sabato 18 giugno 2011

Che fare?

Luciano Granieri

Vogliono scipparci la vittoria referendaria. E' un dato di fatto.Immediatamente dopo i risultati plebiscitari dei referendum ,  su  giornali e media mainstream si vuole far passare l'idea che per l'acqua non cambierà nulla. Si afferma    infatti che  si sia  abrogato  solo l'obbligo  di affidare  al  privato la gestione assoluta del bene   ed è nei poteri degli enti locali  poter scegliere comunque una collaborazione da parte dei privati, si aggiunge che le tariffe rimarranno le stesse senza cambiamenti sostanziali sulla bolletta. Ecco dunque la nuova frontiera che da adesso impegnerà i movimenti per l'acqua pubblica. E' necessario restare sulle piazze per spiegare ai cittadini che quanto asserito da giornali e TV è del tutto sbagliato. Tanto per cominciare, a seguito del risultato del quesito referendario n.2 , in quelle zone, come nella provincia di Frosinone,  dove le  ditte private gestiscono la distribuzione idrica, le bollette devono calare del 7%. C'è da aggiungere che il vuoto legislativo determinato dall'abrogazione della legge Ronchi, non necessariamente va colmato con leggi precedenti, ma soprattutto, la norma  che verrà adottata, dovrà  tener conto di quanto  il 57% ha sancito con il suo voto. Che fare? Innanzitutto  è necessario che  gli interlocutori degli amministratori e delle aziende diventino  i comitati per l'acqua pubblica. Loro hanno vinto i referendum e, come conseguenza, loro sono stati investiti dai cittadini ad occuparsi della questione idrica. Ad esempio nella provincia di Frosinone il presidente Iannarilli dovrà  avere come unici interlocutori i membri del comitato della provincia di Frosinone. Dovrà  rescindere il contratto con ACEA, non solo per le gravi inadempienze contrattuali, ma  perchè lo vogliono il 57% dei cittadini ciociari. Su quale normativa adottare il forum per l'acqua pubblica, raccogliendo le firme in tutta Italia, presentò  una legge di iniziativa popolare per la gestione partecipata della distribuzione idrica . Si era nel 2007 (governo Prodi). Quella legge è chiusa in chissà quale cassetto del palazzo. E' necessario tirarla fuori, discuterla e approvarla senza se e senza ma. Questo bisogna farlo subito, altrimenti le bocche di fuoco dei media, megafoni della politica istituzionale continueranno nell'opera di destrutturazione di una vittoria CONQUISTATACV FACENDO POLITICA VERA FRA LA GENTE.
Di seguito il testo della legge di iniziativa popolare.


PROPOSTA DI LEGGE D’INIZIATIVA POPOLARE CONCERNENTE :

PRINCIPI PER LA TUTELA, IL GOVERNO E LA GESTIONE PUBBLICA DELLE ACQUE E DISPOSIZIONI PER LA RIPUBBLICIZZAZIONE DEL SERVIZIO IDRICO

Articolo 1 (Finalità)
1. La presente legge, ai sensi dell’art. 117, lettere m) ed s), della Costituzione, detta i principi con cui deve essere utilizzato, gestito e governato il patrimonio idrico nazionale.
2. La presente legge si prefigge l’obiettivo di favorire la definizione di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale.
Articolo 2 (Principi generali)
1. L’acqua è un bene naturale e un diritto umano universale. La disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua potabile sono garantiti in quanto diritti inalienabili ed inviolabili della persona.
2. L’acqua è un bene finito, indispensabile all’esistenza di tutti gli esseri viventi. Tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e non mercificabili e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà. Qualsiasi uso delle acque è effettuato salvaguardando le aspettative e i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale. Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrogeologici.
3. L’uso dell’acqua per l’alimentazione e l’igiene umana è prioritario rispetto agli altri usi del medesimo corpo idrico superficiale o sotterraneo. Come tale, deve essere sempre garantito, anche attraverso politiche di pianificazione degli interventi che consentano reciprocità e mutuo aiuto tra bacini idrografici con disparità di disponibilità della risorsa. Gli altri usi sono ammessi quando la risorsa è sufficiente e a condizione che non ledano la qualità dell’acqua per il consumo umano.
4. L’uso dell’acqua per l’agricoltura e l’alimentazione animale è prioritario rispetto agli altri usi, ad eccezione di quello di cui al comma 3.
5. Tutti i prelievi di acqua devono essere misurati a mezzo di un contatore a norma UE fornito dall’autorità competente e installato a cura dell’utilizzatore secondo i criteri stabiliti dall’autorità stessa.
Articolo 3 (Principi relativi alla tutela e alla pianificazione)
1. Per ogni bacino idrografico viene predisposto un bilancio idrico entro due anni dall’entrata in vigore della presente legge. Il bilancio idrico viene recepito negli atti e negli strumenti di pianificazione concernenti la gestione dell’acqua e del territorio e deve essere aggiornato periodicamente.
2. Entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, sentita la Conferenza Stato-Regioni, individua per decreto l’autorità responsabile per la redazione e l’approvazione dei bilanci idrici di bacino e i relativi criteri per la loro redazione secondo i principi contenuti nella Direttiva 60/2000/CE al fine di assicurare :
a)il diritto all’acqua ;
b) l’equilibrio tra prelievi e capacità naturale di ricostituzione del patrimonio idrico ;
c) la presenza di una quantità minima di acqua, in relazione anche alla naturale dinamica idrogeologica ed ecologica, necessaria a permettere il mantenimento di biocenosi autoctone e il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale, per garantire la tutela e la funzionalità degli ecosistemi acquatici naturali.
3. Al fine di favorire la partecipazione democratica, lo Stato e gli enti locali applicano nella redazione degli strumenti di pianificazione quanto previsto dall’articolo 14 della Direttiva 2000/60 CE su “informazione e consultazione pubblica”.
4. Il rilascio o il rinnovo di concessioni di prelievo di acque deve essere vincolato al rispetto delle priorità, così come stabilite all’articolo 2, commi 3 e 4, e alla definizione del bilancio idrico di bacino, corredato da una pianificazione delle destinazioni d’uso delle risorse idriche.
5. Fatti salvi i prelievi destinati al consumo umano per il soddisfacimento del diritto all’acqua, il rilascio o il rinnovo di concessioni di prelievo di acque deve considerare il principio del recupero dei costi relativi ai servizi idrici, compresi i costi ambientali e relativi alle risorse soddisfacendo in particolare il principio “chi inquina paga”, così come previsto dall’articolo 9 della Direttiva 2000/60 CE , fermo restando quanto stabilito all’articolo 8 della presente legge. Per esigenze ambientali o sociali gli Enti preposti alla pianificazione della gestione dell’acqua possono comunque disporre limiti al rilascio o al rinnovo delle concessioni di prelievo dell’acqua anche in presenza di remunerazione dell’intero costo.
6. In assenza di quanto previsto dai commi 1, 2, 3 e 4 non possono essere rilasciate nuove concessioni e quelle esistenti devono essere sottoposte a revisione annuale.
7. Le acque che, per le loro caratteristiche qualitative, sono definite “destinabili all’uso umano”, non devono di norma essere utilizzate per usi diversi. Possono essere destinate ad usi diversi solo se non siano presenti altre risorse idriche, nel qual caso l’ammontare del relativo canone di concessione è decuplicato.
8. Per tutti i corpi idrici deve essere garantita la conservazione o il raggiungimento di uno stato di qualità vicino a quello naturale entro l’anno 2015 come previsto dalla Direttiva 60/2000/CE attraverso :
- il controllo e la regolazione degli scarichi idrici ;
- l’uso corretto e razionale delle acque ;
- l’uso corretto e razionale del territorio.
9. Le concessioni al prelievo e le autorizzazioni allo scarico per gli usi differenti da quello potabile possono essere revocate dall’autorità competente, anche prima della loro scadenza amministrativa, se è verificata l’esistenza di gravi problemi qualitativi e quantitativi al corpo idrico interessato. In tali casi non sono dovuti risarcimenti di alcun genere, salvo il rimborso degli oneri per il canone di concessione delle acque non prelevate.
10. I piani d’ambito di cui all’articolo 149 del d. lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 devono essere aggiornati adeguandoli ai principi della presente legge e alle indicazioni degli specifici strumenti pianificatori di cui ai commi precedenti.
11. Dalla data di entrata in vigore della presente legge, nessuna nuova concessione per sfruttamento, imbottigliamento e utilizzazione di sorgenti, fonti, acque minerali o corpi idrici idonei all’uso potabile può essere rilasciata, se in contrasto con quanto previsto nel presente articolo.
Articolo 4 (Principi relativi alla gestione del servizio idrico)
1. In considerazione dell’esigenza di tutelare il pubblico interesse allo svolgimento di un servizio essenziale, con situazione di monopolio naturale (art. 43 Costituzione), il servizio idrico integrato è da considerarsi servizio pubblico locale privo di rilevanza economica.
2. La gestione del servizio idrico integrato è sottratta al principio della libera concorrenza, è realizzata senza finalità lucrative, persegue finalità di carattere sociale e ambientale, ed è finanziata attraverso meccanismi di fiscalità generale e specifica e meccanismi tariffari.
3. Il presente articolo impegna il Governo italiano all’interno di qualsiasi Trattato o Accordo internazionale.
Articolo 5 (Governo pubblico del ciclo integrato dell’acqua)
1. Al fine di salvaguardare l’unitarietà e la qualità del servizio, la gestione delle acque avviene mediante servizio idrico integrato, così come definito dalla parte terza del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale).
2. Gli acquedotti, le fognature, gli impianti di depurazione e le altre infrastrutture e dotazioni patrimoniali afferenti al servizio idrico integrato costituiscono il capitale tecnico necessario e indispensabile per lo svolgimento di un pubblico servizio e sono proprietà degli enti locali, i quali non possono cederla. Tali beni sono assoggettati al regime proprio del demanio pubblico ai sensi dell’art. 822 del codice civile e ad essi si applica la disposizione dell’art. 824 del codice civile. Essi, pertanto, sono inalienabili e gravati dal vincolo perpetuo di destinazione ad uso pubblico.
3. La gestione e l’erogazione del servizio idrico integrato non possono essere separate e possono essere affidate esclusivamente ad enti di diritto pubblico.
Articolo 6 (Ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico integrato - decadenza delle forme di gestione - fase transitoria)
1. Dalla data di entrata in vigore della presente legge non sono possibili acquisizioni di quote azionarie di società di gestione del servizio idrico integrato.
2. Tutte le forme di gestione del servizio idrico affidate in concessione a terzi in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, se non decadute per contratto, decadono alla medesima data.
3. Tutte le forme di gestione del servizio idrico affidate a società a capitale misto pubblico-privato in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, se non decadute per contratto, avviano il processo di trasformazione - previo recesso del settore acqua e scorporo del ramo d’azienda relativo, in caso di gestione di una pluralità di servizi - in società a capitale interamente pubblico. Detto processo deve completarsi entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
4. Le società risultanti dal processo di trasformazione di cui al comma 3 possono operare alle seguenti vincolanti condizioni :
a) divieto di cessione di quote di capitale a qualsiasi titolo ;
b) esercizio della propria attività in via esclusiva nel servizio affidato ;
c) obbligo di sottostare a controllo da parte degli enti affidanti analogo a quello dagli stessi esercitato sui servizi a gestione diretta ;
d) obbligo di trasformazione in enti di diritto pubblico entro tre anni dalla data di costituzione.
5. Tutte le forme di gestione del servizio idrico affidate a società a capitale interamente pubblico in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, se non decadute per contratto, completano il processo di trasformazione in enti di diritto pubblico entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge.
6. Per le forme di gestione del servizio idrico di cui al comma 5, che rispettano le condizioni vincolanti di cui al comma 4, lettere a), b), e c), il termine di cui al comma 5 è prorogabile fino a un massimo di sette anni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
7. In caso di mancata osservanza di quanto stabilito dal presente articolo, il Governo esercita i poteri sostitutivi stabiliti dalla legge.
8. Con decreto dei ministri competenti da emanare entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definiti i criteri e le modalità alle quali le Regioni e gli enti locali devono attenersi per garantire la continuità del servizio e la qualità dello stesso durante la fase transitoria di cui al presente articolo, assicurando la trasparenza e la partecipazione dei lavoratori e dei cittadini ai relativi controlli.
Articolo 7 (Istituzione del Fondo Nazionale per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato)
1. Al fine di attuare i processi di trasferimento di gestione di cui all’articolo 6, è istituito presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio il Fondo Nazionale per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato. Il Fondo Nazionale è alimentato dalle risorse finanziarie di cui all’articolo 12.
2. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo emana un apposito regolamento per disciplinare le modalità di accesso al Fondo di cui al comma 1.
Articolo 8 (Finanziamento del servizio idrico integrato)
1. Il servizio idrico integrato è finanziato attraverso la fiscalità generale e specifica e la tariffa.
2. I finanziamenti reperiti attraverso il ricorso alla fiscalità generale sono destinati a coprire parte dei costi di investimento e i costi di erogazione del quantitativo minimo vitale garantito, come definito all’articolo 9, comma 3. Ad essi vanno destinate risorse come stabilito all’articolo 12.
Articolo 9 (Finanziamento del servizio idrico integrato attraverso la tariffa )
1. Con apposito decreto, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo definisce il metodo per la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato per tutti gli usi dell’acqua, nel rispetto di quanto contenuto nel presente articolo.
2. Si definisce uso domestico ogni utilizzo d’acqua atto ad assicurare il fabbisogno individuale per l’alimentazione e l’igiene personale. La tariffa per l’uso domestico deve coprire i costi ordinari di esercizio del servizio idrico integrato ad eccezione del quantitativo minimo vitale garantito, di cui al comma 3.
3. L’erogazione giornaliera per l’alimentazione e l’igiene umana, considerata diritto umano e quantitativo minimo vitale garantito è pari a 50 litri per persona. E’ gratuita e coperta dalla fiscalità generale.
4. L’erogazione del quantitativo minimo vitale garantito non può essere sospesa. In caso di morosità nel pagamento, il gestore provvede ad installare apposito meccanismo limitatore dell’erogazione, idoneo a garantire esclusivamente la fornitura giornaliera essenziale di 50 litri al giorno per persona.
5. Per le fasce di consumo domestico superiori a 50 litri giornalieri per persona, le normative regionali dovranno individuare fasce tariffarie articolate per scaglioni di consumo tenendo conto :
a) del reddito individuale ;
b) della composizione del nucleo familiare ;
c) della quantità dell’acqua erogata ;
d) dell’esigenza di razionalizzazione dei consumi e di eliminazione degli sprechi.
6. Le normative regionali dovranno inoltre definire tetti di consumo individuale, comunque non superiori a 300 litri giornalieri per abitante, oltre i quali l’utilizzo dell’acqua è assimilato all’uso commerciale ; di conseguenza la tariffa è commisurata a tale uso e l’erogazione dell’acqua è regolata secondo i principi di cui all’articolo 2.
7. Le tariffe per tutti gli usi devono essere definite tenendo conto dei principi di cui all’articolo 9 della Direttiva 2000/60 CE e devono contemplare, con eccezione per l’uso domestico, una componente aggiuntiva di costo per compensare :
a) la copertura parziale dei costi di investimento ;
b) le attività di depurazione o di riqualificazione ambientale necessarie per compensare l’impatto delle attività per cui viene concesso l’uso dell’acqua ;
c) la copertura dei costi relativi alle attività di prevenzione e controllo.
Articolo 10 (Governo partecipativo del servizio idrico integrato)
1. Al fine di assicurare un governo democratico della gestione del servizio idrico integrato, gli enti locali adottano forme di democrazia partecipativa che conferiscano strumenti di partecipazione attiva alle decisioni sugli atti fondamentali di pianificazione, programmazione e gestione ai lavoratori del servizio idrico integrato e agli abitanti del territorio. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le regioni definiscono, attraverso normative di indirizzo, le forme e le modalità più idonee ad assicurare l’esercizio di questo diritto.
2. Ai sensi dell’articolo 8 d. lgs. 267/2000, gli strumenti di democrazia partecipativa di cui al comma 1 devono essere disciplinati negli Statuti dei Comuni.
3. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge il Governo definisce la Carta Nazionale del Servizio Idrico Integrato, al fine di riconoscere il diritto all’acqua, come definito all’articolo 9, comma 3, e fissare i livelli e gli standard minimi di qualità del servizio idrico integrato. La Carta Nazionale del Servizio Idrico Integrato disciplina, altresì, le modalità di vigilanza sulla corretta applicazione della stessa, definendo le eventuali sanzioni applicabili.
Articolo 11 (Fondo Nazionale di solidarietà internazionale)
1. Al fine di favorire l’accesso all’acqua potabile per tutti gli abitanti del pianeta, e di contribuire alla costituzione di una fiscalità generale universale che lo garantisca, è istituito il Fondo Nazionale di solidarietà internazionale da destinare a progetti di sostegno all’accesso all’acqua, gestiti attraverso forme di cooperazione decentrata e partecipata dalle comunità locali dei paesi di erogazione e dei paesi di destinazione, con l’esclusione di qualsivoglia profitto o interesse privatistico.
2. Il Fondo si avvale, fra le altre, delle seguenti risorse :
a) prelievo in tariffa di 1 centesimo di Euro per metro cubo di acqua erogata a cura del gestore del servizio idrico integrato ;
b) prelievo fiscale nazionale di 1 centesimo di Euro per ogni bottiglia di acqua minerale commercializzata.
3. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo emana un apposito regolamento per disciplinare le modalità di accesso al Fondo di cui al comma 1.
Articolo 12 (Disposizione finanziaria)
1. La copertura finanziaria della presente legge, per quanto attiene alla fiscalità generale, di cui all’articolo 8, comma2, e al Fondo Nazionale per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, di cui all’articolo 7, comma 1, è garantita attraverso :
a) la destinazione, in sede di approvazione della Legge Finanziaria, di una quota annuale di risorse non inferiore al 5% delle somme destinate nell’anno finanziario 2005 alle spese militari, prevedendo per queste ultime una riduzione corrispondente ;
b) la destinazione di una quota parte, pari a 2 miliardi di Euro/ anno, delle risorse derivanti dalla lotta all’elusione e all’evasione fiscale ;
c) la destinazione dei fondi derivanti dalle sanzioni emesse in violazione delle leggi di tutela del patrimonio idrico ;
d) la destinazione di una quota parte, non inferiore al 10%, dell’I.V.A. applicata sul commercio delle acque minerali ;
e) l’allocazione di una quota annuale delle risorse derivanti dall’introduzione di una tassa di scopo relativa al prelievo fiscale sulla produzione e l’uso di sostanze chimiche inquinanti per l’ambiente idrico ;
2. Il Governo è delegato a adottare, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, un decreto legislativo di definizione della tassa di scopo di cui al comma 1, lettera e .
3. Le risorse destinate dagli Enti Locali al finanziamento del servizio idrico integrato, secondo le modalità di cui alla presente legge, non rientrano nei calcoli previsti dal patto di stabilità interno previsto dalla Legge Finanziaria annuale.
Articolo 13 (Abrogazione)
1. Sono abrogate tutte le disposizioni incompatibili con la presente legge.

Mostra collettiva "Uomo e natura

Marzia Modesto

Selezioniamo artisti contemporanei per la mostra collettiva "Uomo e natura"di  via Baccina 66, spazio espositivo ExclubRoma Monti che si terrà dal 30 giugno al 7 luglio 2011
Ciascun artista può partecipare alle selezioni inviando via e-mail l’opera in FORMATO JPG con cui si intende partecipare alla mostra indicando nel titolo dell’immagine cognome autore_titolo_misure.
Il modulo di partecipazione(che troverete a fine bando) l’immagine fotografica dell’ opera dovranno pervenire via mail entro il 25 giugno 2011 al seguente indirizzo e- mail galleria.exromaclub@gmail.com  scrivendo nell'oggetto del messaggio: selezione evento "Uomo e natura" . Per motivi di spazio è consentito partecipare all’evento con due opere di dimensioni non superiori a 70*70 cm comprensivo di eventuale cornice o listello (ma non sempre necessaria) (x le opere pittoriche o fotografia,arte digitale,grafica,ecc), e per le sculture non dovranno superare le misure seguenti : base cm. 30 x 30, altezza cm. 40, peso Kg.15.
Soltanto le opere selezionate potranno partecipare alla Mostra d'Arte Contemporanea.
La rassegna sarà allestita dal 30 giugno al 7 luglio 2011

La mostra sarà visitabile negli orari di apertura della galleria:
15,00 -21 ,00
vernissage previsto dalle ore 19,00 con buffett e vari cocktail
La partecipazione alle selezioni non prevede alcun obbligo, mentre il versamento della quota di iscrizione di 50 euro sarà invece dovuta nella fase successiva alle selezioni.
La quota stabilita andrà versata entro2 giorni , dal ricevimento della mail di avvenuta selezione, nelle modalità che vi saranno espressamente indicate, ovviamente chi non verserà suddetta quota non avrà la possibilità di inserirsi all'interno di questo spazio anche in mostre future .
La quota di partecipazione garantisce all’artista selezionato i seguenti servizi per la promozione della mostra:

* VERNISSAGE con Cocktail (vino e buffett)
* Allestimento e disallestimento
* Una locandina formato a4 ad artista a colori
 Servizio di Ufficio Stampa on line (il tutto inviato via e mail)
* Inserimento dell’evento sui siti artistici
* Brochure
 Guardiania
* Assistenza alla vendita
L’artista potrà vendere le proprie opere nell’arco della rassegna al prezzo da lui stabilito
e, in caso di vendita, la galleria tratterrà il 10% NETTO
Gli organizzatori, pur avendo la massima cura delle opere ricevute, non si assumono alcuna responsabilità per eventuali danni di trasporto, manomissioni, incendio, furto, smarrimento o altrecause durante il periodo della manifestazione, del magazzinaggio, dell'esposizione e della giacenza.


SCHEDA DI PARTECIPAZIONE FORM

EVENTO "UOMO E NATURA"  dal 30 GIUGNO AL 7 LUGLIO 2011

COGNOME E NOME (surname and name)_________________________________
NOME D'ARTE (name in art) ____________________________________
DATA DI NASCITA (date of birth)____________________
SITO INTERNET (site)_____________________________
TELEFONO (telephone)_____________________
CELLULARE (mobile)_____________________
EMAIL ______________________________________



TITOLO DELL’OPERA (title)______________
MISURA (dimension)_________________________
TECNICA technique________________________
ANNO (year)___________________________
PREZZO (price)_________________________


data 

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E' possibile scaricare il modulo di iscrizione, facendo un copia incolla da Aut
La redazione

venerdì 17 giugno 2011

Lettera Aperta ai segretari

Associazione Politico culturale "20 Ottobre"





Al segretario provinciale  del Prc Giuseppe Sacco
Al segretario provinciale del PdCI Orlando Cervone
Al segretario provinciale di Sel Nazareno Pilozzi
Al segretario provinciale di Idv Viviana Fuoco


OGGETTO: LETTERA APERTA AI SEGRETARI
Alla luce dei risultati elettorali (amministrative e referendum) ottenuti in questa provincia, l’Associazione Politico-Culturale “20 Ottobre” ritiene che occorre stipulare un patto di consultazione tra le forze politiche al di là del Partito Democratico, affinché, sul territorio e per il territorio, si possano sviluppare politiche comuni che, oltre al rilancio della nostra provincia, consentano di battere la destra. Politiche e programmi in grado di condizionare le scelte del Pd, così come è stato con i referendum sui quali il partito di Bersani si è accodato solo in ultimo. Sulla scia di tale esperienza è necessario confrontarsi per non tradire la volontà di rinnovamento espressa dai elettori e per dare avvio, anche nel nostro territorio, a quella che i più autorevoli quotidiani stranieri hanno definito, the italian spring: la primavera italiana.
Un dialogo che porti alla stesura di un programma comune sui principali temi quali lavoro, economia ed ambiente e consenta di trattare con il Pd.
Per il raggiungimento di tali obiettivi è necessario allargare alla società civile, alle associazioni ed a tutti quei movimenti che hanno dato una grande prova di forza ed organizzazione in occasioni della recente consultazione elettorale.
Per avviare questa fase di consultazione e far nascere una grande alleanza per le prossime consultazioni provinciale, l’Associazione “20 Ottobre”, propone di un incontro per la fine del mesi di giungo presso la sede della C.I.A. di via Brighindi a Frosinone.
18/06/2011, Frosinone
Oreste Della Posta

Abolizione del debito pubblico

(nuovo)Partito comunista italiano




Oggi in Grecia le masse popolari sono scese nuovamente in piazza e protestano contro il governo e gli altri attori della politica borghese per le misure di miseria che vogliono imporre.
L’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale, le altre istituzioni del sistema imperialista mondiale, le sue autorità, i suoi governi e le banche pretendono che i lavoratori e le masse popolari facciano nuovi sacrifici (riduzione di salari, pensioni, sussidi, ammortizzatori sociali, servizi, ecc.), accettino nuovi licenziamenti e un aumento della disoccupazione, la vendita di beni demaniali e di imprese pubbliche, la privatizzazione di servizi (trasporti, traghetti, poste e telefoni, sanità e istruzione pubblica, ecc. ecc.). Solo a questa condizione la UE, la Banca Centrale Europea, il FMI e altre istituzioni finanziarie pubbliche del sistema imperialista mondiale presteranno al governo greco alcuni miliardi di euro in modo che il governo abbia i soldi per pagare alle scadenze contrattuali interessi, rate di ammortamento e commissioni alle banche e alle istituzioni finanziarie private del sistema imperialista mondiale che detengono i titoli del Debito Pubblico greco. Il governo “socialista” greco, quindi non il governo di un qualche Berlusconi o Bossi greco, ma il governo di un Bersani o un Vendola greco, di un Prodi o di un D’Alema greco, appoggia l’Unione Europea e vuole imporre alle masse popolari greche di sottostare alle imposizioni dell’UE. Perché in Grecia le proteste delle masse popolari si succedono finora senza risultati?
Perché non basta dire NO ai sacrifici. Bisogna anche dire cosa bisogna fare ed essere decisi a farlo. Bisogna annullare il Debito Pubblico, rifiutare di pagare interessi, rate e commissioni, indicare i provvedimenti da prendere per far fronte al sabotaggio, al boicottaggio, al blocco dei beni greci all’estero, al rifiuto delle normali operazioni bancarie legate al commercio e agli scambi internazionali e ad altre analoghe misure che i governi, le istituzioni finanziarie e commerciali, le banche e le altre autorità del sistema imperialista mondiale adotteranno.  Bisogna quindi soprattutto essere pronti (e dichiarare di essere pronti) a costituire un governo che adotti le misure indicate, che le imponga con l’aiuto delle masse popolari organizzate che lo appoggeranno a quella parte delle classi dominanti greche che sostengono le autorità del sistema imperialista mondiale, che stringa relazioni di solidarietà, di collaborazione e di scambio con i governi e le autorità dei paesi che anch’essi vogliono sfuggire alla morsa del sistema imperialista mondiale, che guidi l’azione delle masse popolari greche a rimettere in moto l’economia del paese e sviluppare il resto delle relazioni sociali e dei servizi.
Solo a queste condizioni la lotta delle masse popolari contro le imposizioni delle istituzioni del sistema imperialista mondiale può avere successo.
Bisogna cioè costituire un governo analogo al GBP che il nuovo Partito comunista italiano propaganda da mesi tra le masse popolari del nostro paese, incitando le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari a costituirlo.
Questa è una grande lezione anche per noi. Una lezione simile ci viene anche dalle masse popolari dell’Irlanda, del Portogallo, della Spagna che affrontano le stesse imposizioni della UE. È una grande lezione per noi che dovremo far fronte ad analoghe imposizioni della UE nei prossimi mesi.

Il debito pubblico è il nodo che viene al pettine anche in Italia con il nuovo Patto di Stabilità approvato a marzo in sede UE e messo a punto nella riunione della Commissione Europea a Strasburgo il 7 giugno. Lo Stato italiano dovrebbe entro il 2014 annullare il deficit di bilancio e portare il Debito Pubblico sotto il 60% del PIL.
Lo Stato italiano attualmente ha un debito pubblico di 1.800 miliardi di € (120% del PIL che è di 1.500 miliardi). La UE quindi impone che lo Stato italiano restituisca alle banche e alle istituzioni finanziarie private del sistema imperialista mondiale e ai loro clienti circa 900 miliardi di euro entro il 2014. Dove li dovrebbe prendere?
Riduzione della spesa pubblica, aumento delle imposte, vendita alla elite del sistema imperialista mondiale di beni demaniali e di imprese pubbliche (quel poco che ancora resta) e privatizzazione di servizi pubblici: queste sono le misure a cui dovrebbe ricorrere. Analogamente il governo greco dovrebbe spremere le masse popolari greche, privatizzare i servizi pubblici e vendere e svendere alla elite del sistema imperialista mondiale le imprese ancora pubbliche e perfino isole e opere d’arte. Allo Stato italiano imporranno di vendere e svendere anche i musei, le opere d’arte oggi ancora statali, le spiagge e quanto altro i ricchi gradiranno comperare.
A fronte del Debito pubblico di 1.800 miliardi di €, attualmente ogni anno lo Stato italiano versa ai ricchi, al clero e alla Chiesa Cattolica, ai finanzieri, ai banchieri e ai clienti di questi circa 100 miliardi/anno di interessi e commissioni (ogni anno 1.700 € a testa per ogni italiano, bambini compresi), pari a circa il 20% della spesa pubblica (statale).
Grazie anche a questi 100 miliardi di interessi e commissioni, lo Stato italiano attualmente ha un deficit di bilancio pari a circa il 4% del PIL, 60 miliardi di €. Già solo per annullare entro il 2014 questo deficit, dovrebbe ridurre le spese e aumentare le entrate per circa 60 miliardi di €/anno.

Per soddisfare le imposizione della UE e le altre esigenze del “mercato finanziario” del sistema imperialista mondiale, la Repubblica Pontificia si propone quindi di affamare, impoverire, emarginare una parte importante delle masse popolari, svendere quello che ancora resta del patrimonio pubblico e cedere ai capitalisti la gestione di servizi da cui (con bollette e tariffe) spenneranno il pubblico.
 Contro questo evento il (n)PCI chiama le masse popolari alla mobilitazione. Le misure che le autorità della Repubblica Pontificia prenderanno per soddisfare le esigenze del mercato finanziario sono della stessa gravità, ma su scala più grande delle misure che Marchionne ha preso e vuole prendere contro gli operai FIAT e che i suoi soci della Confindustria si preparano a prendere con l’appoggio non solo del PdL e della Lega Nord, ma anche del PD e del resto del teatrino della politica borghese. Le autorità pubbliche possono graduare con ammortizzatori sociali gli effetti delle misure di Marchionne attingendo alla spesa statale. Ma alla riduzione della spesa statale, all’aumento delle tasse e all’aumento delle bollette e tariffe, a queste tre operazioni combinate tra loro, non possono ovviare. Esse ricadranno per intero e in un breve periodo sulle spalle delle masse popolari e in particolare su quelle dei lavoratori e aggraveranno ulteriormente la crisi economica (disoccupazione, emarginazione e tutto quello che segue).

Per far fronte alle imposizioni della UE e delle altre istituzioni del sistema imperialista mondiale bisogna abolire il Debito Pubblico, tutelando solo i risparmi delle masse popolari da convertire in titoli speciali e nuovi.
Ma solo con la costituzione del GBP l’abolizione del Debito Pubblico è un provvedimento realistico, perché è per sua natura una misura tale da sconvolgere le relazioni dell’Italia con il mercato finanziario e con il resto del sistema imperialista mondiale. Quindi è un provvedimento che può essere adottato con beneficio solo da un governo deciso e capace di far fronte all’intero processo che ne deriva sul commercio internazionale e sull’intera vita economica del paese.
La lotta contro le misure di impoverimento chieste dalla UE e dalle altre istituzioni del sistema imperialista mondiale, la lotte contro la vendita e svendita dei beni pubblici e le lotte contro la dittatura BM-FMI-BCE ed Unione Europea sui rispettivi paesi, può essere efficace e vittoriosa, ma deve essere inquadrata in una lotta unica e generale per costituire un governo popolare d’emergenza, indicando le relative misure programmatiche e tessendo le relative alleanze internazionali con i governi e le organizzazioni che lottano per sottrarsi o non essere fagocitate dal sistema imperialista mondiale.
Le sei misure generali che abbiamo indicato come programma del GBP, gli obiettivi, i principi e i criteri a cui devono corrispondere i provvedimenti particolari che il GBP prenderà, su indicazione delle OO e OP e che applicherà con l’aiuto e l’intervento delle OO e OP, creano il contesto necessario per abolire il Debito Pubblico.
L’abolizione del Debito Pubblico è uno dei provvedimenti di ordine generale che il GBP dovrà necessariamente prendere. Voler soddisfare alle richieste ed esigenze del mercato finanziario, rispettando gli impegni previsti dalle regole e procedure relative al Debito Pubblico, impedirebbe ogni libertà di manovra e di azione al GBP.
Ma sarebbe sbagliato isolare la campagna per l’abolizione del Debito Pubblico dalle presmesse, dalle misure collaterali e dalle misure conseguenti, senza delle quali la campagna si riduce a nulla, come senza la costituzione del GBP a nulla si riducono le piattaforme rivendicative sindacali e affini (le politiche economiche auspicate da Landini, dalla Camusso e da altri: ognuno ci mette la sua).
Bisogna inquadrare la campagna per l’abolizione del Debito Pubblico come misura particolare del movimento perché le OO e OP costituiscano il GBP, quindi come esempio di traduzione del generale nel particolare. Il debito pubblico si può realmente abolire (e non solo usare la rivendicazione per attirare voti e deviare l’attenzione) solo con un governo d’emergenza che sappia, voglia e abbia un adeguato sostegno popolare in Italia e il sostegno a livello internazionale dei governi progressisti per gestire gli effetti dell’abolizione del Debito  Pubblico e prendere le misure collaterali che l’abolizione del Debito Pubblico richiede per dare nel complesso un risultato positivo per le masse popolari.

La crisi generale del capitalismo si aggrava. La borghesia e il clero cercano di salvarsi scaricandola sulle spalle delle masse popolari e lanciandosi in criminali avventure come l’aggressione alla Libia.

Le terme romane bene comune come l'acqua

Luciano Granieri

In queste ultime settimane il concetto di beni comuni, grazie alla  campagna referendaria, è assurto a protagonista delle cronache politiche e sociali . L’acqua è un bene comune perché è un elemento naturale  e un diritto umano universale. La disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua potabile sono garantiti in quanto diritti inalienabili ed inviolabili della persona. Altri beni comuni come l’acqua sono definiti in modo simile. Personalmente ho la convinzione che un bene comune è tale quando se ne ha percezione  nel momento in cui viene a mancare   .  Si ha consapevolezza  dei benefici  di acqua, aria, cibo, salute, qualità ambientale solo quando questi elementi vengono sottratti . L’accesso a tali beni si  acquisisce dalla nascita  non deve essere comprato  , ecco petche  i beni comuni non possono rientrare nella categoria dei SERVIZI PUBBLICI DI RILEVANZA ECONOMICA. E’ come se una cosa che spetta per diritto universale venga sottratta  e diventi necessario  riacquistarla  spendendo dei soldi e assicurando profitti  al colpevole del furto.  Tutto questo vale per i diritti inalienabili  della persona. Esistono però beni comuni che attengono alla  comunità intera  perché nascono con essa, costituiscono parte integrante della sua identità collettiva. Anche questi beni non possono essere sottratti alla libera fruizione della società che li possiede sin dalla sua nascita . Non può accadere che la libera fruizione venga limitata o negata per il profitto di pochi.  Ci riferiamo in particolare al patrimonio storico archeologico  che è parte integrante di un popolo    definisce l’appartenenza e l’identità non ai suoi  confini territoriali, ma ai sui  capisaldi culturali . Questo patrimonio deve appartenere alla collettività la quale deve liberamente usufruirne senza pagare dazio.  A Frosinone  il caso dei reperti archeologici sepolti sotto il suolo cittadino costituisce un classico esempio di appropriazione indebita di un bene comune da parte del settore privato con la complicità dell’anmministrazione comunale.  Tra via Giacomo De Matthaeis e la Villa Comunale, si sviluppa  un importante impianto termale di epoca Romana.. Nel bel mezzo di questo comprensorio esiste un’area  nella quale è prevista l’edificazione da parte di soggetti privati di un complesso polifunzionale residenziale e destinato ad ospitare    edifici commerciali.  Oggi la quesitone aperta riguarda la presenza o meno sotto l’area destinata  ai privati, di reperti ad elevata valenza  archeologica. In base al valore dei reperti che eventualmente si troveranno si potrà autorizzare Le Imprese Vellucci del Gruppo Zeppieri Costruzioni a iniziare i lavori. La manfrina che si sta consumando su questa faccenda  ha dell’incredibile. Dopo perizie della sovraintendenza ai beni culturali, che ieri affermavano una cosa e oggi ne sostengono un’altra, c'è stata la scampagnate organizzate dal sindaco in mezzo al fango degli scavi sul suolo privato  per dimostrare  a stampa, cittadini e comitati che ad un primo esame la zona destinata ai privati ha il sottosuolo privo di reperti ad alta rilevanza archeologica.   Dunque anche dopo delle ricerche più approfondite questa sarà  destinata ad essere sepolta dal cemento. In  ogni caso dopo diversi ripensamenti e strumentalizzazioni  lo scippo del "BENE COMUNE TERME ROMANE" alla popolazione frusinate si sta consumando in maniera irreversibile, con la complicità di alcuni consiglieri  di maggioranza che innanzi ai comitati a favore delle  terme hanno sostenuto  una mozione salvo poi modificarla in seduta consiliare stravolgendone il significato. Il punto vero della questione non è relativo al fatto che la costruzione del complesso edilizio sia condizionata alla presenza di reperti , ma concerne la libera fruibilità dei cittadini del BENE COMUNE TERME ROMANE.  Un tale colata di tonnellate e tonnellate di cemento nel bel mezzo di un area che che nasconde questi tesori, deve essere impedita. Perché oltre a togliere valore al sito contaminato da un insediamento urbano enorme, IMPEDISCE LA COMPLETA FRUIBILITA’ DEL SITO STESSO DA PARTE DEI CITTADINI.  Questo sacrosanto principio è il pilastro della mozione (il testo è nel post seguente),  presentata dal Compagno Francesco Smania  della Lista  la Sinistra in Consiglio Comunale. Una documento che come è nel costume della politica assoggettata al potere economico è stato snobbato dai consiglieri di maggioranza di minoranza, alcuni dei quali, pur facendosi belli davanti alle associazioni assicurando il pieno appoggio alla lotta per le terme, dinanzi al rischio di inimicarsi  un imprenditore illuminato come Zeppieri hanno preferito darsela a gambe facendo mancare il numero legale. Vogliamo però avvertire questi signori che il vento è cambiato. Anche in Ciociaria il 57% dei cittadini ha  votato un referendum in cui si afferma il principio che un BENE COMUNE non può essere fonte di profitti da parte di privati né può essere sottratto alla disponibilità della collettività. LE TERME ROMANE in quanto patrimonio storico culturale della cittadinanza SONO INDUBITABILMENTE  UN BENE COMUNE. E’ necessario dunque tenere conto che a seguito del referendum questo  bene deve essere gestito e controllato da tutta la comunità e nessun Zeppieri o chi per lui può incrinare questo principio.

giovedì 16 giugno 2011

mozione sulla tutela del potenziale parco archeologico delle terme romane presentata dal consigliere Smania

 Prc Frosinone Circolo CarloGiuliani



Ecco la mozione presentata al consiglio comunale di Frosinone dal consiglere della lista La Sinistra, Francesco Smania. Con tale mozione si chiede che il Comune di Frosinone tuteli il patrimonio storico-culturale presente nell'area della villa comunale, dove sono stati rinvenuti resti di terme romane in aree sia private che pubbliche. La mozione chiede che il Comune si attivi per determinare l'effettiva valenza dei resti archeologici presenti nel sottosuolo delle aree pubbliche prima che nelle aree private si possano fare lavori di qualunque tipo. Il tutto per non arrivare al paradosso che se nell'area privata dove si stanno effettuando scavi non venisse trovato niente si possa procedere a costruirci il grosso complesso progettato, venendo a togliere completamente valore ad un eventuale importante sito archeologico presente invece nelle vicine aree pubbliche. Noi riteniamo che la tutela del patrimonio storico della città sia un dovere a cui il Comune non può sottrarsi, anche e soprattutto per rispetto verso la Cittadinanza tutta. Evidentemente non la pensano così i consiglieri comunali sia di maggioranza che di minoranza, che dopo aver discusso e votato importanti questioni come la solidarietà ai cristiani nel mondo, come la richiesta di un'azienda agricola che vuole produrre fagiolini, carote e melanzane, e altre cose egualmente importanti, hanno pensato bene di alzarsi alla chetichella e uscire dalla sala consiliare, facendo venir meno il numero legale prima che si potesse presentare e votare la mozione sulla tutela delle terme.

                                            MOZIONE

Oggetto tutela dei beni archeologici.

Vista la mozione aprovata da questo Consiglio in data 13 maggio 2011 riguardante la tutela del sito archeologico presente nell'area della villa comunale;
vista la disponibilità di fondi espressa dalla Regione Lazio per la salvaguardia del patrimonio artistico-culturale della nostra provincia ed il rilancio del turismo;
visto l'impegno preso dal consiglio comunale con la mozione sopra richiamata a reperire fondi per l'acquisto eventuale delle aree facenti parte del futuro parco archeologico;
vista la disponibilità espressa dal consiglio comunale alla tutela del sito in questione

                                            Chiede:

Che il consiglio comunale attivi l'amministrazione a far effettuare scavi nei terreni di sua proprietà con l'ausilio della sovrintendenza ai beni archeologici, al fine di valutare la rilevanza dell'intero sito prima di concedere qualsivoglia autorizzazione a costruire nelle limitrofe aree private;
che il consiglio comunale impegni l'amministrazione a reperire i fondi per effettuare gli scavi di cui sopra;
che il consiglio comunale impegni l'amministrazione a stabilire in via definitiva l'effettiva entità e rilevanza dell'intero sito archeologico al fine di poter realizzare un patrimonio storico-culturale per la nostra città.


Presentata dal consigliere Smania in data 7 giugno 2011 e non letta nè discussa in consiglio comunale perchè è venuto a mancare il numero legale a metà consiglio. Complimenti al senso civico dei consiglieri comunali di minoranza e soprattutto a quelli di maggioranza, a parole tutti disponibili alla tutela del parco archeologico, ma assenti al momento del voto.

L'insognata e la discarica archeologica

Fausta Dumano


L' insognata stamattina è andata ad un evento particolare,L' OPEN DAY,nella città dove vive SONNIFERO,va di moda scavare velocemente, ruspe giganti scendono e trivellano,ma questo non si può dire ,significa insinuare dubbi,poi diciamoci la verità a cosa serve sapere cosa stai calpestando, se in quel terreno nel passato c'era una tomba,tra qualche anno anche la tua storia sarà archeologia inutile.......l' insognata per un attimo pensa di trovarsi al BAR BALTIC BROWN circondata da pensionati scoglionati,o nell' era dei futuristi, queli che volevano distruggere i musei,come baluardo del passato,ops per la paletta a parlare con tanta indifferenza è una tecnica del mestiere, che ha decretato che alcuni villaggi sono insignificanti , perchè non sono città come insediamento, prima si era nomadi e si lasciano tracce sparse ovunque......Impossibile registrare questa filosofia,parola dell' insognata, quindi teste non attendibile, ops per la paletta niente foto.....ci serve un' autorizzazione speciale del PADRE ETERNO......cmq dei coccetti insignificanti ci sono li scova LOUISE, l' amica dell' insognata, ma sono fuori dal tour ......l' insognata sostenuta da LOUISE, VUOLE ANDARE DOVE  LA PORTA IL CUORE........nella discarica......richiesta troppo rivoluzionaria e ardita, un tira e molla, trattative politiche .....ciac THELMA E LOUISE vanno nella discarica dei sogni, ops per la paletta a prima vista non è la discarica dei sogni, questa non puzza, nell' immaginario collettivo la visione era quella di una montagna di terra, invece la pioggia veloce ha  compattato tutto, LOUISE è una con la vista da falco......trova dei coccetti insignificanti fuori dal contesto, ma sono dei coccetti.Nella discarica sono controllate a vista , ops per la paletta ''PROF SEI SEMPRE UNA ROMPI....ONI'' Come è piccolo il mondo, dice l' insognata, se la tua professoressa di storia nel biennio di avesse insegnato ad amare il passato, ad indagare sulle tue origini,oggi capiresti perchè invece di stare al mare  con questo sole  sto qui nella discarica......L' ex ragazzo , che non è un sognatore,non è stato vittima delle mie cure insognate,è un rampante ingegnere,che ha voglia di chiudere i conti con il passato, che ostacola il dio cemento.....freme,l' altro '' guardiano''sentenzia ''noi non siamo archeologi, ma costruttori........Giove, il dio supremo chiama a raccolta gli agenti atmosferici, il sole si copre, il cielo si tinge di lutto , consapevole dell' ennesimo crimine , una luce avanza,,,,,un lampo precede un tuono.......è il grido di dolore dei coccetti che avrebbero voluto ricomporsi per raccontare il loro vissuto , esposti in una vetrina in un museo......ma questa sarebbe fantascienza dell' archeologia.L' ex ragazzo sbianca quando squilla il cellulare''HAI SBAGLIATO DISCARICA.......noi stiamo qui,,''ROBA DA SPIONAGGIO INDUSTRIALE,obietta  l' ex ragazzo....,''SEGUITE CAMION SBAGLIATI'' Altra terra proveniente chissà da dove sbarca,l' insognata pensa e se adesso come in un film mafioso,ma quello è un film, la terra ci sommerge????Pensieri maligni, gli stessi pensieri maligni che l' accompagnano nel viaggio di ritorno,scortate a vista come duie pericolose terroriste ambientali....Questa storia ha troppi lati tetri , leggende metropolitane alimentano i dubbi,come la storia che corre come un tam tam veloce  in un telefono senza fili, una giovane archeologa avrebbe osato avvicinarsi al cantiere per chiedere ''MA LE RUSPE????Nel diario di bordo del cantiere l' archeloga, nel gioco del telefono senza fili avrebbe aggredito l' esperta del cantiere.....ma questo è il chiacchiericcio.....non ha valore storico nei fatti.......leggende metropolitane raccontano che la notte della luna piena si sente il lamento di unabagnante  delle terme seppelllita vuole raggiungere il suo amante disperso nell' anfiteatro, che a sua volta insegue il figlio smarrito nella città sotterranea......voci che si intersecano nelle facciate realizzate con il cemento armato......ma sono solo voci.....

Avessi imparato a suonare il bandoneon!!!

Luciano Granieri


E’ la prima volta che nel nostro blog promuoviamo una pagina facebook. Non credo ci saranno altre occasioni, ma per gli appassionati di jazz uno spazio facebook dedicato a     Chet Baker dal titolo   NASCE LA PAGINA DEDICATA A CHET BAKER, è  un’occasione unica per esprimere impressioni, comunicare fatti e ricordi relativi al grande trombettista di Yale scomparso drammaticamente il 13 maggio 1988. Nel post che segue pubblichiamo un’intervento del blogger Andrea Degidi responsabile del musical box del sito  Quotidiano.net che magnificamente racconta Chet in tutte le sue sfumature artistiche e caratteriali. Personalmente Chet Baker ha segnato due momenti fondamentali, forse i più importanti della mia passione  di “Jezzemane” Il primo risale alla primavera del 1980, allora insieme ad altri amici avevamo costituito la  cooperativa culturale, “Incontro” . In quel periodo stringemmo  una collaborazione con l’associazione “Murales” di Roma che organizzava in Italia, e in particolare nel Lazio, i  concerti dei jazzisti più famosi. Fu così che riuscimmo ad invitare a Frosinone proprio Chet Baker. Nel mitico auditorium del grattacielo Edera, in una splendida serata di primavera salirono sul palco  insieme  a Chet, Enrico Pierannunzi al pianoforte, Enzo Pietropaoli al contrabbasso, Roberto Gatto alla batteria e Nicola Stilo al flauto. Rimanemmo incantati da quel set, soprattutto per gli incredibili impasti sonori fra tromba e flauto, e dalla splendida forma di Baker .  Di quella serata è l’autografo che orgogliosamente allego al mio intervento. All’inverno di due anni dopo risale il momento più bello della mia vita di appassionato di jazz ed è legato ancora una volta a Chet Baker. In un’ umida sera invernale io e il mio amico pianista Andrea Zanchi , ci rifugiammo al Music Inn, il leggendario jazz club  di L.go Fiorentini a Roma aperto nel ’71 dall’appassionato, nonché sofisticato batterista Pepito Pignatelli. Dopo la sua scomparsa la moglie Picchi, ha continuato a tenere alta la fama dell’ex cantina abbandonata dell’Arciconfraternita “la pecorella smarrita” . Purtroppo la morte di Picchi nella metà degli anni ’90 segnò la definitiva chiusura del locale che diventò prima una pizzeria, poi un ristorante, ospitò una scuole di arte drammatica ed infine fu restituito come era logico al jazz, ma questa è un’altra storia. Dunque in quella umida serata io e Andrea scendemmo le magiche  scalette del locale. Enrico Pierannunzi, buon amico di Andrea, si sarebbe esibito al pianoforte, accompagnato da Furio Di Castri al contrabbasso e Roberto Gatto alla batteria. Picchi ci venne incontro avvolta ne suo voluminoso scialle di lana e ci propose delle penne all’arrabiata annaffiate da uno, due, tre, non ricordo più quanti, bicchieri di vino. Enrico si accomodò al nostro tavolo e chiese ad Andrea un passaggio per  dopo il concerto, infatti chi  lo aveva accompagnato non poteva rimanere fino alla fine del set. Satolli di alcool e cibo ci apprestammo a farci avvolgere  dalle trame improvvisative del trio. Pierannunzi, come sempre, sfoggiò una prestazione eccellente con l’incredibile supporto ritmico di Roberto Gatto, già allora uno dei più grandi batteristi della scena jazzistica mondiale e con il timing rigoroso, ma mai scontato, di un ispirato Furio di Castri al contrabbasso. Dopo alcuni standard ed un paio di pezzi composti da Pierannunzi l’atmosfera era quella giusta per una grande serata di jazz . E qui avvenne l’inaspettato. Sotto l’arco d’ingresso della sala comparve la sfumata figura di Chet Baker. Dopo un primo momento di smarrimento per noi fu il tripudio. Chet attraverso con incedere  dinoccolato la sala si accomodò su una sedia. Come d’incanto sul palco comparve un microfono, Chet si alzò chiese uno sgabello , tirò fuori la sua tromba, si accomodò davanti al microfono e attaccò "Soul Dance", un bellissimo brano scritto da Enrico. Da quel preciso istante ci trovammo catapultati in un altra dimensione musicale. Chet stava suonando in un modo incredibile, struggente nelle ballads con il tipico fraseggio introspettivo fatto di note tenute e piegate, agile e lucido nelle improvvisazioni più veloci. Incredibile ma quella sera evidentemente ancora non  era fatto completamente di  roba. In quel periodo Chet aveva ripreso a drogarsi in modo pesante,  non aveva mai una lira, lasciava tutti i suoi cachet nelle mani degli spacciatori e spesso chiedeva soldi agli altri musicisti e anche a suoi fans. Quella notte però il trombettista sfoderò una prestazione sfavillante, tecnicamente impeccabile, ogni sua nota, ogni suo   vocalizzo faceva accapponare la pelle. Esegui un “My Funny Valentine” dal pathos incredibile. Ancora oggi quello è il più bel concerto a cui ho mai assistito. Ma le sorprese non erano finite. Alle tre di notte circa, il quartetto propose il bis finale . Un ultimo bicchiere, salutammo Picchi, aspettammo Enrico che doveva venire con noi e ci avviamo ubriachi di musica e non solo, verso l’uscita. Qui ci raggiunse Chet. Pregò Pierannunzi di ospitarlo a casa sua. Enrico un po’ titubante accettò pur sapendo che Chet gli avrebbe chiesto soldi. Fu così che alle tre e mezza di notte una R4 si trovò a percorrere una  via Giulia deserta con dentro  l’abitacolo il grande Enrico Pierannunzi, l’immenso Chet Baker il sottoscritto e Andrea increduli per gli illustri compagni di viaggio. Chiesi a Chet se ricordava il concerto di Frosinone, disse di si anche se probabilmente non era vero. Domandò come mi chiamavo e quando sentì il mio nome disse che Granieri era un suo vecchio  amico argentino bandoneonista,  stabilì  anzi che io ero un  parente di questo fantomatico amico argentino  . Precisai  che non ero mai stato in Argentina e che non suonavo il bandoneon ma la batteria. Iniziò un lungo  discorso sulla musica latino americana. Quando arrivammo a destinazione Chet scese e nel salutarmi chiese se era possibile organizzare una jam con il sottoscritto. Voleva assolutamente improvvisare assieme ad un suontore di bandoneon. Risposi di essere lusingato dal suo invito ma io suonavo la batteria non il bandoneon. Non finii la frase che Chet era scomparso nella notte. Enrico lo chiamò ma lui era già lontano. Mio caro Chet ovunque tu sia, sarebbe stato meraviglioso suonare con te, ma avrei dovuto apprendere i segreti del  bandoneon. Per un povero batterista dilettante come me appassionato fino alle midolla di Jazz quella fu una serata indimenticabile. Grazie Chet.

Un angelo caduto in volo: Chet Baker

 Andrea Degidi



Mentre precipitava, pensava che fosse uno dei suoi soliti incubi scatenati dallo speedball. 'Ora mi sveglio'. Invece stava morendo, il grande Chet Baker stava morendo.


La caduta dal terzo piano del Prins Hendrik, squallido alberguccio per drogati di Amsterdam, fu l’ultimo volo dell’angelo dalla tromba d’oro. Ultimo volo, ultimo mistero: perché il grande jazzista bianco, con le vene delle braccia ridotte a fili di ferro, smagrite a forza di overdose, cadde da quella finestra larga appena 40 centimetri sfracellandosi sul marciapiedi? Lo ammazzò uno spacciatore, si suicidò, scivolò intontito dall’eroina: le verità erano e restano tante, però nessuna oggi è quella assoluta. Era il 13 maggio 1988, vent’anni fa. Ma il mito del trombettista dal viso d’angelo è ancora vivo, e rimarrà intoccabile anche fra altri vent’anni. È la parabola di un ragazzo invecchiato troppo presto e male, capace, nella sua vita bruciata, di essere tutto: inaffidabile, buono, crudele, dolce, egoista, appeso a quella voce esile come un filo di tungsteno.



Chet vent’anni dopo, anniversario che non sarà celebrato né da cd, né da dvd né da film: Hollywood parla da anni di girarne uno, ‘The prince of cool’, con regista Bruce Beresford e Josh Hartnett, il pliota bellone di ‘Pearl Harbor’ nei panni di Baker, ma il progetto è sfumato. Oggi solo i jazzisti italiani rammentano la morte di Chet, con innumerevoli concerti. Ma il suo destino è questo: essere ricordato più per la sua folle vita randagia, polverizzata a 58 anni, che per la sua musica. E non è giusto, perché lui è stato prima un grande trombettista, poi un grande cantante. Già, prima e poi, perché Baker di vite musicali ne ha avute due. Si svezzò, rampante trombettista alla corte di Charlie Parker. Componeva poco, ma la sua tromba fu protagonista della rivoluzione del cool jazz nel celebre ‘pianoless quartet’ di Gerry Mulligan, con cui però litigò aspramente e definitivamente per una questione di soldi: infatti appena Mulligan, in cella per i soliti affari di droga, uscì di prigione, trovò Baker a chiedergli 175 dollari d’aumento, figurarsi… E anche la sua stella cometa, Miles Davis, lo detestò pubblicamente, tanto da scriverlo nella propria autobiografia ('Baker suonava peggio di me quando ero fatto').



Bello come un divo del cinema, in America Chet trovò durezza, disprezzo, e anche i primi guai per droga, che lo accompagneranno dal 1957 fino alla morte. In Italia invece era diverso. C’era più tenerezza per lui, almeno fino a quel giorno di fine luglio del 1960, quando l’agente di polizia Neri Gugliermino lo vide in un cantuccio della toilette di una stazione di servizio di San Concordio, a Lucca: il lavandino sporco di sangue, le maniche tirate su, la siringa fra le mani e la faccia tremante per l’astinenza. Allora in Italia l’eroina non circolava, Baker però aveva scoperto che poteva sostituirla con il Palfium, un potente analgesico. Dal processo, il primo clamoroso caso di droga in Italia, emerse che 25 medici compiacenti avevano prescritto il Palfium a Baker, e lui aveva rubato e falsificato i ricettari: 'Faccia d’angelo, cuor di demonio', sintetizzò il pm davanti alla corte, chiedendo per lui 7 anni di galera. Lo condannarono a 16 mesi. Quando uscì la sua vita era quella di prima: jazz, donne e tanta droga.



E una volta tornato a casa, in America, andò anche peggio. Nel 1966 uno spacciatore non pagato si vendicò spaccandogli la faccia a San Francisco facendogli saltare tutti i denti. Finito, il grande Chet Baker era finito. Si ridusse a slavoricchiare in un distributore di benzina, finché un giorno non impietosì il grande Dizzy Gillespie: 'Con una dentiera - gli disse - potrai tornare a suonare'. Chet ci provò. Fu durissima, ma piano piano rivide la luce. La sua tromba uscì dall’astuccio nel 1968, alba della sua seconda vita musicale. L’Italia lo abbracciò di nuovo, ma siringa, cucchiaino e laccio emostatico erano sempre a portata di mano. Lui diceva di sì a tutti, esibendosi in bettole, puzzolenti club di quint’ordine, incidendo centinaia di dischi, e tutto questo perché aveva sempre bisogno di soldi per pagarsi la ‘roba’. Un giorno Elvis Costello gli chiese di suonare un assolo di tromba in un pezzo (‘Shipbuilding’) del suo album ‘Punch the clock’: Chet venne in sala d’incisione, non salutò, suonò la sua parte, prese i soldi e se ne andò in silenzio. Era pesantemente invecchiato, le rughe che a ragnatela coprivano il bel viso di una volta sembravano pagine aperte della sua storia di autodistruzione, narrata nello spettrale documentario ‘Let’s get lost’ di Bruce Weber. Il simbolo della sua fine imminente divenne la voce: così angosciante, elegiaca, eterea. Eppure il suo era un meraviglioso lirismo interiore, dipinto in pezzi simbolo come ‘Almost blue’, ‘Everytime we say goodbye’, ‘My one and only love’ e ‘My funny Valentine’.






Daybreak:
Chet Baker: Tromba e voce,
Niels Pedersen: Contrabbasso
Doug Raney: Chitarra.

L'autografo che apre e chiude  la clip me l'ha firmato  Chet nel 1980, quando organizzamo un suo concerto dove suonava con una favolosa line-up composta da:
Enrico Pierannunzi Pianoforte
Enzo Pietropaoli: Contrabbsasso
Roberto Gatto: Batteria
Nicola Stilo: Flauto e lo stesso Chet voce e tromba
FANTASTICO

Luc Girello