giovedì 2 febbraio 2012

Presidenti monotini

Giovanni Morsillo


Il Capo del Governo Prof. Monti ha espresso la sua impressione secondo cui il posto fisso è noioso in quanto monotono. D'accordo, Presidente, ha senz'altro ragione. Infatti qualcuno bene informato più di un secolo e mezzo fa definiva il concetto di alienazione riferito proprio alla ripetitività di certe mansioni nell'organizzazione produttiva capitalistica. E' bene ricordare a tutti noi, però, che questo tipo di organizzazione non è stato creato dai lavoratori, e che esso prevede una serie di strumenti atti a costringere i suddetti ad adeguarsi ai ritmi ed alle discipline del sistema, sempre che vogliano sopravvivere.
Vorremmo però suggerire al Presidente del Consiglio che anche la disoccupazione lo è, e con condizioni ben peggiori da un punto di vista meramente pratico. Sarà anche poco chic parlare del lavoro in termini di reddito e non di teorie sociali, ma come dicevano gli antichi, primum vivere, deinde filosofare...
Un altro aspetto della sua straordinaria dichiarazione, ci ha colpiti: secondo il Nostro, i giovani "devono abituarsi a cambiare". Non sappiamo in che mondo viva il Professore, ma certamente si trova assai lontano dalle favelas cui sono ridotti i nostri quartieri popolari, perché il non aver mai notato che la mobilità estrema da una fame all'altra è già patrimonio consolidato delle convizioni (meglio, rassegnazioni) della nostra gioventù. Sarebbe interessante sapere da dove a dove intenderebbe far passare i giovani lavoratori il Prof. Monti, visto che un terzo di essi di lavoro non ne ha nemmeno uno.
Vede, Professore, la mobilità del lavoro si presenta in modo diverso a seconda del livello sociale (voi direste "delle competenze"), per cui un fabbro o un postino non hanno le stesse opportunità di cambiare mestiere, che so, di un professore universitario. Certo, il secondo ha studiato, ha raggiunto un livello di formazione elevato non soltanto perché ne ha avuto la possibilità economica, ma anche perché è bravo. Ma questo vuol dire che l'altro deve fare la fame? Deve arrangiarsi cioè a rovistare nel bidone dei rifiuti del mercato della mano d'opera per raccattare qualche avanzo putrido?
Ci rendiamo conto che se i circoli di lusso della borghesia finanziaria l'hanno nominata capo del governo non è certo per fare riforme a sostegno del lavoro salariato, ma si faccia qualche domanda facile facile, lei che è così tecnicamente colto: la fase attuale deriva indiscutibilmente dall'aver tarsferito per oltre un quarto di secolo gigantesche quantità di risorse dal lavoro alla finanza (con l'aggravante della corruzione), sapendo che questo non crea ricchezza, ma la redistribuisce concentrandola (e quindi verso l'alto). Tutto ciò ha compresso la domanda, ridotto i lavoratori a questuanti, distrutto il patto sociale e impedita qualsiasi politica industriale in questo paese. visto questo, ci spiega perché ci si ostina a vedere nel male la ricetta salvifica? Come mai si fa di tutto per mantenere in piedi proprio le centrali ed il sistema che hanno determinato la bancarotta? Noi lo sappiamo, ma ce lo dica lei, che invece di chiudere o comprare le banche fallite le rifinanzia con i soldi del lavoro e chiude le fabbriche e gli ospedali e le scuole. Sono queste le urgenze, non l'art. 18 che non è un privilegio, ma un istituo minimo di giustizia sociale e di garanzia delle libertà costituzionali del lavoratore. Anche se avete consentito il mostro giuridico (a parte l'effetto devastante sul piano sociale) che un contratto privato (Pomigliano ed oltre) prevalesse sulla Costituzione, queste cose le sapete bene, no?
 
Vorremmo poi rispettosamente e sommessamente confidare al Presidente della Repubblica, che invita spesso tutti i cittadini a fare la loro parte di sacrifici, che i lavoratori hanno già fatto, e non da oggi, sia la loro che quella di lorsignori, per cui, per favore, invii i suoi messaggi agli indirizzi giusti. Gliene saremmo grati, anche se siamo sicuri che in certi ambienti gli inviti di questo genere servano davvero a poco, perché se c'è una cosa che non desideriamo ricevere dalle alte Istituzioni dello Stato, è il populismo, la confusione ideologica che ci vorrebbe tutti uguali di fronte alla legge, tutti sulla stessa barca, tutti parti di un unico grande macchinario, e via stupidando. Abbiamo troppa stima del Presidente Napolitano per accettare anche questa banalizzazione da parte Sua. 
 

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