lunedì 12 marzo 2012

Trattamento rifiuti Colleferro: cosa sta succedendo realmente?

Rete per la Tutela della Valle del Sacco e Unione Giovani Indipendenti



È attesa a breve la pubblicazione del Piano Rifiuti, approvato dal consiglio regionale in data 18 gennaio 2012, sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio. Con ogni probabilità, scatenerà una miriade di eccezioni giuridiche da parte delle varie comunità interessate.
                Anche a Colleferro i soggetti coinvolti nel trattamento dei rifiuti sono da tempo in fermento: allarmati comunicati stampa dell’Amministrazione comunale, interviste al sindaco, blocchi all’ingresso della discarica di Colle Fagiolara, ennesime situazioni di criticità economica del gestore GAIA.
                Gli scenari del ciclo di trattamento dei rifiuti sono ingarbugliati, anche per la pluralità di attori implicati. Anche per noi non risultano di facile interpretazione. Proviamo ad offrire una ricostruzione dei fatti principali e una serie di constatazioni e di interrogativi che crediamo possano essere di interesse pubblico.
                Dato di fatto di partenzaAgen.s.e.l., consociata di Gaia SpA, ha presentato ben 18 mesi fa il progetto di un impianto di trattamento meccanico biologico (TMB), da realizzare a ridosso della discarica di Colle Fagiolara. Di questo progetto, oggetto di numerose osservazioni avverse da parte di diverse realtà associative, si sono perse le tracce nei cassetti degli uffici regionali. Paragoniamo i tempi di questo iter con quelli dell’autorizzazione rilasciata per  la centrale turbogas di Colleferro: Regione e Provincia hanno impiegato nel secondo caso “solamente” 10 mesi.
L’autorizzazione al TMB di Colleferro, inoltre, doveva pervenire entro il 31 luglio 2011 per consentire la chiusura della discarica di Colle Fagiolara.

                Colpo di scena: il Comune di Colleferro, con qualche anno di ritardo, si accorge che Agen.s.e.l. non ha pagato i costi di esercizio della discarica e accantonato i fondi per la sua gestione post mortem, il che potrebbe provocare addirittura un default finanziario per il Comune stesso. L’amministrazione comunale di Colleferro, con apposita delibera di Giunta, impone l’aut aut: o Agen.s.e.l. effettua il pagamento inevaso o la gestione della discarica verrà revocata, tornando al Comune. Il contenzioso non si annuncia breve, poiché anche Agen.s.e.l. ha presentato ricorso al TAR, chiedendo l’annullamento della delibera del comune di Colleferro.
               
                Interrogativo di fondo: è drammaticamente finito l’idillio tra Gaia e l’amministrazione di Colleferro, oppure, più verosimilmente,  ciascuno sta muovendo le proprie pedine per ipotecarsi il prossimo futuro?
               
                Secondo colpo di scena: dopo un’esistenza apparentemente ectoplasmatica, finalmente Lazio Ambiente SpA, società a totale capitale regionale, batte un colpo, rendendo noto che a breve presenterà un’offerta per acquisire Gaia SpA. Ricordiamo che la precedente gara per l’acquisizione del consorzio, andata deserta, partiva da una base d’asta di circa 80 milioni di Euro. Lazio Ambiente SpA ha un capitale massimo in dotazione di soli 20 milioni di Euro, più qualche milioncino di crediti vantati verso Gaia.
                Ipotesi interpretativa di fondo:
1)      il Comune di Colleferro intende riprendersi la discarica (“pezzo forte della collezione”) per avere un capitale da offrire e potersi così inserire nell’affare Gaia;
2)      la Regione Lazio non autorizza, per il momento, il TMB, in quanto innalzerebbe il capitale di Gaia e ne renderebbe più oneroso l’acquisto;
3)      Lazio Ambiente SpA cerca di acquisire Gaia a costi ridotti;
4)      eseguita l’operazione, la Regione autorizza il TMB. 

                Terzo colpo di scenagli inceneritori di Colle Sughero rientrano nella partita. Svaniti gli incentivi CIP6, principale voce attiva in bilancio, la dirigenza si muove per ottenere la certificazione EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) e i relativi certificati verdi (incentivazione per la produzione di energia dalle fonti rinnovabili). Si tratta in sostanza di un’ulteriore frode ai danni dei cittadini, incenerimento rifiuti spacciato per fonte energetica alternativa, resa competitiva dalle tasche dei contribuenti. Grazie a questi contributi, sarebbe possibile il riavvio degli inceneritori con un solido background economico. Non va però dimenticato che la certificazione EMAS  sarebbe dovuta giungere entro il 31 dicembre 2010, come da Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).

                Secondo interrogativo: le prescrizioni, i piani, le indicazioni rilasciate dalla Regione Lazio dopo il sequestro degli inceneritori sono state rispettate? Ne dubitiamo fortemente, anche in base ad un altro fatto sconcertante.

                Secondo e sconcertante dato di fattol’attuale organigramma di gestione delle due linee di incenerimento di Colleferro, affidato a Gaiagest, altra società di proprietà Gaia, vede ai vertici le stesse persone in attesa di rinvio a giudizio per i gravi fatti venuti alla luce nel 2009. Ciò vale in particolare per l’aggiunto responsabile per la certificazione EMAS e per i certificati verdi, il personaggio che, nelle intercettazioni telefoniche al vaglio dei magistrati, diceva ad uno dei gruisti di mescolare e bruciare insieme al cdr un materiale non conforme, che tra l’altro gli era stato segnalato preventivamente dai fornitori.

                Terzo ed ultimo interrogativo: posto che gli inceneritori di Colle Sughero si potrebbero definire di fatto obsoleti, otterranno ugualmente, come è avvenuto in altri molto discutibili casi, la certificazione EMAS? Non è forse superfluo ricordare che per ottenere e mantenere il riconoscimento le organizzazioni devono sottoporre il proprio sistema di gestione ambientale ad una valutazione di conformità da parte di un Verificatore Accreditato e far validare dallo stesso la Dichiarazione Ambientale ed i suoi aggiornamenti, solitamente annuali. La procedura di registrazione prevede che la Dichiarazione venga esaminata anche dall’organo competente nazionale (il Comitato nazionale per l’Ecolabel e l’Ecoaudit detto anche “Comitato EMAS”), oltre ad un controllo, richiesto dal medesimo organo competente, da parte delle autorità ambientali locali (ARPA), per il nulla osta (che tiene conto anche di autorizzazioni e di prescrizioni e integrazioni pregresse).

                Riflessioni finali: senza un ciclo virtuoso dei rifiuti non si esce da situazioni paradossali come la presente, fallimentari tanto dal punto di vista economico quanto da quello ambientale. È indispensabile avviare una nuova fase, che progressivamente superi l’utilizzo di discariche ed inceneritori. Gli stessi impianti TMB di vecchia generazione con l’avvio della raccolta differenziata porta a porta diventano antieconomici e quindi suscettibili di “cattive gestioni”. Esistono però impianti di TMB-riciclo di nuova generazione che recuperano in percentuali elevatissime i rifiuti per avviarli alle filiere di riciclo e riuso, con percentuali di conferimento in discarica di servizio ridicole rispetto, ad esempio, all’impianto TMB proposto oggi da Agen.s.e.l. per Colleferro. É necessario sottrarre il ciclo dei rifiuti ad interessi economici svincolati dall’utilità pubblica. In particolare, è indispensabile rendere trasparenti e accessibili a tutti i cittadini i bilanci economici delle società legate al ciclo dei rifiuti. Ciò promuoverebbe maggior legalità, ostacolando selvaggi interessi privati o addirittura attività criminose che spesso hanno nei rifiuti il loro business principale.

Colleferro, 12.03.12

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