lunedì 4 aprile 2011

Piazza Navona, Piazza di Pace

di Luciano Granieri



  Sabato 2 aprile i pacifisti sono tornati in piazza. In risposta ad un’altra guerra che monta dall’altra parte del mediterraneo le bandiere della pace e di Emergency hanno ripreso a sventolare  in tutta Italia, da Milano  Sigonella, da Ventimiglia a Manduria, a Firenze e a Roma in piazza Navona. Ancora una volta per dirla con Gino Strada “In questo paese non tutti hanno smesso di pensare” ed è incoraggiante constatare che la seconda potenza del mondo dopo gli Stati Uniti, così era considerato il popolo pacifista all’epoca delle proteste contro la guerra in Iraq,  sia tornata almeno in parte a gridare il suo sdegno contro la guerra, qualsiasi guerra. Certo considerando la presenza  di pacifisti a Roma  non si può dire che la seconda potenza del mondo sia tornata ai fasti di qualche anno fa. Si contavano diverse  migliaia di persone ma la piazza non era completamene piena. Le manifestazioni “ se non ora quando” e il “C-day” sono state sicuramente più partecipate e qui sorgono spontanee alcune domande. Dove erano tutte quelle persone che tanto si agitavano a difesa della costituzione in Piazza San Giovanni nel corso del C.Day?  “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” non è l’incipit di un’articolo  (art.11) di quella costituzione che così strenuamente si vuole difendere?  Allora faccio notare che partecipare alla guerra in Libia anche solo mettendo a disposizione le  basi viola palesemente questo dettato costituzionale. Dunque o la costituzione si difende in ogni sua parte o altrimenti  non la si considera quel testo fondamentale e universale posto alla base della nostra democrazia. In realtà  alcuni gruppi e movimenti  presenti alla manifestazione del 12 marzo c’erano anche sabato ma erano pochi , troppo pochi. Si obbietterà che la guerra mossa a Gheddafi è necessaria  per aiutare gli insorti a  cacciare il despota libico. Anche qui qualcosa non torna. Come mai l’apporto bellico dei volenterosi non risulta  così decisivo per la vittoria?  Anzi nella notte tra venerdì e sabato sulla strada che da Ajdabya porta a Brega 17 rivoluzionari  tra cui tre medici in una ambulanza sono morti sotto le bombe, non di una aereo di Gheddafi, ma di un bombardiere della Nato che avrebbe dovuto  aiutare i rivoluzionari anzichè uccuderli.  Si dirà il fuoco amico è un effetto collaterale della guerra umanitaria . Balle!! il fuoco delle bombe non è mai amico, è un terribile strumento  di morte effetto unico della guerra, qualsiasi guerra. Un altro aspetto che resta oscuro riguarda la natura di questa improvvisa voglia da parte di Inghilterra, Francia, Italia, USA  e Lega araba di diventare  palladini della libertà contro i dittatori. Che differenza c’è fra i  rivoltosi libici e quelli del Bahrein? E’ strano. Da un lato si aiutano i rivoluzionari cirenaici dall’altro si  reprimono quelli del Bahrein inviando circa mille militari sauditi e 500 poliziotti degli emirati per dar manforte al re tiranno Hamad bin Isa al-Khalifa a sedare la rivoluzione. Come si vede qualsiasi ragionamento che tenti di giustifucare un’azione armata è contraddittorio e privo di ogni logica. Come dice Gino Strada “La guerra umanitaria non esiste” è un imbroglio aggiungo io perchè sotto ogni guerra ci sono motivi economico-finaiziari peculiarità devastanti  delle società capitaliste.. Esiste inoltre  un elemento che rende questo conflitto particolarmente  disumano. Le rivolte che hanno incendiato il Maghreb e il Mashreb sono diverse da altre sollevazione avvenute in passato. Dietro le ribellioni non ci sono motivi religiosi, nè etnici . C’è solo la richiesta di avere PANE E LIBERTA’. Sono  rivolte contro la povertà, lotte sacrosante. E’ odioso che questa onda di ribellione venga strumentalizzata dai paesi imperialisti per sostituire il tiranno di turno con una nuova èlite, magari più presentabile, ma fortemente  succube dei piani manipolatori dell’occidente e non certo paladina dei diritti dei più deboli. Noi siamo contro la guerra, contro i dittatori e con le rivolte del popolo arabo  SENZA SE E SENZA MA. Per  questo invitiamo tutti i pacifisti,  coloro che auspicano e pretendono il rispetto  della Costituzioni in ogni suo articolo,  e condannano  le politiche di guerra riconoscedole   pratiche disumane proprie  di un  perverso sistema ultraliberista e capitalista, a partecipare al sit-in di protesta  che si terrà il prossimo 8 aprile a partire dalle 16 davanti  la sede della Prefettura di Frosinone”.




Musica dei Modena City Ramblers: Terra del Fuoco
Foto di: Matteo "Dievel" Oi ed Eugenio Oi
Ediiting: Luc Girello

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