Certo in una calda mattinata di una domenica post
ferragostana a 40 gradi all’ombra, uno preferirebbe stare al mare , o al limite
alla frescura dell’aria condizionata di casa . Invece no, perché un prete, tale
Don Donato Piacentini di Sora, vede bene di spargere un po’ di odio, imbastendo
una predica durante i festeggiamenti di San Rocco, diciamo così, populista. L’invettiva
era contro i migranti, i quali non sarebbero poi così perseguitati al paese loro, perché vengono
in Italia con catenine e telefonini sulle barche delle Ong . Evidentemente
questi personaggi millantatori di disperazione devono aspettare il loro turno
dopo che si sarà finito di dare sollievo ai poveri nostrani “della nostra
città, della nostra Patria” (testuale).
L’uscita infelice ha fatto il giro del web,
suscitando un vespaio di polemiche. Tutta la galassia neofascista variamente allocata ha subito eletto Don Donato a proprio Papa bianco e Italico, regalando attestati di stima e tessere di Partito. In una società già pregna d’odio ed intolleranza frutto delle
crudeli e truci farneticazioni salviniane ci mancava anche il prete populista!
Non si poteva ,quindi, non aderire alla sit in organizzato dai ragazzi Aspagorà di Sora, che ha visto la partecipazione di altre associazioni fra le quali la Rete delle Comunità Solidali.
Appuntamento davanti alla Chiesa di Santa Giovanna Antida dove l’inflessibile
Don Donato avrebbe detto messa. Lo scopo era quello di chiarire, anche ad un
ministro della Chiesa, che i poveri, i
derelitti, noi miseri peccatori, bianchi, neri, gialli stiamo nella stessa barca , la quale spesso s'inabissa portandosi tutti sul fondo. In realtà
questo concetto dovrebbe essere chiaro ad un sacerdote, ma la narrazione
salviniana diffusa con tanto di rosari baciati
e branditi a mo' di spade innanzi
a folle in delirio, pare abbia fatto breccia anche in alcune parrocchie .
Nonostante l’afa di una sonnacchiosa domenica
agostana davanti alla chiesa di Santa Giovanna Antida le persone dietro lo
striscione della Rete delle Comunità solidali
e dietro quello che ammoniva: “Stiamo sulla stessa barca”, erano in buon
numero. Una folla silente e composta il cui unico obiettivo era quello di
mostrare che è con la pace che migliora l’umanità e non con l’odio.
Non interessava
inveire contro Don Donato, ma semplicemente ricordargli di amare il prossimo
suo indipendentemente dalla provenienza , dal censo, dal colore della pelle. Lo schieramento silenzioso con gli striscioni
bene aperti ha accolto il prete con un tale surreale, ma significativo, silenzio da suscitare una certa sorpresa anche
presso le forze dell’ordine accorse per proteggere il prelato da chissà quale
aggressione.
Gli unici a non farcela proprio a restare in silenzio sono stati i
soliti quattro (quattro di numero) fascistelli
giunti ad osannare il loro Papa bianco italico con applausi, marziali guaiti a favore
del prete uscito fra due guardie. Questi
poveracci, novelli repubblichini , ci hanno anche insultato con il solito
invito a portarceli noi a casa gli immigrati……oddio che noia, sempre la stessa
solfa! Ovviamente la loro provocazione è rimbalzata sul muro granitico del
nostro silenzio.
Che sia stata una
manifestazione riuscita è fuori di dubbio. Solo che la nostra lotta per il
rispetto dello spirito costituzionale dell’accoglienza, continuamente
calpestato dalle scempiaggini di Salvini e dei suoi sodali deve continuare,
sempre più fermamente nei prossimi
giorni e nei prossimi mesi, perché se
anche i , preti si mettono a predicare “Prima gli Italiani” l’aria diventa
veramente irrespirabile.
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