Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 14 aprile 2015

E’ morto Eduardo Galeano, cronista del suo tempo

Pagina 12

Lo scrittore e giornalista uruguaiano, autore di libri emblematici come “Le vene aperte dell’America latina,” “Memoria del fuoco”,  e “Il libro degli abbracci”, è morto a 74 anni a Montevideo. La giuria che gli aveva assegnato  il Dottorato Honoris  Causa all’Università dell’Avana nel 2001, lo ha definito “un redentore” della memoria reale e collettiva del Sud America e un cronista del suo tempo.”
Eduardo Germán  Hugues Galeano era nato a Montevideo il 3 settembre 1940, figlio di Eduardo Hugues Rosen e di Licia Ester Galeano Muñoz il cui cognome ha preso come scrittore e giornalista. Da ragazzo ha iniziato a pubblicare fumetti sul El Sol, un giornale socialista dell’Uruguay, con lo pseudonimo “Gius.” Ha lavorato anche come operaio in una fabbrica di prodotti insetticidi e pittore di insegne , oltre ad altri lavori, malgrado venisse da una famiglia della classe alta.
Ha iniziato la sua carriera di giornalista all’inizio degli anni’60, come direttore del settimanale Marcha(Marzo) e del quotidiano Época.  Quando c’è stato il golpe nel suo paese, è stato messo in prigione e poi si  è stabilito in Argentina. Dieci anni dopo è diventato direttore della rivista culturale e politica Crisis,fondata da Federico Vogelius (1919-1986). “E’ stato un grande atto di fede nella parola umana solidale e creativa…Per credere nella parola, in quella parola, Crisis ha scelto di stare zitta. Quando la dittatura militare ha impedito alla rivista di dire ciò che aveva necessità di dire, si è rifiutata di continuare a parlare,” ha detto quando Crisis ha chiuso nell’agosto del 1976.
Lo stesso anno, il suo nome figurava nella lista dei ricercati della dittatura militare argentina, presieduta da Jorge Rafael Videla, e quindi si è trasferito in Spagna. Lì ha scritto la trilogia “La memoria del fuoco” (“Genesi” nel 1982; “Facce e maschere” nel 1984, e “Il secolo del vento”, nel 1986) dove ha rivisitato la storia del continente latino-americano.
Era cronista del suo tempo, e la visione di un’America Latina unita era riflessa nelle sue opere:  “I giorni seguenti”  [Los dias siguentes] (1962),  “Vagamundo” (1973) “Il libro degli abbracci” (1989) e “A testa in giù” (1989).
Nel 1985 è ritornato a Montevideo quando Julio Maria Saguinetti aveva assunto la presidenza del paese per mezzo di elezioni democratiche. Insieme a Mario Benedetti, e Hugo Alfaro, tra gli altri, aveva fondato il settimanale Brecha (breccia, apertura), e poi la sua pubblicazione, El Chancito. Era anche entrato nella “Commissione Nazionale a favore del Referendum (tra il 1987 e il 1989), costituita allo scopo di revocare la Legge per la Scadenza della Presunzione Punitiva dello stato, messa in atto nel dicembre 1986 per ostacolare il giudizio dei crimini commessi durante la dittatura militare nel suo paese (1973-1985).
Per la sua opera di scrittore Galeano ha ricevuto il Premio Casa de las Américas nel 1975 e nel 1978; il Premio del Ministero della Cultura dell’Uruguay nel 1982, 1984, e 1986; the American Book Award nel 1989, il Premio Stig Dagerman  nel 2010, and il Premio Alba per la Letteratura nel 2013.
Quando ha ricevuto il Dottorato Honoris Causa dall’Università dell’Avana nel 2001, lo scrittore ha detto: “Ho amato questa isola nell’unico modo   degno di lei:  con le sue luci e le sue ombre,” mentre la giuria definiva lo scrittore e giornalista “un redentore della memoria reale e collettiva del Sudamerica e un cronista del suo tempo.”
Nel 2004 ha scritto una “Lettera al Signor Futuro,” che riassumeva le sue ambizioni.
“Stiamo restando senza un mondo. I violenti lo prendono a calci come se fosse una palla. I signori della guerra ci giocano come se fosse una bomba a mano; e i voraci lo spremono e lo prosciugano come se fosse un limone. Di questo passo, temo, più presto che tardi il mondo potrà non essere altro che una sasso morto in giro per lo spazio, senza terra, senza acqua, senza aria e senza anima.

Di questo si tratta, signor Futuro. Io le chiedo, noi le chiediamo, di non  sfrattarci. Per essere, per esistere abbiamo bisogno che lei continua a esserci, abbiamo bisogno che lei continui a esistere,  abbiamo bisogno che  lei ci aiuti a difendere la sua casa, che è la casa del tempo.”
Traduzione di Maria Chiara Starace

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