Blocco notes la redattrice di Aut questa volta ha incontrato una giovanissima scrittrice CORINNA PINCHERLE, L'autrice di ''esseri umani''edizioni Iredeventi di LUCA CARBONARA. ''ESSERI UMANI'' è l' opera prima di una scrittrice, che ama presentarsi in un modo insolito''sono nata in un paese bizzarro, passando l' infanzia e l' adolescenza a tentare di inserirsi negli inverosimibili schemi sociali degli indigeni del pianeta con risultati soddisfacenti, imparando l' assurda arte del pianto e la tecnica del ridere o viceversa....Con poche parole riesce a comprendere il significato della gelosia, della libertà e del pudore. Impara a sfruttare il vento per correre sull' acqua e a baciare un altro essere umano per sentirne l' odore più da vicino.Vive in una città chiamata ROMA.......La location dell' incontro è Ithaca, nel cuore del centro storico'' esseri umani'' è un libro di fantascienza, ma appena socializzi con i protagonisti ti sembrano meno alieni degli esseri viventi. La scrittura di Corinna è particolare , è una donna che dà voce spesso ad un io narrante maschile, una scrittura cinematografica,dove senti scorrere i cinque sensi.Un libro che apre numerosi interrogativi, perché una giovanissima fugge nella fantascienza???? Ma nel fuggire intravedi uno strano ottimismo, una speranza e nello stesso tempo una speranza , come se volesse svegliare delle coscienze addormentate, scuoterle dal torpore.Il suo primo racconto l' ha scritto a sedici anni, legge tanto , ma scopri subito la passione per il genere.Una presentazione particolare, petche i personaggi di Corinna si sono materializzati con la voce di Giovanna e Roberto, proprio durante la pausa del concerto dei MALASOUND......Un libro da leggere, un libro per riflettere sugli scenari apocalittici, un libro in cui ti sembra che il vicino di casa è più impenetrabile dell' alieno e nei momenti di CAOS TI VIENE VOGLIA DI CORRERE VERSO AQUARIA8 scritto proprio cosi) che ti sembra cosi reale nella babele linguistica,nello spaesamento.
sabato 4 dicembre 2010
venerdì 3 dicembre 2010
Sapienza in mobilitazione: "Blocchiamo la riforma e sfiduciamo il Governo"
Comunicato dagli studenti in mobilitazione all'Università La Sapienza di Roma. Dopo le grandi manifestazioni del 30, prossimo obiettivo è il 14 dicembre
La straordinaria giornata di ieri, 30 novembre 2010, di conflitto e di opposizione al Ddl Gelmini è stata la migliore risposta possibile all’arroganza con la quale un Governo in evidente crisi continua cieco nell’imposizione di una Riforma che studenti, ricercatori e dottorandi rifiutano con forza.
Alla dismissione dell’Università pubblica, alla cancellazione del Diritto allo studio, all’insopportabile militarizzazione della città, decine di migliaia di studenti, precari e ricercatori non si sono fermati: la rabbia e l’indignazione verso chi sta negando diritti e futuro ad un’intera generazione si sono espresse con forza e con determinazione. In tutta Italia grandi manifestazioni, il blocco delle autostrade, l’occupazione dei binari di venti stazioni, il blocco del traffico e i cortei selvaggi hanno caratterizzato una delle più forti giornate di mobilitazione degli ultimi anni.
Da queste settimane emerge un dato molto chiaro: il Paese è tutt’altro che pacificato. Ieri in piazza 400.000 studenti in tutta Italia, con il consenso della società civile, hanno espresso con forza e radicalità il dissenso nei confronti delle politiche del Governo: a violare le zone rosse, a bloccare le autostrade e le stazioni c’era tutta una generazione che non è più disposta ad essere precaria e ricattabile.
L’approvazione del Ddl Gelmini alla Camera non segnerà la fine delle mobilitazioni: a questo atto arrogante seguirà una risposta ancora più forte. Il giorno della discussione in Senato torneremo ancora più numerosi e determinati a bloccare le Università, le strade e ad assediare i palazzi del potere.
Crediamo che la forza del conflitto sociale che si sta esprimendo in Italia, nelle Università, nei luoghi di lavoro, nelle lotte dei migranti, delle donne, dei movimenti sociali, contro la privatizzazione dell’acqua e per i beni comuni, sarà determinante per la fine di questo Esecutivo: per questo il 14 dicembre, giorno della votazione della Fiducia, assedieremo Montecitorio per ribadire che questo Governo non verrà sfiduciato da intrighi di palazzo, ma dalla lotta di tutte quelle forze sociali non vogliono più subire e pagare la crisi ogni giorno.
IL DOSSIER SULLA RIVOLTA STUDENTESCA
a cura di Fabiana Stefanoni, insegnante precaria della Lega internazionale dei lavoratori
Dopo le mobilitazioni della settimana scorsa, la cui radicalità è efficacemente sintetizzata delle immagini degli studenti che hanno assaltato il Senato, le lotte contro il Ddl Gelmini sono di nuovo esplose con forza martedì, il giorno della votazione finale in aula. Almeno un milione di studenti, ricercatori, precari, docenti sono scesi in piazza per dire no ai tagli e alla drastica accelerazione dei processi di privatizzazione dell’istruzione pubblica. Dopo il taglio di 180 mila lavoratori precari della Scuola, il blocco degli scatti stipendiali per i lavoratori del pubblico impiego (insegnanti e ricercatori inclusi), la distruzione dell’istruzione pubblica secondaria con la cosiddetta “riforma” delle Scuole superiori, è ora la volta della cancellazione definitiva dell’università pubblica.
Centrodestra e centrosinistra uniti nelle privatizzazioni
Dopo decenni di leggi bipartisan (da Berlinguer a Fioroni per il centrosinistra, dalla Moratti alla Gelmini per il centrodestra) che hanno smantellato la scuola pubblica e accelerato i processi di privatizzazione, oggi il governo Berlusconi infligge il colpo finale all’Università statale. Il Ddl che è stato approvato prevede il drastico taglio dei finanziamenti agli atenei: quelli con i bilanci in rosso non solo vedranno ridimensionate le risorse economiche ma rischiano il commissariamento. Verranno introdotti in tutte le università dei consigli di amministrazione, aperti alla partecipazione di banche e imprese, che trasformeranno l’istruzione universitaria in un’occasione di investimento per il capitale privato. La conseguenze immediata sarà un aumento stratosferico delle rette universitarie: per compensare i tagli del governo le tasse si innalzeranno sensibilmente, con la conseguente impossibilità per i figli della classe operaia di accedere a una formazione universitaria.
Tutto questo è la logica conseguenza delle leggi di autonomia varate precedentemente dai governi di centrosinistra: anche per questo sono ipocrite e ridicole le esternazioni dei vari Bersani, Vendola, Di Pietro e Ferrero a sostegno dei ricercatori e degli studenti. Per fare un solo esempio, il decreto che ha per primo trasformato gli istituti scolastici in fondazioni di diritto privato porta il nome proprio di Bersani (la stretta di mano del segretario del Pd ai precari della ricerca è come il bacio di Giuda!).
A tutto questo vanno aggiunti sia il taglio delle borse di studio (ormai si parla solo di qualche “prestito” a vantaggio dei più… “meritevoli”) sia il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato dei ricercatori (si parla di contratti triennali rinnovabili per solo due volte, dopo o si è assunti – prospettiva decisamente improbabile, visto il blocco del turnover – oppure licenziati). La beffa sta nel fatto che, mentre aumenta il carico di lavoro per i docenti precari, diminuiscono gli stipendi e le garanzie per il futuro: è in atto il licenziamento senza liquidazione di migliaia di borsisti e dottorandi che hanno svolto per decenni attività di ricerca in cambio di misere borse di studio.
Dopo decenni di leggi bipartisan (da Berlinguer a Fioroni per il centrosinistra, dalla Moratti alla Gelmini per il centrodestra) che hanno smantellato la scuola pubblica e accelerato i processi di privatizzazione, oggi il governo Berlusconi infligge il colpo finale all’Università statale. Il Ddl che è stato approvato prevede il drastico taglio dei finanziamenti agli atenei: quelli con i bilanci in rosso non solo vedranno ridimensionate le risorse economiche ma rischiano il commissariamento. Verranno introdotti in tutte le università dei consigli di amministrazione, aperti alla partecipazione di banche e imprese, che trasformeranno l’istruzione universitaria in un’occasione di investimento per il capitale privato. La conseguenze immediata sarà un aumento stratosferico delle rette universitarie: per compensare i tagli del governo le tasse si innalzeranno sensibilmente, con la conseguente impossibilità per i figli della classe operaia di accedere a una formazione universitaria.
Tutto questo è la logica conseguenza delle leggi di autonomia varate precedentemente dai governi di centrosinistra: anche per questo sono ipocrite e ridicole le esternazioni dei vari Bersani, Vendola, Di Pietro e Ferrero a sostegno dei ricercatori e degli studenti. Per fare un solo esempio, il decreto che ha per primo trasformato gli istituti scolastici in fondazioni di diritto privato porta il nome proprio di Bersani (la stretta di mano del segretario del Pd ai precari della ricerca è come il bacio di Giuda!).
A tutto questo vanno aggiunti sia il taglio delle borse di studio (ormai si parla solo di qualche “prestito” a vantaggio dei più… “meritevoli”) sia il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato dei ricercatori (si parla di contratti triennali rinnovabili per solo due volte, dopo o si è assunti – prospettiva decisamente improbabile, visto il blocco del turnover – oppure licenziati). La beffa sta nel fatto che, mentre aumenta il carico di lavoro per i docenti precari, diminuiscono gli stipendi e le garanzie per il futuro: è in atto il licenziamento senza liquidazione di migliaia di borsisti e dottorandi che hanno svolto per decenni attività di ricerca in cambio di misere borse di studio.
L’esplosione delle lotte: un monito per governi e padronato
In tutta Europa le lotte studentesche stanno esplodendo con una forza che non si vedeva da decenni. A Londra le manifestazioni studentesche sono pressoché quotidiane, con tanto di assalto ai palazzi governativi. In Francia, in tutte le città, esistono coordinamenti di lotta tra operai e studenti. Anche in Italia in questi giorni masse di studenti, insieme a ricercatori e docenti precari, hanno invaso le strade e le piazze delle principali città italiane. Nella sola giornata di martedì centinaia di migliaia di giovanissimi hanno letteralmente, parafrasando uno degli slogan lanciati in questi giorni, “bloccato le città”: a Bologna migliaia di studenti hanno creato una barriera umana sull’autostrada, a Pisa, Genova, Padova, Cosenza le stazioni dei treni sono state invase dall’onda studentesca. Sono centinaia e centinaia le facoltà e gli istituti superiori occupati: si sono mobilitati anche quegli atenei, come Bergamo e Brescia, che negli ultimi decenni non avevano conosciuto alcun momento di protesta. Significativamente, la forza d’urto delle lotte studentesche ignora anche l’inasprimento delle leggi di sicurezza voluto da Maroni (con le pesanti sanzioni penali inferte a chi blocca il traffico e la viabilità): è la dimostrazione che solo con la mobilitazione di massa si possono ribaltare i rapporti di forza. Come la settimana scorsa, il centro della protesta è Roma. Gli studenti, in massa, hanno cercato di assediare il Parlamento: la polizia, schierata in forze, ha bloccato la fiumana umana sbarrando l’ingresso di Montecitorio con le camionette. Ma gli studenti non si sono fermati e hanno cercato di rovesciarle.
In tutta Europa le lotte studentesche stanno esplodendo con una forza che non si vedeva da decenni. A Londra le manifestazioni studentesche sono pressoché quotidiane, con tanto di assalto ai palazzi governativi. In Francia, in tutte le città, esistono coordinamenti di lotta tra operai e studenti. Anche in Italia in questi giorni masse di studenti, insieme a ricercatori e docenti precari, hanno invaso le strade e le piazze delle principali città italiane. Nella sola giornata di martedì centinaia di migliaia di giovanissimi hanno letteralmente, parafrasando uno degli slogan lanciati in questi giorni, “bloccato le città”: a Bologna migliaia di studenti hanno creato una barriera umana sull’autostrada, a Pisa, Genova, Padova, Cosenza le stazioni dei treni sono state invase dall’onda studentesca. Sono centinaia e centinaia le facoltà e gli istituti superiori occupati: si sono mobilitati anche quegli atenei, come Bergamo e Brescia, che negli ultimi decenni non avevano conosciuto alcun momento di protesta. Significativamente, la forza d’urto delle lotte studentesche ignora anche l’inasprimento delle leggi di sicurezza voluto da Maroni (con le pesanti sanzioni penali inferte a chi blocca il traffico e la viabilità): è la dimostrazione che solo con la mobilitazione di massa si possono ribaltare i rapporti di forza. Come la settimana scorsa, il centro della protesta è Roma. Gli studenti, in massa, hanno cercato di assediare il Parlamento: la polizia, schierata in forze, ha bloccato la fiumana umana sbarrando l’ingresso di Montecitorio con le camionette. Ma gli studenti non si sono fermati e hanno cercato di rovesciarle.
E ora sciopero!Gli slogan degli studenti dimostrano una maggiore consapevolezza rispetto agli anni passati. Le sconfitte subite, incluso l’avvenuta approvazione del Ddl proprio nella giornata di martedì, dimostrano ai giovani che non è lecito aspettarsi nulla dai partiti di governo né dai loro interlocutori parlamentari e governativi. Per questo oggi gli studenti gridano: “noi la crisi non la paghiamo” o “riprendiamoci il futuro”. Tra le parole fa capolino la consapevolezza che questo sistema economico e sociale non offre nulla alle giovani generazioni. Ma nessuna rivendicazione potrà trovare ascolto o essere vincente se la lotta degli studenti non si salda a quella dei lavoratori. Occorre costruire un grande sciopero generale europeo, a partire dal quale dare vita a un percorso di lotte a oltranza che, con l’occupazione delle fabbriche e la creazione di comitati di lotta in tutti i luoghi di lavoro, rovesci i rapporti di forza a favore delle masse proletarie. La crisi del capitalismo mostra, sulla pelle dei giovani e degli operai, che solo l’abbattimento di questo sistema economico e la costruzione di un’economia socialista potranno garantire un futuro alle giovani generazioni.
Riportiamo alcuni brevi reportage di lotta, inviati al nostro sito dai compagni e dalle compagne
di Alternativa Comunista attivi nelle mobilitazioni studentesche
Roma: assalto al Parlamento! Corrispondenza di Claudio Mastrogiulio, studente dell’Università La Sapienza di Roma
Gli studenti, con tutta la loro radicalità, finalmente irrompono nello stantio panorama politico italiano. In particolare a Roma, migliaia di studenti medi e universitari hanno paralizzato la città. Il corteo degli universitari è partito in tarda mattinata dall’università La Sapienza, per percorrere gran parte della città, fino ad arrivare nei pressi di Montecitorio. Il dispiegamento di forze ordinato dal titolare dell’Interno Maroni è stata una provocazione inaccettabile a cui il corteo ha giustamente risposto con il tentativo di violare la cosiddetta “zona rossa”. La polizia, non sapendo far altro che manganellare chi lotta per i propri diritti, ha caricato la folla inerme ed ha addirittura fermato uno studente. Successivamente, il corteo si è spostato verso la stazione Termini, e nel tragitto è stato oggetto della solidarietà di gran parte dei passanti (nella fattispecie automobilisti, solitamente infastiditi dai problemi di traffico creati da manifestazioni spontanee), per finire ad occupare una decina degli oltre venti binari della Stazione Termini. In pratica, oggi gli studenti hanno dato una vera e propria dimostrazione di forza, rispondendo con la lotta alle ingiustizie decretate da questa riforma filo-baronale e alle efferatezze che in questi giorni le forze dell’ordine stanno perpetrando nei confronti di questo movimento.
Gli studenti, con tutta la loro radicalità, finalmente irrompono nello stantio panorama politico italiano. In particolare a Roma, migliaia di studenti medi e universitari hanno paralizzato la città. Il corteo degli universitari è partito in tarda mattinata dall’università La Sapienza, per percorrere gran parte della città, fino ad arrivare nei pressi di Montecitorio. Il dispiegamento di forze ordinato dal titolare dell’Interno Maroni è stata una provocazione inaccettabile a cui il corteo ha giustamente risposto con il tentativo di violare la cosiddetta “zona rossa”. La polizia, non sapendo far altro che manganellare chi lotta per i propri diritti, ha caricato la folla inerme ed ha addirittura fermato uno studente. Successivamente, il corteo si è spostato verso la stazione Termini, e nel tragitto è stato oggetto della solidarietà di gran parte dei passanti (nella fattispecie automobilisti, solitamente infastiditi dai problemi di traffico creati da manifestazioni spontanee), per finire ad occupare una decina degli oltre venti binari della Stazione Termini. In pratica, oggi gli studenti hanno dato una vera e propria dimostrazione di forza, rispondendo con la lotta alle ingiustizie decretate da questa riforma filo-baronale e alle efferatezze che in questi giorni le forze dell’ordine stanno perpetrando nei confronti di questo movimento.
Torino: una mole di proteste! Di Giuliano Dall’Oglio, studente universitario in lotta a TorinoEbbene sì! Anche a Torino, come in tutte le altre città, gli studenti hanno ricaricato le batterie ed hanno dimostrato che il movimento studentesco torinese non è morto, anzi. Nel giro di un mese gli studenti appartenenti alle diverse facoltà hanno messo su occupazioni nei maggiori “centri di studio”: nelle mani degli studenti è caduto prima il Politecnico, in seguito è stata la volta di Palazzo Campana. Proprio la sede di Scienze rappresenta un simbolo della città perché proprio da lì partì il ’68 torinese che tanto fece tremare la borghesia. Nelle ultime settimane è stato occupato anche Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, dove gli studenti si ritrovano per confrontarsi e per partecipare alle numerose Assemblee d’Ateneo che si sono susseguite con maggior frequenza ed è stato laboratorio di espressione delle diverse voci delle facoltà.
L’escalation delle proteste ha toccato luoghi che erano stati tralasciati questi anni come la stazione di Porta Susa, il museo del Cinema interno alla Mole, sono stati occupati diverse volte i binari della stazione Porta Nuova, alcune fermate della metropolitana sono state bloccate per molto tempo. Un passo in più è stato fatto con il blocco della didattica, con il contatto con il pubblico anche grazie all’intervento nella presentazione del Tff al Teatro Regio e gli studenti si sono riversati in strada per fermare il traffico e a ciò si è anche aggiunto l’occupazione di diversi licei e scuole medie superiori, il tentativo di assalto al Palazzo della Regione e la contestazione al senatore Dell’Utri che presentava i diari del duce in una libreria.
L’escalation delle proteste ha toccato luoghi che erano stati tralasciati questi anni come la stazione di Porta Susa, il museo del Cinema interno alla Mole, sono stati occupati diverse volte i binari della stazione Porta Nuova, alcune fermate della metropolitana sono state bloccate per molto tempo. Un passo in più è stato fatto con il blocco della didattica, con il contatto con il pubblico anche grazie all’intervento nella presentazione del Tff al Teatro Regio e gli studenti si sono riversati in strada per fermare il traffico e a ciò si è anche aggiunto l’occupazione di diversi licei e scuole medie superiori, il tentativo di assalto al Palazzo della Regione e la contestazione al senatore Dell’Utri che presentava i diari del duce in una libreria.
Bologna: traffico bloccato! Corrispondenza di Anna Paduano, studentessa in lotta dell’Università di BolognaA Bologna gli studenti in mobilitazione hanno diviso in due l’Italia! Un lungo corteo di circa 10 mila studenti ha prima bloccato il traffico lungo i viali della città e si è poi diretto verso l’autostrada, bloccando il traffico in tutte le direzioni di marcia. Dopo questo blitz, il corteo è tornato in città, bloccando anche il traffico in tangenziale. Per finire: tutti in assemblea a Lettere. Una grande giornata di lotta, cominciata in mattinata con carichi di letame scaricati davanti alla sede del PdL. Ci sono stati anche scontri con la polizia e alcuni studenti sono rimasti feriti. Qui la lotta non ha alcuna intenzione di fermarsi.
Napoli: la protesta è contro Confindustria. Corrispondenza da Rogerio Freitas, dell’Universita di Napoli Napoli, ore 10 circa. Un corteo di studenti medi e universitari si avvia sotto una pioggia battente verso il lungo percorso fino alla sede della Confindustria. La difesa della scuola e della università pubbliche, di qualità e per tutti è il nocciolo delle rivendicazioni del corteo che si colora anche di facce variopinte e di una miriade di ombrelli aperti. Il corteo dopo circa due ore giunge in vista del mare e della sede della Confindustria, ritenuta a ragione ispiratrice dell’attacco al diritto allo studio, sia tramite la privatizzazione dell’Università e della ricerca sia tramite la riduzione drastica dei posti di lavoro, dei salari, delle pensioni. Alcuni studenti hanno inoltre occupato Palazzo Reale.
Vicenza, città in lotta. Corrispondenza dal collettivo studenti scuola pubblica - Vicenza Questa mattina come collettivo studenti scuola pubblica abbiamo lanciato la manifestazione che è stata anche autorganizzata dagli studenti delle varie scuole superiori con cortei spontanei da ogni istituto verso la stazione FS. Da qui siamo partiti in corteo non autorizzato lungo delle arterie principali del centro città con megafoni e striscioni per gridare la nostra contrarietà al Ddl Gelmini. Abbiamo manifestato per la difesa del diritto allo studio: le borse di studio secondo quanto previsto nel ddl infatti non saranno più erogate dallo Stato ma da una SpA sotto forma di prestito temporaneo (prestito d’onore) su base meritocratica e non più per criteri di reddito: potrà permettersi gli studi solo chi avrà la possibilità economica di sostenerli.
Inoltre abbiamo manifestato contro la privatizzazione di fatto dell’università avviata dal ddl sotto la forma mascherata del Cda con il 40% minimo di esterni privati che imporrà i percorsi didattici e di ricerca. Come studenti medi abbiamo voluto appoggiare la protesta degli universitari, visto che in un futuro non molto remoto toccherà anche a noi frequentare l'università che oggi la Gelmini vuole smantellare con questa riforma fatta di soli tagli, ispirata più dal ministero dell’economia di Tremonti che da quello dell’Istruzione, per cui la formazione è vista solo come un costo e non come una risorsa.
Protestiamo contro il ddl anche a Vicenza perché, anche se manca un collettivo di universitari, abbiamo il dovere di fare la nostra parte in una mobilitazione nazionale che in queste ore coinvolge tutti gli atenei del paese.
Condividiamo la proposta e l'occupazione dei diversi atenei e delle stazioni ferroviarie in molte città d'Italia. Anche a Vicenza ci siamo fatti sentire occupando parte del Liceo artistico Martini in città, organizzando assemblee e momenti di dibattito. Come in tutta Italia, proseguiremo a oltranza la mobilitazione affinché venga ritirato il ddl.
Inoltre abbiamo manifestato contro la privatizzazione di fatto dell’università avviata dal ddl sotto la forma mascherata del Cda con il 40% minimo di esterni privati che imporrà i percorsi didattici e di ricerca. Come studenti medi abbiamo voluto appoggiare la protesta degli universitari, visto che in un futuro non molto remoto toccherà anche a noi frequentare l'università che oggi la Gelmini vuole smantellare con questa riforma fatta di soli tagli, ispirata più dal ministero dell’economia di Tremonti che da quello dell’Istruzione, per cui la formazione è vista solo come un costo e non come una risorsa.
Protestiamo contro il ddl anche a Vicenza perché, anche se manca un collettivo di universitari, abbiamo il dovere di fare la nostra parte in una mobilitazione nazionale che in queste ore coinvolge tutti gli atenei del paese.
Condividiamo la proposta e l'occupazione dei diversi atenei e delle stazioni ferroviarie in molte città d'Italia. Anche a Vicenza ci siamo fatti sentire occupando parte del Liceo artistico Martini in città, organizzando assemblee e momenti di dibattito. Come in tutta Italia, proseguiremo a oltranza la mobilitazione affinché venga ritirato il ddl.
Cagliari in corteo. Corrispondenza di Diego Soru, studente in lotta dell’Università di CagliariNegli ultimi giorni anche a Cagliari il livello della protesta nel mondo dell'istruzione è piuttosto cresciuto. Un'assemblea tenutasi la scorsa settimana ha deciso che ieri si sarebbe svolto un volantinaggio itinerante che avrebbe toccato in forma di corteo diversi poli dell'Ateneo per concludersi di fronte al Rettorato: l'iniziativa è andata bene oltre ogni previsione ed in pochi minuti da una cinquantina di studenti si è arrivati a quattrocento circa. La sera stessa un altro possente corteo si è snodato per le vie della città e stamattina si è ripetuta l'esperienza della mattina precedente, con le stesse cifre ma stavolta arrivando nel centro di Cagliari e di fronte alla sede del Consiglio Regionale sardo (coinvolgendo praticamente tutti gli studenti che nelle facoltà guardavano in diretta la seduta di discussione del Dddl alla Camera). Nonostante l'approvazione del decreto gli studenti rimarranno in mobilitazione permanente, consci del fatto che la fase di rivolta sociale che si sta aprendo (a partire dai pastori che scenderanno in piazza il 7 dicembre) richiede una forte partecipazione e un'ulteriore espansione del movimento studentesco.
Bergamo: bloccata la città! Corrispondenza di Stefano Bonomi, della sezione bergamasca del PdACAnche a Bergamo la scuola protesta contro la riforma Gelmini. Dagli universitari ai ragazzi delle scuole superiori la città registra stamattina, martedì 30 novembre, mobilitazioni “diversificate”. A cominciare da quella degli studenti dell'istituto Natta: tutti a manifestare fuori dalla scuola mentre una ventina di loro sono saliti sul tetto dell'edificio scolastico esponendo vari striscioni tra i quali uno più che mai eloquente : "Ci vogliono ignoranti, ci avranno ribelli".
Invece la porta Sant'Agostino è bloccata da un'altra manifestazione, quella degli universitari che hanno creato un corteo-cordone dividendo di fatto la città bassa da quella alta. E’ stato un blitz a sorpresa, non comunicato alla questura, così come sta succedendo in tante altre città d’Italia. Tutti fermi e lunghe code in entrambi i sensi di marcia per più di un’ora. Gli studenti hanno rimediato una serie di insulti d’altri tempi, ma non hanno ceduto il passo. Seduti sotto la porta fino al momento del voto della riforma in aula. Solo dopo gli inviti della Digos i manifestanti hanno deciso di continuare la protesta in università senza creare ulteriori disagi ai cittadini. “Siamo un movimento che è nato spontaneamente – spiega uno degli organizzatori della manifestazione e abbiamo deciso di scendere in piazza perché anche Bergamo non può stare zitta di fronte a questa riforma che ci nega il diritto allo studio”. Manifestazione anche in centro, con il Movimento studentesco che ha bloccato per una decina di minuti Porta Nuova.
Invece la porta Sant'Agostino è bloccata da un'altra manifestazione, quella degli universitari che hanno creato un corteo-cordone dividendo di fatto la città bassa da quella alta. E’ stato un blitz a sorpresa, non comunicato alla questura, così come sta succedendo in tante altre città d’Italia. Tutti fermi e lunghe code in entrambi i sensi di marcia per più di un’ora. Gli studenti hanno rimediato una serie di insulti d’altri tempi, ma non hanno ceduto il passo. Seduti sotto la porta fino al momento del voto della riforma in aula. Solo dopo gli inviti della Digos i manifestanti hanno deciso di continuare la protesta in università senza creare ulteriori disagi ai cittadini. “Siamo un movimento che è nato spontaneamente – spiega uno degli organizzatori della manifestazione e abbiamo deciso di scendere in piazza perché anche Bergamo non può stare zitta di fronte a questa riforma che ci nega il diritto allo studio”. Manifestazione anche in centro, con il Movimento studentesco che ha bloccato per una decina di minuti Porta Nuova.
Le lotte contro il Ddl Gelmini in Puglia. Corrispondenza di Adriano Lotito, dei collettivi degli studenti mediIn questi giorni a Bari centinaia di studenti, dottorandi e ricercatori hanno occupato la facoltà di ingegneria del Politecnico per ribadire l’opposizione alla riforma universitaria del ministro Gelmini, mentre è ancora in corso l’occupazione dell’Ateneo e delle facoltà di giurisprudenza e scienze politiche. Si sono svolte assemblee interfacoltà e cortei interni. Le proteste hanno più volte mandato in tilt il traffico con occupazioni delle strade e dei corsi della città. Occupato simbolicamente anche il teatro Petruzzelli sulla cui facciata esterna è stato affisso uno striscione. Da una settimana mobilitazioni studentesche anche a Lecce, dove si sono svolti cortei e lezioni in piazza oltre all’occupazione dell’anfiteatro romano e di altri palazzi storici della città che hanno coinvolto migliaia di studenti. Anche a Foggia imperversano manifestazioni a difesa dell’università pubblica con l’occupazione da parte di un centinaio di studenti dei tetti del palazzo dove ha sede la Facoltà di Lettere e Filosofia.
Reggio Calabria: aula magna occupata. Corrispondenza di Carmelo Idone, studente universitarioDa oggi 30 novembre 2010 è un dato di fatto che la legge economica sulla cultura italiana è stata approvata. Pochi sanno che più che una legge a favore della rinascita culturale i signori del governo ci hanno proposto sul piatto d'argento un bellissimo portafogli da riempire,come se già non ci avessero spremuti abbastanza come dei splendidi e succulenti agrumi del sud. A Reggio Calabria i ragazzi della Mediterranea in seguito ad una riunione organizzata dal collettivo unirc e con ampia adesione anche di qualche professore hanno deciso di occupare l'aula magna di ateneo “Antonio Quistelli”. L'occupazione è iniziata dopo circa un’ora dalla riunione ed ancora mentre scrivo (30 novembre, tarda sera) l'aula è occupata. La nostra non è un occupazione solamente fisica, ma anche profondamente morale poiché il tempo che passiamo fra quelle mura non è mai banale, organizzando ripetuti interventi da parte degli studenti, dei professori e dei ricercatori. Sono dibattiti in cui si parla di problematiche forse irreversibili. Si organizzano eventi di creatività come suonate, proiezioni… insomma, tutto ciò che di buono una mente giovane ancora può sviluppare. Corriamo il rischio di avere un futuro poco promettente, e ancora oggi siamo in tempo per lottare contro chi non ha voglia di vedere nel futuro un’Italia migliore.
Anche a Salerno, studenti in lotta. Corrispondenza di Rossella Bosco.Dopo la manifestazione dell’8 ottobre, che aveva visto una buona partecipazione degli studenti salernitani, il 20 novembre, ad accogliere la Gelmini c'era un gruppo più piccolo, ma in compenso, non essendo egemonizzato come ad ottobre dall'apparato Pd-Cgil, molto determinato. Per cui quando le altre organizzazioni, inclusi i Cobas, si sono ritirati in buon ordine seguendo le indicazioni della polizia, i ragazzi sono rimasti a continuare il presidio, insieme a noi compagni del PdAC. Anche nel campus universitario di Fisciano, come sta avvenendo in gran parte degli altri atenei, sono saliti sui tetti studenti, precari e docenti. La protesta è continuata di nuovo martedì, sia in città che all' università, con la rappresentazione del "assassinio dello studio " da parte della Gelmini su mandato di Tremonti.
La Deco (Scala) di Castrocielo cesserà l'attività
di Pietro Ferone
“Quanto sta accadendo allo stabilimento Deco (Scala) di Castrocielo è veramente drammatico. Esprimo tutta la mia solidarietà e quella del partito che rappresento a tutti i lavoratori dello stabilimento”.
A parlare è Pietro Ferone, segretario cittadino del PdCI di Aquino in merito alle vicende che vedono protagonisti i vertici Deco e vittime inerti delle decisioni di 41 lavoratori dello stabilimento.
“La notizia di questi giorni è drammatica: non si può così abbandonare un sito e lasciare senza un lavoro ed una prospettiva i lavoratori”. I vertici Deco infatti hanno deciso, in questi giorni che si è avviata da martedì 1c dicembre le procedure di mobilità e entro il 31 dicembre lo stabilimento cesserà l’attività.
“E’ assurdo pensare che possano accadere tali episodi. Tra quei lavoratori ci sono persone che con la mobilità non mature annoi il diritto alla pensione e per loro sarà drammatico trovare un altro lavoro. Questo – dice Ferone – è l’ennesimo episodio di stabilimenti che abbandonano la nostra provincia e la nostra Regione lasciando senza lavoro i dipendenti , ed è segno evidente che la Provincia di Frosinone ed il Lazio stanno attraversando una crisi senza precedenti. Ed in tutto questo Iannarilli e Polverini nulla stanno facendo per rendere attrarre investimenti e valorizzare le risorse locali. Provincia e Regione sono completamente assenti e insensibili alle esigenze dei lavoratori.. faccio appello a tutti le forze politiche, ai sindacati perché si apra presto un confronto serio per mettere in atto politiche condivise da tutti per la valorizzazione del nostro territorio e perché episodi come quelli della Deco non si verifichino più.”
“E poi dicono che la mafia nel Lazio non c’è…”
da Valeria Russo Ufficio Stampa Fds Regione Lazio.
Incontro pubblico
organizzato dal Gruppo consiliare della Federazione della Sinistra Lazio
“E poi dicono che la mafia nel Lazio non c’è…”
61 cosche insediate
2ª regione per ecomafie
2ª regione per reati di usura
4ª regione per beni confiscati
4ª regione per reati di estorsione
Sabato 4 dicembre, ore 9.30/14.00
Regione Lazio, sala Tirreno
Via Rosa Raimondi Garibaldi 7, Roma
Ore 9.30
Anteprima del documentario “La Quinta Mafia”
di Antimo Lello Turri, prodotto da Libera-Lazio
Presentazione di Fabio Alberti (FdS Regione Lazio)
Ore 10/12
Per non far finta di non vedere
Introduce Fabio Nobile, consigliere FdS Regione Lazio
Elvio Di Cesare, Associazione Antonino Caponnetto Lazio
L’insediamento delle cosche nel Lazio e le responsabilità della politica e delle istituzioni
Lorenzo Mazzoli, Segr. Gen. Funzione Pubblica Cgil Lazio
La sanità a rischio
Mario Catania, Osservatorio Peppino Impastato Frosinone
Mafia in salsa ciociara
Simona Ricotti, Associazione Caponnetto Civitavecchia
Fronte del porto
Dario Gargiulo, Prc Latina-Minturno
Le mani sui rifiuti
Marco Omizzolo, Coord. Legambiente prov. Latina-Sabaudia
Il Litorale nel mirino
Serena Tarabini, Action Roma
Criminalità e rendita immobiliare
Ore 12/14
Per una legislazione regionale antimafia
Tavola rotonda coordinata da Anna Scalfati, giornalista Tg3
Intervengono
Antonio Turri, responsabile Libera Lazio, Marco Carletti, segr. Fillea-Cgil Roma e Lazio, Bianca La Rocca, SOS Impresa, Cosimo Bianchini, segretario generale SILP Lazio, Luisa Laurelli, già presidente della Commissione Sicurezza Regione Lazio, Enrico Fontana, Equorete, Giovanni Russo Spena, già membro della Commissione Parlamentare antimafia
Conclude
Ivano Peduzzi, capogruppo FdS Regione Lazio
Alla conclusione del convegno sarà offerto un buffet con i prodotti di Libera Terra coltivati sulle terre sequestrate alla criminalità
giovedì 2 dicembre 2010
Bergamo dice no al Coprifuoco
di Carla Ferlito
Fra le tante manifestazione in giro per il Paese abbiamo dimenticato quella svoltasi a Bergamo il 25 novembre scorso. Il comune di destra della città orobica ha comandato il coprifuoco in una delle vie più multietniche di Bergamo, Via Quarenghi . L'ordinanza prevede la chiusura di Bar e ristoranti entro le ore 20,00 e li divieto assoluto per questi esercizi di vendere alcolici dalle ore 16,00. Il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Ezio Locatelli, rappresentante dell'unica forza politica scesa in piazza insieme a centinaia e centinaia di giovani, si è detto preoccupato per questa ordinanza poiché ”quanto più si riducono gli spazi di vita e di socialità, servizi di pubblica utilità quanto più si contribuisce a diffondere fenomeni di disgregazione sociale ed insicurezza. Che è esattamente quello che sta facendo l’amministrazione di destra in Via Quarenghi così come in altri quartieri per scopi meramente propagandistici ed elettorali". Ringraziamo la compagna Carla Ferlito che ci ha inviato sul nostro canale Youtube il video che segue
La redazione.
Fra le tante manifestazione in giro per il Paese abbiamo dimenticato quella svoltasi a Bergamo il 25 novembre scorso. Il comune di destra della città orobica ha comandato il coprifuoco in una delle vie più multietniche di Bergamo, Via Quarenghi . L'ordinanza prevede la chiusura di Bar e ristoranti entro le ore 20,00 e li divieto assoluto per questi esercizi di vendere alcolici dalle ore 16,00. Il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Ezio Locatelli, rappresentante dell'unica forza politica scesa in piazza insieme a centinaia e centinaia di giovani, si è detto preoccupato per questa ordinanza poiché ”quanto più si riducono gli spazi di vita e di socialità, servizi di pubblica utilità quanto più si contribuisce a diffondere fenomeni di disgregazione sociale ed insicurezza. Che è esattamente quello che sta facendo l’amministrazione di destra in Via Quarenghi così come in altri quartieri per scopi meramente propagandistici ed elettorali". Ringraziamo la compagna Carla Ferlito che ci ha inviato sul nostro canale Youtube il video che segue
La redazione.
1 dicembre 1951. Una tragedia cittadina
di Angelino Loffredi
Era un pomeriggio di sabato, umido e triste. Il sole era gia scomparso dal cielo e velocemente scendeva la sera quando cinque ragazzi, insieme ad altri, escono dalla scuola: una misera stanza, fredda ed umida, di proprietà Cristofanilli, situata lungo via morolense, proprio davanti l’attuale ingresso alla strada Asi,.
Si dirigono felici verso casa assaporando già il giorno della festa domenicale: un giorno per loro senza scuola, da scorazzare liberamente fra i prati.
Le loro abitazioni si trovano nell’estrema periferia di Ceccano, a ridosso del comune di Patrica. Il tratto da percorre è di circa un chilometro. Lungo la strada si mostrano allegri, indecisi se accelerare il passo o fermarsi a giocare per recuperare un po’ di vivacità compressa in quelle lunghe ore di lezione sacrificati in una pluriclasse e sempre sotto la minaccia dell’arrivo di qualche imprevista bacchettata.
Mentre i ragazzi sono già in marcia, dalla casa colonica di uno di questi scolari, Nicolina Maura, madre di Giuseppe Ciotoli , sta uscendo per andare incontro al gruppo con un concone sulla testa ed il figlio piccolo, Antonio in braccio. Compito che svolge abitualmente in concomitanza con l’uscita dalla scuola del figlio.
Di solito la madre si riunisce al figlio ed agli altri ragazzi proprio quando il concone si è riempito d’acqua della fontana della Botte, situata nelle vicinanze. Tutti insieme poi sereni e tranquilli possono fare il tratto di strada che li separa da casa.
Quel giorno Nicolina mentre si sta avvicinando alla fontana ha la sensazione di sentire in lontananza le voci gioiose dei ragazzi che stanno arrivando. E’ solo un attimo, una rapida percezione perché subito si vede un lampo in cielo accompagnato da un grande scoppio. La tragedia si consuma in località chiamata Vigna Leone. In un batter d’occhio i cinque bambini: Francesca Cristofanilli di undici anni, Domenico Mastrogiacomo di otto anni, Giuseppe Ciotoli di dieci anni, i fratelli Vincenzo e Giuseppe Di Pofi , rispettivamente di dieci e di dodici anni, rimangono per terra, su pochi metri quadrati, senza vita.
Sono le 16,30.
Cosa è successo ? “ La Stampa Sera “ scrive dello scoppio di un ordigno di guerra mentre il giornale “ L’Unità “ ipotizza lo scoppio di una mina anticarro. Salvatore di Pofi , fratello dei due innocenti deceduti e che all’epoca aveva sedici anni, è convinto invece che si sia trattato dello scoppio di una granata ad elica, arma diffusamente presente nei terreni circostanti. Anzi prospetta un’ipotesi ancora più inquietante e di cui solo successivamente è venuto a conoscenza: i ragazzi anche nei giorni precedenti avrebbero visto e toccato l’ordigno.
Nessuno saprà raccontarci la verità in modo circostanziato. Di certo rimane solo un cratere sulla strada, profondo trenta centimetri e cinque corpicini inermi e senza vita.
Tutti gli abitanti del luogo escono dalle case. Hanno immediatamente capito cosa è avvenuto e pur non essendoci la luce elettrica, aiutati dai lumi e da altre luminarie si impegnano a raccogliere ed a sistemare i corpi. Una contrada intera si adopera per questo triste lavoro.
Ad un certo momento arriva un camion. I corpi vengono caricati e portati nella Cappella del Cimitero. Solo il giorno successivo i resti mortali verranno messi a disposizione delle famiglie ma non verranno portati a casa.
La città di Ceccano è in lutto, attonita e annichilita da una tragedia così grande ed inaspettata. Il giorno del funerale migliaia di persone e tutte le scolaresche cittadine si accalcano lungo il percorso che dalla Chiesa di San Giovanni porta al Cimitero.
Vicinissimi nelle abitazioni, uniti nella vita, nei giochi, nello studio e nella morte, insieme anche nella sepoltura; le famiglie inconsolabili infatti li hanno voluti anche nel sito funebre uno a fianco all’altro. Il Comune , attraverso il Commissario Prefettizio dell’epoca, ha messo a disposizione di tutti gratuitamente l’area cimiteriale.
Ancora oggi chi va a visitarli non deve disperdersi in un lungo percorso per depositare qualche fiore e ravvivare qualche ricordo.
Sulla lapide di uno di questi bambini una mano pietosa ha scritto alcune semplici considerazioni:
Correvo mamma a te pure quel giorno
del primo libro mio felice e fiero
no più non aspettare il mio ritorno
m’avvolse morte col suo manto nero
dal duro cuor degli uomini chiamata
dei bambini sulla via s’era fermata
Mamma per l’innocente sangue mio
oh dia pace e perdono al mondo iddio
La tragedia raccontata avveniva il 1° dicembre del 1951. Circa sessanta anni fa. Un tempo che può essere ritenuto lontano e nello stesso tempo vicinissimo per la violenza, le profonde lacerazioni che attraversano l’umanità; per l’ eccezionale forza ancora messa in azione dalla cultura della morte, attraverso la quale, proprio in questi giorni, qualcuno vorrebbe indicare i fabbricanti di armi impunibili se truffano o corrompono e addirittura imporli come benefattori dell’umanità o salvatori della Patria.
10 100 1000 BACI CONTRO L'OMOFOBIA. FLASH MOB L'8 DICEMBRE A ROMA E MILANO.
di Ilaria Capogrossi- Raffa Kinney- Stefano Bersani-
Il continuo dilagare dell'omofobia in Italia ci ha spinto a scendere in piazza e metterci veramente la faccia. E' cosi che, prendendo spunto dall'aperta Barcellona, abbiamo deciso di organizzare un flash mob a Roma e Milano per mercoledi 8 dicembre. L'evento è nato su facebook ed è stato ideato dalla pagina"I'm Gay Any Problems? (vinciamo L' Omofobia)".
Un bacio collettivo per cercare di frenare questa omofobia che attanaglia l'Italia ogni giorno di più. La comunità LGBT continua ad essere preda dei duri attacchi di una chiesa "chiusa" e di un governo, che invece di tutelarci ci deride. Stanchi di essere trattati come persone malate, etichettati come diversi e paradossalmente come delinquenti, stanchi di questo razzismo facciamo appello all'Italia antiomofoba e democratica, affinché l'8 dicembre scenda in Piazza con noi. Etero gay, single fidanzati, tutti uniti nella lotta contro l'omofobia, per far vedere alla gente che un'altra Italia senza omofobia è possibile.
L'appuntamento è per Mercoledi 8 Dicembre a Roma in Piazza di Spagna a Milano in Piazza Duomo, il bacio collettivo partirà intorno alle 17:00, per info comunque potete contattarci su facebook!
Omofobi??? Un bacio vi seppellirà!
http://www.facebook.com/pages/Im-Gay-Any-Problems-vinciamo-L-Omofobia/143609482329888
Il continuo dilagare dell'omofobia in Italia ci ha spinto a scendere in piazza e metterci veramente la faccia. E' cosi che, prendendo spunto dall'aperta Barcellona, abbiamo deciso di organizzare un flash mob a Roma e Milano per mercoledi 8 dicembre. L'evento è nato su facebook ed è stato ideato dalla pagina"I'm Gay Any Problems? (vinciamo L' Omofobia)".
Un bacio collettivo per cercare di frenare questa omofobia che attanaglia l'Italia ogni giorno di più. La comunità LGBT continua ad essere preda dei duri attacchi di una chiesa "chiusa" e di un governo, che invece di tutelarci ci deride. Stanchi di essere trattati come persone malate, etichettati come diversi e paradossalmente come delinquenti, stanchi di questo razzismo facciamo appello all'Italia antiomofoba e democratica, affinché l'8 dicembre scenda in Piazza con noi. Etero gay, single fidanzati, tutti uniti nella lotta contro l'omofobia, per far vedere alla gente che un'altra Italia senza omofobia è possibile.
L'appuntamento è per Mercoledi 8 Dicembre a Roma in Piazza di Spagna a Milano in Piazza Duomo, il bacio collettivo partirà intorno alle 17:00, per info comunque potete contattarci su facebook!
Omofobi??? Un bacio vi seppellirà!
http://www.facebook.com/pages/Im-Gay-Any-Problems-vinciamo-L-Omofobia/143609482329888
Le dieci proposte per l'ecologia al governo
di Giulio Marcon da www.sbilanciamoci.info
Dalle energie rinnovabili alla mobilità sostenibile, dalla lotta ai cambiamenti climatici alla fiscalità ambientale, dall'altra economia al disarmo i leader del centro sinistra sono chiamati da Sbilanciamoci! a pronunciarsi sui concreti impegni che intendono prendere per portare “l'ecologia al governo”. Forum a Roma il 10 dicembre
1. Combattere i cambiamenti climatici. Chiediamo di applicare il Protocollo di Kyoto recuperando i ritardi accumulati dell’Italia attraverso l'attivazione immediata del fondo preposto con una predisposizione di almeno 200 milioni di euro. E' necessario ridurre le emissioni di gas serra nel loro insieme dell’ 80% entro il 2050 rispetto al 1990. Proponiamo di incentivare (come previsto dal Patto dei Sindaci) la pianificazione di comunità locali ad emissioni zero, come contributo al raggiungimento dell'obiettivo dell’Unione europea di energia prodotta al 100% da fonti rinnovabili al 2050. Va promosso un piano nazionale per la raccolta differenziata, che consenta di avvicinarsi all’obiettivo tendenziale “rifiuti-zero”.
2. Promuovere la mobilità sostenibile. E' necessario rifinanziare la legge 211/92 per il trasporto rapido di massa per ampliare la realizzazione di reti tramviarie e metropolitane e destinare risorse per nuovi veicoli elettrici, a metano, ibridi. Va ripristinato e rifinanziato ilFondo triennale per la mobilità sostenibile istituto con la Legge Finanziaria 2007 al fine di creare servizi innovativi di mobilità. Proponiamo la produzione di 1000 treni per migliorare il trasporto pendolare, assicurando certezza delle risorse per i servizi di trasporto ferroviario regionale. Chiediamo l'impegno a introdurre una tassa sul traffico pesante su gomma. Infine anche in ambito urbano vanno promossi sistemi distributivi efficienti e con veicoli elettrici ed a metano, per “risparmiare traffico”.
3. Energie pulite. Chiediamo un impegno perchè venga adottato un Piano nazionale per l'efficienza energetica. Si propone di abbattere l'IVA per l'installazione del solare termico e di consentire la totale detrazione dalla dichiarazione dei redditi delle spese effettuate per l'installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria. Chiediamo un investimento di 500 milioni di euro per 100mila nuovi impianti. Un investimento del genere potrebbe avviare 50 nuove imprese e creare almeno 3000 nuovi posti di lavoro. Occorre fissare adeguati incentivi per lo sviluppo dell'eolico, ma è necessario nel contempo fissare regole efficaci e trasparenti per il rispetto del paesaggio. Siamo contro il nucleare: i fondi già stanziati vengano destinati ad interventi di efficienza energetica e sostegno allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.
4. Opere verdi invece di grandi opere. Siamo contrari a qualsiasi nuovo condono.Vogliamo una pianificazione urbanistica/territoriale orientata a risparmiare suolo, a migliorare i servizi nelle città: piani regolatori ad espansione zero. Obiettivo fondamentale deve essere anche la messa in sicurezza di oltre 10mila scuole pubbliche italiane che non rispettano la legge 626 e le altre normative sulla sicurezza. Siamo contro il Ponte sullo Stretto e le grandi opere. Vanno abbandonati progetti che non risolvono i problemi di mobilità del paese, che sprecano ambiente, territorio e risorse economiche. Nel campo dei lavori pubblici vanno eliminati gli attuali abusi per gli appalti “in deroga” a trattativa privata, che evitano concorrenza e trasparenza. Ribadiamo la nostra opposizione alla privatizzazione dei servizi pubblici legati alla gestione della distribuzione dell'acqua. Ribadiamo il nostro no al consumo di suolo e l'impegno a favore del riassetto idrogeologico. E' necessario un impegno chiaro a modificare la normativa sul finanziamento dei comuni per impedire che questo avvenga per lo più attraverso oneri di urbanizzazione.Dopo anni di taglia ai finanziamenti ai parchi e alle aree protette chiediamo per i parchi unostanziamento di almeno 100 milioni di euro per i parchi per il 2011.
5. Fiscalità ambientale e spesa pubblica. Contro l’evasione fiscale proponiamo di ripristinare i provvedimenti della scorsa legislatura cancellati da Tremonti. Proponiamo inoltre l'introduzione di una tassa patrimoniale del 5 per 1000 per i patrimoni sopra i 3 milioni di euro, l'innalzamento della tassazione delle rendite al 23% Si propone la reintroduzione della carbon tax e la la tassazione dei veicoli in base all'emissione di CO2. Sosteniamo lacampagna 0,05% per la tassazione delle transazioni speculative. Proponiamo che sia incentivata -oltre la scelta volontaria- la pratica nella Pubblica Amministrazione di acquisti di beni e servizi socialmente ed ecologicamente responsabili, fino al 100% delle forniture. Proponiamo di favorire il passaggio della Pubblica Amministrazione per l'utilizzo dei software da un sistema di licenze all'open source, scelta che permetterebbe non solo un notevole di risparmio di risorse (2mld di euro l'anno).
6. Politica industriale e finanziaria. Abbiamo bisogno di indicatori di benessere e di sostenibilità ambientale (come l'impronta ecologica e il cruscotto della sostenibilità) che siano chiaramente definiti e utilizzati nei principali strumenti economici e finanziari. Chiediamo che gli investimenti in ricerca ed innovazione – come per la scuola e l'università- raggiungano per lo meno la media europea. Proponiamo la creazione -attraverso un finanziamento di 65 milioni di euro- di 50 distretti di economia verde e un fondo nazionale di 500 milioni di euro a favore di imprese che intraprendano la riconversione ecologica delle loro attività industriali. Proponiamo che la Cassa Depositi e Prestiti possa diventare uno strumento finanziario pubblico per il sostegno della riconversione ecologica dell'economia: una sorta di banca pubblica di investimenti per la green economy. Si impone anche una riconversione del sistema produttivo dell’automobile. Serve un Piano industriale promosso del Governo che coniughi le esigenze di mobilità e servizi con il sistema di produzione ed innovazione dei veicoli. Proponiamo anche una serie di interventi riguardo agli animali e alla loro tutela: vincolare almeno il 33% dei fondi alla ricerca per i metodi alternativi e approvare incentivi per nuovi posti di lavoro: nella medicina veterinaria e nelle scienze naturali e biologiche, per gli etologi, i dog sitter, gli educatori cinofili. Proponiamo una legge nazionale di sostegno all'altra economia con uno stanziamento di 120 milioni di euro che sia finalizzato alla creazione di 80 distretti di economia solidale.
7. Legalità ambientale e democratica. E' necessario rilanciare la lotta per la legalità dando maggiori risorse alle forze di sicurezza, difendendo l'indipendenza della magistratura,aggravando la punibilità dei reati contro la pubblica amministrazione, prevedendo divieti di legge più stringenti per impedire ai condannati in via definitiva di avere cariche pubbliche e politiche. Va rilanciata la lotta contro le ecomafie trasponendo nel nostro codice penale la direttiva dell'Unione Europea che introduce i delitti contro l'ambiente e inserendo i delitti ambientali commessi nell'ambito delle attività imprenditoriali tra quelli previsti dal dlgs 231/2001 che prevede sanzioni alle aziende. Proponiamo un piano pluriennale di abbattimento degli ecomostri, almeno 50 all’anno, con la contestuale riqualificazione dell’area. Proponiamo di raddoppiare le pene previste per il traffico illegale di animali, ogni tipo di zoo mafia e bracconaggio. Proponiamo il divieto d’ingresso ai cacciatori nei fondi privati.
8. Un mondo in pace: con i popoli e la natura. Bisogna rispettare gli impegni presi a livello internazionale per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio: serve una road map che permetta in cinque anni di raggiungere la destinazione dello 0,7% del PIL all'Aiuto Pubblico allo Sviluppo. Chiediamo il ritiro delle truppe italiane dalla missione (di guerra) in Afghanistan, che farebbero risaprmiare 750 milioni al nostro paese più utilmente destinabili alla cooperazione allo sviluppo e alle autentiche missioni di pace. Chiediamo uno stanziamento immediato di 200 milioni di euro per evitare la morte del Servizio civile nazionale. Inoltre risorse dovrebbero essere stanziate, anche per istituire un primo contingente di Corpi civili di pace nelle aree di conflitto. Chiediamo la riduzione delle spese militari di almeno il 20% (oltre 4 miliardi di euro) da destinare agli interventi contro la crisi. Chiediamo la cancellazione del lo stanziamento per la costruzione del cacciambombardiere JSF (13,5 miliardi nei prossimi 16 anni).
9. Diritti. Chiediamo una legge organica per il diritto d'asilo, fermando altresì i i respingimenti e le deportazioni collettive, da tempo denunciati dall’Alto Commissario delle nazioni unite per i rifugiati e dalla Commissione Europea. E’ necessario abrogare la legge Bossi/Fini ed il “pacchetto di sicurezza” introdotto da Maroni. E' necessario riconoscere ildiritto di voto per i cittadini stranieri che risiedono da cinque anni in Italia. Contro l’omofobia e la transfobia bisogna estendere la legge Mancino all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Chiediamo la revoca del DDL “Lavoro” 1667-B che peggiora le protezioni giuridiche dei lavoratori (che in caso di controversie dovranno avvalersi dell'arbitrato invece che del giudice) dai datori di lavoro. Per i diritti degli animali chiediamo di attivare programmi per la conoscenza e il rispetto degli animali, previsti dalla Legge 189 del 2004 e mai attuati, realizzare campagne d’informazione e intervento per la prevenzione del randagismo, dismissione dell’uso degli animali negli spettacoli e incentivazione degli spettacoli umani.
10. Politiche agricole. Dopo decenni di dominazione delle imprese transnazionali e dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) sulle scelte di politica agricola ed alimentare, è arrivato il momento per la popolazione europea di riappropriarsi della propria politica agricola ed alimentare: è l’ora della sovranità alimentare. La nuova Politica Alimentare e Agricola Comune deve considerare il cibo come un diritto umano universale e non come una merce. La PAC non deve danneggiare i sistemi agricoli ed alimentari dei paesi terzi. Deve dare priorità al mantenimento di un’agricoltura che coinvolga un alto numero di contadini su tutto il territorio europeo, nel soddisfacimento della duplice funzione di produzione di cibo e di salvaguardia dell’ambiente rurale. Deve rispettare l’ambiente, proteggere le risorse del suolo e dell’acqua, la biodiversità, il benessere animale. Deve garantire che l’agricoltura e la produzione animale restino liberi da OGM, incoraggiare l’uso delle sementi contadine e promuovere la diversità delle specie domestiche che costituiscono il patrimonio culturale locale.
* Giulio Marcon è portavoce della campagna Sbilanciamoci!. Il Forum "L'ecologia al governo" si svolgerà
il 10 dicembre dalle ore 9.30, alla Sala Conferenze di Piazza Montecitorio 123/a, a Roma.
Saranno presenti: Daniel Cohn Bendit, Presidente del Gruppo Verdi/ALE al Parlamento europeo; Monica Frassoni, Presidente del Partito Verde Europeo; Pierluigi Bersani, Segretario del PD; Nichi Vendola, Portavoce nazionale di SEL; Antonio Di Pietro, Presidente dell'Italia dei Valori; Francesco Rutelli, Presidente dell'API; Angelo Bonelli, Presidente della Federazione dei Verdi; Paolo Ferrero, Segretario del PRC; Mario Staderini, Segretario del Partito Radicale, Roberto Della Seta, Esecutivo Ecologisti Democratici.
A confrontarsi con i leader del centro-sinistra i leader delle principali organizzazioni ambientaliste italiane: Vittorio Cogliati Dezza, Presidente di Legambiente; Stefano Leoni, Presidente del WWF-Italia; Giuseppe Onufrio, Direttore di Greenpeace-Italia; Andrea Ferrante, Presidente dell'AIAB; Gianluca Felicetti, Direttore della Lav. Interverranno inoltre: Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci!; Antonio Tricarico, Presidente della Campagna per la Riforma della Banca Mondiale; Vincenzo Scudiere, segretario confederale della CGIL.
Il programma completo si puo' scaricare qui
Per registrarsi al Forum: www.sbilanciamoci.org/
Mobilitazione Nazionale per l'acqua Pubblica
dai Movimenti per l'acqua pubblica
Il 4 dicembre 2010 in tutta Italia i movimenti per l'acqua pubblica torneranno in piazza. Iniziative in tutte le regioni daranno vita a nodi pulsanti di una rete che, da nord a sud, difende dalla privatizzazione un bene primario come l'acqua in connessione con i movimenti che saranno a Cancùn per discutere di cambiamenti climatici.
A Roma saremo in piazza l'intera giornata a Piazza SS.Apostoli dove arriveranno tutti i comitati territoriali della regione Lazio per chiedere una moratoria sulle scadenze del decreto Ronchi, il blocco dei processi di privatizzazione in corso ed il diritto al voto referendario entro il 2011.
Invitiamo tutti e tutte ad unirsi a noi in questa giornata di mobilitazione, di divertimento e di lotta, presso lo stand del Coordinamento Provinciale Acqua Pubblica Frosinone come da programma riportato di seguito.
ROMA, 4 DICEMBRE
DALLE ORE 11 ALLE ORE 18
PIAZZA SS.APOSTOLI
DALLE ORE 11 ALLE ORE 18
PIAZZA SS.APOSTOLI
Il 4 dicembre 2010 in tutta Italia i movimenti per l'acqua pubblica torneranno in piazza. Iniziative in tutte le regioni daranno vita a nodi pulsanti di una rete che, da nord a sud, difende dalla privatizzazione un bene primario come l'acqua in connessione con i movimenti che saranno a Cancùn per discutere di cambiamenti climatici.
A Roma saremo in piazza l'intera giornata a Piazza SS.Apostoli dove arriveranno tutti i comitati territoriali della regione Lazio per chiedere una moratoria sulle scadenze del decreto Ronchi, il blocco dei processi di privatizzazione in corso ed il diritto al voto referendario entro il 2011.
Invitiamo tutti e tutte ad unirsi a noi in questa giornata di mobilitazione, di divertimento e di lotta, presso lo stand del Coordinamento Provinciale Acqua Pubblica Frosinone come da programma riportato di seguito.
L'acqua è un diritto. La privatizzazione ce lo toglie. Fermiamoli.
Dalle 11 alle 18::: Banchetti informativi, artisti di strada, interventi delle vertenze regionali
Ore 12::: Eco-baleno: frammenti di spettacolo sull'acqua per bambini
Ore 13::: Pranzo sociale a cura della trattoria del CSA La Torre
Ore 15::: Murga con Patas Arriba e la Murga de los Adiquines
Ore 16:::"La memoria dell'acqua" reading a cura di Controchiave
Ore 17::: "Acqua all'arsenico" di e con Ulderico Pesce
Ore 17.30::: Collegamento da Cancun
Ore 18::: Proiezione del video "L'acqua" dei Radici nel Cemento
Ore 12::: Eco-baleno: frammenti di spettacolo sull'acqua per bambini
Ore 13::: Pranzo sociale a cura della trattoria del CSA La Torre
Ore 15::: Murga con Patas Arriba e la Murga de los Adiquines
Ore 16:::"La memoria dell'acqua" reading a cura di Controchiave
Ore 17::: "Acqua all'arsenico" di e con Ulderico Pesce
Ore 17.30::: Collegamento da Cancun
Ore 18::: Proiezione del video "L'acqua" dei Radici nel Cemento
mercoledì 1 dicembre 2010
La colpevole indifferenza di chi non può o non vuol capire
di Fausta Dumano
In una Roma BLINDATA, MILITARIZZATA, MARTEDI' 30 NOVEMBRE,LA REDATTRICE DI Aut è IN PIAZZA, niente blocco notes, è complicato scrivere,la tensione è alle stelle, emozioni e sensazioni scivolano dentro il corpo insieme alla paura.Niente macchinetta fotografica,lo strumento è FACEBOOK raccontare la diretta di cosa accade, chiedendo ai tuoi amici di far girare i video.Cellulare preistorico,aggiunto alla tecnologia che è una retta parallela con me...Roma è un' angoscia metropolitana,la città un marziano, un alieno invisibile,serrande chiuse, sciopero dei mezzi pubblici,uno scenario surreale per giocare a guardie e ladri.Ogni angolo, ogni posizione è a prova di nervi,ma il mio post non vuole essere il racconto ,la cronaca,ma una riflessione.La redattrice di aut è una prof del discount GELMINI incaz.......con i partiti della sinistra e anche con la ''mitica fiom''.Ieri la scuola, i giovani,i ricercatori ,i prof non dovevano essre lasciati soli, doveva essere una mobilitazione corale in difesa dell' istruzione,uno dei diritti fondamentali.Incaz....perchè alla scoperta di una ''ROMA CILENA'' LA SINISTRA E I SINDACATI DOVEVANO SCENDERE IN PIAZZA......Salire sui tetti è stato un momento di piacevole notarietà in giacca e cravatta e sigaro,nessuno però ha voluto socializzare l' ebbrezza del pesto romano.I comunicati oggi sono ''una solidarietà pelosa''in piccolo era già accaduto lunedi a FROSINONE, NELLA STRAORDINARIA MANIFESTAZIONE CONTRO I TAGLI DELL' ASSESSORE QUADRINI,dove erano i ''cosidetti impegnati??????tristezza nell' aprire FACEBOOK è scoprire che mentre tu mandavi in diretta il pesto romano,la morte della scuola pubblica''giovani notoriamenti impegnati cazzeggiano su SANREMO....CLICCA MI PIACE SU QUESTA CANZONE,alla domanda :''ma dove stai?????RISPOSTE SVARIATE CHI STAVA SCRIVENDO IL BEST SELLER SULL' ETNA, CHI MANGIAVA LA PASTA AL FORNO.......una giornata che mi resterà dentro la scuola pubblica non l' ha uccisa la GELMINI CON TREMONTI,MA ANCHE L' INDIFFERENZA DI QUANTI IERI NON HANNO CAPITO L' IMPORTANZA DI STARE CON GLI STUDENTI
Gli indifferenti di oggi
di Luciano Granieri
"Nui ciavimme voce e liuto e pisciamm in gope o scudo" questa è una frase del testo del brano di Enrico Capuano "Mane" E' uno slogan di protesta buono anche per la manifestazione del liceo artistico che si è svolta lunedì 29 a Frosinone contro il piano provinciale della scuola tutto tagli e accorpamenti, deciso dall'assessore all'istruzione Gianluca Quadrini. In brano Mane è eseguito da:
Enrico Capuano: Voce
Manola Colangeli: Cori
Lucio violino Fabbri:Violino
Claudio Clementi:Basso
Alessio Santoni:Batteria
Fabiano Lelli: ChitarreStefano Ribeca: Fiati
Riflettendo su quanto sta accadendo nel nostro Paese emerge con forza quanto le mobilitazioni si stiano moltiplicando susseguendosi l’una dopo l’altra. L’espressioni che danno forma alle proteste sono molto variegate. Si va dalla lotta di piazza, all’occupazione dei monumenti, alla conquista dei tetti delle fabbriche delle scuole e delle gru. I principali attori delle mobilitazioni sono lavoratori, disoccupati, studenti, ricercatori universitari, migranti, persone cui la la logica liberista ha precarizzato la vita, gente scippata dalla possibilità di pensare il proprio futuro. Per dirla con Gramsci e per introdurre ciò che di Gramsci andremo a pubblicare, questi sono partigiani vittima degli indifferenti. E già perché l’Italia è un Paese di indifferenti. L’indifferenza ha consentito la drammatica esperienza del ventennio. L’indifferenza- nonostante una dolorosa guerra civile vinta da pochi partigiani che ha lasciato un testo rivoluzionario come la Costituzione- si è macchiata dell’immondo misfatto di infangare quel documento di progresso civile – la Costituzione appunto- con l’atto infame di non rispettare la Carta come atto fondativo della comunità. L’indifferenza ha seppellito in limacciosi liquami di qualunquismo i diritti sociali conquistati negli anni 70’ dai nuovi partigiani lavoratori e dai nuovi partigiani studenti. L’indifferenza permette che ancora oggi la subcultura di intolleranza e violenza espressa dal fascismo e dal razzismo sia dominante nelle dinamiche vitali della collettività. L’indifferenza ha offerto un terreno fertile all’orrore sociale del berlusconismo e oppone ancora oggi un insormontabile baluardo alla sua sconfitta. Fino a quando l’accettazione fatalista, inconsapevole e ignorante dello status quo prevarrà sulla rivendicazione del diritto di scegliere come progettare la propria vita, il popolo sarà perdente e i regimi avranno vita facile. Perciò noi chiediamo a tutti coloro che si sono rifugiati nella non scelta, alla massa della zona grigia che si fa colorare il mondo da effimere menzogne mediatiche platinate , di diventare artefici del proprio futuro, lottando nelle piazze sui tetti sulle gru. Cari Indifferenti la colpa della vostra/nostra precarietà non è di chi lotta, pur nell’inadeguatezza numerica, per un’utopia, ma è vostra chi non credete nella possibilità che tale utopia possa trasformarsi in un mondo più giusto pienamente tangibile. Lo scritto di Gramsci che pubblichiamo nel post successivo, è estremamente attuale e spiega bene di quale disastro siano colpevoli gli indifferenti anche e soprattutto oggi.
Il video di un corteo di nuovi partigiani.
"Nui ciavimme voce e liuto e pisciamm in gope o scudo" questa è una frase del testo del brano di Enrico Capuano "Mane" E' uno slogan di protesta buono anche per la manifestazione del liceo artistico che si è svolta lunedì 29 a Frosinone contro il piano provinciale della scuola tutto tagli e accorpamenti, deciso dall'assessore all'istruzione Gianluca Quadrini. In brano Mane è eseguito da:
Enrico Capuano: Voce
Manola Colangeli: Cori
Lucio violino Fabbri:Violino
Claudio Clementi:Basso
Alessio Santoni:Batteria
Fabiano Lelli: ChitarreStefano Ribeca: Fiati
Contro gli indifferenti
di Antonio Gramsci
Nel 1917Antonio Gramsci pubblicava una rivista cui diede un titolo evocativo , civile e poetico; La città futura . Da solo questo titolo costituisce una lezione sul linguaggio della politica e sulla possibilità di raccontare un sogno riconoscibile e condivisibile di progresso civile. In quella rivista era contenuto fra gli altri, uno scritto che giunge fino a noi con i toni laicamente epici di un grande manifesto politico e morale: Contro gli indifferenti.
Gianrico Carofiglio.
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Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che “viviere vuol dire essere partigiani” . Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Ci vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti . L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E’ la fatalità; è ciò su cui non si può contare, è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare , non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell’ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non sene preoccupa. I destini di un’epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette degli sopi immediati, della ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora perché non sene preoccupa.Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell’ombra arriva a compimenti: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, che era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, di non aver dato il braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano. I più i costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di alcun genere. Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l’attività della città futura che a mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l’attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento. Vivo sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.