Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 17 febbraio 2012

ger-manie (di grandezza) - seconda parte

Giovanni Morsillo

Ci rifanno! Per caso qualcuno ha inoltrato il link al post ger-manie di grandezza  al Governo tedesco? Sembra fatto apposta: non facciamo in tempo a dire del nostro disappunto per la loro inflessibilità etica così umiliante per i nostri poveri dirigenti politici (ma anche economici, non sia mai detto!), che questi rincarano la dose. Fanno dimettere il Presidete federale Wulff per un prestito ottenuto a tasso agevolato e un paio di notti di vacanza pagate da un tizio che casualmente fa l'imprenditore.
Che rabbia! Sai le risate che si stanno facendo tutti assieme, in un'orgia bipartisan dopo questo colpo. Ma mica ridono del Presidente dimissionario: ridono di noi! Pensate alla scena che deve essersi svolta nel Bundestag: socialdemocratici che brindano con pinte di birra da cinque litri cariche di schiuma insieme a democristiani panciuti e con gli zigomi rossi, deputati verdi e irriducibili della Linke che si abbracciano intonando i canti della Oktoberfest ed inneggiando a Metternich, al Kaiser Guglielmo ed alle glorie prussiane, e poi tutti a ballare i valzer di Strauss alternandoli a polke geometriche ed all'ascolto di Wagner con le lacrime a gli occhi. Belle e propserose vivandiere che portano avanti e indietro robusti vassoi di legno colmi di crauti e salumi, tirolesi in costume che dalle tribune del Parlamento intonano jodel festosi, anzi addirittura jauchzer e si percuotono le cosce nude e i petti fino a far avvampare la loro pelle diafana. E Angela Merkel che si fa fotografare senza nessuno che le faccia le corna da dietro, e senza Sarkozy fra i piedi, ché questa vittoria è tutta sua; sua e del popolo tedesco.
E noi qui, ancora una volta umiliati di fronte alla tracotante etica protestante di questi vichinghi del terzo millennio, che sotterra il perdonismo a senso unico della nostra malintesa tolleranza. Poveri provinciali, abitanti di questa periferia d'Europa che da campagna s'è fatta dormitorio, dove speculazione edilizia e mazzette soffocano le persone, noi qui a subire l'oppressione dell'impotenza. E le mafie che abbiamo esportato anche da loro, ma che da noi abbiamo elevato a sistema di potere, e che con prudenza donabbondiana evitiamo di nominare, dirigendo il nostro sguardo censore pieno di sabbia solo e soltanto contro la generica categoria dei "politici", evitando anche qui di specificare, di pesare, di "scegliere". Cosa dovremmo fare  noi, per essere ammessi al consesso europeo senza doverci prolungare in interminabili e continue giustificazioni, visto il livello di "commistione" che affari e politica registrano nelle nostre istituzioni? Un prestito a condizioni agevolate da noi non fa notizia, guardate lo spazio che ha avuto la questione del ministro Severino e suo marito in quanto banchieri dai caratteri singolari: nessuno! Cosa volete che sia un prestito di fronte ad una dazione, cos'è il plagio di un pezzo di tesi di laurea di fronte ai titoli vantati e mai acquisiti (Santanché ed altri), cosa sarebbero le dimissioni di certi figuri a confronto delle loro imputazioni (o condanne)?
Qualcuno tempo fa incitava il paese ad avere fiducia in sé stesso, esclamando: "Forza, Italia!" Purtroppo gli hanno creduto.
Saluti umilissimi.



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