Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 9 marzo 2012

sonni e sortilegi

Giovanni Morsillo



Nel fragore del russare del popolo, che dorme saporitamente il sonno degli ignavi, il colpo di mano procede, e dopo un quasi-ventennio di assolutismo mediatico-malavitoso e l'ovvio epilogo del congedamento della politica per accertata inabilità al servizio, si prosegue speditamente sulla strada privata della sepoltura definitiva del cadavere dello stato di diritto e della fondazione sulle sue macerie della società di mercato puro. Ovviamente gli addormentati sognano, e quindi il popolo si addandona all'onirica sensazione di gradevole freschezza del nuovo e, cullato dal premuroso Morfeo si compiace della prospettiva libersita scambiandola per nuova libertà, e ne sorride placido, nel sonno. Continua, il popolo dormiente, a sognare valli fiorite dove passeggiare felici con le fuoriserie fiammanti grazie alla magia dei maghi del castello fatato chiamato Borsa, che con un sortilegio tramuta la disoccupazione in una pioggia continua e lieve di sfavillanti merci inutili e desiderabili, e lascia fuori dalla valle i miserabili, i pezzenti che disturbano quel bel vedere.
E mentre il popolo sovrano dei suoi sogni ronfa e si accuccia al tepore primaverile, i maghi ben svegli preparano la loro mefistofelica mistura, la loro pozione prodigiosa, capace di trasformare i diritti in merci, i privilegi in legge, l'impunità in sistema. Per fare questo hanno atteso, hanno cantato ninne-nanne per decenni, hanno incantato naviganti e guerrieri, colpendo per vincere non i loro muscoli, ma le loro pance. E hanno raccolto sapientemente gli ingredienti del pastone miracoloso, nascondendoli in fondo al sacco coperti da uno strato di riforme che ne celasse il mucchio. Hanno messo la rappresentanza sotto una balla di governabilità, la cittadinanza attiva ben camuffata da spesse coltri di delega, la politica partecipata e responsabile dietro mucchi di qualunquismo (tanto so' tutti uguali), e così i diritti occultati dalle opportunità, i bisogni e i diritti nascosti da gestioni privatizzate dei servizi.
Dormiva, il popolo, e sognava un mondo dove la concorrenza sostituiva la solidarietà e realizzava non il benessere, ma il piacere di tutti e si beava, il popolo, di nuovi modelli di riferimento, immaginava di emulare i capi nei loro lussuosi bordelli, una sorta di aldilà in anticipo, dove le vergini si offrivano a saziarne i più squallidi istinti di bestie, un mondo maschile e senza debolezze quali il rispetto dell'equità, della giustizia, della dignità.
Ma i maghi vegliavano notte e giorno, passavano da un aereo all'altro per scambiarsi formule e ingredienti del brodo portentoso, fino a perfezionarne la ricetta e raggiungere l'ebollizione che fa evaporare il diritto e materializza il mercato.
In tutto questo periodo, gli insonni hanno tenuto gli occhi aperti, hanno denunciato, si sono mobilitati, ma il popolo dormiva e sognava isole e grandi fratelli, mentre i maghi mandavano gli sceriffi a bonificare la foresta dentro cui gli insonni si nascondevano. E cercavano di addormentare anche questi malati, spargendo dal cielo nuvole di Napalm soporifero a base di primarie, di Onlus, di lotterie elettorali.
Quando saranno pronti, ed avranno ormai fatto strame del vecchio ordine costituzionale, sveglieranno il popolo, che si troverà nel Paese dei Balocchi prigioniero di negrieri senza più difese, con i magistrati messi a lavare i pavimenti lordi delle sozzure dei bagordi dei banchieri, con i parlamenti ufficialmente trasformati in alloggi per i lacché, con i padroni senza regole e senza vincoli, un Paese dove vige l'arbitrio.
Solo allora diranno che la libertà, come la sicurezza sul lavoro, è un "lusso che non possiamo permetterci". 


 Se il popolo non dormisse potremmo riflettere insieme sul fatto che oggi chi difende la Costituzione è descritto come "inaccettabile", mentre chi la demolisce passa per statista, potremmo studiare con il popolo cosa vuol dire il pareggio di bilancio in una Costituzione nata all'insegna della solidarietà, potremmo indagare congiuntamente basi e funzioni di diritti come l'istruzione, la salute, il lavoro, la libertà e capire se valga la pena rinunciarvi per non avere la seccatura di assumersi una responsabilità civile. Ma il popolo dorme della grossa, e quelli che stanno svegli sono fuori dai giochi: nemmeno la loro delega vale più nulla, semplicemente il consenso non ha più valore, basta e avanza la forza.


Nessun commento:

Posta un commento