E così, il vento “indignato” è arrivato persino in Israele. Le piazze israeliane sono invase dalle tende.
E’ una notiziona perché a leggere la facile propaganda alla Nierenstein sembrerebbe che Israele sia un Paese perfetto, con diritti garantiti a tutti i suoi cittadini.
E’ una notiziona perché a leggere la facile propaganda alla Nierenstein sembrerebbe che Israele sia un Paese perfetto, con diritti garantiti a tutti i suoi cittadini.
Invece no, pare proprio che non sia così. Nel Paese che si autodefinisce “l’unica Democrazia del Medio Oriente”, la giustizia sociale è una fiaba che si racconta ia bambini occidentali per fargli accettare che Israele faccia carta straccia dei diritti di un altro Popolo.
Tutto ha avuto inizio da un affitto troppo caro, una tenda è sbucata in una piazza di Tel Aviv, poi due, poi tre; adesso sono centinaia, in diverse città.
I suoi occupanti hanno cominciato a parlare tra di loro e stanno tirando fuori tutto quello che nel sociale non va. Non solo affitti ma pensioni, salari, educazione, sanità. Si sono resi conto che il loro Governo prende decisioni che passano sulle loro teste, senza il loro consenso e non ci stanno. Chiedono giustizia sociale, dicono no alle privatizzazioni, addirittura invocano la “rivoluzione”.
Una ragazza, intervistata da “The Real News Network” ha detto che il Governo parla sempre di terrore, terrore ma deve smetterla di credere che con lo spauracchio del terrore la gente possa accettare qualunque cosa.
Una ragazza, intervistata da “The Real News Network” ha detto che il Governo parla sempre di terrore, terrore ma deve smetterla di credere che con lo spauracchio del terrore la gente possa accettare qualunque cosa.
E’ a questo punto della storia che abbiamo visto spuntare una tenda…
La tenda N. 1948 è stata tirata su, qualche giorno fa, a Tel Aviv, da un gruppo di cittadini Ebrei e Palestinesi. Ha cartelli con scritte in Arabo e Ebraico e i suoi occupanti vogliono portare nella discussione della tendopoli il tema dell’occupazione della Palestina e della diversità di trattamento che i cittadini Palestinesi di Israele subiscono.
Dice Abir Kopti: “Se sei Palestinese, ti sarà molto difficile poterti identificare con la tendopoli di Tel Aviv, finché non arrivi alla Tenda 1948.” e “La presenza della Tenda 1948 nell’accampamento costituisce un’occasione per la gente che fa parte del movimento 14 luglio. Nei primi giorni, la tenda è stata attaccata da attivisti di destra che hanno picchiato gli attivisti della tenda e strappata la bandiera palestinese. Alcuni leader del movimento 14 luglio hanno detto chiaramente che sollevare le questioni centrali relative alla comunità palestinese di Israele o all’occupazione farà “perdere slancio” alla lotta. Dicono spesso che la lotta è sociale e non politica, come se ci fosse una differenza. Hanno paura di perdere il sostenitori, se evidenziano i temi palestinesi.”
La Palestina e i Palestinesi non vanno di moda, in Israele, non quando si parla di diritti. I Palestinesi servono come spauracchio per incutere terrore, oltre che ai civili dei Territori occupati, anche ai cittadini Israeliani e fargli accettare qualunque legge che tagli diritti e restringa le libertà. Non per niente, i vari Governi hanno tirato su e rafforzato il muro, un muro che imprigiona per primi gli Israeliani, facendogli temere, almeno per ora, di affrontare il tema della giustizia sociale a tutto tondo.
Un muro che, però, non aveva previsto di poter essere bypassato da una tenda, sorta dall’interno stesso della “caserma” Israele.
Netanyahu non potrà farci niente; a niente servirà la legge antiboicottaggio, a niente quella che vuole rendere gli Arabi cittadini di seconda classe (leggi
http://972mag.com/knesset-mulls-legislation-that-will-formalize-second-class-status-for-arab-citizens/); non servirà costruire ancora nella West Bank (zona resa militarizzata, dove adesso anche i giornalisti vengono picchiati e arrestati) per risolvere il problema degli alloggi (leggi
http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4104586,00.html), a niente servirà continuare a non indicare la Palestina su Google Maps.
http://972mag.com/knesset-mulls-legislation-that-will-formalize-second-class-status-for-arab-citizens/); non servirà costruire ancora nella West Bank (zona resa militarizzata, dove adesso anche i giornalisti vengono picchiati e arrestati) per risolvere il problema degli alloggi (leggi
http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4104586,00.html), a niente servirà continuare a non indicare la Palestina su Google Maps.
Ha fermato barche e aerei ma non aveva pensato alle tende.
Dice ancora Abir Kopti: “Comunque, bisogna ammetterlo, qualcosa sta accadendo, gli Israeliani si stanno svegliando. C’è un processo in corso; la gente sta insieme, discute vari temi. L’Assemblea Generale dell’accampamento ha deciso, venerdì, che non saranno accettati messaggi razzisti tra i partecipanti. Anche alla Tenda 1948 arrivano degli Israeliani, leggono i volantini, ascoltano cosa rappresenta la Tenda 1948 discutono con calma.”.
Chissà cosa conoscono di quanto accade in altri Paesi, quei cittadini Israeliani che hanno paura di parlare dell’occupazione Chissà cosa sanno dell’Italia, dove la strategia della paura e dell’emergenza funziona a meraviglia e sta facendo accettare la svendita di diritti conquistati in decenni di lotte e di beni che dovrebbero appartenere a tutti.
Per vedere spuntare centinaia di tende nelle nostre piazze c’è tempo e, poi, ci sono le vacanze che non possiamo fare perché non abbiamo soldi ma questo è solo un dettaglio.
L’indignazione non si concilia con il ferragosto. Ma, tanto, chi ne parla di quello che stiamo perdendo?
L’indignazione non si concilia con il ferragosto. Ma, tanto, chi ne parla di quello che stiamo perdendo?
Le poche tende che sono state tirate su, in Italia, sono oscurate dai media che se ne occupano, solo, se capita un incidente, così da poter dire a chi dorme “continuate a dormire perché, se tirate su una tenda, potreste farvi male”.
Sono oscurate ma, anche, separate tra loro da un muro di indifferenza e di ignoranza del termine “dignità” che ha conquistato la gente comune. 30 anni di martellamento massmediatico ha ridotto chi pure si rende conto di essere diventato schiavo, a una specie di ameba sociale, per cui in loro non nasce più la spinta ad andare a unirsi a chi si batte per i diritti di tutti.
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