Come
ampiamente previsto tutto il campo progressista, che dal Pd e muove verso la sinistra
riformista, evoca e benedice un’alleanza Pd -Movimento 5 Stelle, perché argine
urgente e necessario ad una deriva antidemocratica (l’ennesima) incarnata dal
fascio leghista Salvini.
Un despota pronto a fare strame di ogni garanzia
istituzionale pur di ottenere pieni poteri, una personaggio che, ad esempio,
alla direttrice del Manifesto Norma Rangeri, incute timore per lo scempio che
potrà compiere sulla tenuta sociale e democratica del Paese. Per questo la
giornalista benedice e qualifica la
scelta di una coalizione 5 Stelle- Pd
come un atto di responsabilità istituzionale a cui i leader dei due
schieramenti non possono sottrarsi.
Anche se 14 mesi di barbarie - che hanno incattivito il contesto dei rapporti sociali con il massiccio sdoganamento di impeti razzisti
e fascisti, già incancreniti nella
collettività, impoverita da anni di depredazioni , privazioni imposte da politiche ultraliberiste - rendono il quadro molto più complesso, rispetto alle
presunte emergenze democratiche evocate dai governi Berlusconi, sono convinto che la ciclicità di certe
dinamiche sia ineludibile.
Per cui ad un
eventuale governo Pd-5 Stelle - chiamato ad applicare le politiche di austerity imposte
da una UE in recessione , in cui la stessa Germania è vittima delle proprie
ricette economiche - succederà per forza di cose un’era ancora più populista e
razzista di quella auto dimissionatasi .
Per interrompere questa perversa
ciclicità, occorrerebbe la messa in campo di una vera proposta anticapitalista,
ipotesi ad oggi impraticabile, o
quanto meno di difficile realizzazione, ma questa è un’altra storia .
C’è
comunque un elemento di diversità a
connotare questa crisi rispetto alle precedenti ed è una questione molto più
terrorizzante di una deriva
antidemocratica. Analizzando il crogiuolo
di notizie, sussurri, grida e gossip che arriva dal campo delle consultazioni
fra gli schieramenti, emerge come gli interessi di bottega, siano
sfacciatamente preminenti, in barba ad
ogni scelta di responsabilità istituzionale o di interesse per il Paese.
Nel
Pd, ad esempio, il fronte parlamentare formato da deputati e senatori renziani è disposto a concedere tutto al Movimento
5 Stelle pur si rimanere abbarbicato alla
poltrona. In particolare Renzi sa benissimo che in caso di elezioni i candidati
sarebbero scelti da Zingaretti, per cui, oltre alla segreteria, il padre del
Jobs Act perderebbe anche il controllo sui parlamentari. Viceversa Zingaretti , in cuor suo, vede
favorevolmente la contesa elettorale, perché sarebbe una ghiotta occasione per
togliersi Renzi e i suoi dalle scatole, in tutti i sensi. Il risultato
elettorale del partito è ampiamente secondario così come gli interessi
degli Italiani.
Stesso discorso per i
penta stellati, molto vicino ai possibili contraenti del Pd in ambito
parlamentare, per un accordo che eviti
le elezioni . Anche per loro,
soprattutto per chi è al secondo mandato - e quindi in candidabile per un terzo,
in base alla legge interna al movimento -sarebbe preferibile, anzi
indispensabile, rimanere ancorato alla
poltrona . Ma Di Maio, Di Battista e
Grillo non la vedono allo stesso modo e sono lontani mille miglia dall’accordo col Pd. I maggiorenti grillini vogliono trarre il massimo vantaggio dall’autogol salviniano in termini di
posizioni di potere, per cui si stanno proponendo al miglior offerente. Prima
opzione sarebbe quella di tornare con Salvini ma, a questo punto, da un posizione di forza cercando di domare e sterilizzare il Capitano del Rosario. Seconda ipotesi elezioni, con la
massimizzazione del consenso che la crisi determinata dalla stoltezza di
Salvini potrebbe conferire. Senza contare che il taglio dei Parlamentari tanto
invocato non è che il primo passo verso lo svuotamento delle funzioni del
Parlamento, sostituito dalle consultazioni in rete le cui piattaforme
elettroniche atte a gestire il nuovo sistema
sono fonte di profitto per la
Casaleggio Associati. Altro che scelte di responsabilità ed interesse
per gli Italiani.
Per quanto riguarda la Lega, la questione non è seria ma è grave. La possibilità di fare la
battaglia navale con le Ong, fonte di tanto consenso, è di fatto persa. Uno
spiraglio potrebbe rimanere aperto qualora si riorganizzasse il la combriccola
del contratto. Ecco spiegata la buona
dose di faccia tosta di Salvini nell’insistenza a riannodare i rapporti con Di
Maio & Co. Altrimenti le elezioni. Nonostante
l’incognita di sondaggi in calo e l’impossibilità di guidare le truppe schierate
nella battaglia elettorale dal ministero degli interni, queste potrebbero veramente costituire l’opportunità
di arrivare ai pieni poteri. Anche in questo caso gli interessi degli italiani
contano meno di zero.
La verità è che stiamo in balia di una manica di
cialtroni. Gente completamente a digiuno delle dinamiche istituzionali e della Costituzione. Persone che hanno
acquisito il consenso non sulla base di una proposta programmatica seria,
articolata, con alla base un modello di società, quale esso sia, ma in virtù di campagne di marketing costose,
urlate, piene di slogan quanto vuote di
contenuti. Non so cosa questi cialtroni andranno a dire martedì prossimo al
Presidente Mattarella. Spero che almeno l'inquilino del Colle nel prendere
una decisione così importante pensi al bene degli Italiani, anche se questo potrebbe non bastare.
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