Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 2 marzo 2013

Note sulle consultazioni elettorali del 24/25 febbraio 2013:

Rivista Indipendenza


 La prospettiva di un governo PD/Monti, che avrebbe proseguito le politiche liberiste ispirate dall'asse BCE-UE, strettamente subalterne alle linee d'indirizzo dettate da FMI e USA, con il corollario di tagli allo stato sociale, privatizzazioni, svendita del patrimonio pubblico e attacco ai diritti dei lavoratori, ha subito un duro colpo d'arresto: è stata rigettata, sconfitta. Il consistente voto contrario alle politiche economiche restrittive dell'Unione Europea renderà più difficoltosa l'attuazione delle direttive esterne. Certo, da sole le elezioni non bastano per un radicale cambiamento di rotta, però queste hanno aperto spazi e potenzialità significative. La parziale rimonta di Berlusconi non inficia questa lettura, sia perché la perdita numerica di voti del suo partito rispetto al 2008 rimane rilevante, sia perché –molto furbescamente e sfruttando tutte le sue doti di comunicatore e di pubblicitario– ha impostato la campagna elettorale sul rifiuto delle politiche euriste del Governo Monti, nonostante questo fosse nato e avesse operato grazie all’appoggio decisivo del PDL. 
A questo si accompagna il duro colpo –non ancora fattivamente mortale– subìto dal sistema bipolare. Pur duramente colpito, non appare distrutto questo sistema caratterizzato da un antagonismo formale, che vede l’avvicendamento al "potere" di due coalizioni niente affatto alternative sul piano politico ed economico. Queste sono infatti espressione in ultima istanza degli interessi delle diverse frazioni di classi sub/dominanti, intrecciati a quelli dei gruppi imprenditorial-finanziari che perseguono i propri "particulari" obiettivi in scia dell'euroatlantismo, tutti concordi sugli snodi e le direttrici di fondo prescritti dalla catena di comando che da Bruxelles arriva a Washington. 
Il materializzarsi di uno scenario di fase ai nostri occhi maggiormente auspicabile, quello dell'instabilità e della non fluidità delle politiche coloniali euroatlantiche in questo Paese, apre una finestra 'a tempo' in termini di opportunità per il diffondersi ed il radicarsi della consapevolezza sulla centralità della conquista della sovranità e dello sganciamento dalla dipendenza. Senza sovranità e liberazione dal sistema coloniale dei vincoli esterni e delle sub/dominanze interne non ci può essere alcun progetto di società e di rapporti economici alternativo a quello attuale.

– Come nel 2008 anche nel 2013 la sinistra rimane fuori dal Parlamento, contraendo ulteriormente il numero dei voti ottenuti. Cogliamo la valenza simbolica del dato: gli effetti devastanti della durissima crisi sociale ed economica avrebbero dovuto favorire l’affermazione di una proposta politica radicale, consentendo un pieno di voti. La sinistra, invece, nelle sue diverse articolazioni e posizionamenti, continua a essere considerata un interlocutore sempre meno credibile. Se non si prendono voti numericamente significativi nella criticità di questo tipo di scenario, quando si pensa di prenderli? La tesi giustificativa, emersa nello specifico da Rivoluzione Civile, dell'essere rimasti schiacciati "tra le spinte al voto utile e quelle al voto di protesta" appare elusiva, intrinsecamente inquietante, espressiva di una forma patologicamente grave di disconnessione con la realtà politico-sociale nazionale e di incomprensione del contesto internazionale. L'aver ammesso "incapacità di interpretare ed intercettare il forte disagio sociale e il largo dissenso verso le politiche di austerità" è tanto più grave perché si tratta di una recidiva che replica, peraltro al ribasso, il 2008. Le cause vanno ricercate nella non credibilità dei contenuti e delle modalità di percorso: innanzitutto l'ambiguità nei confronti del PD (con Rivoluzione Civile schierata contro Monti ma alla continua ricerca di un accordo proprio con il suo più allineato sostenitore, il partito di Bersani) ha consolidato la sfiducia accumulata in anni di inciuci con la sinistra liberista di DS/Margherita/PD indicando di fatto, come direttrici di voto, o il voto "utile" direttamente al PD o il voto di protesta al M5S. In secondo luogo, ma strettamente connesso al punto precedente, la timidezza su contenuti decisivi (riguardo l’Unione Europea ed i suoi Trattati) è stata tale da far svaporare e rendere assolutamente inconsistenti le proposte di Rivoluzione Civile, stante l'incompatibilità di quelle rivendicazioni nel quadro europeo. Infine, la veicolata centralità di un immaginario legalitario, esso stesso sconnesso dai processi invasivi economico-finanziari-giuridici dell'Unione Europea, e scaturente dalla scelta di una figura, come Ingroia, dalla statura politica molto, molto modesta, nonché piatta in termini comunicativi, ha reso etereo e fumoso il senso del messaggio politico di Rivoluzione Civile. Particolarmente i primi due punti, nella loro reiterazione nel tempo, appaiono epitaffio di uno svuotamento politico che sancisce per il futuro, stante così le cose, la prospettiva di una irrilevanza di senso per sinistre di tal fatta che si spegneranno da sé. Né ci pare una valida alternativa il rilancio/ripiego in un identitarismo ideologico, simbolico e slogandistico, che ha già mostrato di essere illusorio, produttivo di nulla. 
Per gli aderenti alle diverse soggettività politiche dei partiti di sinistra si pone oggettivamente la scelta di un bivio: reiterare fideisticamente fumosi copioni già visti oppure, nella consapevolezza di una linea politica palesemente e totalmente fallimentare, scegliere di intraprendere una strada diversa. In tal senso auspichiamo che prendano forza le istanze di quei compagni (con alcuni dei quali collaboriamo o abbiamo collaborato) che si sono nel corso degli anni dimostrati conseguenti sul piano dell’anticapitalismo e dell’antimperialismo, e che hanno assunto, come riorientamento strategico politico e di percorso, la rivendicazione della sovranità come asse centrale e principale di fase, nella complementarietà delle rivendicazioni strategiche della giustizia e della liberazione sociale quali assi fondamentali di un progetto di società alternativo all'esistente. 

– La grande vittoria del Movimento 5 Stelle è stata costruita sul consenso su alcuni fattori, primo fra tutti l’insofferenza diffusa nei confronti della classe politica, dei suoi privilegi, delle sue rendite di posizione. A ciò si deve aggiungere la possibilità per persone scarsamente formate politicamente di essere coinvolte, di partecipare e di comunicare, prescindendo dalle burocrazie partitiche e dai canali informativi della TV e della grande stampa. Infine il successo di alcune proposte forti (accanto a quelle che si propongono di abolire i privilegi della “casta”), alcune enunciate nel programma, altre espresse da Grillo durante i comizi, come ad esempio acqua pubblica, sanità pubblica, istruzione pubblica, rigetto delle grandi devastanti opere, reddito di cittadinanza, rimessa in discussione di tutti i Trattati europei, rimessa in discussione della PAC (Politica Agricola Europea) proposte radicalmente incompatibili con gli obblighi derivanti dai vincoli europei. Non mancano le ombre circa la vaghezza, a volte anche la contraddittorietà di certi contenuti, o la non considerazione di altri, ma rimane il fatto che proprio tale indeterminatezza può lasciare aperta la porta alla possibilità del radicamento di istanze sovraniste e socialmente progressiste all’interno del M5S. 
Per "Indipendenza", che dalla sua nascita ha posto come decisivi gli snodi della sovranità, dell'indipendenza, della liberazione, porsi in termini dialogici, di confronto, di analisi, di proposta anche con quest'area, è un dovere politico oltre che una logica conseguenza.

venerdì 1 marzo 2013

Disinneschiamo la grettezza

Luciano Granieri


  Politologi, analisti, maitre à penser di ogni risma si arrovellano nell’ ipotizzare quale sarà il futuro che il risultato uscito dalle urne riserverà all’Italia. Le ipotesi ormai sono su tutti i giornali:  Governo Bersani con l’appoggio del M5S basato su una piattaforma di pochi provvedimenti graditi anche ai 5 stelle. Incarico a formare il governo ad un esponente grillino, probabilmente Grillo stesso, con un appoggio esterno del Pd, grande coalizione con l’indegna e ritrita collaborazione fra Pd Pdl, e Grillo all’opposizione. A dire il vero la questione non tormenta solo gli osservatori, ma agita anche gli attori principali. All’interno del Pd e del M5S, militanti e inscritti tirano per la giacchetta i rispettivi leader, o nel senso di una coalizione Pd/M5S o in una direzione autoctona . I grillini da soli contro tutti  - per mandare a casa la vecchia classe  politica, tornare a breve davanti agli elettori e attendere sulla riva del fiume  i cadaveri di Bersani e Berlusconi  - i piddini nella grande ammucchiata  insieme con il Pdl . Da quanto trapela, per il detto, il gridato, ma soprattutto per il non detto e il sussurrato dalle rispettive voci “di dentro”, la strada per una collaborazione fra Pd e Grillo, pur se strettissima e densa di difficoltà, sembra la più percorribile.  Per amor di coerenza   il M5S, dovrebbe rifiutarsi di votare la fiducia a qualsiasi governo che presenti come presidente del consiglio un membro della vecchia guardia e puntare decisamente ad una nuova tornata elettorale forte di un consenso che dovrebbe diventare ancora più straripante. Ma su questa strada pesa un macigno grosso come una casa. Mi riferisco a quei settemilioni  e passa di cittadini  ignoranti, culturalmente grossolani, succubi del tubo catodico- pensiero che ad ogni elezioni fanno dei danni incommensurabili. E'  lo zoccolo duro berlusconiano  che,  ad ogni tornata elettorale,  resuscita lo psiconano e i suoi imbarazzanti lacchè .Così, puntualmente,  per difendersi  dalle proprie questioni giudiziarie il cialtrone di Arcore si mette in mezzo bloccando ogni tipo di analisi sui problemi che veramente affliggono il paese. In poche parole, siamo sicuri che qualora si dovesse votare di nuovo fra qualche mese, Grillo vincerebbe in carrozza ? Siamo sicuri che Berlusconi grazie ai quei setti milioni e passa di cittadini non riuscirebbe di nuovo  ad ottenere un consenso tale da poter contrastare il M5S, magari facendo campagna acquisti presso qualche melmoso apparato montiano ed  ex democristiano ?  Le ultime elezioni hanno dimostrato ancora una volta che l’Italia va liberata. E’ necessario disinnescare il potenziale socialmente devastante  sprigionato dalla  grettezza cronica di questi sette milioni di elettori, con un atto rivoluzionario. Dal momento che non è possibile, anche se sarebbe auspicabile, togliere   il diritto di voto a costoro, bisogna puntare ad eliminare il ladro che scelgono come loro rappresentante  ossia Berlusconi. E questa rivoluzione si può fare semplicemente applicando una legge che dal 1994 ad oggi non è stata mai applicata. La norma come già scritto in altro  POST è la 361 del 1957 sul conflitto di interessi.  Come da prassi istituzionale la Giunta delle elezioni del Senato si dovrà riunire e decidere se convalidare l’elezione di Berlusconi in base ai dettami della 361. Come già accennato Berlusconi, essendo il beneficiario, reale, anche se non ufficiale, dei profitti che le sue aziende realizzano grazie a concessioni statali, non avrebbe dovuto partecipare  alla elezioni, dunque è da dichiararsi “INELETTO”.  La conseguenza immediata sarebbe  che,  non più protetto da immunità e legittimi impedimenti, Berlusconi dovrebbe affrontare da comune cittadino i processi che lo riguardano, e si vedrebbe ristabilito quel concetto fondamentale espresso   dalla costituzione per cui “I CITTADINI SONO UGUALI DAVANTI ALLA LEGGE”. Sapranno i membri grillini della Giunta delle elezioni ripristinare quella legalità che nessuna giunta precedente, neanche quelle a maggioranza di centro sinistra, ha saputo o voluto imporre?  “Mandiamo tutti a casa” è il grido di battaglia con cui il M5S, ha di fatto vinto le elezioni. Bene l’occasione di mandare subito a casa qualcuno, si presenta su un piatto d’argento. Sapranno sfruttarla i grillini, oppure si uniformeranno  a chi li ha preceduti, mandando i primi  segnali inquietanti per cui anche quelli del M5S, una volta entrati nelle stanze del potere, diventano  membri  a tutti gli effetti della casta?

Le tentazioni di Beppe Grillo

http://www.retedeicomunisti.org


Grillo fa bene a rispondere picche alle avances sulla governabilità. Ma la bontà di alcune proposte del Movimento 5 Stelle convive con contraddizioni laceranti che lo rendono vulnerabile per un verso, ambiguo per un altro. Il tempo è galeotto e la realtà è "matrigna".
 "Se proprio Pd e Pdl ci tengono alla governabilità possono sempre votare la fiducia al primo governo M5S". Con un semplice tweet Beppe Grillo ha detto la sua nella discussione sul come uscire dallo stallo politico post-elettorale.
Beppe Grillo lo fa con una proposta del tutto legittima, per quanto paradossale da parte di chi ha il terzo gruppo parlamentare per numero di eletti. Dopo la porta chiusa in faccia a Bersani il messaggio di Grillo vuole essere una risposta, anche di una certa efficacia, alle pressioni che gli arrivano dall'interno e dall'esterno per giocare un ruolo nella governabilità del paese. Una dichiarazione, quella di Grillo, che rompe i balletti e soprattutto le uova nel paniere a quella parte non irrilevante del suo elettorato che sarebbe disponibile a gettare il risultato nella trappola della governabilità e delle “alleanze” politiche.
Lo stop di Grillo alle avances su un accordo con il Pd è l'indicatore di molte cose.
a) Il suo bacino elettorale e la composizione sociale e “culturale” dei numerosi parlamentari eletti è tale che- per quanto centralizzato - il processo decisionale dentro il Movimento 5 Stelle non renderà questo blocco impermeabile o insensibile molto a lungo ai richiami della “responsabilità” sulla tenuta istituzionale ed economica del paese.
b) Il giornalista de Il Fatto più vicino ai 5 Stelle – Andrea Scanzi – si è fatto portavoce oggi degli inviti alla real politik declinandola così: “Il Movimento 5 Stelle può dimostrarsi lucido e concreto senza perdere in coerenza. Se costringesse il Pd a fare una buona legge elettorale e (per citare un altro esempio) una seria norma che regoli il conflitto di interessi, nessuno li riterrebbe traditori o “fiancheggiatori della Casta”. Se poi il Pd deluderà, ci sarà tempo per scoprirlo e ribadirlo (una volta di più). E’ l’unica strada attuabile. Provateci. E poche pippe mentali".
    c) qualche dubbio sta sfiorando anche lo stesso Grillo. Tant'è che ha cominciato una “marcia di avvicinamento” partendo proprio dal rapporto con Napolitano, il presidente della Repubblica mai nominato e molto criticato nelle manifestazioni dei 5 Stelle, sostituito sempre dalla rivendicazione di Pertini come unico presidente gradito. Dopo mesi di insulti Grillo ha cambiato tono nei confronti del capo dello Stato in vista delle imminenti consultazioni. "Napolitano merita l'onore delle armi. In questi anni è stato criticato per molte scelte a mio avviso sbagliate, ma ieri in Germania ho visto, al termine del suo mandato, il mio presidente della Repubblica. Un italiano che ha tenuto la schiena dritta. Chapeau", scrive il leader del M5S sul suo blog riferendosi alla dura replica contro il leader della Spd tedesca che aveva definito Berlusconi e Grillo due clown.
Noi, al contrario diciamo a Grillo e al Movimento 5 Stelle di non accettare inviti alla cooptazione in nome della governabilità. E non perchè siamo vittime della logica del tanto peggio (con quella del meno peggio abbiamo chiuso tanti anni fa), quanto perchè consentire oggi una via d'uscita onorevole ad una classe dirigente subalterna ai diktat dell'Unione Europea o a quella reazionaria, arraffona e autocentrata espressa dal blocco berlusconiano, le consentirebbe una operazione di recupero in nome di interessi generali che non esistono più o che vengono declinati affidandone la primàzia agli interessi di sempre.
Ma è proprio questo uno dei punti deboli del pensiero e dell'azione di Grillo al centro delle contraddizioni che popolano il suo movimento. La logica secondo cui esistono e agiscono interessi generali convergenti è un inganno crudele. Le idee che Grillo declina sul lavoro sono l'ombra principale che oscura le proposte importanti e condivisibili su altri aspetti (riduzione spese militari, lotta alla corruzione, reddito sociale minimo, no Tav etc.).
Questa ombra è la madre di tutte le contraddizioni, anche in un senso comune che intende imbracciare la modernizzazione come una sorta di iconoclastia a tutto campo. Le cazzate sparate sui troppi pensionati e troppi lavoratori pubblici – smentite e smentibili facilmente dal senso di realtà sull'oggi e non sulla situazione di venti anni fa – sono la conseguenza di un approccio che richiama obiettivamente il corporativismo fascista, secondo il quale i sindacati dei lavoratori non servono perchè imprenditori e lavoratori hanno gli stessi interessi. Con qualche contraddizione involontaria che però è rivelatrice. E' il caso del piccolo imprenditore – neoeletto in Toscana – intervenuto dal palco a San Giovanni. E' vero che la sua azienda è stata portata al fallimento anche dalle tasse e dall'intransigenza fiscale dello Stato, ma il boom della sua azienda era avvenuto solo perchè c'erano gli incentivi statali agli impianti fotovoltaici. Quando Tremonti e Berlusconi hanno tolto gli incentivi, l'azienda è andata in crisi. Un po' come accaduto alla tanto esecrata Fiat.
Dunque Grillo vorrebbe uno stato che finanzia le imprese, a totale disposizione delle imprese, soprattutto delle piccole imprese e con risorse rese disponibili dal taglio dei costi della politica, alle pensioni e ai lavoratori pubblici. Cosa c'è di dissimile da Berlusconi o, per un altro verso, da Monti? Con il primo la differenza è poca, con il secondo c'è di mezzo il “fattore UE”, ossia il processo di gerarchizzazione politica e concentrazione economica a livello europeo che prevede proprio l'eliminazione del modello fondato sulle piccole imprese e i distretti industriali classici del made in Italy.
Forse solo giocando con coerenza la carta del referendum contro l'Euro il Movimento 5 Stelle potrebbe assumersi la responsabilità di indicare un diverso modello di sviluppo, liberato dai diktat e dalle direttive europee e autocentrato sulle possibilità reali di un paese come l'Italia. Ma, come si dice, bisognerebbe avere una idea generale di sistema e perseguirla con grande radicalità in tutti i suoi aspetti. Un fattore questo di cui né Grillo né il Movimento 5 Stelle sembrano oggi disporre. E qui sta la loro vulnerabilità di oggi che il domani non può che accentuare.

giovedì 28 febbraio 2013

Incidente all’Ilva: morto 1 lavoratore, 1 grave

fonte: http://www.statoquotidiano.it


Taranto – STAMANE alle 4,40 si è verificato un incidente nello stabilimento che ha coinvolto due lavoratori. Ciro Moccia operaio della manutenzione di 42 anni è morto. Antonio Liddi lavoratore di 46 anni della ditta esterna MR è ricoverato presso l’ospedale SS Annunziata di Taranto in condizioni che sono in corso di valutazione. I familiari sono stati informati.

L’incidente è avvenuto nell’area cokerie durante una operazione di intervento di manutenzione alla batteria 9, una delle batterie ferme perché in rifacimento. La dinamica è in corso di accertamento, l’autorità giudiziaria è sul posto. “Il Presidente ed il Direttore di Stabilimento esprimono la loro vicinanza ai parenti e in segno di cordoglio sono state sospese tutte le attività di Stabilimento”.


Michele Rizzi: quello di oggi all’ilva è un omicidio!“. “La morte odierna dell’operaio della manutenzione Ciro Moccia di 42 anni e il ferimento di Antonio Liddi della ditta esterna MR sono veri e propri assassinii che si perpetuano ormai in Ilva con una regolarità impressionante. Alternativa comunista appoggia lo sciopero generale proclamato dal sindacato di base e ritiene che questi non siano “morti” sul lavoro ma vere propri assassinii operai. In Ilva ormai la ricerca spasmodica del profitto padronale, oltre che inquinamento e sfruttamento continua a produrre morti operaie. Per questo si pone sempre più l’esigenza della nazionalizzazione senza indennizzo e l’esproprio di tutti i beni dei Riva. Che siano loro a pagare e non ad intascare”.

mercoledì 27 febbraio 2013

Arafat Jaradat è stato assassinato dagli aguzzini sionisti dopo otto giorni di tortura!

di Forum Palestina


Continua la mobilitazione dei palestinesi dopo la notizia della morte nel lager israeliano di Megiddo del militante palestinese Arafat Jaradat. Il giovane palestinese era stato arrestato 8 giorni fa dalle unità speciali dell’esercito israeliano durante un rastrellamento. La sua detenzione nel centro dedicato agli interrogatori, che avvengono in regime di totale isolamento e che prevedono l’uso di pressioni “fisiche e psicologiche”, lascia pochi dubbi sulle cause della sua morte; Arafat Jaradat è stato assassinato dopo otto giorni di tortura.
La tensione sta salendo nelle strade della Palestina occupata che risponde così a questo ennesimo assassinio e si stringe intorno allo sciopero della fame ingaggiato da tremila detenuti politici palestinesi, che si sono aggiunti alla lotta dei quattro detenuti politici Samer Issawi, Ayman Sharawneh, Ja’far Ezzedine, Tariq Qa’dan, in digiuno contro l’infame regime giudiziario e carcerario sionista.
La dirigenza politica e militare sionista, di fronte a questa prova di forza del popolo palestinese, sta rispondendo con le forme consuete di un’entità occupante e coloniale, repressione e terrore. L’esercito e la polizia sionisti hanno risposto alle manifestazioni popolari palestinesi sparando lacrimogeni e proiettili di gomma ad altezza d’uomo, effettuando rastrellamenti nel tentativo di fermare le proteste. Il Primo Ministro israeliano Benyamin Netanyahu, con l’arroganza che contraddistingue la peggior genia di dittatori, pretende che sia l'Anp a riportare la calma nella Cisgiordania, dopo che i soldati israeliani hanno ucciso Jaradat.
L’escalation della repressione israeliana ha spinto il segretario generale della Lega Araba Nabil el Araby ad elevare una formale protesta. Una reazione priva di qualsiasi reale impatto per gli israeliani, visto che i maggiori rappresentanti della Lega Araba sono tra i garanti della resa ad Israele. I governi che compongono la Lega Araba, tra cui Giordania, Oman, Arabia Saudita e, nonostante l’avvento dei Fratelli Musulmani, Egitto e Tunisia, hanno ribadito la loro alleanza con gli USA e l’UE e non si sognano affatto di mettere in discussione i trattati di pace con Israele.
E’ necessario continuare a denunciare la complicità internazionale a sostegno di Israele; questo significa attaccare politicamente gli interessi della borghesia europea ed italiana con l’occupante sionista. E’ altrettanto importante far sentire in maniera concreta e diretta la nostra solidarietà al movimento di liberazione palestinese e ai prigionieri politici, che in questo momento rappresentano il punto più alto della lotta contro l’occupante sionista.
Ci stringiamo a fianco del popolo palestinese per la morte di Arafat Jaradat.
Libertà per i prigionieri politici palestinesi!
Basta con la detenzione amministrativa!
Basta con le torture nei lager israeliani!



Frosinone / Svoltasi la fiaccolata per le vittime della strada

Claudio Martino


Anche quest’anno, nel pomeriggio di domenica 24 febbraio 2013, nel quartiere Cavoni di Frosinone, si è svolta la fiaccolata per le vittime della strada organizzata dall’Associazione italiana familiari e vittime della strada-onlus, sezione di Frosinone (a svolgere il compito di scorta, gli ispettori superiori della polizia locale Giuseppe Sannia e Giulio Leo).
Nonostante il clima rigido, diversi cittadini, frusinati e non, hanno risposto all’appello degli organizzatori, manifestando contro il disinteresse dei politici riguardo alla sicurezza stradale e ricordando, anche durante la Messa svoltasi immediatamente dopo la fiaccolata, tutte le vittime di incidenti stradali.
Tra i politici presenti, gli assessori comunali Riccardo Mastrangeli, Fabio Tagliaferri e Claudio Caparrelli ed il consigliere comunale Adriano Piacentini, nonché il sindaco Nicola Ottaviani, al quale diversi cittadini hanno chiesto delucidazioni sull’iter dei lavori per la messa in sicurezza della “Monti Lepini”.
Nicola Ottaviani, nel garantire che, entro il prossimo marzo, avrà luogo un consiglio comunale dedicato all’argomento, ha voluto anticipare alcune delle problematiche che in quella sede saranno esposte, sostanzialmente riconducibili ad alcune contestazioni mosse dalla Regione Lazio, in una lettera del 12 febbraio 2013, riguardanti lo scostamento del progetto esecutivo, posto a base di gara da parte del Comune di Frosinone, rispetto al progetto definitivo approvato dalla stessa Regione Lazio, la quale, in attesa che l’Amministrazione comunale frusinate “provveda ai chiarimenti richiesti”, sospende “qualsiasi evoluzione amministrativo-finanziaria”.

La soluzione va cercata altrove: nelle lotte


dichiarazione del Comitato Centrale del Pdac
 

Le elezioni - che molti analizzano come se fossero lo specchio politico del Paese - danno sempre solo un'immagine deformata dei rapporti tra le classi. Tenendo conto di questo si possono fare alcune primissime valutazioni, riservandoci di tornare in modo più approfondito nei prossimi giorni sul tema.
 
I dati da evidenziare sono questi:
 
1) nessuno dei tre principali schieramenti borghesi (centrosinistra, centrodestra, centro) ottiene risultati che gli garantiscano di governare. Il che significa un ulteriore aggravarsi della crisi di gestione della politica borghese (le borse sono crollate all'apertura delle urne), chiaramente colpita da un vastro discredito di massa per le misure anti-popolari e l'impressionante dilagare della corruzione del suo sistema politico;
 
2) la crisi del capitalismo e il discredito delle politiche borghesi si traduce sia nell'astensione (che tocca nuovi record: un quarto degli aventi diritto) che nel risultato impressionante della lista del comico reazionario Grillo. Quest'ultimo, sotto il mantello di un programma che include anche punti apparentemente radicali e apparentemente anti-sistema, capitalizza il maggior risultato - nell'assenza di una mobilitazione complessiva della classe operaia. A Grillo vanno voti di ampi settori proletari ma anche di una piccola-borghesia sospinta dalla crisi alla ricerca di soluzioni "anti-sistema" (significativo in particolare il travaso di voti della piccola-borghesia del Nord Est dalla Lega Nord al Movimento Cinque Stelle);
 
3) il successo della lista Grillo, al di là delle illusioni che in essa ripongono anche ampi settori di lavoratori, non costituisce in alcun modo un risultato politico anti-padronale. Al contrario, assorbe il malcontento verso le politiche del capitalismo traducendolo in un programma che non mette in discussione in alcun modo la grande borghesia e il suo dominio. Il programma di Grillo, che contempla anche punti "di sinistra", vede il suo segno prevalente in una generica protesta contro "la politica" e "i partiti", prospettando in realtà soluzioni reazionarie e potenzialmente pericolose, tra cui spicca l'attacco (per ora indiretto) alle stesse organizzazioni del movimento operaio, politiche e sindacali (proclami per lo "scioglimento" dei partiti e per il "superamento" dei sindacati, ecc.);
 
4) a sinistra, la lista di Ingroia (Rifondazione, Idv, ecc.), che si candidava dichiaratamente a un accordo post-elettorale col Pd e Sel (che a sua volta crolla al 3%), per garantire una collaborazione di classe col governo dei banchieri e degli industriali  , subisce una clamorosa sconfitta, rimanendo molto lontana dalla soglia di sbarramento e restando dunque fuori dal parlamento borghese. E' facilmente prevedibile che ciò provocherà non solo la dissoluzione di quell'impasto demagogico di riformismo e giustizialismo che è stata la lista Ingroia ma anche la conseguente ulteriore crisi dei partiti riformisti (Rifondazione in testa) che potrebbero andare incontro a una esplosione dei rispettivi gruppi dirigenti, che tutto puntavano su queste elezioni per rientrare nei giochi di palazzo borghesi;
 
5) il Pcl di Ferrando, un partito centrista, caratterizzato da un profilo apparentemente rivoluzionario a travestimento di un progetto semi-riformista, partito immagine espressione di un guru che funge da surrogato del partito di militanti inserito nelle lotte, riceve un risultato elettorale infimo. Infimo, intendiamoci, non tanto per il dato numerico in sé (che dovrebbe importare poco a un partito rivoluzionario) ma in relazione all'ampia aspettativa che il gruppo dirigente del Pcl aveva riposto nelle elezioni ("l'unico partito a sinistra di Rifondazione", il "partito dell'1%", ecc.). Nonostante (come si è vantato per un mese) il Pcl abbia potuto presentarsi in quasi tutte le circoscrizioni (non certo in virtù della capacità di raccogliere le firme ovunque, visto che ha presentato liste e firme anche in regioni dove non ha nemmeno un nucleo di attivisti che potessero raccoglierle...) il Pcl si attesta sullo 0,26 perdendo quasi il 60% dei voti che aveva preso nel 2008.
E' l'ulteriore conferma che non di un partito leggero, elettoralista e d'immagine c'è bisogno.
 
6) Alternativa Comunista, che non disponeva di "aiuti" per presentarsi nelle diverse circoscrizioni, e che quindi ha potuto presentarsi solo parzialmente e simbolicamente, che non ha mai menato la grancassa sulle elezioni, considerandole un terreno secondario della lotta e della propria costruzione, riceve un risultato numerico identico a quello del Pcl nonostante il nostro candidato Adriano Lotito (uno studente ventenne) non abbia potuto godere di nemmeno un secondo di visibilità in tv e sia stato oscurato dalla gran parte della stampa borghese e da quella cosiddetta di sinistra (il giornale il manifesto, ecc.).
Nell'unica circoscrizione, la Puglia, dove è possibile un raffronto con l'altra lista che esibiva la falce e martello, cioè col Pcl, essendo l'unica regione dove eravamo presenti contemporaneamente entrambi, entrambi prendiamo lo 0,2- 0,3% che certo noi non celebriamo come storica avanzata: non solo perché sono numeri minimi ma soprattutto perché per noi, a differenza che per altri, le avanzate reali non sono quelle che si fanno nelle urne ma nelle piazze e nella costruzione reale del partito delle lotte e della rivoluzione.
Per parte nostra peraltro partecipavamo alle elezioni (come abbiamo dichiarato da subito) non riponendo in esse nessuna illusione e usandole solo - nella misura del possibile - come piccola tribuna per amplificare il nostro programma e la nostra prospettiva, che è quella di unificare e far crescere le lotte operaie e studentesche in direzione di una alternativa rivoluzionaria. In questo senso la campagna elettorale che abbiamo sviluppato, non nei salotti televisivi ma (di fatto unici a sinistra) nelle piazze e davanti alle fabbriche, è stata utile e positiva perché ci ha consentito di far conoscere il nostro partito e il suo programma rivoluzionario a un numero crescente di lavoratori e giovani, guadagnando alcune nuove e significative adesioni militanti proprio in queste settimane.
 
7) Come avevamo scritto nelle settimane scorse, non è nelle elezioni borghesi che si troveranno le risposte ai problemi dei lavoratori e dei giovani proletari. Le risposte potranno venire solo dall'unificazione e dallo sviluppo delle lotte che aprano la strada a nuovi rapporti di forza tra le classi, da costruire nelle piazze. E' solo nelle piazze e nelle fabbriche che si potrà costruire la premessa di un'ascesa della lotta di classe simile a quella che già si sta sviluppando in altre parti d'Europa, soprattutto di fronte all'ulteriore incancrenirsi della crisi politica del sistema, con l'impossibilità per qualsiasi coalizione borghese di gestire gli effetti della crisi economica capitalistica. E' solo con le lotte che i lavoratori e i giovani potranno rimettere in discussione alla radice il capitalismo putrido e il sistema politico corrotto che ne è naturale ed inevitabile espressione. E' solo proseguendo nella lunga e difficile costruzione di un partito comunista, di militanti, radicato nei luoghi di lavoro e di studio, basato su un programma rivoluzionario, partecipe della costruzione in Europa e nel mondo di un'Internazionale rivoluzionaria, la Quarta Internazionale, che i lavoratori potranno vincere realmente.

martedì 26 febbraio 2013

Rifiuti di Roma nelle Province del Lazio, sul ricorso Clini al Consiglio di Stato

Rete per la Tutela della Valle del Sacco - Raggio Verde


In data 22 febbraio 2013 il Ministero dell’Ambiente ha presentato al Consiglio di Stato (CdS) tre ricorsi (nn. 1316, 1318, 1319), impugnando le ordinanze di sospensiva del TAR Lazio in merito al trasferimento dei rifiuti di Roma nelle Province.
Con decreto monocratico, il CdS ha provvisoriamente sospeso i provvedimenti emessi dal TAR, fissando l’udienza per la discussione della sospensiva, in composizione collegiale, al giorno 8 marzo 2013. Sembra quindi che il CdS, ad un primo sommario esame, abbia ritenuto che i provvedimenti emessi dal TAR avrebbero potuto determinare il mancato trattamento dei rifiuti provenienti dai Comuni colpiti dall’emergenza (in primis il Comune di Roma) e il consequenziale conferimento di rifiuti non trattati in discarica, con possibili conseguenze anche sotto il profilo di eventuali sanzioni da parte dell’Unione Europea (essendo, proprio su questo punto, aperto un procedimento di infrazione). Pertanto, dal 22 febbraio fino all’8 Marzo, i rifiuti dei Comuni interessati dall’emergenza potranno nuovamente essere trasferiti agli impianti situati nelle Province. Ovviamente, nell’udienza dell’8 marzo lo stesso CdS, a seguito di una disamina più approfondita, potrebbe pervenire a conclusioni differenti e revocare il decreto monocratico.

Le associazioni Retuvasa e Raggio Verde rilevano che a tutt’oggi non vi è chiarezza, come rilevato dalla stessa ordinanza di sospensiva del TAR, in ordine alle reali capacità di trattamento meccanico biologico degli impianti dei Comuni colpiti dall’emergenza. Tale circostanza, con espresso riferimento al Comune di Roma, è del resto emersa chiaramente anche in sede di Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
Non vi è inoltre chiarezza in ordine alla percentuale di raccolta differenziata raggiunta nei Comuni colpiti dall’emergenza, nonché sulla quantità di rifiuti avviata al riutilizzo, recupero in materia, riciclaggio. In sostanza, quindi, non vi è neppure chiarezza sulla quantità di rifiuti da sottoporre a trattamento meccanico biologico.
Inoltre, ad oggi non si sa se siano stati implementati o autorizzati nuovi impianti per il compostaggio, al fine di evitare il conferimento in discarica dei rifiuti urbani biologici, nonostante il Ministro Clini, a rettifica del precedente decreto, avesse considerato necessario provvedere anche su questo punto.

Le sottoscritte associazioni ritengono che, in sede di discussione sulla domanda cautelare in data 08.03.2013, tutti gli aspetti sopra menzionati dovrebbero essere oggetto di adeguato approfondimento, non solo per consentire ai Giudici del CdS di adottare decisioni con la dovuta serenità, ma anche perché le associazioni e la popolazione laziali chiedono maggiore trasparenza e partecipazione nelle scelte politiche, che le riguardano direttamente, specie dopo vent’anni di mala gestione dei rifiuti che hanno comportato le gravi conseguenze in ambito sanitario e ambientale ben evidenziate dai relativi rapporti ISPRA ed ERAS.  

Ora si che hanno vinto!

Giovanni  Morsillo


  L’abbiamo già visto, il copione. “C’è una situazione ingovernabile. C’è il Nemico che ci assale, sappiamo che è un sacrificio ma dovete accettarlo, sennò è il baratro, ecc. ecc. ecc”. 
  Poco conta se il Nemico un anno fa si chiamava spread, oggi Grillo, domani chissà?
  La prova l’hanno fatta col Governo Monti : se seminano paura fra gli italioti, fanno digerire tutto, pure un governo di centrodestrasinistra. E ora, mioddio, c’è il sanguinario Comico Malvagio, il mostro di cui ogni sana repubblica prefascista-radicalchic come la nostra avrebbe sacro terrore: che fare dunque per salvare le Sante Istituzioni dalla barbarie? Ma è ovvio! Un bel governissimo (ricordate Andreotti nel 1983?) con tutti, ma proprio tutti, gli esterrefatti artefici dell’attuale situazione politica (PD, PDL, Monti, Fini, Casini, Storace,Fratelli d’Italia, e tralascio i vari Mir, Pt, Bt ecc.) : nel nome dell’interesse della Patria, che non può cedere a Grillo, bisognerà solo spartirsi le poltrone. Che ne dite, per esempio, di un bel Governo Bersani, con Tremonti ministro dell’industria, la Finocchiaro alla giustizia, e Brunetta alle finanze? O forse è meglio un Monti-bis, con Bersani vicepremier e ministro degli esteri, e Berlusconi presidente della Repubblica?
  Insomma: il governo cosiddetto tecnico non è stato un episodio, determinato da un fantomatico spread da battere per non far piangere la Borsa. E’ stata solo una prova, per controllare come si sarebbero comportati gli italiani, se avrebbero digerito o no una coalizione apparentemente innaturale.
  Gli italiani l’hanno digerita.
  Ora, l’unico sforzo che dovranno fare i partiti-fotocopia PD e PDL sarà cercarsi il Nemico di turno. E inventarsi qualcosa per prendere per il culo gli italioti.

Bonanotte, popolo ciociaro

Luciano Granieri


Il risultato delle elezioni politiche unito  quello delle regionali, mi conferma che noi Ciociari siamo un popolo di sfigati. In verità gran parte degli elettori italiani sono sfigati, hanno la memoria corta. Nel loro cervello   delle cialtronerie berlusconiane, delle olgettine,  degli scandali finanziari e sessuali dello sperpero di denaro pubblico realizzato a piene mani dal cavaliere e dai suoi scagnozzi per uso privato , non c’è più traccia.  E’ stato sufficiente promettere una restituzione dell’ Imu quà e un condono tombale là per far dimenticare venti anni di sciagure.  Ma  la memoria di noi sfigati Ciociari è ancora più corta se,  contrariamente al resto della regione Lazio, bufalari di Latina a parte, nonostante i Fiorito, i festini con le  matrone romane , le ostriche, il caviale, i book fotografici di avvenenti consigliere, il Pdl riesce ad ottenere  ancora la maggioranza (più del 40% dei consensi) presentando la minestra riscaldata del post fascista Storace. Uno che è maestro nella devastazione della sanità pubblica, aspetto questo che sembra anch’esso dimenticato dai Ciociari. Del resto la macchina da guerra delle libagioni elettorali   si è subito materializzata in città. Cene e cenette pagate agli elettori, ignari e inconsapevoli, che quel cibo gentilmente offerto dai maggiorenti delle truppe berlusconiane ciociare lo avevano già pagato profumatamente con lo scippo dei rimborsi elettorali. Ma si sa la Ciociaria, già terra di conquista degli Andreotti, degli Sbardella, dei Sampaoli, degli Evangelisti, ha da sempre educato i suoi figli al baratto del voto con un piatto di spaghetti. Tutto secondo tradizione dunque. Ma se così è quel 40 e passa percento di elettori che hanno votato Pdl, deve buono buono e zitto zitto tenersi i rifiuti  di Roma e del Vaticano che ci vengono gentilmente offerti da Alemanno e, nel caso in cui ne avesse  bisogno dovrà sorbirsi senza fiatare  miserrimi  e tristi viaggi alla ricerca di un ospedale rimasto aperto,  superstite dopo la  falcidia determinata dalla Polverini. Fortunatamente  agli  altri ciociari quelli un po’ meno trogloditi il risultato di Roma ha risparmiato la sciagura di vedersi amministrati dalla stessa nomenklatura che ha portato allo sbando la nostra regione.  Oddio  farsi governare da Zingaretti non è il massimo,  ma con tali  chiari di luna questo è quello che passa il convento.  Anche in questo frangente il Pd ha rischiato di perdere sebbene l’impresa fosse veramente ardua. Mentre in Lombardia c’è riuscito benissimo.  Comunque gli sfigati Ciociari sono in buona compagnia. Perché i bergamaschi, i lecchesi e tutto il trogloditismo di derivazione leghista, ha la stessa memoria corta. Non si spiega altrimenti come, Maroni possa essere stato eletto governatore della regione Lombardia dopo i casini combinati da Formigoni & c. Eh si “POPOLO CIOCIARO, ANCHE TU SEI NA’ MONNEZZA”. E domenica andiamoci a giocare sto’ derby fra sfigati Frosinone – Latina.

Moni Ovadia: "L'antifascismo è stato il Patto per una Nuova Umanità"

Cristiano Antonino


Oggi (ieri ndr) l'Italia è andata al voto. Un'elezione in cui si sono presentati parenti d'italia, forze nuove, quei ratti di cagapound, destre varie. Ed i grillini, accoglienti e pronti a condividere i programmi.

Quindi io carico una vecchia intervista a Moni Ovadia, che avevo da qualche parte in Archivio, realizzata ai margini della Festa dell'ANPI a Fontevivo.
"L'Italia non è antifascista -- ci dice Moni -- l'Italia ha avuto l'antifascismo, come parte del paese. Ma non è mai divenuto un paese antifascista. Sennò noi non avremmo mai dovuto assistere a questo revisionismo squallido da salotto televisivo. E' un revisionismo che coinvolge larghe fette di popolazione, prima che la leadership di questa Destra squallida e miserabile, che deve proprio all'antifascismo la propria possibilità di recuperare in democrazia una voce."
L'antifascismo è stato il Patto per una Nuova Umanità è una delle molte frasi che Moni ci regala in questa intervista. In sottofondo sentite il Coro dei Malfattori, che tra torta fritta e bambini piccoli cerca di fare un po' di prove.
Tra poco verranno diffusi i dati, e francamente (ma anche notoriamente) a me non cambierà una mazza: proseguirò la militanza a difesa di chi non ha una casa, quando i Compagni avessero bisogno di me. Ad avere un mio ruolo nella mediazione interculturale (questo però non lo faccio a Parma),quando i Compagni avessero bisogno di me. A presidiare i luoghi di lavoro nelle fabbriche della Crisi, quando i Compagni avessero bisogno di me. E più in generale nella militanza mediattivista, quando i Compagni avessero bisogno di me.
Non mi cambia niente: vi ho già visti passare, cari miei. Vi ho visti stendere il braccio per Almirante. Esultare con un giovane Bossi. Inneggiare ad un vincente e salvifico Silvio. Perché voi siete quell'italiano li... io proseguirò a combattere per le cause che mi paiono degne. Perché io non sono quell'italiano li...sono l'altro.
Buona visione.

Il pronto soccorso di Frosinone, una bolgia infernale


Il pronto soccorso dell’ospedale del capoluogo è una bolgia infernale. Ogni giorno, decine e decine di cittadini-pazienti, uomini e donne, sono parcheggiati per ore e, talvolta per giorni, negli spazi disponibili senza alcun rispetto e riservatezza in attesa  di un ricovero che non si sa quando possa avvenire.
Mancano medici ed operatori sanitari di ogni mansione e si registrano vuoti organizzativi seri
tra il pronto soccorso ed i reparti dell’ospedale per gli accertamenti diagnostici e per il reperimento di posti letto.
Le associazioni hanno ripetutamente denunciato questa vergognosa realtà che mette anche  a rischio
la salute e la sicurezza dei pazienti e degli operatori.
Si deve prendere atto, purtroppo, che grazie all’inerzia dei rappresentanti delle istituzioni e all’incapacità delle dirigenza ASL, la vergogna del pronto soccorso si è aggravata.

SPETTA A NOI CITTADINI, ALLE ASSOCIAZIONI, CANCELLARE QUESTA VERGOGNA CHE OFFENDE LA NOSTRA  DIGNITA’ E CALPESTA I NOSTRI DIRITTI

Per elaborare, discutere e condividere  le proposte da avanzare e le iniziative  da realizzare nelle prossime settimane, le sottoscritte associazioni convocano un incontro dei rappresentanti delle associazioni, aperto a tutti i cittadini ed agli operatori sanitari, per VENERDI’ 1° MARZO 2013, alle ore 17,30, presso la sala riunione della COOP – Via Monti Lepini - Frosinone

Consulta delle associazioni della Città di Frosinone – Francesco Notarcola
Cittadinanzattiva-Tribunale difesa diritti malato . Renato Galluzzi
Associazione Italiana Pazienti anticogulati e cardiopatici – Antonio Marino
Frosinone Bella e Brutta – Luciano Bracaglia
Associazione Diritto Alla Salute - Sandro Compagno – Anagni
Legambiente Frosinone – Antonio Setale
Gruppo Civico Vitaminex – Mauro Meazza –Anagni
Coordinamento prov.le Legambiente – Francesco Raffa
Associazione “Alle Venti” – Amedeo Di Salvatore
Osservatorio Peppino Impastato – Mario Catania
Coordinamento Frosinone “Salviamo il paesaggio” – Luciano Bacaglia
Associazione   “Mountain Village” – Fabio Colasanti
Associazione “Città del sole” – Fabio Colasanti

lunedì 25 febbraio 2013

Morale della favola

Luciano Granieri




Come sono andate le elezioni? Come dovevano andare. Un popolo in cui una larga parte di persone crede che qualcuno, dopo averli rapinati per andare a troie, possa restituirgli i soldi dell’Imu, un popolo formato da un numero così cospicuo di soggetti che crede che Ruby sia veramente la nipote  di Mubarak,  non ha difficoltà a rimanere avvinghiato a Berlusconi. L’ondivago e morbido atteggiamento riformista nel combattere la menzogna  della dittatura capitalista, la  scomparsa di  partiti che traevano linfa culturale dalle lotte operaie e studentesche,  oltre che dalla primavera no global, -formazioni  dissoltesi nel liquame del continuo rinnegare o giustificare un passato giudicato fuori dalla modernità che, ieri  li ha posti fuori dal Parlamento, e oggi ne determina  la morte sicura  -  ha indotto l’altro popolo, quello un po’ meno ignorante,  a scegliere Il Movimento 5 Stelle. Preso atto che la lotta di classe non è praticabile perché è sparita la classe, entità decimata dalle continue rese e concessioni al capitalismo finanziario , imposte da un  fantomatico senso di responsabilità governista  da sempre faro  del riformismo italiano e dei sindacati a lui collaterali, il ragionamento che può suggerire il risultato elettorale cammina su due binari. Il primo quello più immediato porta a prendere atto con consolatoria e moderata soddisfazione che una forza come il Movimento 5 Stelle ha i numeri e le potenzialità per far saltare il banco. Avere gente in Parlamento pronta a smascherare inciuci e inciucetti, come dice Grillo, orditi nelle varie commissioni parlamentari, non può che essere positivo. Ma ai grillini si deve chiedere di più. Si deve pretendere che osino,  forti del loro consenso elettorale. Osare significa, proporre da subito una moratoria sul pagamento degli interessi sul debito, un analisi della genesi del debito stesso  che conduca  a non liquidare quanto accumulato  dagli speculatori e i maneggioni della finanza, cambiare la legge elettorale e applicare da subito l’articolo 10 del dpr 361/1957, dichiarando Silvio Berlusconi “INELETTO”.  L’articolo appena citato è parte della legge sul conflitto di interessi approvata nel lontano 1957 e recita : «Non sono eleggibili […] coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l'obbligo di adempimenti specifici, l'osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta». Silvio Berlusconi traendo profitti da società che usufruiscono di concessioni amministrative di notevole entità economica, non poteva essere eletto. Dunque è ora che la norma venga applicata e si ristabilisca la legalità del Parlamento estromettendone chi non ha il diritto di starci. Avranno i grillini il coraggio di imporre questi tre semplici atti programmatici?  E veniamo alla seconda parte del ragionamento che focalizza l’attenzione sul crollo e la scomparsa delle forze anticapitaliste dal panorama politico . Queste ultime elezioni dimostrano che non esiste oggi una forza capace di aggregare consenso attorno ad un programma anticapitalista serio . Il percorso è tutto da costruire e si basa sulla riconquista del blocco sociale di riferimento. Un operazione culturale    lunga che può iniziare solo tornando nei quartieri, nelle fabbriche, nelle scuole a parlare con la gente ad ascoltare a prendere atto dei problemi veri. Un processo al di fuori di qualsiasi dinamica elettoralistica  che deve coinvolgere movimenti collettivi attivi nel proporre e accettare soluzioni. Ricominciare d’accapo dunque liberandosi di quei pesi morti che oggi sono gli apparati vuoti di  partiti come Rifondazione, i Comunisti italiani, i Verdi, l’Italia  dei Valori . E’ ora che questi burocrati del 0,1% non solo a livello nazionale ma anche a livello locale, provinciale e di circoli cittadini, si tolgano di mezzo. La smettano di predicare bene, cavalcando ogni movimento che cerca di mobilitare pezzi di società contro la dittatura del capitalismo, e razzolare  male cercando alleanze che hanno il solo utopico scopo di elemosinare uno strapuntino in un consiglio provinciale o comunale o di quartiere svendendo gli interessi collettivi alle proprie mire di bottega. Non dispero che questo processo possa iniziare, ma bisogna crederci.

"Lo so mica, se c’è mai stato un partigiano che si sia scelto come nome di battaglia Ombra.
Sarebbe stato meravijoso, secondo me, come nome, Ombra: viene dal sanscrito abhra, nube gravida d’acqua, anche la controparte anglofona, shadow, che ha la stessa radice di shade, sfumatura, se ti metti a scarafujiare poi lo scopri che viene dal norreno sceadu, che significa oscurità, tenebra, ma anche riparo. Quando il cielo si fa gravido d’ombre, ottenebrato, minaccia pioggia – le nuvole che annunciano la tempesta son sempre nere, e strafottenti – la miglior cosa da fare è cercarsi un riparo, e in quel riparo organizzarsi, farsi comunione, affilare l’acume e le bajonette, resistere. Per reagire.
Perché il momento più bello, quando tutt’attorno è tenebra, lo sai, è quello in cui poi alla fine si diradano, le tenebre."

Fabrizio Gabrielli