Oggi è l'8 marzo, e per rispetto delle donne avevamo deciso fermamente di non parlare di loro, che si difendono benissimo da sole. E quindi, fedeli a questo impegno con noi stessi e con le donne, parleremo di Marcegaglia. Il Presidente di Confindustria ha espresso ieri una dichiarazione degna della sua mascolinità, anche dal punto di vista della tontaggine, nella quale scopriva l'acqua tiepida dell'Italia che, tanto per non perdere lo standard, è indietro sulla presenza di donne nei posti che contano. Il leader degli industriali italiani ne è un esempio: nata femmina, facendo l'industriale si è trasformata assumendo nel tempo caratteristiche che ne facevano sospettare quanto meno l'androginia, fino al salto finale con l'assunzione di un ruolo fino ad allora riservato ai maschi (più o meno, visti alcuni di loro anch'essi un po' sui generis), e con grande successo. Siccome non ci risulta che gli industriali italiani siano orientati alle tesi dell'emancipazione e poiché, a parte Bombassei e il suo mecenate tutti sembrano dirne un mare di bene dentro la loro associazione pur non essendo seguaci stretti di Aleksandra Kollontaj, qualche interrogativo il capo dei padroni dovrebbe pur porselo. Ma forse non è più in grado di ragionare in termini di emancipazione , solidarietà, questione di genere ecc, proprio perché ormai irrimediabilmente mascolinizzata. Siamo naturalmente nel campo delle imprressioni, nessuna certezza, e men che mai valutazioni di merito: che sia meglio o peggio, non ci riguarda né siamo in grado di stabilirlo. Solo ci sembra sia così, e chiediamo conforto o smentita a chi avesse impressioni diverse o, meglio, prove a suffragio di queste tesi o del contrario.
Quello che però ci sentiamo di affermare con una certa dose di sicurezza è che il più industriale degli industriali italiani dovrebbe chiedersi se i suoi rappresentati facciano qualcosa per rimuovere questo odioso primato italiano, o se invece magari ne siano almeno in minima parte responsabili. Perché si fa presto a denunciare l'evidenza (in questo vogliamo rassicurare il Dott. Marcegaglia: ci eravamo accorti anche noi, e da tempo, che le donne sono discriminate, si tranquillizzi che non ci era sfuggito) ma poi bisogna capire chi e cosa la determina. Risulta ad esempio al re degli industriali che è pratica diffusa far firmare le dimissioni in bianco alle assunte per prevenire spiacevoli casi di gravidanza non desiderata (dal padrone, non dalla lavoratrice)? Le risulta che spesso e volentieri le donne devono dimostrare più degli uomini per ottenere lo stesso incarico? Lo sa che nelle aziende le donne, nonostante siano ritenute più produttive sono quelle che di norma vengono fatte fuori prima in caso di riduzione?
Comunque è già confortante che un dirigente del calibro di Marcegaglia avverta il problema. Magari Susanna Camusso, che è donna, potrebbe aiutare questo dirigente un po' confuso a ritrovare un filo di ragionamento in un campo che certamente non le compete: quello del sociale, che esula ovviamente dalle preoccupazioni di un padrone.
Saluti asessuati.
Vi regalo due citazioni, così ci ricordiamo che non tutti i gatti sono grigi, nemmeno di notte:
(F. Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato ) | |
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Citato in Emil Ludwig, Colloqui con Mussolini
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