venerdì 7 dicembre 2012

Regina Bruni, madre di Francesco

Angelino Loffredi


Nella NOTA SCRITTA QUALCHE MESE FA riguardante Francesco Bruni e la madre Regina, ambedue attivi nella Resistenza romana, avevo lamentato la carenza di notizie e l’assoluta mancanza di riscontri proprio nel paese di origine : Ceccano. Era necessario colmare alcuni vuoti e chiarire certe contraddizioni. Ho incominciato a farlo ed ho intenzione di proseguire in questo difficile lavoro di scavo e di ricerca. Fortunatamente attraverso il Museo storico della Resistenza di Roma e grazie alla disponibilità della Dott.ssa Alessia Glielmi è stato possibile allargare la conoscenza sia di Francesco Bruni che della madre Regina. Del primo vengono confermate le notizie già riportate ma ne sono venute fuori altre che arricchiscono il momento storico e il contesto e  su cui ho intenzione di ritornare successivamente perché ritengo ora più importante definire meglio la figura di Regina Bruni.

Dalla documentazione trovata al Museo di via Tasso, busta 15, fascicolo 22, è possibile rilevare il ruolo esercitato nella Resistenza Romana. Prima di tutto la guida di una unità di Giustizia e Libertà comprovata da una dichiarazione rilasciata dal Capo Ufficio della Commissione Laziale Riconoscimenti Partigiani, con tanto di timbro della Presidenza del Consiglio. Nella seduta del 26 giugno 1946, infatti, la Bruni viene riconosciuta Partigiana Combattente dal 8 settembre 1943 al 4 giugno 1944 con ruolo di comandante di squadra nella 1 zona nella formazione del Partito d’Azione. Successivamente, il 31 luglio 1948 il Generale Comandante Territoriale di Roma, E. Frattini  le assegna la Croce al Merito per aver preso parte ad attività partigiane.
Nel dopo guerra troviamo tracce della sua attività nell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, impegnandosi nella Festa della Befana 1947 per raccogliere fondi e offerte per i figli dei caduti e dei mutilati appartenenti a questa organizzazione.
Il 2 giugno 1954, il Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, le conferisce l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica, in quanto componente del Consiglio Laziale dell’Associazione Nazionale Famiglie Italiane dei Martiri caduti per la libertà della Patria e con questo  riconoscimento risulta essere la prima donna  insignita di tale onoreficenza.
Successivamente, il Presidente Giovanni Gronchi, il 2 Giugno 1958 le conferisce il titolo di Ufficiale al merito della Repubblica.

Regina Bruni muore il 25 gennaio del 1959 a soli 58 anni. Il quotidiano socialdemocratico “ La Giustizia “ nel ricordarla con affetto e devoto riconoscimento, la indica come compagna, partigiana e socialista. Ne tratteggia gli aspetti semplici, umani e popolari. Ricorda, inoltre, l’impegno nelle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà, assalendo sedi fasciste per asportarne armi, ricoverando nella propria abitazione famiglie di ebrei, ufficiali e cittadini ricercati dalla polizia, partecipando alla difesa di Roma a Porta San Paolo.
Il giornale conclude il suo circostanziato ricordo scrivendo che “ nell’archivio epistolare sono state trovate in questi giorni testimonianze degli aiuti che Ella prodigava agli amici ed ai compagni bisognosi che a Lei ricorrevano sapendo che alla porta di Regina Bruni non si bussava mai invano “

Aver ospitato in casa famiglie di ebrei è confermato da una lettera inviata dalla figlia della Bruni, Loretta Bruni, dell’Ordine Francescano Secolare, nell’aprile 1986, al Rabbino Capo della Comunità Israelitica di Roma, Toaff  di cui riportiamo qualche periodo “ io e mia sorella abbiamo aiutato la nostra defunta madre Regina Bruni, nel 1943 a nascondere nella nostra casa, sita in lungotevere Mellini 10, i membri della famiglia del compianto Zi Marco ( cosi affettuosamente lo chiamavamo): Marco Astrologo, moglie, nipote con la moglie ed un bambino.
Dalle carte trovate risulta che il Rabbino Capo qualche settimana dopo rispose ma la documentazione, purtroppo, è priva  del testo.
Credo che le notizie riportate siano sufficienti per capire di esserci imbattuti in un personaggio che merita di essere conosciuto per suo valore e generosità e per il quale è necessario sviluppare ancora ulteriori ricerche.

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