sabato 7 maggio 2011

Frosinone contro il nucleare

Luciano Granieri

Sabato 7 maggio presso i locali della Cia (Confederazione Italiana Agricolturi), si è svolta la conferenza di presentazione alla stampa del “Comitato territoriale di Frosinone, fermiamo il nucleare”. Il comitato si pone l’obbiettivo di promuovere il referendum contro la politica nucleare scelta dal governo che si terrà il 12 e 13 giugno insieme ai quesiti sull’acqua pubblica e sul legittimo impedimento . Questo è un  movimento  nato spontaneamente integrando  partiti, associazioni, ma soprattutto liberi cittadini che consapevoli dei rischi che la scelta energetica del nucleare comporta in termini di attentato alla salute umana, e al territorio, hanno deciso di unire le loro forze per scongiurare tale sciagura. La difficoltà di promuovere le ragioni del SI all’abrogazione del nucleare risulta ingigantita dalla recente politica anti-democratica del governo. Solo ieri Il consiglio di vigilanza Rai ha approvato il regolamento di divulgazione dei temi legati al referendum, lasciando un vuoto informativo enorme che sta a tutti noi riempire.  Un altro obbiettivo del “Comitato Territoriale di Frosinone, fermiamo il nucleare” si è aggiunto nello sviluppo della vicenda referendum,  quello di non farsi scippare il referendum da un governo impaurito che sta tentando con un decreto approssimativo non rispondente allo spirito dei promotori referendari, di disinnescare una bomba che è contro il nucleare, ed è una bomba di civiltà.  “Nonostante sia in atto una campagna  di oscuramento e disinformazione sul nucleare senza precedenti” ha dichiarato  il portavoce del comitato Marco Campagna ”non è assolutamente vero che il Governo ha rinunciato alla costruzione di Centrali Nucleari nel nostro Paese. Infattii “prosegue il portavoce” l’unico obiettivo dell’Esecutivo è quello di impedire agli italiani, che secondo i sondaggi più recenti sono contrari per il 75% al nucleare , di esprimersi sul futuro energetico del proprio Paese. Ma ciò non avverrà, visto che un eventuale annullamento del referendum risulta ormai impossibile. Esistono troppe verità che continuano ad essere sottaciute contro gli interessi, la salute ed il futuro dei nostri concittadini, e noi del Comitato “Fermiamo il nucleare” vogliamo contribuire a squarciare questo velo di silenzi e falsità”conclude il portavoce Marco Campagna.  Di seguito riportiamo le interviste di  Marco Campagna e dell’assessore all’ambiente del Comune di Frosinone Prof. Francesco Raffa, il quale tiene a sottolineare come l’amministrazione cittadina rifiuti ogni tipo di politica energetica legata al nucleare.




Sciopero e story telling

Luciano Granieri


The day after lo sciopero del 6 maggio a Frosinone merita oltre che il contributo fotografico-musicale alcune riflessioni. E’ bastato il timido stormir di fronda della Cgil,  che è riuscita dopo lungo travaglio  ad indire uno sciopero generale di sole quattro ore, per risvegliare le masse ciociare  sopite da una vita  medio- borghese, popolata  dal  gratta e vinci, e cambiali, ma povera di certezze nel futuro. La grande partecipazione alla manifestazione del 6 maggio dimostra quindi che sotto la cenere del “tutto va bene madama la marchesa”  cova un brace più che bollente, pronta a eruttare e a travolgere tutto. Ciò  è naturale se si considera la transizione, indotta dalla globalizzazione,  del nostro territorio da comparto agricolo a zona altamente industrializzata. Grazie alle prebende che vari governi, nazionali e locali,  hanno elargito  a industrie e multinazionali , i contadini ciociari sono  diventati operai entrando  nella moltitudine  fabbriche che hanno invaso il territorio.   Hanno lasciato i loro campi che venivano inesorabilmente distrutti dalla cementificazione selvaggia. Quindi  la legge brutale del capitale ha prodotto la delocalizzazione delle imprese verso altri lidi.  Questi manager illuminati, dopo aver investito gli ingenti   fondi pubblici in  speculazioni finanziarie, pieni di soldi scippati alla comunità,  hanno smantellato baracca e burattini, sono scappati via secondo la logica del “PRENDI I SOLDI E SCAPPA”. L’operaio, ex contadino, ciociaro si è ritrovato  senza fabbrica, senza terra, con enormi ecomostri carichi di amianto da smaltire. L’insoddisfazione latente  è stata soffocata da un quindicennio di story telling berlusconiano, per cui bastava essere intraprendenti, anche delinquenti se necessario, per raggiungere il successo. Qualcuno  ci ha creduto e  si ritrova indebitato fino al collo, quando non vessato dagli usurai, qualcun’altro ha preferito rimanere a stipendio subendo anno dopo anno il deperimento del proprio salario contro l’accresciuto orario di lavoro. Ed in quindici anni si è ritrovato a lavorare tutto il giorno e tutta la notte con una retribuzione che non gli consente di campare, qualora non fosse incappato nel perverso ingranaggio del licenziamento. Il progressivo deperimento delle condizioni di vita sta sempre più soffocando lo story telling del Cavaliere. E un minimo di condivisone sta coinvolgendo i poveri di oggi. Questi cominciano a capire che non è il caso di farsi la guerra reciprocamente ma di combattere la causa  vera della loro disperazione. Ecco dunque che  in Ciociaria  e in tutta Italia, lo sciopero di quattro ore diventa di otto. Le maestranze della Videocon, della Siap Man made,  della Fraschetti e di molte altre aziende del territorio, cominciano a comprendere  quanto sia  fondamentale trasferire in piazza le rivendicazioni , a loro si uniscono studenti, insegnanti , ma anche piccoli imprenditori. Vedere tanta variegata gente in piazza dovrebbe convincere, i movimenti di opposizione ad operare finalmente in favore dei loro rappresentati e dovrebbe spingere i sindacati a tutelare i lavoratori invece di fare i passacarte del governo e di confindustria. In mancanza di questa presa  di coscienza il rappresentato senza rappresentanza si rappresenta da solo e non sempre in modo pacifico.




Foto: Fausta Dumano
Editing: Luc Girello
Musica: Por el Suelo, Por donde Salda el Sol,  Welcome to Tijuana,  Mala Vida 
            di Manu Chao

venerdì 6 maggio 2011

Dobbiamo pubblicizzare noi i REFERENDUM

Mariachiara Alberton





Ciao a tutti,  
confermo la necessità di questo passaparola, aggiungendo che si tratta di  informazione per riaffermare i diritti costituzionalmente garantiti . Il  dramma è che sembra la maggior parte della popolazione non sia consapevole di  quanto sta avvenendo.
Quello che Vi porto è solo un piccolo esempio. Sono una ricercatrice, mi  occupo di diritto ambientale e di risorse idriche. Ieri mattina dovevo  intervenire ad un programma RADIO RAI (programmato ormai da due settimane) per  parlare del referendum sulla privatizzazione dell'acqua e chiarirne meglio le  implicazioni giuridiche. 
'E arrivata una circolare interna RAI alle 8 di ieri mattina che ha vietato  con effetti immediati a qualunque programma della RAI di toccare l'argomento  fino a giugno (12-13 giugno quando si terrà il referendum), quindi il programma  è saltato e il mio intervento pure.
Questo è un piccolo esempio delle modalità con cui "il servizio pubblico"  viene messo a tacere e di come si boicotti pesantemente la possibilità dei  cittadini di essere informati e di intervenire (secondo gli strumenti garantiti  dalla Costituzione) nella gestione della res publica. Di fronte a questa  ennesima manifestazione di un potere esecutivo assoluto che calpesta non solo  quotidianamente le altre istituzioni, ma anche il popolo italiano di cui invece si fregia di esser voce ed espressione, occorre  riappropriarci della nostra  voce prima di perderla definitivamente. 

 Il referendum è evidentemente anche questo! 


RICORDATEVI CHE DOVETE PUBBLICIZZARLO VOI IL REFERENDUM... perchè il Governo 
non farà passare gli spot ne' in Rai ne' a Mediaset. Sapete perché ? Perché nel caso in cui riuscissimo a raggiungere il quorum lo scenario sarebbe drammatico per i governanti ma stupendo per tutti i cittadini italiani:
Vi ricordo che il referendum passa se viene raggiunto il quorum. E' necessario che vadano a votare almeno 25 milioni di persone

Il referendum non sarà  pubblicizzato in TV.

I cittadini, non sapranno nemmeno che ci sarà un referendum da votare il12 giugno.      QUINDI : I cittadini, non andranno a votare il referendum.
Vuoi che le cose non vadano a finire cosi ? Copia-incolla e pubblicizza il referendum a parenti, amici, conoscenti e non conoscenti.
Passaparola!

Referendum, 500 sì dalla società civile


Sono arrivate a 500 le adesioni all’appello "PER CAMBIARE
lanciato da quaranta esponenti di associazioni, sindacati, media e movimenti.
Per fermare le manovre del governo che vuole cancellare i referendum.
Per cancellare, sul serio, il nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il “legittimo impedimento”.
Per mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata.
Per raggiungere il quorum e per la vittoria dei SI ai referendum del 12 e 13 giugno 2011.

Per cambiare. Appello per i Referendum del 12-13 giugno 2011 è stato sottoscritto in pochi giorni da 500 cittadini e cittadine. L’appello e le 500 firme raggiunte sono pubblicati sui siti:
Le adesioni all’appello si raccolgono all’indirizzo mail

L’appello ha avuto tra i primi firmatari Giulio Marcon della campagna Sbilanciamoci, Tonio Dell’Olio di Libera, l’associazione antimafia, Maurizio Landini, segretario della Fiom Cgil, Rossana Rossanda, fondatrice del quotidiano il manifesto, Paolo Flores, direttore diMicromega, Paolo Serventi Longhi direttore di Rassegna Sindacale, Gianni Mattioli del Comitato Vota SÌ per fermare il nucleare, Flavio Lotti della Tavola della Pace, Mimmo Pantaleo segretario della Flc Cgil, Paul Ginsborg di Libertà e Giustizia.

L’appello denuncia le manovre del governo che vuole cancellare il referendum sul nucleare e oscura l’informazione sul voto. Chiede ai cittadini di trasformare il loro impegno nelle mobilitazioni degli ultimi anni – per il lavoro, i diritti, la legalità, la scuola, l’ambiente, la pace – in una partecipazione di massa al voto del 12-13 giugno.
“La politica istituzionale finora non ci ha ascoltato. Tutto questo può cambiare” sostiene l’appello. Con i referendum si può imporre alla politica “la volontà dei cittadini, riprendere il potere di decidere che tipo di democrazia e di sviluppo vogliamo avere”.

L’appello spiega le ragioni per votare SÌ ai quattro quesiti referendari:
• Il nucleare non serve all’Italia ed è inaccettabile dopo il referendum del 1987 che l’aveva rifiutato e dopo il disastro di Fukushima. Ora il governo – vista l’impopolarità del nucleare – ha fatto una retromarcia che potrebbe far saltare il referendum. È un primo parziale successo, ma la decisione del governo non dà garanzie per il futuro. Serve l'impegno perché i cittadini si pronuncino con il voto contro il nucleare.
• L’acqua non è una merce come le altre, è un servizio essenziale che non può essere lasciato ai privati.  Qui i referendum sono due: uno sulla gestione privata e l’altro sui profitti delle imprese – la legge prevede per i gestori un rendimento non inferiore del 7%. Anche sull’acqua il governo ha prospettato modifiche alla legge per evitare i due referendum senza fare marcia indietro sulla privatizzazione. Anche sull’acqua serve l'impegno perché i cittadini si pronuncino con il voto contro la privatizzazione.
• Il legittimo impedimento è un arbitrio del potere e la Corte costituzionale ne ha già abrogato le norme portanti; bocciando quel che resta della legge, metteremmo fine alle leggi “su misura” per evitare che Silvio Berlusconi affronti i processi in corso.

L’appello invita i cittadini a cogliere l’occasione dei referendum non solo per far sentire le proprie voci, ma per far valere il potere del proprio voto: “Un successo dei SÌ al Referendum costringerebbe la politica – sia del governo che dell’opposizione – a fare i conti con la volontà dei cittadini. L’impegno delle mobilitazioni sociali non si limiterebbe a manifestazioni finora inascoltate, ma cancellerebbe alcune delle peggiori leggi introdotte dal governo”.

I promotori annunciano una campagna d’informazione a sostegno di quella promossa dai Comitati per il SÌ, e una serie di iniziative in diverse città.

Per informazioni e iniziative:

Per saperne di più:

No ai tagli dei servizi sociali

Cgil Frosinone Funzione pubblica,    USB Frosinone


NO AI TAGLI DEI SERVIZI SOCIALI NEL COMUNE DI FROSINONE   

Assistenza domiciliare  
Centro Disabili
Gruppo Appartamento per minori
Centro sociale Anziani

Perchè sono sempre i più deboli a pagare le conseguenze di un irresponsabile taglio da parte della Regione e di questa Amministrazione Comunale?

Per il nuovo bando di gara non verranno assicurate neppure le ore di assistenza pari al 2010! Tutto questo significa riduzione di ore di assistenza agli utenti e tagli ai contratti di lavoro di tutti gli operatori del settore che da anni garantiscono professionalità e dedizione agli utenti assistiti!!!

Sosteniamo le ragioni dei più deboli e, quindi, di quegli utenti svantaggiati che rischiano di rimanere senza assistenza.
Chiediamo sostegno da parte dei cittadini di Frosinone, agli operatori che vedono messo in discussione il loro futuro occupazionale.
Chiediamo al Comune di Frosinone di reperire le risorse necessarie ad assicurare anche per il prossimo anno un livello di assistenza sociale almeno pari al 2010.




Giornata Nazionale della Biciciletta

L'Assessore all'Ambiente
Prof.Francesco Raffa

L'Assessore allo sport
Dott. Angelo Pizzutelli




Anche per il 2011, il Comune di Frosinone - Assessorato all'Ambiente e Assessorato allo Sport - aderisce alla manifestazione organizzata a livello nazionale dal Ministero dell'Ambiente, in collaborazione con ANCI, per domenica 8 maggio e denominata "Seconda Giornata Nazionale della Bicicletta", 

La manifestazione intende promuovere l'uso della bici sia nel contesto urbano, come migliore modalità di mobilità sostenibile, sia come forma di turismo e di attività sportiva attraverso la pratica, sempre più diffusa, del muoversi in bicicletta.

Stimolare i cittadini a scendere in strada con la bici, significa non solo generare consenso in chi per abitudine utilizza già la bicicletta per i propri spostamenti, ma anche creare l'opportunità di sperimentare una prassi di mobilità pulita e positiva in un clima di socializzazione.

L'evento dello scorso anno ha avuto una larga partecipazione dei cittadini, raccogliendo ovunque entusiasmo e voglia di condivisione.

Per questo anno la manifestazione, ha potuto contare sulla piena collaborazione di LineaOrosport , che metterà a disposizione di chiunque avrà voglia di provarle le ultimissime novità in materia di mountain byke di alta gamma in giro per la Città di Frosinone (dalle ore 9.00 alle ore 13.00) e che garantirà (dalle ore 10.00 alle ore 12.00) ai bambini il divertimento con delle "avvincenti gimkane" in bici nelle aree scoperte all'interno della Villa Comunale.

Confidando nella condivisione dello spirito dell'iniziativa e nel fattivo contributo per la buona riuscita della manifestazione, si porgono distinti saluti.

E’ TEMPO DI LOTTA DI CLASSE

il volantino del Pdac per le manifestazioni del 6 maggio
 
Milioni di lavoratori di diverse categorie, per la prima volta dopo molti mesi, oggi possono scioperare unitariamente. Dopo mesi di scioperi frammentati e isolati che non hanno strappato nulla a governo e padronato (i quali procedono imperterriti nella loro opera di massacro della classe lavoratrice), ora il tanto atteso sciopero generale è arrivato: ma è arrivato nel modo sbagliato.
 
Che il vaso fosse colmo da tempo lo hanno dimostrato la piazza del 16 ottobre a Roma (manifestazione della Fiom), lo sciopero del 28 gennaio, le manifestazioni in difesa della scuola pubblica, la resistenza degli operai a Pomigliano, il No degli operai al referendum truffa di Mirafiori, gli scioperi del sindacalismo di base, lo sciopero del 15 aprile organizzato dagli immigrati, i tentativi d’occupazione delle fabbriche, i comitati contro i tagli all’università e alla sanità, la fuga degli immigrati dal centro detenzione di Manduria, le manifestazioni contro la guerra imperialista. Dopo i fischi degli operai che hanno sommerso l’intervento della segretaria Cgil Camusso nella piazza bolognese il 27 gennaio scorso, quando si rifiutò di proclamare lo sciopero, dopo le pressioni dalla base, la segreteria della Cgil è stata costretta a proclamare lo sciopero generale. Ma che lo sciopero sia indigesto ai burocrati sindacali preoccupati di mantenere un buon rapporto con Confindustria, ad assicurare la pace sociale e a salvare il capitalismo, lo dimostrano i contenuti e l’organizzazione di questo sciopero. Uno sciopero senza manifestazione nazionale, per far sì che i lavoratori restino divisi. E in alcune regioni si sciopererà solo per quattro ore.
 
Questo sciopero, lungi da rappresentare ciò di cui hanno urgente necessità i lavoratori, è uno sciopero da clima elettorale (offre un’occasione di propaganda ai candidati del centrosinistra borghese). Il fatto stesso che sia stato annunciato due mesi fa, la dice lunga sul “disturbo” che potrà creare al padronato. Del resto, non è un segreto che la maggior parte dei segretari Cgil non frequentano molto i salariati che dicono di difendere. Essi sono più assidui frequentatori delle sedi del Partito Democratico (il partito del governo Prodi che ha attuato finanziarie contro i lavoratori e aumentato le spese militari) e di Sinistra e Libertà (di Vendola, governatore della Puglia, distintosi per tagli alla sanità pubblica, finanziamenti alle scuole private), di Rifondazione (che, sebbene ridotta ai minimi termini, si dice disposta a offrire di nuovo il proprio sostegno a un futuro governo di centrosinistra).
 
Per queste ragioni, Alternativa Comunista, che oggi è in piazza per essere al fianco dei lavoratori in sciopero, condanna le burocrazie sindacali della Cgil che hanno fatto di tutto per trasformare questa giornata di mobilitazione in un’innocua passeggiata. Ciò che serve, per difendere i lavoratori, è ben altro. 

Ex Bertone. Gufi, avvoltoi e piccioni roteano sulla FIOM

di Marco Veruggio
Direzione Nazionale Rifondazione Comunista

Dopo la decisione dei delegati FIOM alla ex Bertone di Torino di dare indicazione di voto favorevole all’ennesima proposta indecente di Marchionne giornali e televisioni hanno titolato ‘FIOM spaccata’, ‘Svolta nella FIOM’. Sono intervenuti uomini politici e cariche istituzionali. Gli unici a rimanere rigorosamente in silenzio – a conferma della propria totale inutilità – sono i partiti di sinistra, a partire dal mio. Ferrero che ogni giorno inonda agenzie di stampa e siti web con comunicati inutili su tutto ciò che succede sul globo terracqueo, evidentemente ritiene che la vicenda della ex Bertone sia meno importante delle interviste di Fabio Fazio a Raffaella Carrà. Mentre farebbe bene a riflettere sul fatto che è proprio a causa delle troppe parole spese inutilmente e dei troppi silenzi e delle troppe ambiguità su ciò che conta davvero che non solo Fazio, ma i lavoratori italiani e l’elettorato di sinistra pensano che Rifondazione Comunista non esiste più o, se c’è, è come se non ci fosse.
Non si tratta di difendere la FIOM, che non ne ha bisogno, o di dare le pagelle agli attori del dramma. Un partito politico dovrebbe essere in grado semmai di cogliere gli elementi di fondo di questa vicenda e trarne delle indicazioni. La contraddizione che emerge in questa vicenda non è il frutto delle scelte di Landini o della RSU, è una contraddizione oggettiva, di cui semmai le determinazioni soggettive degli attori in campo sono una conseguenza. Si può discutere se si poteva gestirla meglio o peggio, ma il punto è se da quella contraddizione si può uscire e come. Le critiche ultrasinistre nei confronti del gruppo dirigente nazionale della FIOM oltre che essere  - a mio avviso – sbagliate non colgono questo elemento. Pensare che un’organizzazione sindacale possa prendere una decisione a prescindere dal clima che si respira in fabbrica significa non avere chiaro il ruolo di un’organizzazione sindacale. La ex Bertone non è né Pomigliano né Mirafiori, è una fabbrica molto più piccola, chiusa da anni, oggi in amministrazione controllata, dove la gente è in cassa integrazione e un operaio ha tentato il suicidio. Landini ha sempre riconosciuto che il merito della lotta a Pomigliano e a Mirafiori è stato in primo luogo dei lavoratori e dei delegati della FIOM, che hanno deciso di dire di NO a Marchionne. Questa osservazione vale anche nell’altro senso. Ci sono situazioni in cui lavoratori e delegati non sono in grado di reggere la pressione. Mandarli allo sbaraglio non significherebbe essere ‘più radicali’. La recente spaccatura tra i delegati FIOM alla FIAT di Melfi è un segnale a cui un gruppo dirigente non può impiccarsi, ma di cui non può non tenere conto. E d’altra parte vorrei ricordare che nei sindacati ‘complici’ di solito è la leadership nazionale che tende a neutralizzare le spinte più radicali della base e non il contrario e ben difficilmente chi firma brutti accordi annuncia contestualmente le dimissioni – come hanno fatto gli RSU della FIOM alla ex Bertone.
La vera contraddizione in cui si muove la FIOM è che, in una fase di polarizzazione sociale e nel vuoto pneumatico della sinistra, il suo gruppo dirigente è stato costretto a cercare di rompere l’isolamento accentuando il proprio profilo politico. Ma la vicenda della ex Bertone dimostra che a questo c’è un limite. La FIOM rimane un sindacato di categoria e – senza una sponda politica – non può resistere in eterno al tentativo di accerchiamento da parte di Governo, opposizione, Confindustria, CISL e UIL e della stessa maggioranza della propria confederazione. La sinistra politica, in tutta la vicenda FIAT, ha dimostrato ancora una volta di non saper andare oltre la pacca sulla spalla (quando le veniva comodo). A Torino SEL – dopo le dichiarazioni di Migliore (‘Se Fassino vince le primarie rispetteremo la disciplina di maggioranza’) – alle primarie non ha neanche presentato un candidato. La Federazione della Sinistra, dopo che il PD aveva deciso ‘Nessuna alleanza coi comunisti’ e la successiva timida riapertura di Fassino dopo le primarie, si è ritrovata per l’ennesima volta spaccata. Il PdCI premeva per accettare la scialuppa di salvataggio, il PRC era contrario. La mediazione raggiunta – accordi in tutte le circoscrizioni, merce di scambio la candidatura di un esponente del PdCI a Presidente della Circoscrizione di Mirafiori – è saltata, ancora una volta, perché è stato il PD a dire no. Ma è del tutto evidente che Ferrero e Diliberto non avrebbero fatto una grinza di fronte all’ipotesi di un accordo di qualche genere con chi aveva invitato i lavoratori delle Carrozzerie ad approvare il piano di Marchionne e oggi plaude alla presunta ‘svolta della FIOM’. Nel frattempo Lavoro e Solidarietà, braccio politico della lobby Patta-Nicolosi nella Federazione, dopo aver osservato un religioso silenzio su Pomigliano e balbettato qualcosa su Mirafiori, ritrova miracolosamente la favella. Prima una strisciante polemica ‘da sinistra’ rispetto agli accordi firmati dalla FIOM alla Electrolux e alla Piaggio, poi un comunicato di Augustin Breda di qualche giorno fa, in cui si accusa la FIOM ‘di avere sbandato tre volte sul caso FIAT e di essere finita fuori strada’ (mentre Nicolosi l’anno scorso ha sbandato una sola volta finendo nella segreteria nazionale della CGIL).
Se ci affidiamo a questi dirigenti della sinistra, che quando avrebbero qualcosa da dire tacciono e quando parlano fanno rimpiangere di non aver taciuto, è evidente che la domanda di rappresentanza politica del mondo del lavoro in Italia è destinata a rimanere inevasa. Ciò non significa che la partita sia persa, ma chi pensa che questo sia il nocciolo della questione – e sono tanti, tantissimi – deve capire che la soluzione non pioverà dal cielo e dunque bisogna prendere l’iniziativa e aprire una discussione, anche a costo di rompere la tradizione italiana di una rigida separazione tra sindacato e politica. Gli schemi valgono finché sono funzionali a trovare delle risposte nella situazione concreta a cui si applicano. L’esperienza della rivoluzione tunisina ci ha insegnato che – in assenza di una sinistra politica sviluppata (in questo caso per ragioni ben più comprensibili) – la più grande confederazione sindacale di sinistra può ritrovarsi a diventare un punto di riferimento politico di massa. In Gran Bretagna l’esperienza della RMT (che potremmo definire una piccola FIOM inglese) è per molti versi simile a quella italiana, con la differenza che ha prodotto un tentativo di aggregazione elettorale tra forze politiche e sindacali, pur scontando la debolezza della sinistra inglese. Senza pretendere di applicare ricette preconfezionate a situazioni differenti credo che bisognerebbe almeno cominciare a ragionarci sopra se non vogliamo rimanere fermi e perdere l’ennesima occasione di avere una sinistra degna di questo nome. Alla faccia dei lavoratori di Pomigliano, di Melfi e di Mirafiori.

A San Lorenzo Vince la cultura

Luciano Granieri


I  cittadini di San Lorenzo hanno vinto. Questa è la grande notizia. Come già riportato dal nostro BLOG, nei locali dell ex Cinema Palazzo a San Lorenzo si voleva realizzare una sala bingo gestita da una fantomatica società off-shore spagnola. Un operazione aperta ad ogni tipo di speculazione. Uno scippo della logica del profitto ai danni di un immenso patrimonio culturale . I cittadini di San Lorenzo si sono opposti all’ennesima privazione di un diritto, sono scesi in piazza. Hanno raccolto firme e coinvolto artisti come Sabina Guzzanti e Franca Valeri. Nei locali dell’ex cinema è stata allestita una mostra dello scultore Mimmo Pesce
.
Il 15 aprile gli abitanti di San Lorenzo hanno liberato l’ex cinema palazzo dalla speculazione riconsegnando alla città un monumento storico di teatro e cinema che nel passato ha ospitato attori quali Petrolini, Balzani, Totò, Rascel e molti altri. La nuova sala si chiamerà “Sala Vittorio Arrigoni”



Ora i cittadini e i numerosi artisti coinvolti sperimentano quotidianamente un nuovo modo di tutelare l’arte e promuovere la cultura per far si che l’ex cinema, teatro palazzo ritorni alla sua originale funzione e non venga trasformato in un Casinò.


Sosteniamoli  firmamdo la petizione al link

Di seguito riportiamo l’ intervento di Mimmo Pesce e una carrelata delle opere da lui realizzate all’interno della Sala Vittorio Arrigoni, EX Cinema Palazzo  





GAZA, STIAMO ARRIVANDO. CON VITTORIO NEL CUORE

Il Coordinamento Nazionale della Freedom Flotilla Italia – Stay Human

Con l’approssimarsi della manifestazione nazionale del 14 maggio, vogliamo rivolgere un appello a tutte le associazioni, le forze politiche e le personalità che hanno aderito al progetto della Freedom Flotilla per far cessare l’assedio di cui i Palestinesi della Striscia di Gaza sono vittime da anni.
Le dichiarazioni del Ministro degli Esteri egiziano sull’ipotesi di un’apertura permanente del valico di Rafah ci incoraggiano ancora di più nel nostro progetto di raggiungere la Striscia via mare, sfidando il blocco israeliano insieme a tutte le organizzazioni della coalizione internazionale della Freedom Flotilla 2 – Stay Human
Il governo israeliano sta decidendo come affrontare la Flotilla, in un quadro regionale segnato da profondi sconvolgimenti, fra i quali la rinnovata unità delle forze politiche palestinesi, dopo anni di divisioni, unità che preoccupa oltre ogni misura l’occupazione israeliana. Non dimentichiamo come l’unità della resistenza sia stato un obiettivo per cui si sono mobilitati tanti giovani palestinesi, e come a questo obiettivo abbia dedicato le sue energie il nostro compagno, fratello ed amico Vittorio Arrigoni. Vittorio sarà sempre con noi, nei nostri cuori, nelle piazze, sulle nostre navi ed in tutte le nostre battaglie per la liberazione della Palestina e per una pace giusta in Medio Oriente.
I dirigenti israeliani si sono rivolti all’ONU ed ai governi, pretendendo che impediscano la partenza delle nostre navi, e il governo italiano ha prontamente risposto all’appello di Tel Aviv.
L’assalto dell’esercito israeliano alla prima Freedom Flotilla, lo scorso anno, è costato la vita a nove attivisti. Anche oggi, il governo israeliano rivendica la legittimità dell’assedio e nega la crisi umanitaria in cui versa Gaza a causa dell’assedio, e attribuisce alla flotilla intenti terroristici, preparando così il terreno per nuove iniziative di forza, immaginando che, come è sempre avvenuto in questi anni, alle blande condanne dei governi non farà seguito alcuna sanzione.
Il solo strumento di difesa che abbiamo è la solidarietà della società civile e delle forze democratiche. Vorremmo che questa solidarietà si manifestasse in tutta la sua ampiezza nella manifestazione del 14 maggio, ed è per questo motivo che chiediamo a tutti di esercitare il massimo sforzo affinché quel giorno vi sia la più ampia e determinata partecipazione. Chiediamo a tutte le organizzazioni di farci pervenire la propria adesione e di impegnarsi per far confluire a Roma il maggior numero di persone. Sono già in molti ad essersi attivati, a dimostrazione di quanto sia forte il bisogno di manifestare la propria solidarietà ai Palestinesi, ma c’è ancora molto da fare.
Il momento critico che sta attraversando la democrazia italiana, segnato prepotentemente dalla guerra e dalla volontà di impedire importanti consultazioni popolari, rende necessario mettere in campo la forza dei movimenti e della società civile.
La manifestazione del 14 maggio è un appuntamento importante per gli amici del popolo palestinese e della pace, per tutti quelli che credono nella democrazia, nella libertà, nella giustizia sociale e nei diritti umani. Un appuntamento da non mancare.

mercoledì 4 maggio 2011

l' insognata.le terme e........la santa dei desideri impossibili......

Fausta Dumano


 A casa dell' insognata non ci sta mai un momento di pace, perchè la realtà che la circonda supera sempre la sua fantasia....l' insognata è una migrante, quindi fa sempre scoperte nuove.....è una città particolare, dove gli amministratori  per tutelare i siti archeologici li proteggono con una filosofia intelligente.......proteggerle dalla vista, dalla speculazione del turismo e dagli agenti atmosferici,per questo motivo la città sotterranea è ben protetta ci si costruisce sopra......trattasi di un modello da prendere come esempio.....niente atti di vandalismo, niente stress da file di turisti, niente spese di personale ,niente spese per la manutenziione.SCOPERTE SEMPRE NUOVE PER LA MIGRANTE......3 MAGGIO....apre facebook, il suo mondo parallelo, amici vicini e lontani le chiedono come festeggia il tre maggio....l' insognata si sente ignorante , nell' universo  la sua città, quella dove vive è famosa per la santa del giorno. Apre il sito del comune, la santa secondo la tradizione ha scoperto la croce, chiaro simbolo, di conseguenza è la protettrice dei desideri irrealizzabili....una cosa destinata ad essere una chimera, un' utopia avviene pertanto nel giorno di santa....(bip bip)Appena l' insognata ha cominciato a scrivere l' incipit di un racconto sulla processione alla santa dei desideri , subito ilaria, paolo hanno replicato ''CHE FANTASIA CHE TIENI''da TORINO è giunto in soccorso un amico ciociaro che ha linkato il sito del comune......siccome la pagina dell' insognata è più famosa del sito del comune sono arrivati tanti turisti in città a cercare la processione..........hanno trovato dei lumini e dei cartelli che invocavano santa ......(bip bip)a tutelare la zona delle terme ......da oggi santa bip bip ha un desiderio in più visitare le terme romane

Sì allo sviluppo sostenibile, no all’aeroporto di Frosinone


Dopo oltre 15 anni, l’aeroporto di Frosinone continua a turbare ogni serio proposito di rilancio in termini di green economy per il Frusinate e l’intera Valle del Sacco. Eppure, l’assurdità di tale progetto, insostenibile dal punto vista tecnico, economico e ambientale, era emersa in piena luce nel corso della conferenza dei servizi regionale del 28.10.09, promossa de facto dall’ex assessore al demanio nonché ex presidente della Provincia di Frosinone Francesco Scalia. Una bocciatura inappellabile. Ridicola dunque l’affermazione ufficiale dello stesso Scalia, in data 29.04.11, per cui “Nella prima -ed unica- riunione del 28 ottobre 2009 (ho i verbali, per chi li volesse consultare) l'Enac e la Difesa fecero solo delle osservazioni, peraltro compatibili con la nostra richiesta di realizzare un aeroporto da 3 milioni di passeggeri”. In base ai verbali citati, risulta infatti che nel corso dell’unica conferenza dei servizi che si tenne - in quanto oltre alla clamorosa bocciatura dello
studio di fattibilità proposto vi erano delle incongruenze procedurali - l’ENAC ripresentò per
l’ennesima volta le insormontabili ragioni riguardo l’inconsistenza del progetto aeroportuale, a causa dell’interferenza delle rotte di volo dell’aeroporto candidato con quelle di Fiumicino, Ciampino e Grazzanise; di ragioni di sicurezza determinate dall’orografia e dalle condizioni meteo climatiche della Valle del Sacco; di motivazioni ambientali secondo cui, per esprimerci in termini intuitivi quanto efficaci, la Valle del Sacco e il sito aeroportuale prescelto sono una “camera a gas” soggetta a frequenti fenomeni di inversione termica. Ragioni a cui non rispose a tono il progettista della Tecno Engeneering. L’Aeronautica Militare ribadì l’incompatibilità della scuola elicotteristica di volo - com’è noto struttura d’eccellenza a livello nazionale – con un aeroporto civile. Il progettista della Tecno Engeneering non trovò di meglio che appellarsi a un’inesistente precedente disponibilità da parte del Ministero della Difesa. Tacendo infine di altre osservazioni del
Ministero delle Infrastrutture, del Ministero dell’Ambiente, della ASL di Frosinone, della stessa Rete Ferroviaria Italiana. Per quanto riguarda affermazioni ufficiali del presidente della società Aeroporti di Frosinone, Gabriele Picano, in data 28.04.11, non possiamo non riscontrare lo stesso gioco più volte adottato da Francesco Scalia. Aumentare o diminuire a fisarmonica il numero dei passeggeri per imbonire il possibile impatto ambientale. Egli parla di 400.000 passeggeri quando lo stesso sito AdF chiarisce che l’aeroporto regionale prevede 400.000 passeggeri nella fase iniziale e 2 milioni a regime. Se poi fosse effettivo il ripiegamento su un semplice aeroporto leggero (aero taxi e light jet), è evidente che crollerebbe la sostenibilità economica, peraltro del tutto discutibile per lo stesso aeroporto
regionale. D’altro canto, come anche agli onori della cronaca nazionale, l’aeroporto di Frosinone nel 2009 suscitò molto interesse in faccendieri vicini alla camorra. Un aeroporto aero taxi o light jet avrebbe forse l’unico effetto di agire nel tempo come trojan horse per un aeroporto regionale che, se decollasse davvero, non potrebbe che produrre i danni segnalati dall’Enac in termini di rotte di volo, sicurezza e inquinamento. L’aeroporto di Frosinone serve dunque solo come paravento per giustificare progetti di speculazione edilizia su centinaia di ettari di territorio, ricadenti sulle spalle di centinaia di cittadini espropriati a prezzi da fame. La stessa ipotesi di una traslazione della stazione di Frosinone dal centro cittadino ai pressi del “Moscardini” con linea aeroportuale dedicata
è funzionale alla speculazione edilizia, non certo a un miglioramento dell’offerta ferroviaria per le migliaia di pendolari ciociari afflitti dal calvario quotidiano della Roma-Frosinone-Cassino. Il presidente della società di gestione AdF, nonché presidente della Provincia, Antonello Iannarilli, ha dichiarato che in settimana apporrà la sua firma al documento necessario alla Valutazione Ambientale Strategica da parte del proponente (ovvero la stessa AdF), il cui iter peraltro sembra procedere con una selva di irregolarità amministrative, prima tra tutte la mancata consultazione del “pubblico interessato”, tra cui le associazioni ambientaliste, senza la quale la VAS smarrisce il suo stesso DNA. Lo invitiamo dunque a ripensarci. Tenendo conto tra l’altro che ha dimostrato di saper voltare pagina nei confronti del precedente governo provinciale sulla questione Acea Ato 5. Le risorse destinate al territorio vanno impiegate invece per progetti di green economy come quello proposto dalla Fondazione Kambo – magari discutibile in alcuni punti, ma non certo nella filosofia e nella capacità di coinvolgere tutte le componenti della società - inspiegabilmente abbandonato. Nell’ambito di un tale disegno di struttura può aver posto - questo è l’unico elemento sensato e scorporabile dell’intero progetto AdF - un eliporto civile che si ponga come punto di eccellenza per il soccorso sanitario e ambientale, in sinergia con le aziende elicotteristiche operanti sul territorio e con la scuola elicotteristica di volo dell’Aeronautica Militare. Ci appelliamo infine al Presidente della Regione Lazio Renata Polverini e all’Assessore all’Ambiente Marco Mattei perché investano oculatamente le risorse del Lazio destinate a un territorio che ne ha molto bisogno, congelando l’entrata della Regione nel capitale sociale di AdF. Ci appelliamo a tutte le forze politiche regionali, provinciali e comunali perché sostengano la nostra azione. Chiediamo l’immediata convocazione di un’audizione tematica in Commissione Trasporti regionale.

Ferentino, 04.05.11

Le Associazioni:

Cittadini No Aeroporto Ferentino-Frosinone

Legambiente Lazio – Il Presidente Lorenzo Parlati

WWF Lazio – Il Presidente Vanessa Ranieri

Rete per la Tutela della Valle del Sacco – Il Presidente Alberto Valleriani

CODICI Federazione di Frosinone – Il segretario provinciale Luigi Gabriele

Verdi Ambiente e Società – Il presidente nazionale Guido Pollice

martedì 3 maggio 2011

Paura del POPOLO SOVRANO

Luciano Granieri


I referendum fanno paura. Questo è ormai assodato. Si sta cercando in tutti i modi di zittire il popolo che è sovrano solo quando fa comodo al palazzo. Il Governo, da tempo sta disseminando di trappole  il corso referendario per annullarne  gli effetti. Si è iniziato con la data della consultazione   disgiunta dalle ELEZIONI amministrative, si è proseguito con    una “MORATORIA ABROGATIVA” , trappola nascosta nel decreto “OMNIBUS”, per fermare il quesito contro il nucleare, si continuerà con una probabile  sciabolata inserita sempre nell’omnicomprensivo “OMNIBUS” tesa a decapitare i quesiti sull’acqua pubblica. Il primo obbiettivo, si dice, sia  quello di disinnescare il referendum sul legittimo impedimento, il quale non può essere annullato con sotterfugi legislativi e dunque è indispensabile il non raggiungimento del quorum, traguardo  molto  più semplice da raggiungere se gli altri quesiti vengono annullati. Ma esistono altre ragioni per cui conviene alla casta neutralizzare  tutta la consultazione referendaria, Sull’acqua, ad esempio, molti squali all’interno di confindustria già stanno facendo i conti sugli immensi profitti che potranno  realizzare sulla gestioni idrica e spingono Berlusconi affinché nessun popolo sovrano si metta di mezzo. Stesso discorso per il nucleare. Quanti palazzinari si stanno leccando i baffi al solo pensiero delle colate di cemento che avranno da gettare per costruire le strutture destinate ad ospitare centrali dal futuro comunque incerto  ? Speriamo nella Cassazione che, a decreto approvato, dovrà valutare se la nuova normativa sul nucleare , che modifica la precedente, avrà  assunto “i principi ispiratori” e i “contenuti normativi essenziali” che si pongono  a fondamento della richiesta di referendum abrogativo. Una speranza c’è . L’emendamento del Governo su cui si dovrebbe spostare il giudizio del corpo elettorale è composto da otto commi cinque di questi abrogano tutte le norme su cui è stato richiesto il referendum, nel  primo comma invece si legge che ” Non si procede alla definizione e attuazione del programma  nucleare solo momentaneamente in attesa di  acquisire ulteriori evidenze scientifiche e in attesa delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea” Questo assunto appare incompatibile con la richiesta dei promotori del referendum che invece vogliono l’abbandono definitivo di ogni politica nucleare in Italia. Secondo  Gaetano Azzariti  professore ordinario di "Diritto  costituzionale" presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Roma “La  Sapienza” “La particolare struttura della disposizione normativa proposta dal Governo permetterebbe quindi un trasferimento del quesito rispettoso dei diversi principi ispiratori. Basterebbe operare il trasferimento solo sul primo comma. In tal modo il corpo elettorale sarebbe chimatato a scegliere tra la sospensione momentanea delle politiche nucleari, così come ritenuto necessario dal Governo, e il definitivo abbandono di ogni politica nucelare, così come richiesto dai promotori del referendum.” In buona sostanza si dovrebbe tenere il referendum solo sul primo comma della nuova normativa per sancire il definitivo e non temporaneo effetto dei commi successivi che rinunciando ad ogni politica nucleare, rispettano il principio ispiratore dei referendum. Vedremo se sarà questa la decisione della Cassazione. Nel frattempo la paura come detto, fa novanta e continuano le azioni atte a comprimere ogni tentativo di DIFFONDERE  il merito dei referendum. Ad esempio nel concertone del primo maggio, l’organizzazione ha deciso di far firmare agli artisti, prima della esibizione , una liberatoria in cui si impegnavano a non parlare dei referendum e a non dare indicazioni di voto “Una  normale applicazione della legge sulla par condicio” si giustificava l’organizzatore Marco Godano,  non tenendo conto che il comitato di vigilanza Rai, ancora non ha definito le regole per la comunicazione referendaria a causa  dell’ostruzionismo dei membri in quota alla maggioranza, per cui è difficile rispettare regole che ancora non esistono . Infatti il pensiero del cast era un altro. Si bollava questa liberatoria come “il tentativo di mettere la sordina a cantanti e attori” . Erriquez, il cantante della Bandabardò si è arrabbiato sul serio affermando di essere di fronte “a un vero e proprio atto di censura” . Fortunatamente esiste la rete per cui nel corso del concerto gli artisti hanno potuto egualmente esprimersi nel video che di seguito pubblichiamo.  




Consigli elettorali

ANPI Frosinone


L’ANPI  invita i sui soci e tutti i cittadini che si richiamano ai valori di libertà e giustizia, solidarietà e pace, che hanno animato la Lotta di Liberazione e sui quali si fonda la Costituzione della Repubblica:
- a prendere parte alle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio per contrastare con efficacia l’astensionismo affinché, con una grande partecipazione al voto, in particolare delle nuove generazioni, esso si confermi come una essenziale conquista democratica;
- a dedicare il proprio voto, in presenza di una grave crisi della democrazia e dei continui attacchi cui è soggetta, a quelle forze politiche ed a quei candidati per i quali l’Antifascismo e la Resistenza costituiscono un patrimonio irrinunciabile e che in coerenza con valori, i principi e gli obiettivi della Costituzione, ispirano i loro programmi e la loro azione all’esigenza di un rinnovamento politico e sociale del Paese ed in particolare della realizzazione di un futuro dignitoso e sereno per le nuove generazioni.

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L’ANPI invita i suoi soci e tutti gli antifascisti e i democratici a 
partecipare al voto referendario del 12 e 13 giugno e a dare 
indicazioni coerenti col dettato Costituzionale, coi principi di libertà, 
giustizia, uguaglianza. A favore quindi della tutela dei beni pubblici, 
contro tutti i provvedimenti che possono mettere a rischio la salute 
e la sicurezza dei cittadini, e contro quelli che contrastano con 
l’esigenza e la necessità di una giustizia uguale per tutti.

IL COMITATO NAZIONALE ANPI

Liberati dei CARC

di Fabiola D'Aliesio candidata al Consiglio Comunale con la Lista Napoli è Tua



Il Pd a De Magistris:«Lìberati dai Carc»
La replica dell'ex pm: «Mai. Piuttosto siano Orlando
e Morcone a prendere le distanze da Bassolino»







Napoli, 28.4.11

Sui tentativi di intimidazione, in perfetto stile camorristico, del PD nei confronti di 
Luigi De Magistris, del Partito dei CARC e del Sindacato Lavoratori in Lotta. 

Il cambiamento fa paura al PD e a tutti gli affaristi e politicanti, perché il cambiamento è possibile: dipende dalla organizzazioni operaie e popolari della nostra città! Avanti tutta! Oggi è stata diffusa la notizia dell'attacco pubblico sferrato dal commissario provinciale del PD, Andrea Orlando, e dal segretario regionale, Enzo Amendola, nei confronti di Luigi De Magistris, del Partito dei CARC e del Sindacato Lavoratori in Lotta. Luigi De Magistris ha già risposto in maniera chiara, rimandando al mittente  l'attacco e i "consigli" di stampo camorristico di Orlando e Amendola. Io aggiungo che le vere "frange violente" sono quelli che hanno ridotto la nostra città a una discarica a cielo aperto, condannano migliaia e migliaia di persone alla disoccupazione, a morire di lavoro, di malasanità, di disperazione, avvelenano l'ambiente in cui viviamo! Sono quelli che hanno mandato le forze dell'ordine a malmenare le mamme vesuviane, sono i Trocina che massacrano i disoccupati che rivendicano un lavoro. I veri violenti sono quelli che sostengono i bombardamenti "umanitari" della popolazione in Libia, in Afghanistan, in Palestina, sono i responsabili dei campi di concentramento e delle stragi di immigrati nel Mediterraneo! Di questa schiera fanno parte i partiti degli Orlando e degli Amendola, dei Lettieri e i loro soci! Invece quanti lottano e si battono senza se e senza ma per mettere fine a questi crimini e a questa barbarie non sono dei violenti, ma gli unici e veri fautori di una civiltà e di una giustizia degne di questo nome! La questione è molto semplice: la lista Napoli è Tua fa paura al PD, ai poteri forti e alla rete di malaffare che ha costruito e su cui fin qui si è retto! Grazie all'azione delle organizzazioni operaie e popolari che compongono e che sostengono la lista Napoli è Tua essa può infatti avviare un reale cambiamento della nostra città, se costruiremo un'Amministrazione Comunale d'emergenza che diventi centro di mobilitazione e organizzazione per la conquista di un lavoro utile e dignitoso per tutti (condizione questa centrale e imprescindibile per risolvere realmente tutti gli altri problemi)! I tentativi di intimidazione che il PD, in perfetto stile camorristico, sta facendo nei confronti di Luigi De Magistris hanno un obiettivo chiaro: cercare di mettergli paura, fargli fare un passo indietro e spingerlo a dissociarsi e a far fuori dalla lista Napoli è Tua le componenti popolari, al fine di impedire che essa diventi centro di mobilitazione per il cambiamento della città e ridurla ad una lista qualsiasi, un'altra semplice e innocua appendice del teatrino della politica borghese! Lancio l'appello a tutti i candidati della Lista Napoli è Tua e delle altre liste popolari (Napoli non si piega, Movimento a 5 stelle, PCL) e a tutte le forze popolari e progressiste della nostra città a prendere posizione pubblicamente contro questo attacco: oggi il PD attacca il Partito dei CARC e il Sindacato Lavoratori in Lotta, domani, se non risponderemo in maniera unitaria e compatta, attaccherà il Presidio di Chiaiano e il candidato presidente all'VIII municipalità Ivo Poggiani, Lucia De Cicco della Terra dei Fuochi candidata al consiglio comunale, per poi "passare a rassegna" tutte le altre componenti progressiste della lista! Questo attacco tocca
tutti coloro che, al di la delle liste di appartenenza, lottano per il cambiamento reale della nostra città, mette a repentaglio l'agibilità politica di tutti coloro che non sono allineati ai voleri della casta!



lunedì 2 maggio 2011

TUTTI I DUBBI SULL'UCCISIONE DI BIN LADEN: PERCHE' GETTARE IL CORPO IN MARE? PERCHE' SI DICE CHE LA FOTO DEL CADAVERE SIA FALSA?

Partigiani del Terzo Millennio


Sono passate poche ore dall'uccisione di Osama bin Laden, e immancabile, viene a galla la teoria del complotto. Perché gli americani lo hanno ucciso, anziché farlo prigioniero? Perché l'America si espone alla reazione «tremenda» preannunciata dal figlio Omar, sebbene ultimamente si dicesse che il leader afghano fosse diventato «ininfluente»? Perché gli americani hanno già gettato il suo corpo in mare? Perché si dice che la foto del cadavere sia falsa? E' un caso che i giornali americani non la pubblichino?

Sono queste le domande che corrono da una parte all'altra del mondo, attraverso il web, per il momento tutte senza risposta. Ma molti osservatori non possono fare a meno di notare che gli Stati Uniti sembrano gestire la comunicazione delle prime ore sulla morte del leader di Al Qaeda con avventatezza. I dubbi di molti analisti erano infatti largamente prevedibili. E se è vero che operazioni del genere sono sempre registrate, essendo già passate diverse ore dall'annuncio dell'uccisione, se c'è un video sarebbe anche ora di farlo saltar fuori. 

In effetti, la Casa Bianca ha fatto sapere di non aver ancora deciso se rendere pubbliche le foto che mostrano il corpo di Osama bin Laden dopo l'uccisione con colpi sparati alla testa. Fonti del Pentagono hanno sottolineato che, anche con le ferite alla testa, il volto di Osama bin Laden è riconoscibile. Sarebbero inoltre in corso rilevazioni scientifiche sul DNA da campioni prelevate dal corpo del leader di Al Qaida. I risultati saranno comparati col DNA di familiari di Osama bin Laden già in possesso delle autorità americane. 
Gli Stati Uniti nel frattempo si muovono sul piano operativo: hanno diffuso un'allerta alle ambasciate americane nel mondo, mettendole in guardia da possibili attacchi di rappresaglia di al-Qaeda per l'uccisione di Osama Bin Laden. 

Già alle 6 di stamane (ora italiana) le agenzie cominciano a battere la notizia secondo cui "gli Usa faranno in modo da garantire che il corpo di Osama Bin Laden, di cui sono in possesso, riceva trattamento conforme alla tradizione dell'islam" (la salma va lavata, avvolta in un sudario e sepolta entro 24 ore). Ciò nonostante, gli Usa decidono di gettare il corpo in mare. 

Una "sepoltura" che cancella tutte le tracce e che alimenta le teorie cospirative secondo cui Osama non sia mai stato ucciso. E, soprattutto, «completamente contraria alle regole dell'Islam», come hanno dichiarato fonti della Grande Moschea di Parigi, «assai sorprese» dall'annuncio della sepoltura in mare. Questa peraltro non è stata ancora confermata ufficialmente: un alto dirigente dell'Amministrazione Obama si è limitato ad affermare che il corpo «è stato trattato secondo la pratica e la tradizione islamica, si tratta di una questione che prendiamo molto sul serio». 

Alle 7.46 ora italiana le tv pachistane mostrano il volto sfigurato del cadavere del leader talebano. Ma il movimento talebano pachistano Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp) smentisce la notizia della morte. Il Ttp è il principale gruppo talebano considerato responsabile per le principali stragi terroristiche degli ultimi anni e legato ad al Qaida. Pochi minuti dopo, sui siti islamisti si moltiplicano gli annunci che promettono vendetta per la morte del capo di Al Qaida. «Oh Dio, fai che la notizia non sia vera, Dio maledica Obama», afferma un messaggio pubblicato su un forum in lingua araba. «Oh americani, è ancora legale per noi tagliarvi il collo». «Osama potrà essere stato ucciso, ma il suo messaggio della Jihad non morirà mai», afferma un altro messaggio. 

Possibile che gli Stati Uniti si siano esposti alla vendetta preannunciata dal figlio di Osama, Omar bin-Laden, che aveva dichiarato che se suo padre fosse stato ucciso "il mondo diventerà molto, molto cattivo"? Non a caso, il Regno Unito si è svegliato oggi con il messaggio del premier David Cameron che ha precisato in tv: «La morte del capo di al Qaida è un grande sollievo ma non segna la fine della minaccia terrorista: dobbiamo essere particolarmente vigili nelle prossime settimane».

Alle 9.27 ora italiana, la Cnn annuncia che il corpo di Osama è stato gettato in mare, secondo il rito della tradizione islamica. Ma poche ore prima non era stato detto ai giornalisti che lo avrebbero potuto vedere? In realtà, la decisione statunitense viene giustificata con il «rifiuto delle autorità pachistane e saudite di prendere in consegna il corpo di Osama Bin Laden». Motivo: «Non è un cittadino pachistano e quindi non c'è motivo perchè il suo corpo sia consegnato ai pachistani», ha detto la fonte secondo la quale lo stesso rifiuto è stato espresso anche dall'Arabia Saudita. 

Passano pochi minuti e comincia a girare la notizia che la fotografia del volto sfigurato sia falsa. In effetti, è stata la televisione pachistana GeoTv in lingua urdu a diffondere per prima la fotografia del volto sfigurato e sanguinante di un uomo ucciso, affermando che si trattava del leader di Al Qaida, Osama bin Laden (salvo poi ammettere, qualche ora dopo, che fosse un falso). La televisione satellitare francese BFMTV è stata tra le prime a rilanciare l'immagine del cadavere, che poi hanno fatto rapidamente il giro del globo, senza però che ci fosse alcuna conferma del fatto che fosse autentica. La televisione francese, illustrando la foto, dice: «gli americani hanno appena fornito la prova (della morte di bin Laden) con questa immagine». E molte televisioni italiane ed europee le hanno ridiffuse, senza dubitarne l'autenticità. 

Ma le reti televisive americane, al contrario, non diffondono la foto. Sul sito internet Le Post si avanza l'ipotesi che si tratti di un fotomontaggio. Zoomando sull'immagine infatti si nota una netta differenza tra la parte alta del viso e la parte bassa: una parte del volto di bin Laden, bocca, mento e barba potrebbe essere stata incollata al cadavere di un altro uomo. Secondo un giornalista della France Presse, Francois Bougon, - continua il sito internet - questa foto circolerebbe sul web dal novembre 2010. Il sito Peacereporter, poi, afferma senza mezzi termini che la prima foto di Bin Laden ucciso è un falso ottenuto col fotoshop. Si tratta - dice Peacereporter - di una immagine evidentemente elaborata con un programma di editing di immagini, ripresa dal sito «unconfirmedsources». Il nome del file, peraltro, 20060923-torturedosama.jpg, secondo Peacereporter dovrebbe bastare a chiarire l'equivoco: si tratta di una foto del 23 settembre 2006 il cui nome è «Osama torturato». Scaricando tuttavia la foto da siti che l'hanno ripresa, risulta che l'immagine ha effettivamente quella didascalia. La sequenza numerica va letta come una data: 2006 (anno) 09 (mese) 23 (giorno).

Alle 9.38 ora italiana fonti americane ufficiali confermano: Osama è stato sepolto in mare. Portandosi dietro un oceano di misteri.