LE ALTERNATIVE DI CUI NON SI PARLA
Un ecologista non
viene considerato “pericoloso” dalle anime conservatrici del sistema
solo se
alza il tono delle dichiarazioni ma se è capace di mediazioni efficaci e in
grado di produrre cambiamenti concreti: sulla sua incisività si valuta il suo
operato. Come formiche coraggiose, tanti militanti ed associazioni portano sulle
proprie spalle un peso superiore a quello che dovrebbero sostenere. L’impegno
per la tutela ambientale di tanti comitati territoriali, spesso tra
l’indifferenza della politica e dei mezzi di comunicazione, dimostra che
l’integrazione europea sta procedendo molto più velocemente di quanto i governi
siano disposti a comprendere.
Un mondo più sano,
accompagnato da un’economia del benessere, è l’obiettivo politico immateriale
che la comunità europea si è proposta di realizzare, mettendo a disposizione
direttive, risorse e competenze. La Germania rappresenta sicuramente il caso più
esemplare. L’Italia, ormai da decenni, accumula un ritardo cronico. Le comunità
locali sono sempre più costrette ad essere autodidatte nella costruzione di
politiche ambientali.
Allora, prendere ad
esempio le buone pratiche dei nostri vicini di casa europei serve a dare forza
alla mobilitazione ambientalista, troppo spesso reclusa nel recinto della
protesta e dell'autodifesa. In Italia, i disastri ambientali di varia natura e
tipologia, interessati dalle bonifiche, sono 57, tra cui l’Eternit di Casale
Monferrato e da ultimo l’Ilva di Taranto che hanno inevitabilmente catalizzato
l’attenzione collettiva. Ma questi siti, seppur ognuno con i propri caratteri
distintivi, rappresentano sulla mappa un unico coordinamento costituito da
gruppi con interessi diversi ma con un obiettivo comune: riqualificazione e
riconversione dei siti industriali.
Per questo, dal 23 al 25
novembre, la Rete per la Tutela della Valle del Sacco e l’Associazione Culturale
Gruppo Logos hanno chiamato a raccolta a Colleferro molti dei comitati
ambientalisti dei Siti di Interesse Nazionale. Il contributo comparativo con la
“letteratura esistente” sarà con il Distretto della Ruhr che in pochi anni ha
dato vita al Parco Paesaggistico dell’Emscher. Gli items, che hanno portato a
questo successo di valenza europea, facendo scuola in Germania e favorendo una
maggiore adesione ai valori ambientali e culturali grazie al raggiungimento dei
risultati, saranno raccontati ed analizzati dal Prof. Hanns Dietrich Schmidt,
Responsabile culturale della Ruhr per il distretto di Essen, nell'ambito del
Convegno “Quando la volontà collettiva diventa progetto: come ricostruire un
territorio”.
Una sfida ecologista
alla politica, alle istituzioni e a chi si occupa di progettualità, che parte da
Colleferro e chiama a raccolta le varie realtà nazionali interessate, con una
mano tesa al partenariato europeo, per instillare la cultura della tutela
ambientale come investimento civico e non come spesa collettiva.
L’obiettivo non ultimo è
quello di ridurre il distacco tra protesta ambientalista e processo produttivo,
mutando il proprio territorio da terra di conquista a distretto dell’innovazione
e della ricerca basato su opportunità ed idee. La base di partenza, così come è
accaduto per la Ruhr, è di considerare che la mobilitazione è figlia anche della
presenza di verde pubblico e di eccellenze artistico-paesaggistiche da difendere
quali referenti oggettivi. Enfatizzare poi l’importanza delle periferie, ponendo
fine alla categoria sociologica della “marginalità globale” e sostituendola con
il nuovo protagonismo della periferia delle città metropolitane, con la
consapevolezza da parte dei cittadini di una propria centralità nella
ristrutturazione e riqualificazione urbanistica dei siti industriali e del luogo
in cui si vive. La strategia vincente sarà l’individuazione dei diversi
interlocutori, istituzionali e non.
E se è culturalmente
vero che “il cambiamento è prima nella testa delle persone”, come recita lo
slogan scelto dalle Associazioni e mutuato da una celebre frase dell’architetto
Wolfang Pent, il successo di questa iniziativa sarà quello di essere riusciti a
creare una rete di relazioni tra tutti gli invitati: dagli amministratori locali
ai rappresentanti delle categorie produttive, dai collegi professionali degli
architetti ed ingegneri alle associazioni ambientaliste e alla cittadinanza
attiva.
Nelle intenzioni degli
organizzatori, l'iniziativa potrebbe essere lo start up di un progetto di più
ampio respiro che, prendendo le mosse da una rivendicazione locale, quale quella
della tutela ambientale e sanitaria della Valle del Sacco, arrivi a stabilire
non soltanto una collaborazione costante tra le varie associazioni, comitati e
coordinamenti a livello nazionale, ma soprattutto a mettere in campo una rete di
competenze che dia vita a politiche ambientali e culturali di lungo termine,
anticipando i problemi e proponendo prospettive.
Un monito per tutti gli
amministratori locali e per lo Stato perché siano custodi del territorio e non
proprietari di beni comuni. Si potrebbe dire, per essere chiari, che lasciar
degradare l’ambiente è come prendere a prestito denaro da un usuraio, che un
giorno ci chiederà di restituire con interessi enormi. L’appuntamento dunque è a
partire dal 23 novembre nella sala Konver - presso BIC Lazio di Colleferro (RM)
alle ore 17,00.
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