mercoledì 15 febbraio 2012

nec panem, nec circenses

Giovanni Morsillo

Il no del Tecnopresidente Monti alle Olimpiadi di Roma del 2020 è cosa saggia, ma non porta voti. Ne condividiamo quindi lo spirito e la sostanza, poiché siamo pochissimo preoccupati della stabilità del quadro politico che ci ha portati alla fame e molto favorevoli all'abbattimento di pratiche e strumenti di propaganda populistica. Siamo consapevoli di vivere in un paese nel quale molti antepongono il consumo di alcuni sport a qualsiasi altra dimensione della vita, sappiamo anche che intorno allo sport non in quanto pratica salubre ed igienica ma in quanto spettacolo ruotano affari con volumi da vertigine, la cui ricaduta sociale è però di modeste dimensioni, forse addirittura insignificante. E lo è senz'altro se paragonata a quella potenzialmente ottenibile se quelle risorse fossero utilizzate per attività concretamente e veramente sociali. Basta vedere che fine abbiano fatto le prospettive di sviluppo abbagliante promesse da Chiamparino e soci per le XX Olimpiadi invernali di Torino del 2006: un fiume di soldi spesi per impianti che hanno funzionato per 16 giorni, poi abbandonate a marcire e inquinare, e tutto il resto è rimasto tale e quale. Nessuna ricaduta economica che tenga quindi, con buona pace del piduista Cicchitto, che di buchi di bilancio ha una certa esperienza anche se oggi parla come se fosse un economista di chiaro valore.
Intendiamoci: anche a noi che non soffriamo di tifo né di altre malattie infettive, piace godere delle performances di atleti di tutto il mondo e ci spiace dover prendere atto delle condizioni del nostro paese anche in questa occasione: un paese che, grazie alla corruzione (perché non lo si dice chiaramente invece di spiegare ogni volta la situazione attraverso complicate contorsioni verbali sui flussi macroeconomici e sui derivati finanziari?) è ridotto con le pezze alle ginocchia, scaduto dal declino al degrado tanto da non potersi permettere più di ospitare un evento importante non solo per lo sport ma anche per i risvolti civili e politici che può avere, a cominciare dai temi della pace e dell'incontro fra i popoli.
Ma l'illusione è finita davvero, e non si possono più chiudere gli occhi e stringere le spalle continuando come se niente fosse a ignorare il problema. Del resto, da anni tagliamo fondi allo spettacolo e siamo ridotti a chiudere teatri lirici o di prosa presitgiosi, con una storia ed un significato non comuni ma quetso fa arrabbiare solo gli artisti e gli affezionati, non diventa tema sociale dato che non sviluppa consensi di massa e non coinvolge investimenti miliardari da parte degli sponsor.
Una cosa buona, quindi, Monti l'ha fatta: non avendo bisogno di riconferma da parte degli elettori, ha deciso che dopo aver dato una robusta accettata al panem, riproporre i circenses non sarebbe stato saggio. Per una volta lo sparagnismo bancario del Tecnico nazionale ci trova d'accordo. Ma il segnale che questa prudente decisione evidenzia è davvero tremendo: non sappiamo se nel 2020 potremo sostenere i costi di un'olimpiade, mentre ci raccontano che la crisi si sta superando e che stiamo diventando addirittura la garanzia del mantenimento dell'Euro (vedi recente visita di Monti agli speculatori americani).
Un suggerimento, tanto per approfittare di un momento "favorevole": perché non aboliamo anche il Festival di Sanremo insieme ad una lunga lista di spettacoli demenziali, anacronistici, spesso ridicoli e assai costosi? Magari, insieme alla dignità internazionale recuperiamo pure qualche miliardo di Euro, che può far comodo.

Saluti austeri.

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