Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 12 gennaio 2014

“I Saccardi passeggiavano a Frosinone”

Della  Posta Oreste, segretario provinciale del Pdci


La cerimonia del 6 gennaio scorso a Frosinone, con la quale si è inaugurato un monumento in onore dei tre giovani fucilati in terra ciociara il 6 gennaio del 1944 per mano di militari fascisti, può a mio avviso diventare occasione di dibattito storico e politico. L’evento commemorativo, per il quale un ringraziamento doveroso va all’ex assessore Gerardina Morelli e all’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, ha visto una grande e sentita partecipazione e ha sottolineato ancora una volta la necessità di conservare la memoria storica, richiamando in tutti un forte senso di disprezzo verso la guerra e le incredibili assurdità a cui questa conduce. Il ricordo è per quei 13 ragazzi, dei circa 800 che furono chiamati alle armi in Toscana e impiegati alle fortificazioni tedesche a Cassino, i quali, nel tentativo di tornare a casa, si nascosero in un camion nel quale però furono presto individuati all’altezza di Ceprano. Considerati disertori, per i 13 sfortunati giovani si prospettava la morte dinanzi ad un plotone di esecuzione, se non fosse che i nazisti pensarono, viste le necessità di forza lavoro in Germania, di spedirli nei campi tedeschi. Furono i fascisti ad opporsi a quello che appariva come un gesto di clemenza e ad insistere perché la punizione fosse esemplare. La triste storia si concluse con un accordo che prevedeva 3 esecuzioni e 10 deportazioni. I giovani furono quindi sottoposti ad un sorteggio crudele (13 foglietti in un berretto)in seguito al quale si giunse all’esecuzione dei tre sorteggiati. Il paradosso è che a pretendere le tre esecuzioni esemplari furono proprio i fascisti e non i tedeschi. Una storia assurda di guerra le cui chiare responsabilità non bisogna dimenticare. A questo proposito però lascia molto perplessi una lapide che è possibile notare sul luogo del fatto. Datata 2 novembre 1947, questa recita: “tre giovani caduti sotto il piombo dei saccardi”. A seguito di una breve ricerca ho potuto appurare che con il termine “saccardi”, termine arcaico di usanza medievale, altri non si indicassero se non quei militari con speciale incarico di saccheggio, attraverso il quale questi provvedevano in tal modo al vettovagliamento delle truppe combattenti. Viene da chiedersi qual è il motivo di una definizione così generica? Che l’amministrazione comunale dell’epoca avesse provato a nascondere dietro una semplice parola le gravissime responsabilità storiche? Il sospetto è che una crescente necessità di creare un fronte anticomunista di quegli anni abbia indotto amministratori e politici verso segnali distensivi nei confronti della destra italiana, sconfitta, affranta, ma ancora, in termini elettorali, cospicua e determinante. Lo dimostrano gli appelli distensivi di De Gasperi verso quell’area politica proprio per contrapporre un proprio solido consenso a quello comunista in vista delle elezioni del 1948. Lo stesso De Gasperi in quel periodo era stato ospite del Presidente degli Stati Uniti, dal quale evidentemente era stato messo in guardia rispetto alla minaccia comunista. Si potrebbe presupporre quindi che il termine “saccardi” possa essere il risultato di un contesto politico i cui interessi ben precisi, però, scavalcano e trascurano responsabilità storiche chiare, a tal punto da invogliare l’idea che quell’incisione sulla vecchia lapide determini quasi un falso storico. I Comunisti Italiani di Frosinone propongono a tal proposito che l’attuale amministrazione di Frosinone si faccia carico di apporre di fianco la vecchia lapide, una nuova lapide che renda giustizia alla storia e rettifichi in tal modo ciò che appare come una inaccettabile copertura.

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