Il comune di Frosinone è al dissesto
finanziario. Il debito accertato ammonta
a 38
- 40 milioni di euro accumulato, a detta del sindaco Ottaviani, dalle
amministrazioni precedenti di centro sinistra. Entro aprile servono 11 milioni
di euro per le anticipazioni di cassa. Per l’assessore al bilancio Mastrangeli non
c’è alternativa la giunta Ottaviani,
dopo aver annullato il fondo di tre milioni
stanziati dall’ex sindaco Marini
necessari al finanziamento della società in-house Servizi Strumentali, e conseguentemente licenziato i lavoratori della Multiservzi, deve ricorrere
al fondo Salva Comuni per recuperare almeno il denaro necessario utile ad aprile. Il fondo Salva Comuni è un supporto finanziario
alimentato con fondi anticipati dallo Stato
destinato a tutti gli enti locali in dissesto che ne faranno richiesta . Per i cittadini di Frosinone si prepara un
futuro lacrime e sangue. Infatti la normativa prevede, per il comune che accede
al prestito, la redazione di un piano di rientro della durata di 5 anni, monitorato
costantemente dalla Corte dei Conti che acquisisce anche poteri sanzionatori verso
le amministrazioni inadempienti. E’ necessario
pianificare un programma con rigidi criteri di risanamento e di
risparmi di spesa. A tal proposito si impone il taglio di almeno il 30% delle spese per beni e servizi da erogare alla collettività,
e la drastica riduzione del personale.
Inoltre l’ente interessato può aumentare le tasse “nella misura massima consentita anche in deroga ad eventuali
limitazioni” così recita il testo.
Non a caso già a giugno è previsto l’aumento
del 30% sulla Tarsu. Balzello che cambierà nome (Tares) e che prevede oltre al pagamento per lo smaltimento
dei rifiuti anche la tassa sul’illuminazione e sulla manutenzione delle strade.
E’ il modello Grecia che viene importato anche per gli enti locali nostrani .
Frosinone come Atene e dal momento che
nella nostra città non c’è traccia di indignados, prepariamoci a donare il
sangue oltre che alla Patria anche alla nostra città. Comunque l’ineluttabilità
di questa misura draconiana non convince. Dal momento che Frosinone è
costantemente agli ultimi posti nelle classifiche di vivibilità fra le città
Italiane, né si può affermare che la qualità e il costo dei servizi sia così
favorevole per la collettività. Considerato che da tempo immemorabile la città
è priva di un teatro pubblico , le rappresentazioni si svolgono in una ex
palestra, che gli edifici scolastici sono fatiscenti, anche quelli costruiti da
poco, è evidente che l’ammanco non è dovuto ad un eccesso di spesa ma ad una
carenza di entrate determinata sia dalla mancata riscossione di tributi sia dal progressivo depauperamento delle risorse
provenienti dalla regione e dallo Stato . L’attuale giunta declina ogni
responsabilità e imputa il dissesto ai sindaci che l’hanno preceduta, cosa in
gran parte vera. Ma logica di buona amministrazione vorrebbe che i nuovi
assessori procedessero ad una profonda
analisi di bilancio e si attrezzassero, finalmente, per risanare la situazione. Come? Valutando la legittimità
dei debiti contratti dalle giunte
precedenti con la possibilità di bloccarne il pagamento in caso dell’emergere
di situazioni poco chiare e soprattutto esigendo improrogabilmente il pagamento
dei crediti da chi per decenni ha potuto
disporre liberamente del territorio cittadino per alimentare la peggiore
speculazione edilizia. Ma è del tutto evidente che questa ipotesi non è
percorribile. La sottomissione ai grandi costruttori è un atteggiamento proprio sia del centro sinistra che del centro
destra . Addirittura i grandi elettori dell’attuale
sindaco, le nobili caste edili della
città, da tempo hanno chiesto al comune lo sblocco di un milione e mezzo di
volumetrie, da pagare non con gli oneri concessori, ma con la promesse di
realizzare, nel mese del poi e nell’anno del mai, a mezzo project financing, opere di interesse
per la cittadinanza frusinate, giardini, piazze e ascensori vari. Interventi necessarie a recuperare una parte dei 230
milioni di euro stanziati dallo stato a favore quei comuni che avessero
pianificato opere di riqualificazione
del territorio. Se il comune di
Frosinone sia riuscito ad ottenere quei soldi non è dato sapere, probabilmente l’esito è stato negativo, ma
intanto questo escamotage è servito per cedere gratis ingenti porzioni di città ai soliti noti. E’
dunque realistico credere in un impegno di questo comune diverso da chi lo ha
preceduto nell’esigere quanto dovuto? Evidentemente
no. E’ più facile spremere all’inverosimile i propri cittadini già stremati
dalla voracità dello Stato centrale. E allora? E allora serve che almeno qualche indignados scenda in piazza
e chieda conto di questo dissesto. Urge pretendere
dal sindaco di poter accedere ai bilanci
e fare pressioni affinchè chi fino ad oggi non ha pagato paghi. E’ urgente
premere affinché il sindaco stesso si
attivi con altre amministrazioni comunali per contestare il patto di stabilità e se
necessario non rispettarlo. Queste cose erano nel programma con cui ci eravamo
candidati alle elezioni comunali l’anno scorso . Furono considerate da alleati e avversari
troppo sovversive. Oggi le conseguenze disastrose sono sotto gli occhi di tutti
. Ma è inutile rivangare. Ora serve che un pugno di indignados cominci a
reagire, a pretendere che paghi finalmente chi non ha mai pagato . Che Piazza
VI Dicembre diventi la Piazza Syntagma ciociara.
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