Comunità Solidali condanna
fermamente le parole del parroco di SORA. Un parroco a cui piace
vincere facile per guadagnarsi un po' di notorietà e che per preferisce seguire
la scia del momento fatta di divisione e rancore.
Proprio nei giorni in cui la Chiesa ricorda uno dei suoi
santi più venerati, San Rocco, come simbolo di carità ed esempio di solidarietà
umana, e nel momento in cui Papa Francesco richiama la comunità cattolica
all'accoglienza perché agli occhi di Dio nessuno è straniero, udiamo da un
pulpito parole per noi inascoltabili.
È molto singolare che da quel pulpito siano venute parole di
divisione, di contrasto. Quasi di odio.
In una comunità dove già l'arrivo di cinque migranti ha
scatenato la raccolta di 300 firme, usare parole così divisive da parte di un
rappresentante della Chiesa significa soffiare sul fuoco dell'intolleranza, ed
in qualche modo legittimarla, trovando giustificazioni al razzismo e alla
xenofobia.
Comunità solidali ricorda invece il grande impegno della
Chiesa cattolica verso l'accoglienza e l'integrazione dei migranti, attraverso
la Caritas, ma anche attraverso molte altre associazioni e parrocchie, impegno
che non distoglie di certo l'attenzione
dalle "nostre" povertà.
Può un Parroco usare parole come quelle pronunciate ? Può un
Parroco non assumersi la responsabilità
dei messaggi xenofobi che a centinaia stanno facendo da eco a quell'omelia?
Lo chiederemo anche a Papa Francesco.
Intanto chiediamo alla Chiesa di Sora e della nostra provincia,
per il tramite dei suoi Vescovi di non essere indifferente a quanto accaduto ma
di condannare fermamente le parole di odio utilizzate a Sora per fomentare
l'intolleranza nei confronti del diverso.
E alla stessa Chiesa chiediamo se si riconosce in quella di
Don Donato o in quella di Matteo,35
"Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete
e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato"
Comunità Solidali
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