venerdì 24 giugno 2011

Una manzurka da una botta e via

Luciano Granieri


La Guazza di San Giovanni è una festa che la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Frosinone organizza da tempo immemore. L’acqua di San Giovanni secondo una antica tradizione, è un liquido benefico ricavato dall’infusione  di foglie e fiori  che restano nell’acqua dalla sera del 23 giugno fino al giorno dopo. Per rinnovare  questa antica tradizione, la Società Operaia di Mutuo Soccorso organizza ogni anno una festa, un evento che nel nome della Guazza  consente  di aggregare il popolo ciociaro intorno ad enormi tavoli, dove si mangia, si beve, si ascolta musica, si balla, ci si diverte insomma. Questa festa pur nella sua goliardia non perde mai occasione di porre all’attenzione della cittadinanza i problemi della società. Anche quest’anno il programma lasciava ben sperare . Oltre la Guazza motivi per festeggiare ce ne erano diversi determinati in particolar modo dal nuovo vento di libertà che si è alzato dopo  i referendum e le  ultime amministrative. Il programma sembrava adeguato. Concerto dei nostri amici I Disamistade, una fantastica band  che ripropone i brani di Fabrizio De, e un gruppo di artisti che avrebbero dovuto coinvolgere i bambini nel dipingere su enormi cartoni. Poesia, creatività, impegno sociale, questi erano i temi che pur nell’atmosfera festosa avrebbero dovuto alimentare discussioni e riflessioni.  NON E’ ACCADUTO NULLA DI TUTTO QUESTO. Forse abbiamo sognato,  ma abbiamo visto  Antonio Merini, Lamberto Infurna, Roberto Ceccarelli e Francesco Fiaschetti cantare De Andrè . Li abbiamo visti arrabbiarsi quando una signora ha chiesto loro di suonare più piano perché non riusciva a dialogare con i vicini di tavolo  , abbiamo raccolto la loro incazzatura quando  gentilmente sono stati invitati a farsi d parte per lasciare spazio alla MUSICA DA BALLO.  Allo stesso modo  forse abbiamo sognato vedendo  Rocco Lancia, Luciana Lisi e altri artisti, che volevano dipingere assieme ai bambini. FORSE ABBIAMO SOGNATO. Perché la realtà ha rimandato ad una serata affollata da attempati  e approssimativi ballerini che piroettavano attenti a non perdere i passi spinti dalle note del duo Gianni e Pinotto. Un sodalizio (chitarra tastiere)  che a suon di Rumba Cha cha cha e  MANzurka (avete letto bene  con questo nome è stato presentato il ballo)  ha traghettato l’atmosfera da una  sana espressione popolare ad un  desolante  populismo pecoreccio. Da un’associazione così storica che porta il nome impegnativo di Società Operaio di Mutuo Soccorso non ci saremmo aspettati un tale sbracamento, ma soprattutto non ci saremmo aspettati il modo in cui I Disamistade e i pittori invitati sono stati trattati. Ridurre le musiche e la poetica di De Andrè a semplice intrattenimento mentre ci si ingozza di pasta fagioli e lumache ci pare francamente troppo. Se l’intento era quello di organizzare una festa sotto l’implacabile egida delle scuole da ballo, forse si sarebbe potuto evitare di invitare giovani  musicisti e artisti per poi metterli da parte come una ciabatta vecchia  sacrificata al Dio della MANZURKA. Se quello era il proletariato di ieri e anche di oggi, allora ha pienamente ragione  il nostro amico Daniele Sape quando afferma che “Il proletariato è stata la rovina della rivoluzione”. Nel video al  sogno de  I Disamistade, subentra l’incubo della MANZURKA,  ed infine ritorna il sogno dell’abilità pittorica di Luciana Lisi. Come in tutti i nostri filmati  la musica gioca un ruolo importantissimo. Nel video suonano tutti musicisti nostri  amici, oltre a I Disamistade che aprono il filmato, dopo la desolanti immagini da ballo ,   Flowers Shop, un brano del grande jazzista e nostro amico, il  sassofonista  Mauro Bottini, accompagna la performance di Luciana Lisi. In Flowers Shop, pezzo tratto dall’ultimo cd di Mauro “Self Portrait “  oltre a Bottini che suona il sax tenore e il clarinetto si ascoltano: Stefano Micarelli alla chitarra, Paolo Tombolesi al pianoforte, Massimo Moriconi al basso, Massimo Manzi alla batteria

P.S
Ci scusiamo con il duo Gianni e Pinotto che abbiamo abbastanza maltrattato. Il nostro è stato sicuramente un eccesso, perché comunque ad ogni musicista che decide di esibirsi con passione dal vivo si deve MOLTO MA MOLTO  rispetto.   



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