Luciano Granieri
La strada del viadotto Biondi comincia a cedere |
Molti
non se ne sono accorti, molti non lo sanno perché le istituzioni cittadine non
vogliono pubblicizzarlo, ma Frosinone è stata scelta per sperimentare una nuova
forma di evoluzione urbanistica. La
sperimentazione architettonica detta della “contrazione verticale degli spazi “ è specifica
per le città edificate su due livelli uno alto e uno basso e si pone l’obbiettivo
di armonizzare lo skyline dell7 agglomerato urbano . A livello architettonico
percepire un orizzonte frastagliato dal profilo di una collina in cui
il terreno ora degrada ora si erge, subire
il fastidio estetico di un cielo violentato da
guglie di cemento cresciuto in modo
disordinato e caotico, non è armonioso.
Lo scopo quindi della contrazione verticale degli spazi è quello di uniformare
l’altezza degli edifici ad un livello medio, né troppo alto né troppo basso, in
modo da offrire la visibilità di un orizzonte rassicurante nella sua uniformità. La
tecnica per ottenere tutto ciò è molto semplice nella sua
genialità. Consiste nell’elevare la cubatura verticale degli edifici che
vengono costruiti nella parte base ed abbassare lentamente ma costantemente il
livello della collina che ospita gli edifici della parte alta. Per illustrare
praticamente ciò che si vuole ottenere diremo che nella nostra città il
risultato sarà conseguito quando le
costruzioni sovrastanti i PILONI avranno raggiunto la stesa altezza del
grattacielo di De Matthaeis. Sullo sviluppo in altezza della zona bassa si sono
attivati ben tre sindaci, Marzi, Marini e Ottaviani. Quest’ultimo ha proceduto ad un’accelerazione del progetto.
I risultati sono visibili. Da De Matthaeis a Via Aldo Moro, a Via Mastruccia, dalla zona del Matusa, fino
alla stazione è tutto un rifiorire di alti palazzoni che grazie ai buoni uffici
di imprenditori edili che hanno a cuore il bene della città, si slanciano fino al confine del cielo.
Ma un progetto così importante non può essere portato a termine solo dagli
uomini, è necessario l’aiuto anche del trascendente, della divinità. Non è un
caso che il nuovo sindaco continui ad offrire faraoniche professioni di devozione ai santi
protettori San Silverio e Sant’Ormisda, ai quali è demandato il compito di
occuparsi della parte alta della città. E qualche risultato dell’intervento dei santi
tanto invocati si comincia a vedere. Il crollo della parte di collina su cui
poggiano il viadotto Biondi e l’ascensore
inclinato, con la sua repentina e inaspettata
velocità, ha del miracoloso. E’ dunque
iniziata l’opera di livellamento della
parte alta con la parte bassa. Grazie alle preghiere che il sindaco Ottavini rivolge
quotidianamente ai santi protettori ,
non ci vorrà molto per godere della visione del parcheggio multipiano posto
alla stessa altezza della tribuna dello stadio Matusa. Mi rendo conto che scherzare in modo cinico sul crollo che ha
distrutto una parte del viadotto Biondi forse non è opportuno. Però la rabbia
di vedere sprofondare la città è tanta, per cui mi rifugio in un amaro sorriso per non piangere. Non è possibile vedere
fagocitare dal cemento intere porzioni di territorio urbano, sottratto all’utilizzo
dei cittadini, per favorire una speculazione edilizia atavica e incancrenita .
Su quel martoriato declivio dove si è sbriciolato il viadotto Biondi è stato
progettato di tutto, persino una pista artificiale da sci, per poi realizzare
un’opera come l’ascensore inclinato, dalle finalità apprezzabili, ma dalla
consistenza precaria e insicura considerata la fragile conformazione
del terreno sottostante. Mai si è
pensato ad opere di consolidamento della collina, mai si è pianificata una
messa in sicurezza generale di un territorio dalla particolare conformazione geologica.
Eppure avvisaglie si erano avute, con gli strani e sinistri smottamenti
verificatisi nel corso della costruzione del tunnel sotto l’alberata. Anche in relazione al progetto di modifica
urbanistica dell’area dei Piloni gli uffici tecnici competenti avevano messo in
guardia sulla pericolosità di violentare un terreno tufaceo come quello della nostra
città. Ma con le opere di manutenzione del territorio la speculazione edilizia
non decolla, non si possono fare i giochetti del cambio di destinazione d’uso urbanistico ,
e allora che si continui a costruire palazzi su
palazzi, che si perseveri nel cementificare, asfaltando anche preziosi
siti archeologici. Poi quando comincerà a crollare tutto ce la prenderemo con i
Santi Patroni che hanno tolto la mano da sotto la collina.
Dopo alcune ore la frana ha inghiottito la strada |
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