giovedì 8 marzo 2012

8 marzo festa della donna? SIAMO SICURI

Luciano Granieri



Oggi 8 marzo, festa della donna. Sembrerebbe l’inizio di un tema che in questa giornata un qualsiasi alunno delle scuole medie potrebbe essere chiamato a svolgere. Un piccolo tema vorrei svolgerlo anch’io come semplice contributo alla giornata internazionale della donna. Nonostante la ricorrenza abbia origini lontane nel tempo, si iniziò a festeggiare l’8 marzo sin dagli inizi del secolo scorso, non sono molto convinto che dedicare un festa ad un genere possa contribuire a far si che tale genere non sia più discriminato. Anzi sembra quasi un riconoscimento di gratitudine ipocrita che di fatto sancisce,  conferma e rende ineluttabile lo stato di ingiustizia sociale che le donne hanno dovuto subire, stanno e dovranno PURTROPPO subire per molto tempo ancora se veramente non ci si mette in testa di fare una rivoluzione vera. La rivoluzione vera è quella di rovesciare la società patriarcale che in epoca fordista e ancora di più post fordista,  ha inasprito le condizioni sociali delle donne. Da sempre i processi di  produzione, ossia i sistemi atti a  fornire beni e servizi sono stati  prerogativa degli uomini,  mentre alle donne sono riservati  i processi di riproduzione, ovvero tutte quelle attività che prevedono la cura delle persone, degli anziani, dei bambini, della casa. Oggi l’overdose di produzione determinata  dal regime capitalista, ha imposto che anche le donne debbano partecipare ai processi produttivi, pur non abbandonando le loro incombenze relative alla riproduzione. Dunque ci troviamo in una società in cui il genere donna deve occuparsi di produzione, con condizioni di lavoro peggiori di quelle riservata agli uomini, ma anche di riproduzione, attività che non viene retribuita e diventa anche più faticosa  da svolgere visto il tempo minore che la donna può dedicarle pur dovendo fare le stesse cose  . C’è da dire che nell’ultimo decennio anche la riproduzione ha assunto un valore di mercato perché affidata, sotto compensi comunque infimi, a donne immigrate (sempre donne)   che  subiscono un’ingiustizia sociale ancora più forte di quanto riservato alle native.  Accade poi che quando il lavoro viene ridotto a merce pura e semplice e si tolgono i diritti ai lavoratori le prime a subire lo sfruttamento che ne deriva sono le donne. Dunque per cambiare questo stato di cose non serve l’8 marzo, serve una rivoluzione  che intanto ridistribuisca il tempo fra attività produttive e riproduttive a favore di queste ultime. Il tempo da dedicare alla  cura delle persone all’educazione dei bambini  alla cura dei luoghi dove si abita, case, città,   con l ’obbiettivo  di ridare una dignità alla propria vita  deve essere uguale se non maggiore a quello dedicato alla produzione di beni e servizi e alla loro mercificazione . Poi, tanto le donne quanto gli uomini, devono potersi occupare in egual misura sia delle attività produttive che di quelle produttive.  E’ necessario uscire dalla schiavitù dell’iperproduzione e del mercato e rimettere al centro la dignità della vita in modo da determinare un sistema sociale  in cui tutti uomini e donne possano contribuire al progredire della collettività un progredire di benessere e non di Pil . Senza questo strappo continueremo sempre a festeggiare l’8 marzo  ma il 9 marzo tutto rimarrà come prime e le donne saranno sempre più sfruttate.

Video dedicato a tutte le donne

Il brano è Easy Rider eseguito da una straordinaria vocalist dalla voce ipnotizzante Cassandra Wilson, accompaganta da Colin Linden -- Slide Guitar, Keiith Ciancia -- Tastiere, Reginald Veal -- basso, Jay A. Bellerose: batteria e percussioni



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