Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 19 gennaio 2014

Secondi d'inverno (Roma-Genoa 4-0)

Kansas City 1927


E insomma, sta vita nuova nostra impone de non preoccupasse (e ogni tanto de scrive na scheda). Sto nuovo approccio vincente da squadra de vertice te detta de pensà different. Allora pensi different, perché sei different rispetto ar te stesso medesimo che eri. Manca er 16 de Ostia? Cazzo! Ennò, think different te dico, no panic, er Lucido è ito away a peso d’oro e amo preso Gongolan, e l’amo preso noi, amo vinto l’asta cor carcio moderno inglese e quello moderno francese e quello moderno italiano, o così c’hanno fatto crede. Manca Gliaìc? Cazzo! Ennò, no alarms and no surprises te dico, gioca sordato Florenzi, caduto momentaneamente in disgrazia ma ansioso de dimostrà ar prossimo de non esse solo un sordato zemagnano ma milite utile per cause più ambiziose.
Manca Barzaretti? Cazzo! None, ormai Dodò è omo fatto, scaricatore de porto Alegre, je so cresciuti pure i primi peletti e se chiude ar bagno. Er 2014 è così, semo i nuovi noi, i principini der mercato, i nuovi leader carismatici de Di Marzio, i #sabatiners che mo se se svejano e non trovano un talento uruguagio o estone o lappone se straniscono mpochetto. Che poi, da secondi in classifica co nallenatore de cui sapevamo sì e no che cantava er porompompero, ndo lo trovamo er coraggio de stranisse?

E però oggi, anzi nello specifico mo, tocca batte er Genova, scarichi dell’ansia che nse ne po perde una. Era fica come ansia eh, tutto sommato ce se poteva convive fino a fine anno, però via er dente via er dolore e via pure er primo posto lontano otto punti, nela stagione perfetta. Che poi sta cosa che quele rarissime vorte nela storia nostra in cui semo perfetti se trova sempre quarche prepotente perfettissimissimo avrebbe pure stuccato, roba che avremmo diritto a na specie de bonus tale per cui ogni tre stagioni perfette ce se riconosca armeno no scudo ar valore, ma tant’è, sticazzi, semo fatti così, stimolamo er prossimo nostro a diventà più stronzo laddove pareva impossibile, so comunque medaglie ar valore.
Ma siccome la perfezione artrui è comunque insana e se spera a termine, tocca fasse trovà pronti a rimasticà punti, co un molare de meno ma più fame de prima. Oggi er menù prevede Grifone, che lo devi sapé cucinà, va detto.

Chef Rudi opta inizialmente pe un fuoco lento de passaggetti e avvolgenza, de manovra e de studio, un tiki che diventa calcio prima de rompe i cojoni cor taka, comunque, più o meno, senza mai tirà in porta. 

Er Ninja belga dar dna indonesiano, omaggio estremo ala globalizzazione e ale seconde generazioni de tutto er monnonfame, pe fa incazzà ancor de più i leghisti ha deciso de fasse er bagno ner Tevere ar punto che pare essese fatto tutta la trafila de giovanili dela Roma fino a presentasse pe primo ar ritiro de st’estate. Romano d’adozione e d’elezione immediata, dopo 10 minuti non solo se trova a occhi chiusi co tutti ma già dispensa consigli su traffico e uscite del Raccordo. Qualcuno giura de avello sentito dì “Nte infognan sulla Cristoforo Colombolan, pia a Via der Marelan, però attento all’autovelox che là tenculanlan”. 
Kevin “Levatevedarcazzo” Strootman è na branda semovente che sradica e scardina, divelle e diverte, imposta e intimorisce, e come suggerisce l’enigmatico secondo nome affibiatogli in quel di Ridderkerk zona mercato, sbraga gli avversari co la forza del pensiero, la gravità dela scucchia e la parzialità der carcio totale. 
Er Malincosniaco cerca de riannodà i fili dell’intesa Capitana recisi dallo sposalizio calcistico ormai consolidato der 10 co Maicon. Er brasiliano può pure decide de uscì dar campo, dallo stadio, fasse Ponte Duca D’Aosta e annà a fa na sgroppata sulla fascia destra der Flaminio: er Capitano la passerà comunque a lui, per inerzia, pigrizia e affinità generazionale.

Ma ecco, mo che c’è punizione dar limite non je la po passà, queste so le sue, questa ce tira.
Eh, ce tira ma je la piano, je la rimbarzano, e rimane lì a mezz’aria senza senso, na palla persa.

Ma spesso le cose non c’hanno un senso finché qualcuno nun je lo dà, e l’omo chiamato a dajelo è quello che se strugge a pensà se è uomo o caporale, giocatore o soldato, bruco o farfalla, bello o brutto, forte o pippa, nsomma se semo capiti. Oggi pare che è farfalla. Co la palla ancora per aria le recchie se fanno ali e er mondo se capovolge all’occhi de Sandrino da Vitinia, le zampe de sotto je fregano il posto a quelle de sopra, la gravità concede er lasciapassare a sto mezzo quintale de mezzala e, tempo che se ritrova culo per terra, la palla ha fatto er viaggio dar piede alla rete passando pe il palo più lontano. All’atterraggio Florenzi è già membro onorario insieme a Pelè, Parola, Djorkaeff, Rooney e vagonate de Florenzi de tutto er monno co deficit de marketing dell’esclusivo Club De Le Mejo Rovesciate Da Fotografà.

Nce credemo, nce crede manco lui, se mette le mani in testa, core senza sapé ndo core, strilla come no scemo, se fa rosso come la majetta, a noi sui seggiolini ce rimane er dubbio finché lo speaker non dice er nome suo. E siccome de Alessandro ce sta lui, je ricordamo come fa de cognome pe sto momento che nse scorderà finché campa.

Chi rischia de campà POCHISSIMO so nell’ordine prima Gerva e poi Maicone, che nell’entusiasmo dei festeggiamenti inanellano prima na gomitata involontaria e poi un buffetto volontario ai danni de Kevin. In Olanda c'è gente che pe molto meno ancora porta, inutilmente, le foto dei propri cari al "Chi l'ha visto?" orange. Ma sarà la festa pe la rovesciata, sarà che oggi se sente buono, sarà che comunque vattece a mette co Maicon, Er Piovra lascia core.

Tempo che se risedemo dicendoce convinti “Io l’ho sempre detto che questo è da Pallone D’oro, pure quando je dicevo mortaccitua che te sei magnato, ar Crotone devi giocà, addrizate i piedi, era un modo pe candidallo ar prestigioso premio” ed è già ora de rialzasse.

Perché quando Er Tendina pia palla e c’ha almeno 10 metri de campo davanti, tendenzialmente, l’Olimpico se alza, e sta cosa succede solo co lui.
Dice un vecchio proverbio africano che quando uno Gervinho entra in azione, non importa che tu sia leone o gazzella, quello pista comunque de più e qualcosa succederà, ragion per cui egli riceve er cuoio e fa quello pe cui è stato concepito: core. E come spesso accade, core talmente veloce che se deve fermà a aspettà che arivi quarcuno pe dà un senso a tanta inconsapevole superiorità, quarcuno che ce faccia quarcosa co sto strapotere imbarazzante, quarcuno che non s’empressioni de cotanta velocità forte der fatto de esse depositario der cervello carcisticamente più veloce dei cinque continenti.

Il Qualcuno ariva, il qualcosa ce lo fa, il fato fa la sua parte co na deviazione (ma quando succede Arcapitano non è culo, è solo un centesimo che se leva dal conto de gratitudine a scalare che Lui c’ha aperto cor calcio) e dopo 5 minuti è duazzero. Gol numero millesseicentottanta (contando solo quelli nel primo tempo e fatti de destro co na deviazione del difensore) col quale Ercapitano raggiunge Colin Powell, Leonardo Da Vinci, Armin Zöggeler, Bill Gates, Marie Curie, gli U2 e Toni Servillo prima che entrasse ner tunnel dei palloni d’oro (o golden globe). Che non è “gli U2 e poi Toni Servillo”, è proprio una collaborazione sconosciuta ai più, un adattamento in italiano di “Where the streets have no name” intitolato “Sto entrando in galleria, vaffanculo”.

Pure perché puoi fa tutti i firm che te pare, ma senza Roma nessuna bellezza sarà mai abbastanza grande, e senza Capitano nessuna azione potrà mai ripartire per rimanere impressa negli Oscar dei corsi de Coverciano ar paragrafo intitolato “capovorgimento der carcio d’angolo artrui in coreografie de frenetico staffettismo olimpico finalizzate all’autostima de gruppo, ala segnatura armonica e all’evoluzione dell’estetica secondo Rudi”.
Accade difatti, come successe già a Inter, che dar piede Capitano la palla si smisti su Dodò, che come ligio gregario core e apre sul succitato sovreccitato Florenzi, che come Garcia comanda core e arza la testuggine e mette ar centro all’accorrente quarcuno che come da lavagnetta insaccherà.
Perché in questo schema garciano, qualcuno ce deve sta sempre.
Qualcuno mediamente giovane, mediamente voglioso, mediamente in grado de fasse cento metri de campo in 11 secondi scarsi mantendendo la lucidità de stoppà e segnà.
Insomma, in teoria chiunque tranne Maicon, l’uomo dopato de carisma e sicumera, er terzino tarmente gonfio de personalità da dribblà gli avversari cor solo spostamento der sopracciglio e der curriculum (esatto opposto di tutti i nostri più recenti imberbi terzini). A lui de core je va a tratti, ce deve proprio esse bisogno, nse ne deve poté fa a meno. E però non se diventa Maicon a caso. Na corsa così, per un’azione così, per un gol così, fosse pure er il treazzero cor Genoa in casa, è grande bellezza a prescinde. Se deve fa. E lui la fa.

L’intervallo ha il sapore piacevole della profezia confermata, ché a mezza bocca se l’eravamo mezzo detto, all’inizio: “crt ch st prtita srbbe d st trzzro a fne prm tmpo”. Ecco, mo treazzero ce stamo, e sto Genova è talmente poca cosa che la rilassatezza sugli spalti porta namico a proporre “annamo a casa a vedesse er secondo tempo daa juve”. Perché in tutto ciò gli strisciati stanno a faticà a Cajari, e ormai de risultato in bilico che ce interessa quello è rimasto, al che in tanti provano a industriasse co na mano nel passato e l’altra dritta e aperta nel futuro. Bruscolini nella destra, smartphone nella sinistra, e pe qualche minuto le du parole più pronunciate nel settore so “Sky go”. La voce monocorde de nantro amico riporta tutti alla cruda realtà ricordandoce che all’Olimpico già è tanto se riesci a mannà un messaggio, too dai in fronte scaigo.

E però, mentre i rigazzi risgambettano, pensi “ma non avrò esagerato co sta sicumera? Ma non avrò esagerato pure mo a pensà sicumera invece che na parola normale? Guarda mo se nfamo na cazzata e nse deve riaprì sta partita”. Però no. Però Mehdi. L’uomo che presto costringerà i letterati a trovà nalternativa al dare soldi prima del pagamento, perchè chiamà “anticipo” la cosa che fa lui e anche quella è poco rispettoso, non ce vuole sta a sto fatto che Florenzi è capocannoniere. Ma quanto ce piace Mehdi. Ma che giocatore è Mehdi. A questo se je fanno le analisi je trovano tracce de sangue nel fomento.  Ma pure i gò? Ma nsarà troppo? No, quando è troppo lo decide lui, e se nve sta bene je lo andate a dì in faccia. De sicuro Perin, uno che se c’aveva qualche prospettiva è stata immolata sull’altare der Nuovo Buffon, non c’ha er coraggio de dì niente quando se ritrova pe la quarta volta a fa il raccattapalle nella porta sua. Smitraja Mehdi, parla da solo Mehdi, se pia a pizze Mehdi, chiude l’urtimo spirajo de partita Mehdi.

Però the show must go on, e quando la partita non c’ha più niente da dì, solo un grande showman può portà brio in una storia già chiusa. Fortuna vole che uno dei più dotati allievi del maestro Gustav A. Poraccio sia presente in campo e riesca nel giro de du minuti a dà prova de tutto il suo talento. Quando Gasperini chiama il cambio pe Matuzalem gli astri se allineano e succede na cosa bellissima: la Sud fa espelle un ex laziale odiato pure dai laziali pe avé posto fine anzitempo alla carriera da gommista de Brocchi. Perchè quello succede. Come quello fa un passo verso la panchina na pioggia de fischi se abbatte sul rettangolo, e lui invece de fa finta de niente come fanno tutti i professionisti, comincia a fa gesti e provocà. Figurate, c’hai trovato. I fischi se fanno bolgia, la bolgia se fa inferno, Matuzalem se fa espelle ma a cambio già avvenuto, così dopo du minuti l’arbitro ricaccia fuori pure quello che entrato ar posto suo, e quello prova a giustificasse: “Siamo Cofie, è difficile spiegare certe giornate amare, lascia stare”, ma l’arbitro se lo guarda come a dì “o so me dispiace ma non è colpa mia se l’amico tuo è un cojone”. Il subentrato Cofie è così costretto a subuscire per poi risubentrare al posto de nantro. La Kienge si è mossa per molto meno.

E così, dopo sto pezzo de bravura c’è poco altro da pretende. Se fa giusto in tempo a vedè finalmente Giedvai senza tuta e poi è già ora de Grazie Roma e sciarpe ar cielo.
E sarà che in mezzo c’è stata a coppitalia, sarà che in mezzo te sei comprato er Ninja, sarà che oggi hai vinto come te se chiede de vince quando sei più forte, ma pare incredibile che dalla scoppola de Torino è passata solo na settimana. Pare un mese, pare na cosa brutta ma lontana, mentre fino all’anno scorso le cose brutte parevano successe da na settimana pure dopo un mese. 
Ma è così, sta vita nuova nostra impone de non preoccupasse (e ogni tanto de scrive na scheda). 

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