Raramente uso la mia professione per pubblicare articoli su Aut. E’ sempre bene tenere distinti gli hobby dal lavoro. Ma in questo caso, quanto andrò a scrivere potrà risultare utile . Non siamo un blog di servizio, ma se possiamo aiutare con qualche informazione pratica siamo ancora più orgogliosi di tenere questa piccola finestra informativa aperta sul web. Come la maggior parte dei naviganti di Aut sa, mi occupo di vendita di autovetture. Questo è il mio mestiere da 25 anni e in questo lasso di tempo, fra corsi tecnici e di guida sicura, indetti dalle case per cui ho lavorato (Volvo,Chevrolet, Toyota) , qualcosina ho imparato. Siamo agli inizi d’agosto. E’ il periodo in cui molti si mettono in viaggio per raggiungere l’agognata meta presso cui trascorreranno le loro meritate ferie. Purtroppo questo è anche il periodo delle strade marchiate dai bollini rossi, neri, gialli che indicano i giorni di maggior traffico. Dal che ne deriva la moltiplicazione di appelli dei mezzi d’informazione a guidare con prudenza. Sicuramente quest’anno gli incidenti vacanzieri saranno inferiori rispetto agli anni precedenti, non per una maggiore disciplina degli automobilisti, ma perché pochi avranno le possibilità economiche per permettersi una vacanza. Dunque meno macchine per strada, meno rischi di incidenti. Detto questo vorrei fare alcune considerazioni sulle cause che provocano tanti DESTRI (lo so si dice sinistri ma nonostante questa parola ormai sia stata bistrattata non mi va di associarla ad eventi tragici). Le analisi ricorrenti sulle cause degli incidenti sono parziali e sommarie si condanna per lo più la guida in stato di ubriachezza I PROVERBIALI giovani che escono stremati dalle discoteche rincoglioniti dal rumore dall’alcool e dalle pasticche. Un giudizio che fa comodo per giustificare ulteriori misure repressive tendenti a limitare le dinamiche di aggregazione sociale e che con la sicurezza stradale c’entrano poco. E’ vero molti incidenti avvengono a causa di guidatori obnubilati da alcool e droghe , ma ci sono molte altre cause che le campagne sulla guida sicura trascurano COLPEVOLMENTE!!! Perché non si fa cenno alla distrazione letale derivata dall’uso del cellulare? Oppure dal combinato cellulare e sigaretta? Non vi è mai capitato di dover evitare un’imbecille che, con una mano occupata dal telefonino, e gli occhi semichiusi irritati dal fumo della sigaretta piazzata maldestramente al lato della bocca , vi sta venendo addosso? La realtà è un po’ diversa da quello che si vuol fare apparire la causa numero uno degli incidenti è la distrazione. I maggiori colpevoli sono quelli che anziché “PORTARE” la macchina “SI FANNO PORTARE” dalla macchina. Quando si guida bisogna farlo con la testa ben dentro la vettura. Molti piloti in erba sostengono che il modo più efficace per rimanere concentrati sulla guida è quello di andare forte. Potrebbe essere vero, ma fino ad un certo punto, perché con la velocità è possibile che aumenti l’attenzione ma è sicuro che diminuiscono gli spazi di frenata, le reazioni dell’auto sono più repentine e richiedono una prontezza di reazione immediata non sempre nella predisposizione del guidatore. Insomma il rischio di fare disastri pur rimanendo concentrati è elevatissimo. Io propongo, per rimanere con la testa in macchina, anziché la guida veloce, la guida ecologica. E’ possibile guidare la propria auto ponendo attenzione a consumere meno e a inquinare meno. Suggerisco qualche accorgimento da tener presente per il green driving. Punto primo, non fare mai strillare il motore. Più questo strilla, più si consuma e si inquina. Bisogna porre attenzione già dalla messa in moto, è sufficiente premere l’acceleratore quel tanto che basta per far partire il propulsore il “vroom vroom” non serve a nulla, anche quando si fa manovra è inutile sgasare si consumano carburante e frizione. Lo stesso concetto va applicato durante la marcia. I veicoli hanno il cambio e se questo non è automatico (in quel caso consiglio di selezionare la modalità economy) è utile cambiare senza far ululare il motore. Per i più tecnici, che ogni tanto guardano il contagiri, suggerirei di cambiare marcia fra i 1700 e i 2000 giri, per gli altri regolatevi a orecchio meno casino c’è dentro la macchina meno si consuma. Altro suggerimento: meno si frena e meglio è. Con questo non voglio dire che per risparmiare carburante bisogna rischiare di picchiare contro un muro, suggerisco solo di rallentare prima di pigiare sul pedale del freno. Tale comportamento determina un limitato sfregamento della pasticche dei freni sul disco e di conseguenza una minore produzione di polveri nocive derivanti dall’attrito. In pratica se siete in autostrada e chi sta davanti a voi è più lento ma sta completando un sorpasso, è inutile tentare di speronarlo arrivandogli dietro a manetta per poi piantare la franata a pochi centimetri dal suo paraurti. Si rallenta con pazienza, si aspetta che la manovra di chi ci precede si concluda e poi progressivamente tornare alla nostra velocità di crociera. Altro suggerimento, meno si sterza meglio è. E’ vero ci sono le curve e spesso è necessario evitare ostacoli, ma se si riuscisse a girare il più dolcemente possibile se ne avrebbero dei grandi vantaggi. Non è facile spiegare in due parole come si fa a percorrere una curva sterzando il meno possibile,ma ci provo. Nell’affrontare una curva è necessario rimanere distanti dal margine della strada fino a poco più di metà della svolta stessa, poi si deve stringere e avvicinarsi al bordo della curva, (punto di corda è il nome tecnico) e non appena passato questo punto fatidico, si rilascia il volante in modo che la vettura torni a marciare dritta il più presto possibile. Tale condotta determina una limitata usura dei pneumatici, un minor consumo di carburante, grazie ad un utilizzo più fluido della potenza e un maggiore confort per i passeggeri in virtù della diminuzione degli scuotimenti all’interno dell’abitacolo (rollio in termine tecnico). Spero che qualcuno leggendo questo post, da domani salendo sulla propria autovettura ponga attenzione, magari solo ad uno dei suggerimenti riportati . Sarà comunque sufficiente per aumentare la concentrazione alla guida pensando anche un po’ a come si comporta la vettura oltre che ai fatti propri. Buon viaggio e buone vacanze a chi se le può permettere.
sabato 4 agosto 2012
venerdì 3 agosto 2012
Se non ora quando
Angelino Loffredi
Quando in un afoso pomeriggio di fine giugno invitai compagne e compagni della sinistra, ovunque dislocati, a discutere delle dimissioni di Ermisio Mazzocchi dalla Segreteria della Federazione di Frosinone del Partito Democratico e dell’impegnativo documento che le accompagnava, francamente non pensavo agli sviluppi cui quella discussione è arrivata.
Quando in un afoso pomeriggio di fine giugno invitai compagne e compagni della sinistra, ovunque dislocati, a discutere delle dimissioni di Ermisio Mazzocchi dalla Segreteria della Federazione di Frosinone del Partito Democratico e dell’impegnativo documento che le accompagnava, francamente non pensavo agli sviluppi cui quella discussione è arrivata.
Anche se non sono stato mai iscritto ed elettore del PD in quei giorni non ero contento della sconfitta elettorale di questo partito nei comuni di Frosinone, Ceccano e Pofi. La cosa più preoccupante era costituita dal fatto che l’arretramento del PD non avveniva a vantaggio delle altre formazioni di sinistra. Il PdL, infatti, sconfitto ovunque raccoglieva successi solo in provincia di Frosinone.
Il mio non era un atto di amicizia e nemmeno di adesione alle posizioni ma un riconoscimento verso una scelta coraggiosa perché solitaria e autocritica che rompeva anni di silenzio diffuso e ambivalente accompagnato da conformismo e da una incomprensibile masochistica rassegnazione alle continue sconfitte. Questo insieme di valutazioni meritavano che il gesto e l documento di Mazzocchi fossero conosciuti e publicamente dibattuti alla luce del sole e non in segrete stanze.
Quale è la situazione creatasi in queste settimane ? Sono state elaborate due autonome e propositive posizioni ambedue convergenti nel chiedere la celebrazione di un Congresso Straordinario che individui le iniziative per affrontare i drammatici problemi riguardanti la nostra Provincia e ponga fine al Duopolio De Angelis-Scalia madre delle paralizzanti pratiche correntizie.
Chi sono i protagonisti delle due posizioni convergenti ? Quello che inizialmente veniva chiamato Documento Mazzocchi ora è stato felicemente superato dall’apporto di altre idee e proposte provenienti da 20 dirigenti provinciali del PD il cui testo e il nome dei sottoscrittori circola in rete e sulla carta stampata.
L’altra interessante e imprevedibile posizione è quella espressa da 10 docenti universitari non iscritti al PD, conosciti e apprezzati nel mondo accademico che chiedono di ricostruire un rapporto spezzato tra l’organizzazione politica e le strutture partecipative della società civile, nella consapevolezza che l’”egemonia” si conquista accettando il rischio di un confronto aperto che superi le estenuanti trattative fra gruppi dirigenti in competizione e calcoli ingegneristici riguardanti le alleanze e gli appoggi elettorali più convenienti.
Dopo aver letto per settimane dichiarazioni provenienti dai vertici provinciali del PD di volere aprire porte e finestre al confronto e sentite le insistenti promesse di inaugurare una campagna di ascolto rilevo, al contrario, che rispetto alle questioni poste con responsabilità e rispetto dai due appelli manca una minima risposta in quanto si cerca di glissare ogni argomento e di provare ad alzare un muro di gomma.
Anche ora pur con l’importantissima Carta d’Intenti, illustrata da Bersani con al centro il lavoro, l’uguaglianza, il riequilibrio fiscale, i beni comuni rispondono con l’inattività. Quello che può costituire l’apertura e la formazione di vasto fronte di lotta contro il liberismo senza regole viene narcotizzato e devitalizzato perché il ridotto gruppo provinciale preferisce affrontare posizionamenti preelettorali.
C’è ancora di più. Inverosimile! Il Segretario, Lucio Migliorelli, in una intervista rilasciata ad un quotidiano è arrivato ad affermare che il Duopolio De Angelis-Scalia rappresenta una ricchezza per il Partito Democratico. Se volessi fare del sarcasmo potrei liquidire con un “ Amen “ ma di fronte all’aumento della disoccupazione, alla vicenda ATO5, all’inquinamento del Sacco, allo scandalo dell’Energesco ecc. milimito a ricordare ai silenti compagni del PD che questa Provincia non ha bisogno di di battutr cabarettistiche ma di dirigenti politici in grado di fronteggiare le eccezionali questioni aperte sotto gli occhi di tutti
giovedì 2 agosto 2012
I succhiasangue delle primarie
Luciano Granieri
Nasce il polo della speranza. Questo nome suggella l’alleanza fra il Pd e Sinistra Ecologia e libertà. Altro che speranza, aspetta e spera che una riscossa sociale possa risorgere all’interno dell’intesa fra Bersani e Vendola! Fra l’altro questo nuovo patto di centrosinistra, esautora Di Pietro, giudicato un populista a rimorchi di Grillo e apre all’Udc di Casini. Si rispolvera per l’occasione la vecchia definizione di movimento progressista, senza ricordare come tale aggettivo abbia procurato le peggiori sconfitte. Sulla rete si sono scatenate le proteste dei militanti di Sel i quali mal sopportano questa alleanza, ma soprattutto temono come la peste accordi con l’Udc. Francamente non capisco tutto questo sdegno e meraviglia da parte degli inscritti la partito di Vendola. Il governatore della Puglia sta semplicemente dando seguito alla strategia pianificata per ogni tornata elettorale, regionale, provinciale o comunale che sia. La tattica è quella di stringere accordi con il Pd, indire, partecipare con un proprio esponente e vincere le primarie del centro sinistra,( la cosa non è difficile considerato che otto volte su dieci il candidato piddino, risulta perdente nei confronti di un suo competitore non inscritto al Pd), presentarsi come candidato unico sfruttando tutta la macchina elettorale organizzativa dei democratici e magari vincere pure le elezioni. I casi dello stesso Vendola alla regione Puglia e Zedda a Cagliari sono i più eclatanti. Questi sono parassiti del Pd, sanguisughe delle primarie e non si vede per quale motivo la stessa strategia non debba essere riproposta per le elezioni politiche. Vendola stringe l’alleanza col Pd, e partecipa alle primarie del centro sinistra contro Bersani e se, come appare probabile dovesse vincerle sarà lui a sfidare Berlusconi nello politiche del 2013 l’organizzazione elettorale del Pd. La capacità di trasformismo di Sel, è stata da noi drammaticamente sperimentata nel corso delle ultime amministrative qui a Frosinone. Voglio ricordare qualche passaggio di quella vicenda che può risultare illuminante. Quando a consiliatura Marini ben salda noi (ormai ex) del circolo “Carlo Giuliani” di Rifondazione Comunista, decidemmo di definire una proposta elettorale svincolata dal bipolarismo, cercammo di dialogare con le forze un po’ più a destra di noi, a sinistra non c’era nessuno , per cercare di allargare il fronte dell’alleanza. Escludemmo subito Sel, perché in quel periodo stava consolidando un patto con il partito socialista, forza inesistente a livello nazionale ma molto forte a Frosinone. Quando il flirt con i socialisti finì ci accordammo con i dirigenti del circolo di Sel per riproporre la nostra idea di una coalizione che fosse alternativa sia al centro sinistra che al centrodestra. In una riunione surreale ci venne detto dal segretario del circolo cittadino Domenico Belli, che una simile esperienza era già stata tentata in passato con i candidati a sindaco Francesco Notarcola e Paolo Iafrate ed era risultata fallimentare. Per cui il percorso di Sel alle elezoni amministrative era segnato con l’appoggio incondizionato al sindaco uscente Michele Marini. Quando ormai , giunti alla determinazione di presentare una lista autonoma di Rifondazione con un nostro candidato a sindaco, la bufera giudiziaria si abbattè sulla giunta Marini, con consiglieri e funzionari indagatii, I socialisti fedeli alleati di Marini cominciarono a defilarsi, abbandonando la nave piddina puntando sull’ex sindaco di Frosinone Domenico Marzi. Sel cercando di sfruttare l’improvviso e inaspettato indebolimento del sindaco Marini tentò il solito colpo delle primarie a cui la direzione provinciale del Pd rispose picche. Crollate le granitiche certezze sulla giunta uscente, Sinistra Ecologia e Libertà di Frosinone si trovò orfana di una coalizione vincente a cui succhiare il sangue e scelse di presentare una lista autonoma candidando a sindaco Maina Kovari, a quel punto noi vecchie ciabatte bolsceviche tornammo d’attualità . Dopo aver sonoramente bocciato la nostra proposta di alleanza ci ricontattarono proponendoci, con una notevole capriola rispetto alle posizione espresse fino a quel momento, di costruire una coalizione di liste alternativa tanto al centro sinistra, quanto al centro destra, a supporto del loro candidato Marina Kovari. Accettammo il candidato ma ponemmo la condizione che il nostro programma di promozione sociale, di difesa dei beni comuni e di collocazione al di fuori del bipolarismo fosse rigorosamente rispettato. Fummo rassicurati su questo, soprattutto sul fatto che mai ci sarebbe stata un’alleanza con il centro sinistra, neanche in caso di ballottaggio. Già dopo la ratifica del patto ancora prima che iniziasse la campagna elettorale, ci fu un tentativo di ulteriore dietro front. Il consigliere comunale Gualdini eletto nel Pd passato poi a Sel e il segretario provinciale Nazareno Pilozzi, tentarono di proporre una nuova alleanza con i socialisti, rinunciando al candidato a sindaco Marina Kovari e appoggiando l’ex primo cittadino Domenico Marzi. Questo tentativo fallì anche grazie alla nostra sollevazione e al fatto che fra le liste che supportavano Marzi c’erano i fascisti di Storace. Si affrontò la campagna elettorale e dopo il primo turno ci riunimmo per decidere quale posizione tenere in relazione ai ballottaggi. Per noi la posizione era chiara, né con il centro sinistra, né con il centro destra, né con Marini, né con Ottaviani. Credevamo lo fosse anche per Sel, così come stabilito durante la campagna elettorale, ma sbagliavamo. Il segretario provinciale Nazareno Pilozzi, voleva convincerci che era necessario appoggiare il sindaco uscente Marini perché sostenuto da una coalizione di sinistra. Fu subito chiaro che definire di sinistra una aggregazione fatta dal Pd, dall’Udc, dai bacchettoni dei movimenti per la vita, era quanto meno azzardato. Rifiutammo volendo tenere fede all’impegno preso con gli elettori. Per questa decisione fummo criticati aspramente e scoprimmo che anche la direzione provinciale del nostro partito concordava con le posizioni di Sel. Decidemmo di mettere ai voti fra i candidati le due strategie quella dell’autonomia e quella della subalternità a Marini, non ci fu concesso . La strada del supporto al sindaco uscente era già stata tracciata, tanto che già la mattina dopo sui giornali locali si poteva leggere il comunicato congiunto delle segreterie Provincali di Sel e Rifondazione che esortava gli elettori a votare per il centro sinistra. Un comunicato evidentemente già mandato alla stampa ancora prima che la linea venisse decisa con i membri di tutta la coalizione. Si sa come poi sono andate le elezioni e il nostro destino di fuoriusciti da Rifondazione. Anche in questa vicenda le capriole e l’incoerenza di Sel sono emerse in tutta la loro evidenza. Non vedo quindi perché stupirsi di questo accordo fra Vendola e Bersani. L’unica cosa di che mi indigna è che si stia pensando a come strutturare l’alleanza a seconda della legge elettorale, piuttosto che buttare giù due righe di programma a difesa della popolazione. Ma così va la politica, si è sempre in campagna elettorale, bisogna stabilire le giuste strategie per vincere, poi il fatto che cittadini scivolino sempre più verso uno stato di povertà insopportabile, è assolutamente trascurabile.
Orecchie a sVendola
Salvatore Cannavò : fonte http://ilmegafonoquotidiano.globalist.it
«La questione del governo non riguarda solo la sinistra riformista, che rischia di farne una finalità ossessiva; riguarda anche noi, che rischiamo di amplificare le domande senza cercare le risposte. Ma il governo non deve diventare un feticcio, un idolo da adorare o da abbattere. Questo è per noi un passaggio particolarmente delicato: siamo condannati a governare, senza divenire subalterni a un governismo senza profilo. Come si fa? La ricetta non è il potere di interdizione, non sono i veti dei piccoli partiti, come si usava nella prima Repubblica e si usa nella seconda».
E poi:
«Dobbiamo essere consapevoli che nel centrodestra si è aperta una frattura. La leadership berlusconiana è in crisi; e l'Udc è stata la prima forza a denunciare questa crisi. La nostra coalizione resta alternativa al centrodestra, ma dobbiamo coglierne i punti di frattura. Dialogare. Interloquire, per costruire anticorpi civili e culturali e forme più avanzate di convivenza. C'è bisogno di offrire governabilità al Paese. E lo si può fare innalzando il livello della discussione pubblica».
A chiedergli se il centrosinistra attuale potrà aprirsi all'Udc, Vendola risponde che «per il momento è l'Udc a chiamarsi fuori. Ma credo che presto possa determinarsi un'implosione di quello che oggi chiamiamo centrodestra. E con i settori del centrodestra che sono espressione di cultura democratica non possiamo perdere le comunicazioni».
«Trovare un punto di equilibrio tra culture diverse non è un'attività ignobile; è la politica».
Così si esprimeva Nichi Vendola in una memorabile intervista resa a Aldo Cazzullo, il 5 marzo del 2007. Il governo Prodi era caduto per la prima volta nella sua seconda prova, per quel voto sull'Afghanistan, e il già presidente della Puglia esprimeva la propria predisposizione a un'alleanza con l'Udc di Casini che era quasi come quella di adesso, magari con un Totò Cuffaro a presiedere la Regione Sicilia invece che stare in galera.
Quell'intervista va ricordata per dire che l'apertura di Vendola all'Udc, ribadita il 1 agosto al termine dell'incontro con Pierluigi Bersani, non solo era nell'aria e nell'ordine delle cose ma c'era già stata. Certo, in un tempo antico e forse impossibile a ripetersi ma comunque in un tempo in cui "trovare un punto di equilibrio tra culture diverse è la politica". E quindi non c'è da scandalizzarsi per quanto avvenuto dopo l'incontro con Bersani e la decisione di (ri)candidarsi alle primarie da parte del presidente di Sel. E' il frutto naturale della strategia politica di questo partito, tutto sommato chiara ed esplicitata fino all'estremo: fare concorrenza al Pd nel campo largo del centrosinistra, dei "progressisti", come dice di nuovo Bersani e provare a portare la sfida di una sinistra, grosso modo socialdemocratica, fin dentro il mondo democratico.
Tutto liscio, dunque? Tutto a posto?
No. Non lo è. La sindrome delle "orecchie a svendola", battezzata dagli "indiani metropolitani" nel 1977 per definire il moderatismo di Giorgio Amendola, e del suo corrispettivo nel sindacato, Luciano Lama, torna prepotentemente anche se i paragoni sono dettati più dalla tentazione irresistibile dei giochi di parole che dalla simmetria dei personaggi. Ma vale la pena segnalare che Nichi Vendola aveva reincarnato un sentimento esistente in gran parte del mondo di sinistra di questo paese, quello di una "narrazione" alternativa, di una possibilità di non morire democristiani, come si diceva un tempo, e di provare a dare un'altra agenda alla politica di questo paese. Le "narrazioni", appunto, le "fabbriche di Nichi", l'entusiasmo di tanti giovani, la vittoria alle primarie pugliesi e poi a quelle di Milano, il sostegno alla Fiom e agli operai, i diritti civili, tutto questo non è da buttare e le speranze accese non sono da deridere.
Vendola ha rappresentato molte di queste cose e la delusione che si legge oggi nei messaggi via Facebook, nelle liste o nei siti di quella "sinistra sociale" e plurale che si fa sentire nella "rete" esprime l'ennesima disillusione. Probabilmente l'illusione sarebbe durata nel tempo se invece di aprire anche all'Udc, Sel avesse riproposto l'alleanza al solo Pd. Sarebbe sembrato un centrosinistra, di sinistra, di fronte al centrismo dilagante dell'era Monti. E, purtroppo, sarebbe servito a poco, per capire dove sia arrivato il partito di Bersani, indicare la lettura della "Carta d'intenti" che Pierluigi Bersani ha presentato il 31 luglio: in quel testo c'è scritta tutta la strada fatta dal Pd per diventare il gestore di questo sistema, di questa economia e della sua crisi. E' bene ricordare che, al di là dei rapporti con Casini, la Sel di Vendola si allea strategicamente con quel partito e con quella dichiarazione programmatica che muove dall'azione del governo Monti e "dall'autorevolezza con cui ci ha riportato in Europa". Ma in politica, si sa, le cose semplici si capiscono di più e meglio e la rimozione del "veto" nei confronti dell'Udc è la cartina di tornasole della strada fatta da Sel e del cammino futuro di Vendola e compagni.
Nemmeno in questo caso serve dire "io l'avevo detto" ma ancora una volta è utile sottolineare come la sinistra istituzionale e tradizionale di questo paese abbia fatto di tutto - con i Lama nei tempi d'oro e poi, in tempi di magra, con Occhetto, D'Alema, Veltroni ma anche Bertinotti, Cossutta, Vendola (Diliberto e Ferrero li teniamo per un'altra occasione) - per distruggere l'idea stessa di sinistra e di alternativa. Nel mirabolante concatenarsi di parole a effetto e di strategie radicali, la sostanza che resta, anche dopo questa giornata, è quella dell'ennesima disfatta.
Addio Cavallo Pazzo
Luciano Granieri
Era un’uggiosa domenica di dicembre del 1983, in quel periodo per un ragazzo ventiduenne non è che a Frosinone ci fosse molto da fare. Tant’è che spesso quella decina di tifosi della Roma del capoluogo ciociaro, spesso prendevano il treno approfittando dell’abbonamento universitario, per raggiungere lo stadio Olimpico e bearsi alle gesta della “MAGGICA”. Quella domenica 11 dicembre del 1983 non riuscii a trovare nessuno dei compagni di merende romanisti disponibile ad accompagnarmi allo stadio. Del resto, pur se la Roma scudettata dei Conti, Pruzzo, Di Bartolomei era ancora in lotta con la nemica di sempre , la Juve, la sfida con l’Avellino, in programma quella domenica, prometteva una vittoria facile, scontata, tanto da non meritare un viaggio nella capitale per supportare i colori giallorossi. Mi ero quasi rassegnato ad una domenica incolore, magari attaccato alla radio per seguire le gesta della “beneamata” da tutto il calcio minuto per minuto, quando mio cugino Mauro alle 8,00 in punto mi citofona. Mi annuncia che deve raggiungere Roma per motivi suoi e se per caso avessi avuto intenzione di andare allo stadio potevo tranquillamente approfittare del suo passaggio. Non esitai, il tempo di prendere la sciarpetta del Commando Ultrà Curva Sud ed ero già in macchina. Mauro mi lasciò a Ponte Milvio. Trovare il biglietto non fu un problema, come detto la partita non era di cartello e dunque non c’era il solito affollamento. Con calma e sereno mi accomodai in curva sud, pronto ad applaudire una golaeada dei giallorossi. Ed in effetti la partita sembrò prendere la piega prevista. Senza spremersi più di tanto Falcao portò in vantaggio la Roma nel primo tempo e raddoppiò nel secondo tempo. Doppietta del brasiliano e due a zero tranquillo senza particolare patemi d’animo. Ma a pallone come negli altri sport, se non sei umile e ti rilassi, alla fine rischi di pagare la tua presupponenza. Così a sette minuti dalla fine, Biagini, accorciò le distanze per l’Avellino, 2 a 1. Un po’ di disappunto per il gol subito, ma diamine!!! i campioni d’Italia, non avranno problemi a gestire gli ultimi cinque minuti di partita e portare a casa la vittoria. Nemmeno il tempo di finire il pensiero e Diaz pareggia per l’Avellino. 2 a 2. Il disappunto si trasforma in rabbia la Juventus stava pareggiando per 2 a 2 sul campo dell’Udinese e perdere l’occasione di appaiarla in testa alla classifica era veramente un delitto. Comunque, 90’ scaduto, palla al centro, lancio per Toninho Cerezo che prolunga di testa per Aldo Maldera, cavallo pazzo, il terzino protagonista dello scudetto vinto l’anno prima e che la Roma in quell'anno sfoggiava sulle maglie, tocca in modo scomposto ma efficace con il destro e infila la palla in rete regalando alla Roma una vittoria ormai insperata. Questo è il mio ricordo personale di Aldo Maldera improvvisamene scomparso ieri all’età di 58 anni, un terzino con il vizio del gol protagonista dello scudetto della stella nel Milan, campionato 1978-1979, ma soprattutto artefice dello scudetto della Roma nel torneo 1982-1983, insieme con Tancredi, Nela, Vierchowod, Ancellotti, Falcao, Conti, Prohaska, Pruzzo, Di Bartolomei, Iorio. Addio cavallo pazzo e grazie per lo scudetto e per i bei momenti di sport che ci hai regalato.
martedì 31 luglio 2012
"Due secoli di conquiste operaie buttati nel cestino"
Da BBC Mundo del 23 luglio
Parla lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano, l'autore de "Le vene aperte dell'America Latina" e di molti altri straordinari libri di narrativa e denuncia. Dal suo solito tavolino del Cafè Brasilero in centro città, lasciando fuori dalla finestra il freddo dell’inverno del sud, Eduardo Galeano continua a dire che “la grandezza dell’umanità risiede nelle piccole cose, nei gesti quotidiani, compiuti ogni giorno da persone senza un nome che neanche sanno cosa davvero stanno facendo”.
La sua risposta si confonde con le vicende narrate nel suo ultimo libro “Los hijos de los días” nel quale 366 storie, una per ogni giorno dell’anno, raccontano molte piccole verità.
La crisi europea viene gestita dai leader politici con l’utilizzo della retorica legata al “sacrificio del popolo”.
E’ lo stesso tipo di retorica utilizzata dagli ufficiali per mandare le reclute al massacro: c’è meno odore di polvere da sparo ma non meno violenza.
Esiste un sistematico piano, a livello globale, che mira a buttare nel cestino due secoli di conquiste dei lavoratori.
Un piano che vuole riportare indietro l’umanità in nome di un salvataggio nazionale.
Questo è un mondo organizzato per specializzarsi nello sterminio degli “esseri umani”.
Si va avanti condannando la violenza dei poveri, la violenza di coloro che muoiono di fame.
E la violenza contraria riceve invece plauso ed onori.
L”austerità” viene presentata come l’unica “soluzione”?
Da chi?
I banchieri che hanno causato un simile disastro erano e restano i responsabili di questo ladrocinio. E vengono ripagati con milioni di euro… Questo è un mondo falso e violento. L’austerità è retorica abusata in America Latina. Stiamo osservano uno spettacolo teatrale e la prima l’abbiamo già vista e la conosciamo già.
Sappiamo tutto: le formule, le ricette magiche, l’FMI, la banca mondiale…
Considera l’impoverimento del popolo una violenza più grande?
Se ci fosse davvero una guerra al terrorismo, piuttosto che quella falsa messa in atto come pretesto per altri scopi, attaccheremmo poster in tutto il mondo con sopra scritto: “ricercati per: rapimento di interi paesi, sterminatori di salario sociale, assassini di posti di lavoro, trafficanti di paura”.
Sono i più pericolosi perché condannano alla paralisi.
Questo è un mondo che ti insegna ad aver paura del tuo vicino in modo che tu possa vedere solo minacce e mai promesse.
Qualcuno, fuori di qua, ti farà del male e devi poterti proteggere.
E’ così che si giustifica “l’industria militare”, per utilizzare il nome poetico dato all’industria del crimine.
Questo è un chiarissimo esempio di violenza.
Adesso, concentrandoci sulla politica dell’America Latina: i messicani stanno ancora protestando, nelle strade, per i risultati ufficiali delle elezioni…
La differenza di voti non è stata così ampia e quindi potrebbe essere difficoltoso dimostrare che siano stati messi in atto dei brogli.
Nonostante questo però una frode è stata comunque compiuta, anche se più subdola e profonda.
E questa frode ha recato il più grande danno alla democrazia: la frode commessa da politici che hanno fatto l’esatto contrario di quanto promesso in campagna elettorale.
E’ questo il modo con cui si distrugge la fiducia nelle democrazia per le generazioni future.
Rispetto all’estromissione di Fernando Lugo in Paraguay…è possibile parlare di colpo di stato se questo si è verificato secondo le leggi del paese?
Naturalmente è un colpo di stato. E’ chiaro e semplice.
Hanno assestato un colpo contro il governo del “prete progressista” non per quello che ha fatto ma per quello che avrebbe potuto fare.
Non ha fatto niente di particolare. Ma aveva proposto una riforma agraria in un paese nel quale il grado di concentrazione del potere e delle proprietà terriere risultava il più alto dell’America Latina e di conseguenza le diseguaglianze erano tra le più ingiuste.
Aveva inoltre compiuto alcuni passi significativi, mostrando una certa dignità nazionale, contro alcune potenti multinazionali come la Monsanto, proibendo l’ingresso di semi transgenici…
Non trova stupefacente che queste situazioni continuino a ripetersi?
Il mondo, oggi, è abbastanza stupefacente.
La maggior parte dei paesi europei, apparentemente vaccinati contro i colpi di stato, adesso viene governata da tecnocrati selezionati con cura da Goldman Sachs ed altre corporation finanziarie. E nessuno li ha votati.
Anche il linguaggio riflette questa realtà: le nazioni, che si suppone dovrebbero essere sovrane e indipendenti, devo fare i propri compiti come se fossero bambini portati a comportarsi male ed i tecnocrati sono insegnanti arrivati a tirare le orecchie.
Eduardo Galeano è uno scrittore uruguayano.
Fonte originale: Mr.zine
Traduzione di Fabio Sallustro
Parla lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano, l'autore de "Le vene aperte dell'America Latina" e di molti altri straordinari libri di narrativa e denuncia. Dal suo solito tavolino del Cafè Brasilero in centro città, lasciando fuori dalla finestra il freddo dell’inverno del sud, Eduardo Galeano continua a dire che “la grandezza dell’umanità risiede nelle piccole cose, nei gesti quotidiani, compiuti ogni giorno da persone senza un nome che neanche sanno cosa davvero stanno facendo”.
La sua risposta si confonde con le vicende narrate nel suo ultimo libro “Los hijos de los días” nel quale 366 storie, una per ogni giorno dell’anno, raccontano molte piccole verità.
La crisi europea viene gestita dai leader politici con l’utilizzo della retorica legata al “sacrificio del popolo”.
E’ lo stesso tipo di retorica utilizzata dagli ufficiali per mandare le reclute al massacro: c’è meno odore di polvere da sparo ma non meno violenza.
Esiste un sistematico piano, a livello globale, che mira a buttare nel cestino due secoli di conquiste dei lavoratori.
Un piano che vuole riportare indietro l’umanità in nome di un salvataggio nazionale.
Questo è un mondo organizzato per specializzarsi nello sterminio degli “esseri umani”.
Si va avanti condannando la violenza dei poveri, la violenza di coloro che muoiono di fame.
E la violenza contraria riceve invece plauso ed onori.
L”austerità” viene presentata come l’unica “soluzione”?
Da chi?
I banchieri che hanno causato un simile disastro erano e restano i responsabili di questo ladrocinio. E vengono ripagati con milioni di euro… Questo è un mondo falso e violento. L’austerità è retorica abusata in America Latina. Stiamo osservano uno spettacolo teatrale e la prima l’abbiamo già vista e la conosciamo già.
Sappiamo tutto: le formule, le ricette magiche, l’FMI, la banca mondiale…
Considera l’impoverimento del popolo una violenza più grande?
Se ci fosse davvero una guerra al terrorismo, piuttosto che quella falsa messa in atto come pretesto per altri scopi, attaccheremmo poster in tutto il mondo con sopra scritto: “ricercati per: rapimento di interi paesi, sterminatori di salario sociale, assassini di posti di lavoro, trafficanti di paura”.
Sono i più pericolosi perché condannano alla paralisi.
Questo è un mondo che ti insegna ad aver paura del tuo vicino in modo che tu possa vedere solo minacce e mai promesse.
Qualcuno, fuori di qua, ti farà del male e devi poterti proteggere.
E’ così che si giustifica “l’industria militare”, per utilizzare il nome poetico dato all’industria del crimine.
Questo è un chiarissimo esempio di violenza.
Adesso, concentrandoci sulla politica dell’America Latina: i messicani stanno ancora protestando, nelle strade, per i risultati ufficiali delle elezioni…
La differenza di voti non è stata così ampia e quindi potrebbe essere difficoltoso dimostrare che siano stati messi in atto dei brogli.
Nonostante questo però una frode è stata comunque compiuta, anche se più subdola e profonda.
E questa frode ha recato il più grande danno alla democrazia: la frode commessa da politici che hanno fatto l’esatto contrario di quanto promesso in campagna elettorale.
E’ questo il modo con cui si distrugge la fiducia nelle democrazia per le generazioni future.
Rispetto all’estromissione di Fernando Lugo in Paraguay…è possibile parlare di colpo di stato se questo si è verificato secondo le leggi del paese?
Naturalmente è un colpo di stato. E’ chiaro e semplice.
Hanno assestato un colpo contro il governo del “prete progressista” non per quello che ha fatto ma per quello che avrebbe potuto fare.
Non ha fatto niente di particolare. Ma aveva proposto una riforma agraria in un paese nel quale il grado di concentrazione del potere e delle proprietà terriere risultava il più alto dell’America Latina e di conseguenza le diseguaglianze erano tra le più ingiuste.
Aveva inoltre compiuto alcuni passi significativi, mostrando una certa dignità nazionale, contro alcune potenti multinazionali come la Monsanto, proibendo l’ingresso di semi transgenici…
Non trova stupefacente che queste situazioni continuino a ripetersi?
Il mondo, oggi, è abbastanza stupefacente.
La maggior parte dei paesi europei, apparentemente vaccinati contro i colpi di stato, adesso viene governata da tecnocrati selezionati con cura da Goldman Sachs ed altre corporation finanziarie. E nessuno li ha votati.
Anche il linguaggio riflette questa realtà: le nazioni, che si suppone dovrebbero essere sovrane e indipendenti, devo fare i propri compiti come se fossero bambini portati a comportarsi male ed i tecnocrati sono insegnanti arrivati a tirare le orecchie.
Eduardo Galeano è uno scrittore uruguayano.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte originale: Mr.zine
Traduzione di Fabio Sallustro
lunedì 30 luglio 2012
Pronto soccorso dell'ospedale Fabrizio Spaziani
Al Sindaco di Frosinone Avv.Nicola Ottavini
Al presidente della Provincia On.Antonello Iannarilli
Al Prefetto Dott.Eugenio Soldà
Agli organi di stampa
Francesco Notarcola
Consulta delle associazioni
2+2=5 La propaganda aziendale della Fiat nell'era Marchionne
http://www.clashcityworkers.org
Dal 1 gennaio 2012 in tutti gli stabilimenti Fiat sono stati disdetti tutti i contratti nazionali vigenti ed è stato introdotto il nuovo contratto specifico che ha sostituito il vecchio CCNL metalmeccanici ritenuto, dal piano Marchionne, “obsoleto”perché appartenente a più di 40 anni fa.
Ed ecco che a diventare obsoleto in un solo colpo è stato il diritto ad eleggere le proprie rappresentanze sindacali, la lunghezza della pausa nella giornata lavorativa, la scelta sul fare o meno gli straordinari e sul quando farli, l’utilizzo dell’indennità di malattia e dei congedi di maternità\paternità.
Tutte cose per cui si è lottato negli ultimi 40 anni, tutti principi “irresponsabili” !
Come se non bastasse oltre a dover subire condizioni contrattuali decisamente peggiori gli operai sono costretti a sorbirsi all'interno degli stabilimenti Fiat la propaganda di Marchionne.
Infatti da qualche mese viene proiettato sugli schermi della diffusione interna della “Nuova Fabbrica Italia” un filmato molto istruttivo che ha lo scopo di illustrare i “benefici” del nuovo contratto.
In questo spot ogni sconfitta dei lavoratori è raccontata – con un’operazione propagandistica nemmeno troppo abile – come una impareggiabile vittoria. Che bisogno c’è – sembrano dire i due manichini ingaggiati a spiegarci i vantaggi di cui è ricca la nuova era Marchionne – di rappresentanze sindacali, lotte operaie e carte dei diritti quando il padrone, da buon padre amorevole, pensa al nostro benessere e salvaguarda la nostra tranquillità?
Oltre al danno la beffa: dopo il ricatto del referendum, i licenziamenti, la cancellazione dei più elementari diritti, Marchionne tenta di far accettare lo stato attuale di cose con l'indottrinamento aziendale. Accettare passivamente il proprio sfruttamento non basta più, bisogna disimparare il lessico della lotta, dimenticare il proprio interesse, far tacere la propria coscienza, accettare un’adesione intima e indissolubile col proprio sfruttatore:
“E' venuto il momento di fare l’ultimo passo. Tu devi amare il grande fratello, non basta obbedirlo: devi amarlo” (1984, G. Orwell)
domenica 29 luglio 2012
Al fianco degli operai Jabil in lotta
cronaca dal presidio
a cura di Pdac Milano e Pdac Bergamo
Comincia a salire la tensione nel tardo pomeriggio di mercoledì al presidio permanente di Cassina de Pecchi in provincia di Milano per un probabile arrivo in massa delle forze dell’ordine per facilitare il recupero di materiale ritenuto interessante dalla dirigenza Jabil e bloccato nei magazzini da più di un anno per volontà dei lavoratori in lotta.
Mercoledi 25 è “pre allarme”; il 26 si vigila
Nononstante ci si avvii verso il periodo vacanziero, l’attività al presidio è più che mai evidente e con il passare delle ore la tensione mista alla preoccupazione si fanno ancora più insistenti nei pensieri degli operai (con ancora negli occhi la mattanza organizzata dalla polizia al presidio di Basiano, poco distante, dove era presente anche una delegazione ex Jabil).
La tranqullità delle prime ore della calda notte martesana ci fanno capire che almeno di lì a poche ore non succederà nulla e cosi è anche se lavoratori e sostenitori esterni si danno appuntamento alla serata successiva .
Ritorniamo al presidio la sera di giovedi 26 e dopo un pasto con i presidianti di turno condividiamo il dato che la notte entrante o al massimo l’alba successiva sarebbe stata l’occasione giusta per la “simpatica visita” delle bande armate del capitale. Naturalmente e logicamente la tensione aumenta.
La tranqullità delle prime ore della calda notte martesana ci fanno capire che almeno di lì a poche ore non succederà nulla e cosi è anche se lavoratori e sostenitori esterni si danno appuntamento alla serata successiva .
Ritorniamo al presidio la sera di giovedi 26 e dopo un pasto con i presidianti di turno condividiamo il dato che la notte entrante o al massimo l’alba successiva sarebbe stata l’occasione giusta per la “simpatica visita” delle bande armate del capitale. Naturalmente e logicamente la tensione aumenta.
Venerdì 27 ore 5: ci siamo!
Qualche minuto prima delle 5 arriva il primo drappello di poliziotti. Tutti ci piazziamo davanti ai cancelli per cercare di resistere il più possibile intanto arrivano altri carabinieri e il tratto di strada Padana Superiore viene chiuso al traffico creando non pochi disagi alla circolazione e ai solidali intenzionati a raggiungere il presidio per dare man forte.
Con l’arrivo degli ultimi blindati del reparto celere in tenuta anti sommossa la tensione è alle stelle, cominciano gli spintoni e vola anche qualche manganellata sugli operai in prima linea.
Solo con l’uso della forza e in numero spropositato riescono a sradicarci dai cancelli: le lavoratrici, più determinate di tutti, sono le ultime a lasciare la postazione.
Comincia a questo punto un teatrino che ha del tragicomico quando,seguendo l’invito dei lavoratori stessi, entriamo nella fabbrica, scavalchiamo una recinzione e ci rendiamo conto che la situazione sta sfuggendo di mano alla polizia; con passo spedito ci dirigiamo al magazzino dove i crumiri arruolati per l’occasione stanno cercando di caricare il materiale preteso dalla direzione aziendale.
Il pronto intervento dei lavoratori e l’intelligente supporto degli esterni ha fatto in modo che di lì a poco i tir uscissero carichi solo di poche carte inutili.
Ancora una volta la determinazione del presidio ha premiato la volontà di andare fino in fondo in questa lotta ad oltranza.
Con l’arrivo degli ultimi blindati del reparto celere in tenuta anti sommossa la tensione è alle stelle, cominciano gli spintoni e vola anche qualche manganellata sugli operai in prima linea.
Solo con l’uso della forza e in numero spropositato riescono a sradicarci dai cancelli: le lavoratrici, più determinate di tutti, sono le ultime a lasciare la postazione.
Comincia a questo punto un teatrino che ha del tragicomico quando,seguendo l’invito dei lavoratori stessi, entriamo nella fabbrica, scavalchiamo una recinzione e ci rendiamo conto che la situazione sta sfuggendo di mano alla polizia; con passo spedito ci dirigiamo al magazzino dove i crumiri arruolati per l’occasione stanno cercando di caricare il materiale preteso dalla direzione aziendale.
Il pronto intervento dei lavoratori e l’intelligente supporto degli esterni ha fatto in modo che di lì a poco i tir uscissero carichi solo di poche carte inutili.
Ancora una volta la determinazione del presidio ha premiato la volontà di andare fino in fondo in questa lotta ad oltranza.
Espropriare l'Ilva e cacciare Riva!
Michele Rizzi
Le manifestazioni operaie del 25 luglio, uscendo dalla strumentalizzazione padronali, devono diventare un importante scintilla di una lotta più estesa contro i veri responsabili di questa situazione, ossia Riva, il suo entourage e le istituzioni che lo appoggiano in tutto e per tutto.
Infatti, essendo stato diverse volte all'Ilva per presidi dei lavoratori e lotte operaie e conoscendo molto bene l'argomento in questione, ritengo che, soprattutto di fronte a questa situazione particolare, i lavoratori debbano emanciparsi e debbano essere loro a dettare la linea e non la magistratura o il padronato.
Chi è il vero responsabile della distruzione dell'ambiente tarantino e dello stato del lavoro in Ilva? Riva ed il suo entourage.
Ecco perchè la rabbia operaia deve trasformarsi in sentimento di rivalsa che deve portare all'occupazione dell'Ilva per cacciare il vero responsabile, Riva, per avviare una gestione operaia. Altre soluzioni, già verificate in passato, non salvaguarderanno mai ambiente e lavoro, ma solo il profitto di Riva.