giovedì 28 marzo 2013

Frusinati incaprettati

Luciano Granieri


Alla fine i frusinati sono rimasti  incaprettati. E’ un triste destino quello che coinvolge noi abitanti di Frosinone. Risiediamo in un  Paese, l’Italia, che ci ha già propinato la farsa delle elezioni politiche. Un esercizio di democrazia svuotato dei suoi contenuti perché qualsiasi governo nascerà dalle tristi beghe che mercanti e servi stanno cercando di risolvere per salvaguardare il proprio orticello particolare,  dovrà fare  i conti con il pareggio di bilancio inserito in Costituzione, opera omnia di due dei tre partiti che oggi vorrebbero candidarsi a governare . Inoltre chi guiderà le sorti del paese da oggi e per i prossimi vent’anni dovrà impegnarsi, secondo i trattati europei, a ridurre  il rapporto debito pubblico/Pil al 60%. Si tratterebbe di passare in un ventennio dall’attuale 120%   al 60% così come prevede il trattato Ue. Il  prossimo governo, chiunque ne sia iL presidente, dovrà pagare  85 miliardi di euro solo per interessi sul debito (2000 miliardi) che lo Stato deve  al capitalismo finanziario. La redazione di una manovra di almeno 45 miliardi di euro all’anno è l’unico punto programmatico certo che dovrà stare alla base dell’azione di un  qualsiasi esecutivo che si prenderà la briga di guidare il paese, sia esso targato Grillo, piuttosto che Pd  o Berlusconi. Un tale dissanguamento non è recuperabile neanche con la peggiore macelleria sociale possibile. Quindi è palese che il secondo punto obbligatorio del prossimo programma di governo sarà quello di ricorrere ai prestiti del Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) per avere restituiti con  pagamento di interessi quei 125 miliardi che il nostro stato ha  messo a disposizione aggratis  del fondo, meglio conosciuto col nome improprio  di   Fondo salva Stati. Come ben sanno i cittadini greci che già hanno usufruito di questo aiuto avvelenato, ricorrere al  fondo salva Stati significa finire sotto la mannaia dei tagli alla spesa sociale, agli investimenti per la ricerca e l’innovazione, subire l’aumento illimitato di tasse e tributi, nonché l’alienazione del patrimonio paesaggistico e culturale pubblico a favore di privati miliardari signori degli edge fund. Cioè dalla macelleria sociale si passerebbe direttamente alla strage e all’olocausto sociale. Il tutto condizionerà non solo il governo prossimo venturo, ma anche tutti gli altri esecutivi che gli succederanno da qui a vent’anni con buona pace degli elettori che ancora crederanno di essere protagonisti della vita democratica andando a votare. In questo quadro si inserisce la   posizione ancora peggiore che occupano da ieri i cittadini di Frosinone. A fronte di un debito dell’ente comune che ieri è stato stimato fra i 40 e i 50 milioni di euro, solo l’altro ieri era collocato fra i 30 e i 40,  speriamo che le stime ultime siano finalmente le definitive, l’amministrazione guidata dal sindaco Ottaviani, accertata l’impossibilità di coprire una tale mancanza di denaro,  ha approvato,  in un consiglio comunale  la cui più virulenta espressione dell’opposizione è stata quella di uscire dall’aula al momento del voto ( e sai che paura),   l’adesione al fondo salva comuni. Resta da capire come in una città che staziona da decenni negli ultimi posti delle classifiche sulla qualità della vita, si sia determinato un debito così elevato, ma tant’è .  Per accedere al fondo Salva Comuni dal quale ci sarà concesso un prestito di 11 milioni di euro, è necessario dichiarare lo stato di Pre-dissesto. Un piano di rientro non solo del prestito, ma di tutti i 40 o 50 milioni di debiti, della durata di dieci anni. Per soddisfare tale programma il sindaco può aumentare i tributi locali in deroga ai limiti stabiliti, può ridurre di oltre il 35% le spese per l’erogazione di beni e servizi per i cittadini, può e deve licenziare i dipendenti comunali. Dunque i cittadini del Capoluogo oltre a   subire l’austerity imposta dalla politica nazionale di asservimento alla troika europea,  dovranno ridursi ad una condizione prossima alla povertà  cadendo sotto l’ulteriore mannaia che il proprio comune gli impone per il rientro di debiti contratti dalla speculazione edilizia e finanziaria, non certo dalla collettività. A occhio e croce l’amministrazione comunale dovrà estorcere ai propri amministrati la bellezza di quattro o cinque milioni l’anno, più le rate del prestito di 11 milioni di euro, per dieci anni. Ecco dunque che il percorso governativo del comune è già segnato. Ma il bello è che anche il prossimo sindaco, chiunque esso sia, dovrà proseguire l’opera devastatrice iniziata da Ottaviani perché il piano di rientro dura 10 anni, ossia questa e la prossima consiliatura. Che brutta fine abbiamo fatto miei cari concittadini. Privati del diritto ad una vita dignitosa sia dallo Stato che dal Comune e privati della titolarità  del voto. Infatti chi abbiamo eletto alle elezioni politiche, indipendentemente dallo schieramento  che governerà , e chi eleggeremo da qui fino ai prossimi vent’anni dovrà proseguire nella sanguinosa strada imposta dai trattati europei. Allo stesso modo chiunque eleggeremo a presiedere il consiglio  comunale nei 5 anni successivi all’attuale giunta, dovrà continuare il processo di depauperamento del benessere sociale ed economico della città imposto dalla sciagurata scelta del sindaco Ottaviani di svendere i propri cittadini al potere del capitalismo finanziario. Insomma il nostro comune ha chiesto prestiti  al Fondo salva  Comune, il  nostro Paese ha chiederà prestiti al Fondo Salva Stati.  E i cittadini? A quale fondo SALVA CITTADINI potranno rivolgersi?  CHI SALVERA’ NOI CITTADINI?


   

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