venerdì 23 marzo 2012

Uniti si vince

Lucia Fabi,  Angelino Loffredi

 La scelta degli operai del saponificio Annunziata di respingere l’accordo del 9 novembre sottoscritto in Prefettura dai rappresentanti sindacali, dal punto di vista formale è dirompente, rappresenta una sconfessione. Un caso sicuramente raro e lo stesso Prefetto nella sua comunicazione al Ministro dell’Interno lo definisce “inusitato”
Se  seguiamo attentamente lo sviluppo degli avvenimenti ci accorgiamo che la ferita è  subito rimarginata, anzi sembra che non sia mai esistita. Quella scelta, infatti, non porta a nessuna lacerazione fra operai e rappresentanza sindacale e nemmeno fra operai e la città di Ceccano. Anzi l’appoggio e l’unità dei ceccanesi attorno alla lotta operaia si rafforzarono e si estesero ulteriormente.
Il 10 novembre a sostegno degli operai viene indetto uno sciopero di dipendenti del Manicomio di Ceccano e degli operai del mobilificio Viola. Nello stesso giorno gli operai della BPD  partono in corteo dalla fabbrica di Bosco Faito per portare la loro solidarietà agli scioperanti in lotta. Alle 20 dello stesso giorno, il Consiglio Comunale riunito per discutere altre questioni, sospende i lavori per incontrarsi con Gino Annunziata, figlio del commendatore, per sollecitarlo a riprendere la trattativa con i sindacati.
Il giorno successivo nella tenda “ Giarabub “ si verifica un via vai di delegazioni provenienti dalle fabbriche di Isola del Liri, e due conducenti di autobotti, incaricati ad entrare nel saponificio, si rifiutano di farlo fermandosi in prossimità dei cancelli. Scendono dagli automezzi e fraternizzano con gli operai.
Per tutta la durata dello sciopero ogni mattina alle 7,30 le sirene dello stabilimento continuavano a suonare e si mormorava che quel suono stava a significare la disponibilità del commendatore e il suo perdono verso gli scioperanti. Gli stessi, però, con un altoparlante posto sotto la tenda, rispondevano con il suono de “ L’inno dei lavoratori “ Con questi  diversi suoni veniva dato il buon giorno ai ceccanesi.
L’unità, dunque, era tanto forte che Luciano Renna sul “ Il Messaggero “del 12 novembre scriveva “ Una cosa si va delineando sempre più: gli operai non sono soli. Al loro fianco hanno tutta la popolazione e le altre categorie di lavoratori della provincia.”
Nella giornata del 13, Secchi responsabile dell’Ufficio Provinciale del Lavoro, direttamente raccordato con il Prefetto, sente i sindacati per trovare una soluzione positiva. Negli stessi momenti nelle sale del Comune l’Assessore Peppino Masi, attraverso un’azione di paziente tessitura, riesce a favorire la costituzione di un Comitato Cittadino di solidarietà verso gli operai e la redazione di un manifesto immediatamente fatto affiggere nel paese e di cui riportiamo il testo “ Considerato che l’agitazione in corso e la posizione assunta dal datore di lavoro determinano il prolungamento dello sciopero, con evidente danno per gli interessi dei lavoratori e dell’economia locale, il comitato auspica una sollecita ripresa delle trattative per un soddisfacente componimento della controversia. Nel frattempo invita la cittadinanza tutta a dare un concreto appoggio agli operai e alle loro famiglie con contributi da versare presso la segreteria del comitato stesso per lenire, sia pure in parte, il loro stato di disagio “
E’ ancora più interessante e significativo conoscere anche coloro che sottoscrissero quel testo: il Sindaco Bovieri, i gruppi consigliari, Francesco Colapietro e Giovanni Percili in rappresentanza dei dipendenti del Manicomio, Giuseppe Ranieri e Salvatore Cicciareli per conto dei dipendenti BPD, Giuseppe Roma per conto dell’Alleanza Contadini e e Giuseppe Pizzuti per conto della Coltivatori Diretti, Andrea del Brocco e Amedeo Gizzi per le organizzazioni artigiane e Augusto de Nardis per l’Unione Commercianti. Queste adesioni esprimevano l’eccezionale sostegno cittadino assicurato allo sciopero.
Sempre Luciano Renna su “ Il Messaggero “ del 14 novembre, scrive riferendosi a quanto accaduto il giorno precedente “ Poco dopo le ore 20 erano pervenute agli scioperanti, presso la tenda, dove arde nella notte un fuoco continuo, oltre 130 offerte in viveri e denaro”
L’unità cittadina tanto estesa e ben manifesta sotto forme diverse sollecita un’attenzione continua e particolare verso le richieste operaie. Presso l’Ufficio Provinciale del Lavoro, il Dott. Secchi, attraverso contatti diretti o per via telefonica  ha completato la sua azione di ricognizione, ha sentito infatti, più volte le parti, per cui fa sapere al Prefetto che esistono le condizioni per raggiungere l’accordo.
Nel pomeriggio del 14 novembre il Prefetto convoca la proprietà e i sindacati in Prefettura. Dal verbale di accordo, anche questo in nostro possesso, risulta che il commendatore non è presente: è rappresentato dal figlio Gino e da Francesco Galella.
Le rappresentanze sindacali presenti sono composte da Sferrazza, Altini e Rocca per la CISL e Malandrucco, Berardinelli, Di Piazza, Roma e De Santis per la CGIL.
Cosa succede ?
Nell’incontro del 9 novembre si era raggiunto l’accordo di pagare 10.000 lire a persona come ’”una tantum” per ogni persona, come risarcimento o una riparazione per il mancato rispetto delle clausole contrattuali.
In Prefettura si arriva a  verbalizzare l’accordo nei termini che riportiamo: “Fermo restando l’accordo sottoscritto il 9 novembre corrente, la Ditta corrisponderà ai propri operai le somme appresso indicate secondo la loro qualifica “
Alle 10.000 lire già concordate per tutti, la significativa novità ora è costituita dal fatto che verranno erogate altre “ 6.700 lire per gli operai specializzati, 4.700 lire per gli operai qualificati, 3.900 lire per i manovali qualificati, 2.900 lire per i manovali comuni, 2.000 lire per le donne di qualunque categoria.”
Per concludere, riportiamo ancora che “ il pagamento degli importi venga effettuato entro tre giorni.”
Per gli operai tale accordo rappresenta un grande successo, corrisponde interamente alle richieste preventivamente sollecitate e per le quali era stato portato avanti uno sciopero durato sette giorni.

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