E’ stato più volte detto. La crisi economica che sta marginalizzando parti sempre più considerevoli di cittadini non è un episodio ciclico ma è sistemico. Dunque il largo giro che compie il debito, dagli istituti finanziari alle banche, agli Stati, ai cittadini che non lo hanno contratto ma che sono chiamati a pagarlo attraverso il dissolvimento delle tutele sociali e il deperimento del reddito procapite, lascia sul terreno una povertà sempre più diffusa. E’ la prova provata che il sistema che chiamiamo capitalistico non funziona. Non è in grado di svolgere quella funzione di promozione sociale che era stata paventata quando si volle imbrogliare la popolazione mondiale convincendola che il mercato era l’elemento regolatore di tutto. La parola d’ordine era ed è: se aumenta la ricchezza aumenta il benessere per tutti. Non ci si rese conto, e neanche oggi lo si vuole capire alla luce dei disastri immani cui ci troviamo di fronte, che il capitalismo avendo come suo principale fine l’accumulazione delle risorse finanziarie, prevede un ’utilizzo di tali risorse esclusivamente finalizzato a ottenere ulteriore accumulazione. L’impiego di capitali a fini sociali o anche la minima fuoriuscita di questi dal sistema non è prevista. Il capitalismo è per forza di cose liberista, NON LIBERALE. E’ dunque pura illusione attribuire agli stati o a organismi politico-amministrativi più alti come l’unione europea compiti di regolazione politica del sistema. Anzi la componente statuale è diventata parte integrante del ciclo capitalista, assicurando il travaso dei capitali realizzati con il lavoro e necessari per il sostentamento del benessere di tutti, dallo stato sociale all’accumulazione finanziaria. Non è un caso che grazie alle politiche lacrime e sangue imposte a tutti i cittadini europei si va costituendo il fondo salva Stati di mille miliardi che l’unione europea ha destinato , non al salvataggio degli Stati ma delle banche. Le borse volano e gli industriali italiani, a seguito degli impegni presi sotto dettatura europea dal governo nostrano in merito alla facilità di licenziamento, gongolano. Il tutto in nome di una crescita che è sempre e comunque a vantaggio di quell’1% che detiene la maggior parte della ricchezza mondiale e a svantaggio dell’altro 99% che per esempio nel nostro paese subisce un’ulteriore arretramento del lavoro ridotto a merce in saldo . Dunque o si è contro il sistema capitalistico complessivo finanza, e classe politica al governo o all’opposizione che ne garantisce lo sviluppo inclusa, o si è indignati per finta. Questo è il motivo di certa diffidenza suscitata da alcune forze politiche e sindacali , che il 15 ottobre erano in piazza ma che non disdegnerebbero accordi con quella classe politica oggi all’opposizione in Italia e pronta a garantire la funzionalità del sistema attraverso percorsi diversi dalla melma Berlusconiana ma sicuramente più efficaci nell’assicurare il veloce fluire dei capitali. E la strumentalizzazione di un grande movimento come quello degli indignati reca molto più danno al movimento stesso che non la violenza dei black bolc. Ma ormai il vizio di occupare le piazza e strillare contro il sistema, salvo poi favorirlo quando si tratta di votare provvedimenti nelle sedi istituzionali è molto diffuso, l’ho potuto constatare personalmente frequentando le piazze della mia città. Sapeste quante volte amministratori locali gridavano più di me fuori dalle sedi istituzionali, salvo poi cambiare opinione all’interno delle stesse e chinare la testa!
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