dichiarazione del Comitato Centrale del
Pdac
Le elezioni - che molti analizzano come se fossero lo specchio politico del Paese - danno sempre solo un'immagine deformata dei rapporti tra le classi. Tenendo conto di questo si possono fare alcune primissime valutazioni, riservandoci di tornare in modo più approfondito nei prossimi giorni sul tema.
I dati da evidenziare sono
questi:
1) nessuno dei tre principali schieramenti
borghesi (centrosinistra, centrodestra, centro) ottiene risultati che gli
garantiscano di governare. Il che significa un ulteriore aggravarsi della crisi
di gestione della politica borghese (le borse sono crollate all'apertura delle
urne), chiaramente colpita da un vastro discredito di massa per le misure
anti-popolari e l'impressionante dilagare della corruzione del suo sistema
politico;
2) la crisi del capitalismo e il discredito
delle politiche borghesi si traduce sia nell'astensione (che tocca nuovi record:
un quarto degli aventi diritto) che nel risultato impressionante della lista del
comico reazionario Grillo. Quest'ultimo, sotto il mantello di un programma che
include anche punti apparentemente radicali e apparentemente anti-sistema,
capitalizza il maggior risultato - nell'assenza di una mobilitazione complessiva
della classe operaia. A Grillo vanno voti di ampi settori proletari ma anche di
una piccola-borghesia sospinta dalla crisi alla ricerca di soluzioni
"anti-sistema" (significativo in particolare il travaso di voti della
piccola-borghesia del Nord Est dalla Lega Nord al Movimento Cinque
Stelle);
3) il successo della lista Grillo, al di là
delle illusioni che in essa ripongono anche ampi settori di lavoratori, non
costituisce in alcun modo un risultato politico anti-padronale. Al contrario,
assorbe il malcontento verso le politiche del capitalismo traducendolo in un
programma che non mette in discussione in alcun modo la grande borghesia e il
suo dominio. Il programma di Grillo, che contempla anche punti "di sinistra",
vede il suo segno prevalente in una generica protesta contro "la politica" e "i
partiti", prospettando in realtà soluzioni reazionarie e potenzialmente
pericolose, tra cui spicca l'attacco (per ora indiretto) alle stesse
organizzazioni del movimento operaio, politiche e sindacali (proclami per lo
"scioglimento" dei partiti e per il "superamento" dei sindacati,
ecc.);
4) a sinistra, la lista di Ingroia
(Rifondazione, Idv, ecc.), che si candidava dichiaratamente a un accordo
post-elettorale col Pd e Sel (che a sua volta crolla al 3%), per garantire una
collaborazione di classe col governo dei banchieri e degli industriali , subisce una clamorosa sconfitta, rimanendo molto lontana dalla soglia di
sbarramento e restando dunque fuori dal parlamento borghese. E' facilmente
prevedibile che ciò provocherà non solo la dissoluzione di quell'impasto
demagogico di riformismo e giustizialismo che è stata la lista Ingroia ma anche
la conseguente ulteriore crisi dei partiti riformisti (Rifondazione in testa)
che potrebbero andare incontro a una esplosione dei rispettivi gruppi dirigenti,
che tutto puntavano su queste elezioni per rientrare nei giochi di palazzo
borghesi;
5) il Pcl di Ferrando, un partito centrista,
caratterizzato da un profilo apparentemente rivoluzionario a travestimento di un
progetto semi-riformista, partito immagine espressione di un guru che funge da
surrogato del partito di militanti inserito nelle lotte, riceve un risultato
elettorale infimo. Infimo, intendiamoci, non tanto per il dato numerico in sé
(che dovrebbe importare poco a un partito rivoluzionario) ma in relazione
all'ampia aspettativa che il gruppo dirigente del Pcl aveva riposto nelle
elezioni ("l'unico partito a sinistra di Rifondazione", il "partito dell'1%",
ecc.). Nonostante (come si è vantato per un mese) il Pcl abbia potuto
presentarsi in quasi tutte le circoscrizioni (non certo in virtù della capacità
di raccogliere le firme ovunque, visto che ha presentato liste e firme anche in
regioni dove non ha nemmeno un nucleo di attivisti che potessero
raccoglierle...) il Pcl si attesta sullo 0,26 perdendo quasi il 60% dei voti che
aveva preso nel 2008.
E' l'ulteriore conferma che non di un partito leggero, elettoralista e d'immagine c'è bisogno.
E' l'ulteriore conferma che non di un partito leggero, elettoralista e d'immagine c'è bisogno.
6) Alternativa Comunista, che non disponeva
di "aiuti" per presentarsi nelle diverse circoscrizioni, e che quindi ha potuto
presentarsi solo parzialmente e simbolicamente, che non ha mai menato la
grancassa sulle elezioni, considerandole un terreno secondario della lotta e
della propria costruzione, riceve un risultato numerico identico a quello del
Pcl nonostante il nostro candidato Adriano Lotito (uno studente ventenne) non
abbia potuto godere di nemmeno un secondo di visibilità in tv e sia stato
oscurato dalla gran parte della stampa borghese e da quella cosiddetta di
sinistra (il giornale il manifesto, ecc.).
Nell'unica circoscrizione, la Puglia, dove è possibile un raffronto con l'altra lista che esibiva la falce e martello, cioè col Pcl, essendo l'unica regione dove eravamo presenti contemporaneamente entrambi, entrambi prendiamo lo 0,2- 0,3% che certo noi non celebriamo come storica avanzata: non solo perché sono numeri minimi ma soprattutto perché per noi, a differenza che per altri, le avanzate reali non sono quelle che si fanno nelle urne ma nelle piazze e nella costruzione reale del partito delle lotte e della rivoluzione.
Per parte nostra peraltro partecipavamo alle elezioni (come abbiamo dichiarato da subito) non riponendo in esse nessuna illusione e usandole solo - nella misura del possibile - come piccola tribuna per amplificare il nostro programma e la nostra prospettiva, che è quella di unificare e far crescere le lotte operaie e studentesche in direzione di una alternativa rivoluzionaria. In questo senso la campagna elettorale che abbiamo sviluppato, non nei salotti televisivi ma (di fatto unici a sinistra) nelle piazze e davanti alle fabbriche, è stata utile e positiva perché ci ha consentito di far conoscere il nostro partito e il suo programma rivoluzionario a un numero crescente di lavoratori e giovani, guadagnando alcune nuove e significative adesioni militanti proprio in queste settimane.
Nell'unica circoscrizione, la Puglia, dove è possibile un raffronto con l'altra lista che esibiva la falce e martello, cioè col Pcl, essendo l'unica regione dove eravamo presenti contemporaneamente entrambi, entrambi prendiamo lo 0,2- 0,3% che certo noi non celebriamo come storica avanzata: non solo perché sono numeri minimi ma soprattutto perché per noi, a differenza che per altri, le avanzate reali non sono quelle che si fanno nelle urne ma nelle piazze e nella costruzione reale del partito delle lotte e della rivoluzione.
Per parte nostra peraltro partecipavamo alle elezioni (come abbiamo dichiarato da subito) non riponendo in esse nessuna illusione e usandole solo - nella misura del possibile - come piccola tribuna per amplificare il nostro programma e la nostra prospettiva, che è quella di unificare e far crescere le lotte operaie e studentesche in direzione di una alternativa rivoluzionaria. In questo senso la campagna elettorale che abbiamo sviluppato, non nei salotti televisivi ma (di fatto unici a sinistra) nelle piazze e davanti alle fabbriche, è stata utile e positiva perché ci ha consentito di far conoscere il nostro partito e il suo programma rivoluzionario a un numero crescente di lavoratori e giovani, guadagnando alcune nuove e significative adesioni militanti proprio in queste settimane.
7) Come avevamo scritto nelle settimane
scorse, non è nelle elezioni borghesi che si troveranno le risposte ai problemi
dei lavoratori e dei giovani proletari. Le risposte potranno venire solo
dall'unificazione e dallo sviluppo delle lotte che aprano la strada a nuovi
rapporti di forza tra le classi, da costruire nelle piazze. E' solo nelle piazze
e nelle fabbriche che si potrà costruire la premessa di un'ascesa della lotta di
classe simile a quella che già si sta sviluppando in altre parti d'Europa,
soprattutto di fronte all'ulteriore incancrenirsi della crisi politica del
sistema, con l'impossibilità per qualsiasi coalizione borghese di gestire gli
effetti della crisi economica capitalistica. E' solo con le lotte che i
lavoratori e i giovani potranno rimettere in discussione alla radice il
capitalismo putrido e il sistema politico corrotto che ne è naturale ed
inevitabile espressione. E' solo proseguendo nella lunga e difficile costruzione
di un partito comunista, di militanti, radicato nei luoghi di lavoro e di
studio, basato su un programma rivoluzionario, partecipe della costruzione in
Europa e nel mondo di un'Internazionale rivoluzionaria, la Quarta
Internazionale, che i lavoratori potranno vincere realmente.
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