venerdì 1 giugno 2012

La corruzione infinita della politica borghese

Claudio Mastrogiulio




Per descrivere gli scandali che hanno tempestato il mondo politico, sia nei suoi assetti istituzionali che partitici, non basterebbero decine di libri. Affrontare questo tema nei suoi singoli accadimenti è compito (ingrato) che lasciamo agli osservatori borghesi, affannati nello spiegarci come questo sistema sia il migliore del mondo ma con qualche piccolo intoppo. Noi, al contrario, pensiamo che dagli spunti offerti dalla realtà, debba trarsi un'analisi complessiva del fenomeno, cercando di comprenderne fino in fondo le motivazioni.
 
I partiti borghesi e la sinistra governista
Le cronache dei giornali degli ultimi mesi sono state occupate da scandali di ogni tipo, dalle inchieste sui vertici di Finmeccanica, fino alle appropriazioni dei rimborsi elettorali dei vari Lusi e Belsito, passando per le infinite storie di ordinaria corruzione e quotidiano malaffare. Tralasciando l'indecenza delle somme in ballo, che mettono in evidenza come i partiti politici siano uno degli strumenti fondamentali di cui il sistema capitalistico si serve per imbrigliare le masse attraverso l'inganno "democratico", è evidente il tema di fondo che permea la questione. Centinaia di milioni di euro sono costantemente sottratti dalle tasche dei lavoratori italiani ed incamerati nelle casse delle organizzazioni politiche al servizio dei poteri forti nazionali ed internazionali. Abbiamo sentito i rappresentanti dei vari partiti politici parlare di assoluta necessità dei finanziamenti pubblici per evitare che le varie lobbies possano influenzare le linee dettate dai vertici dei partiti stessi. Niente di evidentemente più falso, come dimostrano sia le strategie servili messe in campo tanto dai partiti borghesi come dai loro collaboratori della sinistra governista, sia le somme imponenti che vengono costantemente elargite loro proprio da quelle stesse strutture capitalistiche (imprenditori, banche, assicurazioni, ecc..).
Dunque, il discrimine è questo: pensare, come fanno i riformisti, che sia necessario apportare semplicemente qualche correttivo all'attuale sistema economico-politico, magari attraverso l'azione puramente dimostrativa di alcuni magistrati; oppure, molto più realisticamente, proporre, come fanno i rivoluzionari, un'alternativa di sistema, in grado di evitare che vengano ad esistenza i presupposti stessi di questi continui scandali.
Non è un caso, infatti, che nel quadro di un sistema complessivo incentrato sulla ricerca spasmodica del profitto, le organizzazione che nei fatti lo gestiscono arrivino ad avere tra le proprie fila ladri, corrotti, corruttori ecc. Non è una questione di uomini o di comportamenti, ma di complessivo palesarsi delle strategie economiche. In un sistema in cui chi produce la ricchezza vive in condizioni di crescente povertà, come dimostra la presente crisi economica e sociale, mentre chi approfitta del lavoro sociale, godendone il tasso di profitto, continua ad arricchirsi grandemente; è assolutamente impensabile un quadro istituzionale complessivo scevro dagli elementi che caratterizzano quotidianamente l'attuale sistema.
Susseguirsi di scandali, nella storia del capitalismo internazionale e italiano, ve ne sono sempre stati. Ciò che caratterizza questa fase politica è la devastante crisi economica. Non è un caso se le peggiori trame "occulte" dei servi del capitalismo vengano a conoscenza delle masse durante momenti in cui l'intero sistema sembra vacillare. Così fu negli anni Settanta con la cosiddetta P2; così fu negli anni di Tangentopoli; e lo stesso accade anche oggi. In tutti e tre gli episodi citati, il sistema economico-politico attraversa una profonda crisi. Sono cicli che vanno di pari passo con i collassi strutturali del sistema economico.
Per capire il motivo per cui la borghesia è così munifica nei confronti dei partiti politici, occorre sottolineare il ruolo salvifico, per i poteri forti, giocato in modo particolare dai rappresentanti dello stalinismo italiano. Negli anni Settanta, infatti, il Pci di Berlinguer pianificava la tattica del "compromesso storico" per illudere le masse che il capitalismo, se governato anche dai "comunisti", potesse offrire migliori condizioni di esistenza al proletariato italiano. Negli anni di Tangentopoli, fu il Pci-Pds, nei fatti, a preparare il terreno per la costituzione della c.d "seconda repubblica", illudendo ancora una volta le masse che l'inchiesta giudiziaria e la sostituzione dell'apparato politico avrebbe realmente modificato qualcosa all'interno della società. Oggi, il Pd, attraverso il sostegno al governo Monti, a braccetto col Pdl, tenta, da buon erede dello stalinismo, di traghettare il sistema politico dalle macerie del berlusconismo ad una fase nuova, in cui sia possa presentarsi come perno di una nuova alleanza di governo coi vari Vendola, Di Pietro ecc.. Oppure, in alternativa, non sarebbe priva di verosimiglianza, la possibile concretizzazione di un governo Monti-bis, lasciando così ulteriore spazio ad un dominio tecnocratico del Capitale, come è comprensibile attendersi in un quadro di crisi economica fulminante e, soprattutto, nell'ambito di una crescente sfiducia generalizzata nei confronti delle organizzazioni politiche.
 
E' il capitalismo che è inevitabilmente corrotto
Non è con qualche inchiesta giudiziaria che è possibile risolvere il nodo della questione: il capitalismo non si può cambiare dall'interno, perché è intrinsecamente marcio; perché rappresenta il dominio pressoché incontrastato di un manipolo di approfittatori a discapito della stragrande maggioranza della società. E per poter accrescere e mantenere ad esistenza questa situazione, è inevitabile che tali storture non vengano estirpate ma, al contrario, rappresentandone i sigilli più autentici, aumentino nella loro intensità. E' per questo motivo che l'approccio dei rivoluzionari, per cui il capitalismo ed i suoi addentellati (i partiti borghesi, in primo luogo) non vanno riformati ma abbattuti, rappresenta l'unica alternativa possibile e praticabile. Un sistema fatiscente e in stato comatoso va capovolto dalle fondamenta, avendo ben chiaro il rapporto gerarchico tra cause ed effetti; e appunto, come abbiamo cercato di dire nelle righe precedenti, la corruzione ed il malaffare del sistema attuale non rappresentano altro che un effetto delle caratteristiche strutturali del sistema capitalistico nel suo complesso.  

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