Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 18 agosto 2019

Sora un sit-in davanti alla chiesa per imporre la pace con l'arma del silenzio

Luciano Granieri






Certo in una calda mattinata di una domenica post ferragostana a 40 gradi all’ombra, uno preferirebbe stare al mare , o al limite alla frescura dell’aria condizionata di casa . Invece no, perché un prete, tale Don Donato Piacentini di Sora, vede bene di spargere un po’ di odio, imbastendo una predica durante i festeggiamenti di San Rocco, diciamo così,  populista. L’invettiva era contro i migranti, i quali non sarebbero poi  così perseguitati al paese loro, perché vengono in Italia con catenine e telefonini sulle barche delle Ong . Evidentemente questi personaggi millantatori di disperazione devono aspettare il loro turno dopo che si sarà finito di dare sollievo ai poveri nostrani “della nostra città, della nostra Patria” (testuale).

 L’uscita infelice ha fatto il giro del web, suscitando un vespaio di polemiche. Tutta  la galassia neofascista variamente allocata  ha subito eletto Don Donato a proprio  Papa bianco e Italico, regalando attestati  di stima e tessere di Partito. In una società  già  pregna d’odio ed intolleranza frutto delle crudeli e truci farneticazioni salviniane ci mancava anche il prete populista! 

Non si poteva ,quindi, non aderire alla sit in organizzato dai ragazzi  Aspagorà di Sora, che ha visto la partecipazione di altre associazioni fra le  quali la Rete delle Comunità Solidali. 

Appuntamento davanti alla Chiesa di Santa Giovanna Antida dove l’inflessibile Don Donato avrebbe detto messa. Lo scopo era quello di chiarire, anche ad un ministro della Chiesa,  che i poveri, i derelitti, noi miseri peccatori, bianchi, neri, gialli stiamo  nella stessa barca , la quale spesso s'inabissa   portandosi  tutti sul fondo. In realtà questo concetto dovrebbe essere chiaro ad un sacerdote, ma la narrazione salviniana diffusa con tanto di rosari baciati  e branditi a mo' di spade  innanzi a folle in delirio, pare abbia fatto breccia anche in alcune parrocchie .  

Nonostante l’afa di una sonnacchiosa domenica agostana davanti alla chiesa di Santa Giovanna Antida le persone dietro lo striscione della Rete delle Comunità solidali   e dietro  quello  che ammoniva:  Stiamo sulla stessa barca”, erano in buon numero. Una folla silente e composta il cui unico obiettivo era quello di mostrare che è con la pace che migliora  l’umanità e non con l’odio.

 Non interessava inveire contro Don Donato, ma semplicemente ricordargli di amare il prossimo suo indipendentemente dalla provenienza , dal censo, dal colore della pelle.  Lo schieramento silenzioso con gli striscioni bene aperti  ha accolto il prete con un  tale surreale, ma significativo,  silenzio     da suscitare una certa sorpresa  anche presso le forze dell’ordine accorse per proteggere il prelato da chissà quale aggressione. 

Gli unici a non farcela proprio a restare in silenzio sono stati i soliti quattro (quattro di numero)  fascistelli giunti ad osannare il loro Papa bianco  italico con applausi, marziali guaiti a favore del prete uscito fra due guardie.  Questi poveracci, novelli repubblichini , ci hanno anche insultato con il solito invito a portarceli noi a casa gli immigrati……oddio che noia, sempre la stessa solfa! Ovviamente la loro provocazione è rimbalzata sul muro granitico del nostro silenzio.  

Che sia stata una manifestazione riuscita è fuori di dubbio. Solo che la nostra lotta per il rispetto dello spirito costituzionale dell’accoglienza, continuamente calpestato dalle scempiaggini di Salvini e dei suoi sodali deve continuare, sempre più fermamente  nei prossimi giorni e nei prossimi  mesi, perché se anche i , preti si mettono a predicare “Prima gli Italiani” l’aria diventa veramente irrespirabile.


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