venerdì 15 marzo 2013

Contrazione verticale degli spazi

Luciano Granieri
La strada del viadotto Biondi comincia a cedere

Molti non se ne sono accorti,  molti non  lo sanno perché le istituzioni cittadine non vogliono pubblicizzarlo, ma Frosinone è stata scelta per sperimentare una nuova forma di evoluzione  urbanistica. La sperimentazione architettonica detta della “contrazione  verticale degli spazi “ è specifica per le città edificate su due livelli uno alto e uno basso e si pone l’obbiettivo di armonizzare lo skyline dell7 agglomerato urbano . A livello architettonico percepire un  orizzonte  frastagliato dal profilo di una collina in cui il terreno ora degrada ora si erge,  subire  il fastidio  estetico di un  cielo violentato   da guglie di cemento cresciuto in  modo disordinato e caotico,  non è armonioso. Lo scopo quindi della contrazione verticale degli spazi è quello di uniformare l’altezza degli edifici ad un livello medio, né troppo alto né troppo basso, in modo da offrire la visibilità di un orizzonte   rassicurante nella sua uniformità. La tecnica  per ottenere  tutto ciò è molto semplice nella sua genialità. Consiste nell’elevare la cubatura verticale degli edifici che vengono costruiti nella parte base ed abbassare lentamente ma costantemente il livello della collina che ospita gli edifici della parte alta. Per illustrare praticamente ciò che si vuole ottenere diremo che nella nostra città il risultato sarà conseguito quando  le costruzioni sovrastanti i PILONI avranno raggiunto la stesa altezza del grattacielo di De Matthaeis. Sullo sviluppo in altezza della zona bassa si sono attivati ben tre sindaci, Marzi, Marini e Ottaviani.   Quest’ultimo  ha proceduto ad un’accelerazione del progetto. I risultati sono visibili. Da De Matthaeis a Via Aldo Moro,  a Via Mastruccia, dalla zona del Matusa, fino alla stazione è tutto un rifiorire di alti palazzoni che grazie ai buoni uffici di imprenditori edili che hanno a cuore il bene della città, si slanciano  fino al confine del   cielo. Ma un progetto così importante non può essere portato a termine solo dagli uomini, è necessario l’aiuto anche del trascendente, della divinità. Non è un caso che il nuovo sindaco continui ad offrire   faraoniche professioni di devozione ai santi protettori San Silverio e Sant’Ormisda, ai quali è demandato il compito di occuparsi della parte alta della città.  E qualche risultato dell’intervento dei santi tanto invocati si comincia a vedere. Il crollo della parte di collina su cui poggiano  il viadotto Biondi e l’ascensore inclinato, con  la sua repentina e inaspettata velocità,  ha del miracoloso. E’ dunque iniziata l’opera di livellamento  della parte alta con la  parte bassa. Grazie  alle preghiere che il sindaco Ottavini rivolge quotidianamente  ai santi protettori , non ci vorrà molto per godere della visione del parcheggio multipiano posto alla stessa altezza della tribuna dello stadio Matusa. Mi rendo conto che   scherzare in modo cinico sul crollo che ha distrutto una parte del viadotto Biondi forse non è opportuno. Però la rabbia di vedere sprofondare la città è tanta,  per cui mi rifugio  in un amaro sorriso  per non piangere. Non è possibile vedere fagocitare dal cemento intere porzioni di territorio urbano, sottratto all’utilizzo dei cittadini, per favorire una speculazione edilizia atavica e incancrenita . Su quel martoriato declivio dove si è sbriciolato il viadotto Biondi è stato progettato di tutto, persino una pista artificiale da sci, per poi realizzare un’opera come l’ascensore inclinato, dalle finalità apprezzabili,  ma dalla  consistenza precaria e insicura considerata la fragile conformazione del  terreno sottostante. Mai si è pensato ad opere di consolidamento della collina, mai si è pianificata una messa in sicurezza generale di un territorio dalla particolare conformazione geologica. Eppure avvisaglie si erano avute, con gli strani e sinistri smottamenti verificatisi nel corso della costruzione del tunnel sotto l’alberata. Anche  in relazione al progetto di modifica urbanistica dell’area dei Piloni gli uffici tecnici competenti avevano messo in guardia sulla pericolosità di violentare un terreno tufaceo come quello della nostra città. Ma con le opere di manutenzione del territorio la speculazione edilizia non decolla, non si possono fare i giochetti del cambio di destinazione d’uso urbanistico , e allora che si continui a costruire palazzi su  palazzi, che si perseveri nel cementificare, asfaltando anche preziosi siti archeologici. Poi quando comincerà a crollare tutto ce la prenderemo con i Santi Patroni che hanno tolto la mano da sotto la collina.

Dopo alcune ore la frana ha inghiottito la strada





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