C’era una volta nella terza era geologica berlusconiana un politicozzo ruspantello grassottello di provincia che grazie alla favorevole congiuntura dei tempi fu eletto deputato. Non contento, sfruttando anche la totale subordinazione dei suoi concittadini al tragicomico e cialtronesco regno del nano lombardo suo mentore , il nostro eroe riuscì a diventare anche presidente della Provincia. Il tapino preso dalla voglia di governare per il bene del suo popolo non si accorse che essendo già parlamentare non poteva essere anche presidente provinciale . La cosa passò praticamente sotto silenzio perché neanche i suoi oppositori si dannarono più di tanto per far rispettare la legge e men che meno i cittadini contenti di essere comandati da uno così attento ai bisogni dei suoi elettori e pronto ad elargire regalie agli amici più fidati. Del resto i cortigiani del consiglio provinciale guidati dal politicozzo ruspantello grassottello, a parte la devastazione degli istituti scolastici del territorio , di danni grossi non ne fecero. Anche perché riunendosi una volta ogni tanto, così giusto per farsi una briscoletta fra amici e per giustificare il lauto gettone di presenza, avevano poco da far disastri. Dopo qualche anno a seguito di una momentanea caduta in disgrazia del nano lombardo e della voracità dei suoi cortigiani regionali che si stavano mangiando la faccia fra di loro, a causa del nuovo corso imposto da un feroce tagliatore di teste sostituitosi alle allegre comari di Arcore il quale si era messo intesta di abolire le province, il politicozzo ruspantello grassottello entrò in una profonda crisi morale. Si rese improvvisamente conto che la sua presenza sullo scranno più alto del governo provinciale era effettivamente illegale. Così folgorato sulla via della Pisana si scagliò contro i suoi cortigiani accusati di non averlo avvisato che la sua presidenza era un grave abuso e anzi li obbligò a decretare la sua cacciata dal soglio provinciale. I cortigiani con solerzia e dedizioni si affrettarono a decretare il politicozzo ruspantello grassottello decaduto dalla carica di governatore della provincia. Fortunatamente per il nostro eroe l’abbandono con disonore di un assise creava l’opportunità , ma vedi a volte i casi della vita, di entrare in un'altra assise ben più importante, quella regionale. Opportunità che non si sarebbe creata se il Nostro fosse rimasto ancorato alla poltrona provinciale. Disgraziatamente il politicozzo, ruspantello, grassottello non riuscì nell’impresa di replicare i successi provinciali, gabbato da un parente serpente molto più navigato nel dosare elargizioni e privilegi alla sua corte formata per lo più da sindaci amici. Fu così che il politicozzo ruspantello grassottello rimase senza poltrona . Deluso e sconfitto si stava rassegnando alla vita grama del trombato. Ma gli amici si vedono nel momento del bisogno. Fu così che i vecchi cortigiani provinciali, dopo essersi fustigati a sangue ammisero di essersi rincoglioniti nel defenestrare il politicozzo ruspantello grassottello dalla congrega provinciale e si misero a disposizione per riportare alla loro testa il trombato regionale. Ma come sarebbe stato possibile far diventare presidente uno che non era neanche più abilitato a stare nel consiglio provinciale perché fatto decadere da quegli stessi masnadieri che ora ne volevano il reintegro? Semplice perché assessori, consiglieri di maggioranza e poiticozzo ruspantello grassottello fanno parte del partito guidato dal guitto di Arcore novello cecato del San Raffaele, il partito delle libertà, ovvero le libertà per lor signori di fare un po’ come cazzo gli pare, fregandosene delle leggi e calpestando i diritti degli altri. Tanto nessuno gli dice nulla. Perché quando la corte di ZERI del Nano cecato ha inscenato l’indegna gazzarra nel tribunale di Milano per difendere il sacrosanto diritto del padrone di rimanere impunito anche se venisse accertato che è un puttaniere, un ladro, un mentitore e un golpista , qualcuno si è lamentato? Giammai, anzi il presidente delle Repubblica pur deplorando la carnevalata, ha difeso la prerogativa di un puttaniere, ladro e golpista di diventare presidente del Senato. Per tornare al politicozzo ruspantello grassottello, aggiungiamo che i funzionari della prefettura hanno ribadito il concetto che la delibera di decadenza essendo sacrosanta non era più emendabile, per cui il gesto di generosità dei cortigiani provinciali si rivelò inutile e il politicozzo ruspantelllo grassottello rimarrà a casa trombato, a meno che, sulla falsa riga della rivolta degli ZERI al tribunale di Milano i compagni di merende provinciali del politicozzo ruspantello grassottello, non decidano di organizzare un sit - in presso la prefettura di Frosinone per invocare il rinsediamento del loro capo. Sarebbe un fatto grave e contro la legge, ma si sa i cortigiani del partito delle libertà, hanno la libertà di fare un po’ come cazzo gli pare, tanto nessun gli dice niente.
Le rovine
"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"
Buenaventura Durruti
giovedì 14 marzo 2013
Una storiella di Provincia
Luciano Granieri
C’era una volta nella terza era geologica berlusconiana un politicozzo ruspantello grassottello di provincia che grazie alla favorevole congiuntura dei tempi fu eletto deputato. Non contento, sfruttando anche la totale subordinazione dei suoi concittadini al tragicomico e cialtronesco regno del nano lombardo suo mentore , il nostro eroe riuscì a diventare anche presidente della Provincia. Il tapino preso dalla voglia di governare per il bene del suo popolo non si accorse che essendo già parlamentare non poteva essere anche presidente provinciale . La cosa passò praticamente sotto silenzio perché neanche i suoi oppositori si dannarono più di tanto per far rispettare la legge e men che meno i cittadini contenti di essere comandati da uno così attento ai bisogni dei suoi elettori e pronto ad elargire regalie agli amici più fidati. Del resto i cortigiani del consiglio provinciale guidati dal politicozzo ruspantello grassottello, a parte la devastazione degli istituti scolastici del territorio , di danni grossi non ne fecero. Anche perché riunendosi una volta ogni tanto, così giusto per farsi una briscoletta fra amici e per giustificare il lauto gettone di presenza, avevano poco da far disastri. Dopo qualche anno a seguito di una momentanea caduta in disgrazia del nano lombardo e della voracità dei suoi cortigiani regionali che si stavano mangiando la faccia fra di loro, a causa del nuovo corso imposto da un feroce tagliatore di teste sostituitosi alle allegre comari di Arcore il quale si era messo intesta di abolire le province, il politicozzo ruspantello grassottello entrò in una profonda crisi morale. Si rese improvvisamente conto che la sua presenza sullo scranno più alto del governo provinciale era effettivamente illegale. Così folgorato sulla via della Pisana si scagliò contro i suoi cortigiani accusati di non averlo avvisato che la sua presidenza era un grave abuso e anzi li obbligò a decretare la sua cacciata dal soglio provinciale. I cortigiani con solerzia e dedizioni si affrettarono a decretare il politicozzo ruspantello grassottello decaduto dalla carica di governatore della provincia. Fortunatamente per il nostro eroe l’abbandono con disonore di un assise creava l’opportunità , ma vedi a volte i casi della vita, di entrare in un'altra assise ben più importante, quella regionale. Opportunità che non si sarebbe creata se il Nostro fosse rimasto ancorato alla poltrona provinciale. Disgraziatamente il politicozzo, ruspantello, grassottello non riuscì nell’impresa di replicare i successi provinciali, gabbato da un parente serpente molto più navigato nel dosare elargizioni e privilegi alla sua corte formata per lo più da sindaci amici. Fu così che il politicozzo ruspantello grassottello rimase senza poltrona . Deluso e sconfitto si stava rassegnando alla vita grama del trombato. Ma gli amici si vedono nel momento del bisogno. Fu così che i vecchi cortigiani provinciali, dopo essersi fustigati a sangue ammisero di essersi rincoglioniti nel defenestrare il politicozzo ruspantello grassottello dalla congrega provinciale e si misero a disposizione per riportare alla loro testa il trombato regionale. Ma come sarebbe stato possibile far diventare presidente uno che non era neanche più abilitato a stare nel consiglio provinciale perché fatto decadere da quegli stessi masnadieri che ora ne volevano il reintegro? Semplice perché assessori, consiglieri di maggioranza e poiticozzo ruspantello grassottello fanno parte del partito guidato dal guitto di Arcore novello cecato del San Raffaele, il partito delle libertà, ovvero le libertà per lor signori di fare un po’ come cazzo gli pare, fregandosene delle leggi e calpestando i diritti degli altri. Tanto nessuno gli dice nulla. Perché quando la corte di ZERI del Nano cecato ha inscenato l’indegna gazzarra nel tribunale di Milano per difendere il sacrosanto diritto del padrone di rimanere impunito anche se venisse accertato che è un puttaniere, un ladro, un mentitore e un golpista , qualcuno si è lamentato? Giammai, anzi il presidente delle Repubblica pur deplorando la carnevalata, ha difeso la prerogativa di un puttaniere, ladro e golpista di diventare presidente del Senato. Per tornare al politicozzo ruspantello grassottello, aggiungiamo che i funzionari della prefettura hanno ribadito il concetto che la delibera di decadenza essendo sacrosanta non era più emendabile, per cui il gesto di generosità dei cortigiani provinciali si rivelò inutile e il politicozzo ruspantelllo grassottello rimarrà a casa trombato, a meno che, sulla falsa riga della rivolta degli ZERI al tribunale di Milano i compagni di merende provinciali del politicozzo ruspantello grassottello, non decidano di organizzare un sit - in presso la prefettura di Frosinone per invocare il rinsediamento del loro capo. Sarebbe un fatto grave e contro la legge, ma si sa i cortigiani del partito delle libertà, hanno la libertà di fare un po’ come cazzo gli pare, tanto nessun gli dice niente.
C’era una volta nella terza era geologica berlusconiana un politicozzo ruspantello grassottello di provincia che grazie alla favorevole congiuntura dei tempi fu eletto deputato. Non contento, sfruttando anche la totale subordinazione dei suoi concittadini al tragicomico e cialtronesco regno del nano lombardo suo mentore , il nostro eroe riuscì a diventare anche presidente della Provincia. Il tapino preso dalla voglia di governare per il bene del suo popolo non si accorse che essendo già parlamentare non poteva essere anche presidente provinciale . La cosa passò praticamente sotto silenzio perché neanche i suoi oppositori si dannarono più di tanto per far rispettare la legge e men che meno i cittadini contenti di essere comandati da uno così attento ai bisogni dei suoi elettori e pronto ad elargire regalie agli amici più fidati. Del resto i cortigiani del consiglio provinciale guidati dal politicozzo ruspantello grassottello, a parte la devastazione degli istituti scolastici del territorio , di danni grossi non ne fecero. Anche perché riunendosi una volta ogni tanto, così giusto per farsi una briscoletta fra amici e per giustificare il lauto gettone di presenza, avevano poco da far disastri. Dopo qualche anno a seguito di una momentanea caduta in disgrazia del nano lombardo e della voracità dei suoi cortigiani regionali che si stavano mangiando la faccia fra di loro, a causa del nuovo corso imposto da un feroce tagliatore di teste sostituitosi alle allegre comari di Arcore il quale si era messo intesta di abolire le province, il politicozzo ruspantello grassottello entrò in una profonda crisi morale. Si rese improvvisamente conto che la sua presenza sullo scranno più alto del governo provinciale era effettivamente illegale. Così folgorato sulla via della Pisana si scagliò contro i suoi cortigiani accusati di non averlo avvisato che la sua presidenza era un grave abuso e anzi li obbligò a decretare la sua cacciata dal soglio provinciale. I cortigiani con solerzia e dedizioni si affrettarono a decretare il politicozzo ruspantello grassottello decaduto dalla carica di governatore della provincia. Fortunatamente per il nostro eroe l’abbandono con disonore di un assise creava l’opportunità , ma vedi a volte i casi della vita, di entrare in un'altra assise ben più importante, quella regionale. Opportunità che non si sarebbe creata se il Nostro fosse rimasto ancorato alla poltrona provinciale. Disgraziatamente il politicozzo, ruspantello, grassottello non riuscì nell’impresa di replicare i successi provinciali, gabbato da un parente serpente molto più navigato nel dosare elargizioni e privilegi alla sua corte formata per lo più da sindaci amici. Fu così che il politicozzo ruspantello grassottello rimase senza poltrona . Deluso e sconfitto si stava rassegnando alla vita grama del trombato. Ma gli amici si vedono nel momento del bisogno. Fu così che i vecchi cortigiani provinciali, dopo essersi fustigati a sangue ammisero di essersi rincoglioniti nel defenestrare il politicozzo ruspantello grassottello dalla congrega provinciale e si misero a disposizione per riportare alla loro testa il trombato regionale. Ma come sarebbe stato possibile far diventare presidente uno che non era neanche più abilitato a stare nel consiglio provinciale perché fatto decadere da quegli stessi masnadieri che ora ne volevano il reintegro? Semplice perché assessori, consiglieri di maggioranza e poiticozzo ruspantello grassottello fanno parte del partito guidato dal guitto di Arcore novello cecato del San Raffaele, il partito delle libertà, ovvero le libertà per lor signori di fare un po’ come cazzo gli pare, fregandosene delle leggi e calpestando i diritti degli altri. Tanto nessuno gli dice nulla. Perché quando la corte di ZERI del Nano cecato ha inscenato l’indegna gazzarra nel tribunale di Milano per difendere il sacrosanto diritto del padrone di rimanere impunito anche se venisse accertato che è un puttaniere, un ladro, un mentitore e un golpista , qualcuno si è lamentato? Giammai, anzi il presidente delle Repubblica pur deplorando la carnevalata, ha difeso la prerogativa di un puttaniere, ladro e golpista di diventare presidente del Senato. Per tornare al politicozzo ruspantello grassottello, aggiungiamo che i funzionari della prefettura hanno ribadito il concetto che la delibera di decadenza essendo sacrosanta non era più emendabile, per cui il gesto di generosità dei cortigiani provinciali si rivelò inutile e il politicozzo ruspantelllo grassottello rimarrà a casa trombato, a meno che, sulla falsa riga della rivolta degli ZERI al tribunale di Milano i compagni di merende provinciali del politicozzo ruspantello grassottello, non decidano di organizzare un sit - in presso la prefettura di Frosinone per invocare il rinsediamento del loro capo. Sarebbe un fatto grave e contro la legge, ma si sa i cortigiani del partito delle libertà, hanno la libertà di fare un po’ come cazzo gli pare, tanto nessun gli dice niente.
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