche da altre parte martoriate del mondo è diventato un fenomeno strutturale.  Fermarlo è impossibile, perché sarebbe come voler bloccare lo scorrere del Gange. 

L’Unione Europea,   tutto l’occidente globalizzato e  I paesi a capitalismo emergente, hanno alimentato, sulla pelle delle popolazioni africane e medio orientali, il profitto della loro good company. Si sono impossessati delle ricchezze naturali di quel mondo, pompando nei serbatoi delle multinazionali    petrolio, gas  ,depredando   il  sottosuolo di materiali come il coltan,  indispensabile per il progresso, ma di chi?    Il coltan è una  ricchezza   soprattutto  se alla sua estrazione sono  destinate le popolazioni schiavizzate,   con una percentuale di sfruttamento di bambini vergognosa .   

La good company ha  sovvenzionato i conflitti  tribali, facendo affari con la vendita di armi. Una dinamica fondamentale.  Da un lato, per il business degli ordigni bellici in se, dall’altro per mantenere la destabilizzazione delle aree di maggiore interesse economico. Un caos ideale per alimentare indisturbati i propri affari, sovvenzionando e corrompendo il dittatorello di turno. E quando la situazione lo ha richiesto non  si è esitato  a incancrenire gli scenari con le famose guerre umanitarie, o acuire  devastanti guerre civili. Per questo non ha senso distinguere fra rifugiati ed immigrati economici. Sono tutti vittime della stessa logica predatoria. 

Nonostante questo la ricetta  proposta  dalla Merkel e da tutto il G20 per il risolvere il problema dell’immigrazione è destinata a incrementare ancora di più gli affari della good company e ad aggravare lo stato di una nuova  bad company, quella del traffico di persone e dei morti in mare. “Compact with Africa”, questo è il nome del piano. “Non un banale aiuto economico ai paesi in via di sviluppo,-sostiene la Merkel- ma un programma che mira ad una globalizzazione più inclusiva” 

Che vuol dire globalizzazione inclusiva?  Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale,e Banca Africana di Sviluppo provvederanno a negoziare con i paesi africani  punti di azione specifici per ogni Stato. Azione, in questo caso, significa favorire ancora gli affari delle multinazionali, le quali, in cambio del loro impegno  economico, potranno usufruire di un “miglioramento del clima per gli investimenti” così è scritto. 

Lo sappiamo cosa significa migliorare il clima per gli investitori: ridimensionare la sovranità degli Stati, presentare un conto elevatissimo alle popolazioni in termini di ulteriore deterioramento dei servizi,  e della definitiva dismissione del ogni minimo diritto sul lavoro. In pratica nel prossimo G20 di Amburgo si proporranno  le stesse ricette avanzate sin dagli  anni ‘80  dimostratesi inefficaci e disumane. Solo che nell’epopea dello storytelling reaganiano e thatcheriano  non c’erano   i kamikaze che terrorizzavano l’occidente, e in fondo al  Mediterraneo nuotavano solo i pesci. 

Lo  sfruttamento dell’Africa non aveva ancora generato la paura che oggi  viene vissuta  al di qua del Mare Nostrum. C’era solo   la good company. Oggi invece lo sfruttamento continuato e reiterato ha rafforzato la bad company. Quella delle immigrazioni di massa.  Questa bad company non la vuole gestire nessuno, e si provvede all’erezione di muri, militarizzazione di confini, chiusure di porti, vergognose querelle sulle meritorie azioni salvifiche in mare  delle organizzazioni non governative, respingimenti, in una parola “rifiuto”. 

Rifiuto di un effetto collaterale causato dalla voracità della good company. Si  è concepita  una nuova e più sofisticata dinamica di profitto che utilizza il dramma degli immigrati per mettere in atto  l’ennesima operazione di devastazione dell’Africa, mascherata da aiuto umanitario, dal cosiddetto “aiutiamoli a casa loro”. 

E’ questa la globalizzazione che creerà inclusione? Sicuramente aumenterà la globalizzazione della disperazione, la quale, includerà un numero sempre maggiore di poveri, di rifiutati, non solo  dai confini  militarizzati ma anche da un sistema economico disumano. 

Globalizzazione dei diritti ed inclusione sociale al di là di ogni confine. Questa dovrebbe essere la ricetta, ma per fare ciò bisognerebbe collettivizzare  la good company, con obbligo di indennizzo alle vittime della bad company.

MIGRANTI: NEL VERTICE DI TALLINN , I 26 MINISTRI DEGLI INTERNI DELL'UNIONE EUROPEA HANNO FATTO UN MURO CONTRO L'ITALIA !

Umberto Franchi


MA QUALI SONO I VERI MOTIVI DELLE ONDATE MIGRATORIE ?

Nell'anno 2007 sono sbarcati nelle nostre coste 24.000 persone provenienti dall'Africa e Asia. Esse sono cresciute progressivamente e 10 anni dopo, nel 2016, sono sbarcati nelle nostre coste 183.000 persone ( in media 500 in ogni giorno dell'anno) .
E' stato stimato che quelli che scappano dalle guerre sono solo il 20% mentre veri motivi dell'ondata migratoria che riguarda il restante 80% sono di natura economica, vengono in Italia ed in Europa per cercare un lavoro dignitoso, "fortuna".

COSA SIGNIFICA? 
Per capirlo occorre andare a vedere cosa succede nei Paesi di provenienza e ci accorgiamo che esiste un nesso stretto tra le migrazioni e la distruzione delle loro terre... degli ecosistemi che finisce per rendere le loro prospettive di vita impossibili perchè nei loro Paesi oggi, ai giovani, viene negato il diritto alla terra, in quanto i capitalisti dell'occidente ma anche di Russia, Cina, India... riescono ad accaparrarsi sempre più terre acquistate per pochi denari, dai governanti locali venduti e corrotti.

I nuovi colonizzatori imperialisti, non si accontentano più del legname con le deforestazioni, dello sfruttamento delle risorse minerarie e diamantifere... ma comprano anche milioni e milioni di ettari di terreni per produrvi cibo o biocarburanti che non vanno certo agli Africani, ma rivenduti nei Paesi più ricchi... inoltre questo prosperare dei colonizzatori di terre assieme alle crescenti siccità dovute alle sempre più scalze piogge causate dall'effetto serra, provoca la desertificazione di intere aree e anche la perdita di biodiversità e fertilità delle poche terre rimaste coltivabili.

Insomma i colonizzatori dell'800 andavano a prelevare gli schiavi in africa per farli lavorare gratuitamente nei loro Paesi, oggi gli stessi colonizzatori non si accontentano più di sfruttare la mano-d'opera locale, ma "fregano" per pochi soldi anche le loro terre ! 

E' tutto questo che provoca le migrazioni "bibliche" di massa... perché la masse diseredate non possono più vivere in quelle terre.
Ora i governi dell'occidente a partire dai 26 Paesi "dell'Europa Unita" che si sono ritrovati a Tallinn in Estonia, hanno detto che nessun sbarco di immigrati sarà permesso nei loro porti anche se sono in pericolo di vita!

Sono paesi di tradizione cattolica come la Spagna o civile come la Germania, la Francia, l'Olanda, il Belgio, ecc... che sono solidali solo se la solidarietà non devono farla loro...
 Ma anche da altri Paesi della comunità internazionale , a partire dall'Inghilterra,  dagli  USA  di Trump , non solo sono del tutto insensibili a queste problematiche , ma ad esempio TRUMP in Usa, incentiva le imprese a sfruttare ulteriormente le risorse di quei popoli firmando anche una legge dove riduce le tasse dal 35% al 15%. alle imprese che dimostrano di saper colonizzare i Paesi dell'Asia ed Africa !

Allora se la ragione principale del grande esodo migratorio è di carattere economico è la cause sono quelle sopra illustrate, generate da un sistema capitalista , liberista, colonialista barbaro e perverso , sono le politiche che vanno profondamente mutate !
Ma, se qualcuno pensa che prima o poi la situazione cambierà perchè si realizzerà una presa di coscienza diversa dei colonizzatori si sbaglia... essi sono predatori e non muteranno i loro egoistici interessi ... 

Ad esempio la Francia del democratico Macron 
che è la nazione con la massima responsabilità per i bombardamenti effettuati in Asia e Africa della miseria creata con la colonalizzazione , non solo  prenderà nemmeno un immigrato economico ma ha rispedito in Italia 240 migranti che avevano attraversato la frontiera Ventimiglia e già che c'èra ne ha aggiunto altri 400 che si trovavano in Francia da tempo non graditi...,
La Francia di Macron ha dato il via al blocco dei Porti e delle frontiere anche alla Spagna, Austria, Svizzera, seguita da tutti gli altri 26 Paesi dell' UE, dimostrando di essere peggiore di Le Pen ..

Certo a questo punto l'Italia sarà costretta a  valutare la possibilità di bloccare anche i propri porti alle navi straniere , ma credo che la situazione potrà  cambiare solo se mutano i governanti, e se le "masse" lavoratrici nel Mondo obbligano con la lotta, i detentori della ricchezza e del potere economico , politico, giuridico, informativo, formativo, culturale a cambiare nel profondo il sistema capitalista  !

mercoledì 5 luglio 2017

Sportello diritti. Si parte

 Conf. Cobas, Movimento5Stelle, Giovani Socialisti, Unoetre, Osservatorio Peppino Impastato, Oltre l’Occidente, Comitato di Lotta per il Lavoro, Comitato provinciale Acqua Pubblica, USB, Casa dei Diritti Sociali, Associazione Libera, Frosinone in Comune


Ai cittadini e cittadine di buona volontà



ABITARE LA CRISI

Sabato mattina 8 luglio, largo Paleario 7, alle ore 10 daremo materialmente inizio allo sportello diritti di Frosinone pensato e promosso da una serie di organizzazioni.
Tale spazio di prossimità sociale nasce dalle esigenze di contrastare le politiche di impoverimento dei cittadini, di fornirli strumenti di autodifesa e arginare l’aggressività di soggetti pubblici e privati nel richiedere pagamenti impossibili e inconcepibili dei servizi primari.
La necessità di cominciare a fare rete a cominciare dalle organizzazioni presenti sul territorio e a far sì che la lotta delle singole persone su singoli aspetti si possa riunire in campagne pubbliche e complessive per restituire dignità alla cittadinanza e prospettive di cambiamento nella gestione dei rapporti con enti e società.
Le esperienze dei Comitati dell’acqua, quelle dei sindacati di base e il lavoro costante delle associazioni sul territorio danno forza e sostanza allo sportello diritti che l’8 luglio prenderà materialmente il via.
Lo sportello sarà aperto settimanalmente presso i locali di l.go Paleario 7 a Frosinone e sarà sostenuto da avvocati che quindicinalmente daranno il loro specifico contributo.
Resistere alla privatizzazione dell’acqua, non farsi travolgere dai rifiuti, sostenere chi non ha casa, favorire i percorsi di cittadinanza, scardinare il muro tra famiglie e scuola, umanizzare le cure saranno i temi centrali. Fin da subito affronteremo i due temi del pagamento delle bollette dell’acqua e dei rifiuti….

Appello ai Sindaci dell’Ato 5 e della Valle del Sacco

Comitato provinciale acqua pubblica Frosinone

Ci appelliamo a tutti i Sindaci dell’Ato5 e della Valle del Sacco affinché prendano parte all'assemblea pubblica indetta per il 12 luglio 2017 presso la Regione Lazio, in quanto diretti interessati al nuovo modello di gestione dell'acqua che prevede la definizione dei nuovi Ambiti di Bacino Idrografici secondo la Legge Regionale n. 5/2014 “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”.

Se la risoluzione del contratto per colpa del gestore Acea Ato 5 Spa è ora in mano al Tar, la vera soluzione per una gestione dell'acqua pubblica e partecipata, efficiente e sostenibile, è solo nella mani dei nostri rappresentanti politici che devono attuare la Legge Regionale n.5/2014, Legge voluta dai comitati per l'acqua e dai Comuni virtuosi del Lazio e votata all'unanimità dal Consiglio regionale.

I servizi pubblici essenziali devono garantire la qualità delle nostre vite e non le economie di mercato e le speculazioni finanziarie.
Vogliamo il servizio dell’acqua pubblico e partecipato come scritto nella “nostra” Legge.

Per gli stessi motivi, ci uniamo alla manifestazione dell’8 luglio a Colleferro contro gli inceneritori, per un modello di gestione dei materiali di scarto fondato sul loro corretto recupero e riciclo e sul diritto alla salute dei cittadini della Valle del Sacco.



Segue invito all’Assemblea


Acqua pubblica nel Lazio.
Dove siamo a 3 anni dall'approvazione della legge 5/2014?

Assemblea Pubblica presso la Sede del Consiglio Regionale del Lazio
Mercoledì 12 Luglio 2017, ore 16.00.
Via della Pisana, 1301

La legge regionale n. 5 del 4 aprile 2014, licenziata dal Consiglio regionale con voto unanime, ha ad oggetto la “tutela, governo e gestione pubblica delle acque” e dopo 3 anni risulta ancora inattuata.

Diviene, quindi, urgente la sua definitiva attuazione, soprattutto attraverso la definizione degli Ambiti di Bacino Idrografico.

Ciò anche alla luce della recente sentenza del Consiglio di Stato che pone diversi Comuni in una situazione critica rispetto alla cessione degli impianti ai rispettivi gestori d'ambito.

L'articolato di legge approvato conteneva una serie di scadenze per la stesura di ulteriori atti legislativi fondamentali ampiamente superate, quali appunto la legge sugli ambiti di bacino idrografico e la nuova convenzione di cooperazione tipo.
Su queste scadenze la Regione è in preoccupante ritardo.

Altrettanto preoccupanti sono le azioni intraprese per superare l'emergenza idrica nel Lazio (ad es. l'aumento delle captazioni dalla sorgente del Pertuso, dal lago di Bracciano e dallo schema acquedottistico Peschiera-Le Capore, in quest'ultimo caso addirittura in assenza di concessione).

Azioni che vanno in direzione contraria a quella stabilita dalla legge stessa.

Nel frattempo i comitati, in coordinamento con diversi Comuni, non sono stati fermi e hanno avviato una serie di mobilitazioni volte al contrasto dell'espansione di Acea su tutto il territorio regionale e hanno prodotto da oltre 2 anni una proposta concreta di suddivisione del territorio regionale in ABI (Ambiti di Bacino Idrico), la P.d.L. n. 238, depositata in Consiglio Regionale con la firma di consiglieri di maggioranza e opposizione, su cui è stato avviato un confronto partecipato con Sindaci, associazioni, cittadini.

La legge regionale n. 5/2014 può e deve essere applicata, nel rispetto di tutte e tutti coloro che l'hanno sostenuta e dei milioni di cittadini che hanno votato il referendum del 2011.

Interverranno:

Alberto Lucarelli - Ordinario di Diritto Costituzionale Università di Napoli Federico II
- Rappresentanti dei Comitati per l'Acqua Pubblica
Sindaci e Amministratori Locali del Lazio

Sono stati invitati la Sindaca di Roma Capitale Virginia Raggi e l'Ass.re della Regione Lazio alle Infrastrutture, Politiche Abitative ed Enti Locali Fabio Refrigeri 

Gaza deve vivere per la vita di tutta la Palestina

Appello per una campagna internazionale



La vita della popolazione di Gaza è seriamente messa in pericolo e noi, cittadini/e del mondo, associazioni, gruppi, non credenti e credenti di fedi diverse, sentiamo la responsabilità di agire laddove le Risoluzioni hanno fallito, e porre allattenzione internazionale questo lento genocidio.

Prima di tutto il nostro sguardo si appunta sull'assedio, imposto dalle Autorità israeliane e attivamente sostenuto dal Governo Egiziano. Con un concorso di colpa anche di quei loro alleati che, in modo attivo o passivo, persistono nel privare la popolazione di Gaza  dei diritti umani, dì rifornimenti essenziali, di medicine, di trattamento del sistema fognario, di acqua potabile ed elettricità, di libertà di movimento.

Non si tratta di una catastrofe naturale, ma prodotta dall'uomo.
Il lento strangolamento di Gaza mette in luce non solo il sacrificio di quella popolazione civile, ma anche le nozioni di autonomia, libertà, in quanto diritti universali e la sopravvivenza stessa della Palestina.

Come cittadini/e del mondo, la nostra responsabilità e il nostro interesse nei confronti del popolo di Gaza è chiedere la sua liberazione, passo essenziale per la liberazione e la conservazione della Palestina.

Alla domanda di coloro che chiedono “Ma chi ci guadagna dalla sopravvivenza di Gaza?” le risposte sono ovvie: i quasi due milioni di esseri umani che vivono a Gaza, e i tre milioni di esseri umani che vivono in Cisgiordania e a Gerusalemme.

Gaza è sotto assedio da 10 anni. L'accordo per il cessate il fuoco del 2014 tra il Governo di Gaza e diverse fazioni palestinesi  e le Autorità israeliane, comprendeva negoziati per aprire le frontiere di terra e fornire un porto di mare, in modo tale da alleggerire l'assedio. 
Nei tre anni successivi, con rare eccezioni di qualche atto irresponsabile, Gaza per parte sua ha onorato l'accordo. Ma non è avvenuto lo stesso da parte di Israele: attacchi di bassa intensità, dalla terra, dal mare e dall'aria quasi quotidiani e uccisioni di almeno 30 abitanti di Gaza, tra cui pescatori. E le Autorità egiziane, invece di mettere in pratica l'accordo da loro favorito, hanno stretto l'assedio e aumentato la sofferenza, bombardando e allagando tunnels e mettendo in pratica una quasi totale chiusura della loro frontiera con Gaza, l'unico punto di transito alternativo per persone, cibo, medicine e molti rifornimenti civili la cui entrata non è permessa dal confine israeliano.

Israele non ha  rispettato nemmeno gli accordi elaborati con le Nazioni Unite per l'entrata dei materiali da costruzione per ricostruire le migliaia di case distrutte dalle sue ultime aggressioni militari.

Si contano ormai centinaia di morti per mancanza di medicine, di cure come radioterapia e chemioterapia, per mancanza di strumenti per la diagnostica e la cura, e aumenteranno inevitabilmente per l'inquinamento ambientale, la povertà e la conseguente malnutrizione dei settori più fragili della popolazione, in particolare i bambini. La carenza di elettricità, carburante, la mancanza di  fognature e di acqua potabile è insostenibile e insopportabile, e incide sulla salute pubblica. Il crollo delle attività produttive e commerciali  causa  oltre il 40% di disoccupazione, con la conseguente disperazione di una popolazione per lo più giovane.

L'Unione Europea, attualmente silenziosa, non è stata neanche in grado di mantenere i suoi impegni preesistenti. Ancor più chiaro il suo fallimento nel tenere aperto il passaggio di Rafah secondo il meccanismo ancora attivo EUBAM. Analogamente è stato abbandonato un progetto approvato per un porto a Gaza. Entrambi questi impegni erano contenuti negli accordi 2014 per la cessazione delle ostilità.

Le Nazioni Unite hanno fallito nell’emanazione delle loro tante Risoluzioni, in quanto Israele non ne ha mai rispettata nessuna, senza per questo subire sanzioni.

 Anche i recenti appelli del Palestinian Human Rights Organisations Council (PHROC), dei Physicians for human rights, la denuncia di Gisha e le tante denunce che si susseguono, ci sollecitano a sviluppare una campagna internazionale per Gaza, non solo con richieste sull'emergenza, ma presentando una lista di bisogni strutturali da soddisfare. 

La lista degli interventi è lunga – perché l'inazione di fronte alle tante violazioni dei diritti umani è stata ancora più lunga. E crescerà, se non interviene un cambiamento. Ma il tempo per agire è breve se si vuole che le decisioni siano efficaci.

I diritti alla salute e alla vita possono essere garantiti solo da un sistema sanitario pienamente funzionante, dalla fornitura di infrastrutture essenziali, da una economia che funzioni. Sono condizioni che, secondo il Diritto Umanitario internazionale dovrebbero essere fornite dalle autorità occupanti, ma in mancanza di scadenze vincolanti e senza sanzioni il Diritto umanitario internazionale è stato  disprezzato e violato troppo a lungo, fino ad essere reso “inutile”. Adesso il tempo è scaduto.

Mentre si concerta un piano integrato per la messa a disposizione di strumenti e si fanno i primi passi per una pressione internazionale sulle Autorità israeliane affinché adempiano alle loro responsabilità e obblighi derivanti dal Diritto internazionale, è necessario essere pronti a rispondere direttamente ai bisogni fondamentali del popolo palestinese e farlo in un quadro di indipendenza dal chi queste necessità nega, mantenendo l'assedio.

Dunque chiediamo alla Comunità internazionale degli Stati, alla Unione Europea e alle Nazioni Unite di agire immediatamente e per un piano di azione a lungo termine. Ci sono già fondi congelati e progetti per rispondere a molte di queste richieste.

- Fornitura immediata e stabile di medicine, presidi medico chirurgici, strumentazione medica e sue componenti, per ripristinare molto rapidamente quanto manca per provvedere alla salute e garantirne il mantenimento.
 
- Immediata disposizione di una linea stabile di fornitura di carburante per generare energia e nuovi cavi per coprire le necessità, mentre a Gaza si ricostruisce un secondo impianto di produzione

- Apertura immediata e stabile 24/7 del passaggio di Rafah attraverso EUBAM.

-Impianti di desalinizzazione costruiti secondo le tecniche e le misure adeguate a provvedere acqua potabile per l'intera comunità.

- Costruzione del porto e nel frattempo attivazione temporanea di un  servizio di piccoli battelli per passeggeri e piccoli carichi, con la terra più vicina, Cipro.

- Fornitura di impianti di energia solare per tutte le strutture ospedaliere che servono più di 500 pazienti al mese e  ai dipartimenti per cure specialistiche avanzate indipendentemente dal numero di pazienti e, nel frattempo, fornitura temporanea di carburante per coprire le necessità dai generatori esistenti.

- Fornitura di cemento ed altri materiali necessari per la ricostruzione delle abitazioni, già accertate da Nazioni Unite e UNRWA. 

- Ricostruzione ed espansione, come necessaria, del distrutto sistema fognario.

- Costruzione di servizi e impianti di riciclaggio e smaltimento dei rifiuti

- Garantire accesso indipendente alla comunicazione satellitare e telefonica

- Garantire la possibilità di produrre e utilizzare prodotti locali per scambi economici con l'estero, per la compravendita di prodotti per il consumo sul mercato libero

Se si verificano queste condizioni il lavoro potrà ricominciare e anche il settore dell'istruzione migliorerà, a Gaza tornerà la circolazione di beni e danaro, e i giovani potranno avere un futuro.

Non è più accettabile il lento genocidio imposto al popolo di Gaza.

La libertà di vivere del popolo di Gaza è la sola sana leva  per un processo democratico in Palestina e per la autodeterminazione del suo popolo. 

Dunque è anche il solo piano realistico per la pace. Agire adesso!

Contatto:
wexgaza@gmail.com



martedì 4 luglio 2017

COS'E' LA NUOVA DITTA DI BERSANI E PISAPIA ?

 Umberto Franchi



 Cosa è stata la manifestazione svolta sabato a Roma promossa dall'ex sindaco di Milano Pisapia, assieme all'ex segretario del PD Bersani ?
 I contenuti programmatici annunciati, evidenziano alcune cose importanti anche se un po' scontati quali: la centralità del lavoro con il ripristino dei diritti strappati ai lavoratori, ridurre il precariato abolendo anche i nuovi voucher, fare pagare di più chi ha di più , una radicale discontinuità con le politiche di Renzi...insomma il primo approccio di un programma ancora tutto da definire e scrivere...soprattutto quando uno come Bersani pensa che esista una globalizzazione dal volto umano.... ma il punto non è solo il programma.
La questione vera è l'ambiguità politica ... cioè il fatto che Bersani , Pisapia & C. pensano di costruire una casa comune della sinistra guardando ad un futuro di centro-sinistra ... cioè attraverso un'alleanza con il PD che quelle politiche liberiste le  ha sostenute e continua a sostenerle... ;
 Forse pensando di cambiare Renzi? O di sconfiggerlo attraverso ulteriori uscite da quel partito ? Tanto che ieri in p.zza S. Apostoli c'èra anche il ministro Orlando e Cuperlo ? ..
Credo che ciò sia una pia illusione e in questo modo non andranno lontano... e non aggregheranno quasi sicuramente i movimenti, le associazioni civiche... i comitati presenti nei territori .
Ma l'ambiguità sta anche nel fatto, che nell'assemblea di sabato non hanno permesso di intervenire alla Falconi e a Montanari, schierandosi così i di fatto non nella costruzione di una sinistra alternativa al PD, ma nella scia della ricerca di un nuovo centrosinistra puntando ad andare alle prossime elezioni in alleanza assieme al PD, che a mio parere continua ad essere una posizione vecchia non più proponibile ;
Un'ultima considerazione: avete notato che Bersani; Pisapia, e gran parte delle persone che erano riunite a Roma ieri sono i medesimi che il 4 dicembre 2016 hanno votato SI alla deforma costituzionale proposta da Renzi?....

BRANCACCIO SANTI APOSTOLI: DUE PROGETTI

Felce Besostri

L'ultimo leader carismatico con rapporto diretto con le masse è stato Berlusconi, un effetto esaurito. Beppe Grillo e Matteo Salvini non giocherebbero alcun ruolo senza la struttura partitica di riferimento e sono molto lontani dall'esercitare un ruolo di mobilitazione diretta con le masse. Salvini fuori da Nord Ovest e Nord Est non pesa elettoralmente e quindi politicamente.Paventare un'alleanza M5S, LN e FdI è l'ultimo espediente del PD per chiamare al voto utile che è la negazione del voto libero. Nel PD ci son due linee quella di Renzi, che vuol capitalizzare il voto utile solo per il PD e quella della minoranza minoranza a favore di una coalizione con un pezzo di quel che si muove fuori dal PD e talvolta alla sua sinistra. Poiché non c'è coalizione senza incentivo vogliono una legge che dia un premio di maggioranza alla coalizione. In Tal caso ci sarebbe una forte capacità di attrattiva sui parlamentari eletti grazie alla droga del premio di maggioranza del Porcellum. Non dimenticate che è tuttora vigente per Camera e Senato che le liste coalizzate basta che superino il 2% (e una di esse anche meno) alla Camera e il 3% al Senato per avere rappresentanza( capite l'attrattiva la lista singola ha bisogno del 8%!).  Per le nostre istituzioni paradossalmente la posizione più pericolosa è quella Prodiana-minoranza dem: Renzi è molto lontano dal 40%, che darebbe un premio solo alla Camera. Se lasciamo la decisione al solo parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale una nuova legge con premio di maggioranza è alle porte. Si oppone Forza Italia perché coalizione significa designazione del Capo della forza politica e Berlusconi è sicuro di perdere perché una parte dei suoi non lo sosterrebbe contro Salvini. Anche Renzi è contro alla coalizione perché non potrebbe escludere Art.1MDP e perché in caso di primarie di coalizione Orlando, Emiliano e Franceschini non lo appoggerebbero. Il Renzi di una volta avrebbe accettato la sfida, ma ben si guarda di avere la stessa generosità di Bersani che l'ammise alle primarie di coalizione in deroga allo Statuto del PD. Comunque come si vede son tutti giochi di palazzo, che possono avere successo perché, comunque, non inducono gli astenuti ad andare a votare, anzi potrebbero far aumentare l'astensione:BINGO!
La partita la si gioca metaforicamente a metà strada tra il Brancaccio e Santi Apostoli. Per questo ho fatto il comunicato stampa che allego. Metà strada non significa un compromesso sul programma. Parliamoci chiaro non è decisivo, ma sul progetto di società e su due scelte divisive legge elettorale e Europa. Le difficoltà sono molte perché i due campi non sono strutturati democraticamente, ma dipendono da una catena di comando, che per forza di cose si è auto-nominata. In Santi Apostoli è stato individuato un leader, che al Brancaccio formalmente manca e che potenzialmente potrebbe essere una leader. In questa situazione chi non si schiera senza riserve è visto con sospetto e non avrà diritto di parola, diritto riservato agli organizzatori degli eventi, che possono essere, per loro scelta e convenienza, più aperti o più chiusi. Ci sono due forme di pressione la principale è quella interna alle organizzazioni di appartenenza e che sono strutturate, cioè i partiti politici, specie con gruppo parlamentare. Dall'esterno ci sono persone ben intenzionate ma scoordinate, che al massimo possono dire che se il processo di aggregazione non è unitario, almeno nelle intenzioni, non andranno a votare. 

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Dichiarazione dell’avvocato socialista Felice Besostri, coordinatore degli avvocati antiitalikum.

“ Disciplinatamente da cittadino elettore, interessato ad impedire che questo paese vada alle urne con una terza legge elettorale incostituzionale il 18 ero al Brancaccio e il 1 ° luglio in piazza Santi Apostoli.  Due manifestazioni diverse una al chiuso di un teatro, con tanti interventi, ma non abbastanza, l’altra all’aperto con sventolio  di bandiere. Un punto in comune: dobbiamo essere uniti per vincere la sfida in nome degli esclusi. Anche programmaticamente si chiede una netta discontinuità con le politiche governative e le “riforme” di Renzi. Una differenza di linguaggio non secondaria: al Brancaccio l’appello era principalmente alla sinistra. In Santi Apostoli dove era nato l’Ulivo l’appello all’unità abbracciava tutto il popolo del Centro-sinistra. Due processi alternativi, paralleli o convergenti. E’ presto per dirlo – aggiunge Besostri-finché dalle parole non si passa a fatti.
Tutti vanno messi alla prova di un processo inclusivo se la nuova formazione deve essere larga e plurale. Per il momento siamo nella fase in cui gli organizzatori dell'evento decidono chi parla e chi non parla e persino di dare notizia di chi è presente.  Detto di passaggio se è uno dei  criteri per il diritto di parola è di essere società civile, donna e giovane, sorgono problemi, né Sanders( nato nel 1941), né Corbyn( nato nel nel 1949), cui tutti inneggiano e che confidenzialmente sono Bernie e Jeremy, avrebbero diritto di parola: sono membri di un partito, fanno pare della casta parlamentare,sono uomini e decisamente anziani.
Grande assente la legge elettorale-conclude Besostri- allo stato in un parlamento bicamerale paritario, grazie al voto delle italiane e degli italiani il 4 dicembre, per giocare un ruolo credibile bisogna essere almeno l’8%: per 2 progetti civici e di sinistra non c’è spazio.

lunedì 3 luglio 2017

Renzi: l'insostenibile leggerezza delle cazzate.

Luciano Granieri




Renzi è a scadenza? Può darsi , dipende dalla lungimiranza dei suoi servi. Dipende, cioè, da quando questi percepiranno che la ricreazione per il boy scout di Rignano è finita. C’è però da riconoscere a Matteo Renzi una inossidabile coerenza e convinzione nella sua strategia. 

Nonostante le "tranvate" elettorali prese nella amministrative del 2015, l’epocale disfatta del referendum Costituzionale del dicembre 2016, la recente Caporetto delle amministrative di giugno e la puntuale bocciatura delle norme licenziate dal suo governo da parte della Consulta (vedi Italicum e riforma della pubblica amministrazione), l’ammazza gufi ha continuato indefesso ha sparare cazzate. L’ultima risale al week-end scorso  quando, arringando una claque  di giallo vestita ha vaticinato che da qui alla fine della legislatura, grazie al jobs act  “rischiamo di arrivare ad un milione di posti di lavoro” 

Peccato che questo rischio non c’è. Infatti quando coerentemente si spara una cazzata, altrettanto coerentemente arriva la smentita. L’Istat riporta che a maggio 2017 la disoccupazione sale all’11,3%, registrando una diminuzione degli occupati pari a 51.000 unità in confronto  al   mese precedente . In  realtà rispetto a maggio del 2016 si è registrato un aumento di assunti pari a 14.000  addetti, ma tale incremento  riguarda solo i rapporti  di collaborazione, i voucher (che la CGIL ha tentato maldestramente    di abolire  facendosi uccellare dal governo) e i contratti a termine ,  quelli  in cui ogni sette mesi il lavoratore deve passare sotto la mannaia del rinnovo contrattuale, vincolato all’accettazione delle peggiori condizioni lavorative  fra diminuzione della retribuzione e aumento dell’orario di lavoro. 

E’ la devastazione dei diritti sancita dal decreto Poletti. Già proprio il ministro che vuole trasferire gli uffici di collocamento  sui campi di calcetto. Nonostante l’elargizione di 178milioni di euro alle imprese, più l’abolizione dell’articolo 18, i contratti a tempo indeterminato (o a tutele crescenti) sono in diminuzione. Raggiungere dunque il milione di posti di lavoro stabili a fine legislatura appare quanto mai arduo. Una cazzata appunto secondo il miglior stile renziano. Per altro  la storia del milioni di posti di lavoro non è neanche originale, altri statisti dalla riconosciuta autorevolezza, ma ampiamente superati dal   bulletto toscano nello sparare cazzate, l’hanno avanzata decenni addietro. 

Ma se il rosicante ex presidente del consiglio  propina l’ennesima puttanata rivendicando il raggiungimento di un milioni di posti di lavoro stabili alla fine della legislatura,il sottoscritto dice il vero quando afferma che dall’entrata in vigore del jobs act ha creato 15 posti di lavoro e alla fine della legislatura spera di arrivare alla strabiliante cifra, per una persona sola, di 25 unità. Tutto ciò senza essere stato premier ne segretario di partito. 

Miracolo? No. Semplicemente l’Istat registra come nuovo posto di lavoro ogni contratto di collaborazione  temporanea acquisito. Il sottoscritto, disoccupato dal 2013, è riuscito a rimediare, dall’entrata in vigore del  jobs act   fino ad oggi,  15 collaborazioni con aziende di sondaggi, della durata  al massimo di tre settimane, e spera di trovarne almeno un’altra decina entro febbraio 2018. 

Faccio presente che ogni contratto  di questo tipo frutta un reddito medio di 300-400 euro. E’ una retribuzione da fame, lo ammetto, ma vuoi mettere la soddisfazione di aver creato , da solo almeno 25 posti di lavoro veri, rispetto al milione farlocco   dichiarato da Renzi.