Vi ricordate, settembre di due anni fa quando in piena bagarre
per la presentazione in Regione dell’atto aziendale della Asl, contestavamo la
totale destrutturazione dei servizi sanitari pubblici in favore dei presidi privati?
L’impoverimento delle prestazioni erogate dal servizio
pubblico a favore delle convenzioni con le cliniche private era ben sancito
nel documento redatto dalla Mastrobuono, allora direttore generale della Asl di
Frosinone, e confermato dalla conferenza dei sindaci capitanati dal primo cittadino del Capoluogo
Nicola Ottaviani. In particolare, sempre in quel documento, si rafforzava la
collaborazione con La Casa di Cura San
Raffaele di Cassino, al quale veniva completamente affidato il comparto delle terapie riabilitative. Contestavamo
questo affidamento al nosocomio di proprietà del ras delle cliniche private, renziano dell'ultima ora, nonché
editore del quotidiano Libero Antonio Angelucci, perché proprio in quel periodo
(settembre 2014) la Corte dei Conti con sentenza di Primo Grado contestava al
management della Casa di Cura la fatturazione alla Regione di prestazioni
inappropriate per il biennio 2007-2009. (vedi il nostro post in merito) In particolare risultava la somministrazione di cure riabilitative su
pazienti non in grado di riceverle, o perché in fin di vita o perché deceduti
poche ore prima. Altra irregolarità riguardava i tempi di applicazione delle
cure medesime inferiore alle tre ore giornaliere per paziente come prescritto
dalle linee guida stabilite dal Ministero della Sanità. In primo grado
i giudici contabili quantificarono un
risarcimento alla Regione pari a 41
milioni e mezzo circa. Altre indagini erano state avviate per presunte irregolarità inerenti il periodo 2010
-2011. Rilevando l’inopportunità per la
Asl di proseguire la collaborazione con
un soggetto già condannato in primo
grado alla restituzione di soldi indebitamente percepiti, fummo accusati di giustizialismo.
Infatti il garantismo è il faro della nostra Costituzione, per cui si è
innocenti fino al terzo grado di giudizio. La settimana scorsa, intanto, è arrivato il giudizio
di secondo grado. La prima sezione d’Appello della Corte dei Conti ha
certificato un danno erariale per i fatti contestati in primo grado, pari a
31milioni di euro. Il reato è il risultato di servizi dichiarati, ma non
realizzati in conformità con le linee
guida sancite dal ministero della sanità. Però noi siamo garantisti. Fino al pronunciamento
della Cassazione tutto va bene madama la marchesa, continueremo a farci
spolpare . Come canta Vasco Rossi: E va bene così……senza parole.
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