giovedì 12 aprile 2012

Il maestro Oscar Peterson

Luciano Granieri


Il privato è politico" gridavano le donne del movimento femminista negli anni ’70. Prendo in prestito questa perifrasi per giustificare un’operazione di più bassa lega rispetto a alla lotta di emancipazione della donna che questo slogan definiva . Ovvero conciliare la passione per la musica jazz, fatto assolutamente privato, con la campagna elettorale per Marina Kovari candidata sindaco che supportiamo  con la  lista di Rifondazione Comunista e indipendenti della Colomba, questione evidentemente del tutto politica. Nel programma della coalizione uno dei punti più importanti è la rivalutazione della vocazione culturale della nostra città. In particolare un patrimonio divulgativo culturale immenso come l’Accademia di Belle Arti e il conservatorio Licinio Refice, deve obbligatoriamente essere valorizzato. In merito al conservatorio, nel quale è strutturato un corso di musica jazz di assoluto livello, dal quale sono usciti musicisti del calibro di Massimo Moriconi, Paolo Tombolesi, Mauro Bottini, e che ha avuto insegnanti di fama internazionale come Enrico Pierannunzi  e Gerardo Iacoucci, il nostro impegno sarà finalizzato    affinchè gli studenti che escono dal corso di jazz possano intraprendere la sfavillante e brillante carriera del musicista che andiamo a presentare con ben tre video. Mi riferisco ad un pianista dalla tecnica straripante, sorprendente, funambolica, Oscar Peterson. Il pianista canadese, nato a Montreal nel 1925, e  scomparso a Mississauga nel dicembre del 2007, è un musicista che costituisce materia di studio   della musica afroamericana, sia in termini di testimonianza sull’evoluzione dei diversi stili  e dei loro più rappresentativi interpreti, sia in funzione della tecnica strumentale.  Oscar Peterson è autore di numerose pubblicazioni didattiche con esercizi per giovani pianisti, e ha percorso tutte le vie stilistiche del jazz. Figlio dello swing, di Art Tatum, ha suonato con tutti i maggiori musicisti attivi dagli anni ’50 fino alla sua morte . Da Louis Armstrong a Ella Fitzgerald, da  Lester a Young, da Dizzy Gillespie a Freddie Hubbard e a molti altri ancora . I suoi trio hanno segnato delle pagine importantissime nella storia della musica afro americana, in particolare le formazioni che hanno visto Peterson affiancato da Ray Brown al contrabbasso e da Ed Thigpen alla batteria, e soprattutto il sodalizio con Bobby Durham alla batteria e Niels Pedersen al cotrabasso attivo negli anni ’70 e ’80. Seguire Peterson nelle sue scorribande pianistiche è un divertimento unico. La sua tecnica impressionante si lega a matrici che partono dagli albori del jazz il,  boogie woogie di JP Johnson, passando per lo swing, fino ad arrivare all’hard bop più infuocato. Le esecuzioni di Peterson trasudano di arpeggi velocissimi ed estremamente blusey. Non si può non ascoltare  Peterson senza, come minimo, battere il piede o addirittura saltare sulla sedia. I video che seguono riguardano uno degli ultimi concerti tenuti da Oscar Peterson. Siamo nel 1989 a Berlino. In questo frangente il pianista canadese è accompagnato dal compagno di sempre Bobby Durham alla batteria e da uno straordinario Steve Wallace al contrabbasso. Non mi resta che lasciare spazio alla musica augurarvi buon divertimento e
good vibrations 






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