Perché una parte da cui stare c'è.
Non è quella degli assassini criminali dell'Isis.
Non è quella del G20 che il mostro Isis ha generato con una storia di prevaricazione e violenza.
Non è quella della guerra “esportatrice di democrazia”
e della partita geo-politico-economica giocata nella mezza luna fertile negli ultimi cento anni.
Non è quella dei signori e parvenu della guerra.
Non è quella del G20 che il mostro Isis ha generato con una storia di prevaricazione e violenza.
Non è quella della guerra “esportatrice di democrazia”
e della partita geo-politico-economica giocata nella mezza luna fertile negli ultimi cento anni.
Non è quella dei signori e parvenu della guerra.
E' quella delle vittime.
Dei ragazzi ammazzati un venerdì sera per le strade di Parigi,
come delle migliaia e migliaia di sciiti massacrati mentre erano in preghiera;
dalla parte dei cristiani copti decapitati per la loro fede,
come dalla parte dei nigeriani di qualunque credo ammazzati nel mercato del loro villaggio;
dalla parte dei cristiani e dei yaziti, dei passeggeri di un aereo russo
e dalla parte dei curdi in lotta contro il Califfato e colpiti alle spalle dalla Turchia di Erdogan;
dalla parte di iracheni, siriani, afgani sotto il tallone del califfo e sotto le bombe civilizzatrici,
come dalla parte di chi paga con la vita il non conoscere i versetti del Corano;
dalla parte di iracheni, siriani, afgani in fuga dalla guerra dinanzi al filo spinato ungherese,
come dalla parte degli abitanti di tutte le banlieau del mondo affamati di giustizia.
C'è la parte della guerra.
Quella dell'Isis e del G20
quella dello sfigato della banlieau che cerca la sua rivalsa in un dio assassino
e quella di chi si alimenta di odio e paura, di chi ha bisogno d'avere il “Nemico”.
Quella di Abu Bakr Al Baghdadi, il cosiddetto Califfo
e – scusandomi per il miserabile esempio -
quella di Matteo Salvini, il crociato senza dio, il profeta dell'odio.
Tutti i califfi hanno bisogno dei salvini e tutti i salvini hanno bisogno dei califfi.
E sono loro i maledetti che della guerra si pasciono.
E c'è la parte della pace.
Quella difficile quando è la follia della guerra che impera.
Quando è la guerra che ha prodotto la guerra che ha prodotto la guerra...
… solo la pace produce la pace.
Ed è la pace la parte delle vittime, la nostra parte.
Ma come fare la pace?
Non ho una risposta, ma solo una suggestione.
Proprio quando il califfato proclama la guerra santa,
la “provvidenza” – per chi ci crede – ha posto sul soglio di Pietro
il solo che in settecento anni ha avuto il coraggio o la follia
di chiamarsi Francesco.
E così, nonostante la curia romana, non sarà la croce di Cristo
a segnare gli scudi dell'esercito dei santi cavalieri del mercato.
E' un segno, forse solo un segno.
Non so se un Dio ci sia
ma Francesco c'é
ed è abbastanza.
Dei ragazzi ammazzati un venerdì sera per le strade di Parigi,
come delle migliaia e migliaia di sciiti massacrati mentre erano in preghiera;
dalla parte dei cristiani copti decapitati per la loro fede,
come dalla parte dei nigeriani di qualunque credo ammazzati nel mercato del loro villaggio;
dalla parte dei cristiani e dei yaziti, dei passeggeri di un aereo russo
e dalla parte dei curdi in lotta contro il Califfato e colpiti alle spalle dalla Turchia di Erdogan;
dalla parte di iracheni, siriani, afgani sotto il tallone del califfo e sotto le bombe civilizzatrici,
come dalla parte di chi paga con la vita il non conoscere i versetti del Corano;
dalla parte di iracheni, siriani, afgani in fuga dalla guerra dinanzi al filo spinato ungherese,
come dalla parte degli abitanti di tutte le banlieau del mondo affamati di giustizia.
C'è la parte della guerra.
Quella dell'Isis e del G20
quella dello sfigato della banlieau che cerca la sua rivalsa in un dio assassino
e quella di chi si alimenta di odio e paura, di chi ha bisogno d'avere il “Nemico”.
Quella di Abu Bakr Al Baghdadi, il cosiddetto Califfo
e – scusandomi per il miserabile esempio -
quella di Matteo Salvini, il crociato senza dio, il profeta dell'odio.
Tutti i califfi hanno bisogno dei salvini e tutti i salvini hanno bisogno dei califfi.
E sono loro i maledetti che della guerra si pasciono.
E c'è la parte della pace.
Quella difficile quando è la follia della guerra che impera.
Quando è la guerra che ha prodotto la guerra che ha prodotto la guerra...
… solo la pace produce la pace.
Ed è la pace la parte delle vittime, la nostra parte.
Ma come fare la pace?
Non ho una risposta, ma solo una suggestione.
Proprio quando il califfato proclama la guerra santa,
la “provvidenza” – per chi ci crede – ha posto sul soglio di Pietro
il solo che in settecento anni ha avuto il coraggio o la follia
di chiamarsi Francesco.
E così, nonostante la curia romana, non sarà la croce di Cristo
a segnare gli scudi dell'esercito dei santi cavalieri del mercato.
E' un segno, forse solo un segno.
Non so se un Dio ci sia
ma Francesco c'é
ed è abbastanza.
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