sabato 6 luglio 2013

I primi 100 giorni di Zingaretti

Il coordinatore PdCI

Oreste Della Posta


Si fa molta enfasi sui primi 100 giorni di Zingaretti alla Regione come Presidente. Certamente ci sono stati dei segnali positivi come la riduzione degli stipendi dei Consiglieri Regionali di 1000 euro al mese e l’abolizione dei vitalizi ai Consiglieri (abolizione richiesta, per altro con un referendum proposto dai comunisti della Regione Lazio) ma questi segnali sono ancora poca cosa rispetto a quello che è necessario per ridare dignità alla istituzione Regione infangata da un governo di destra che ha fatto di tutto e di più.
Occorre unprofondo cambiamento nel modo di essere amministratori e di affrontare le tematiche del gestire. A noi sembra che siano stati nominati già troppi consulenti, la cui necessità è al quanto dubbia.
Bisogna dire basta al metodo spartitorio degli incarichi che tanto danno ha fatto all’Italia. Insomma si veniva a ricoprire cariche importanti non per la propria competenza ma bensì per la fiducia verso chi ti nominava, in sostanza una testa di legno basta che obbedisca ai comandi del padrone.
È ora di buttare a mare questo sistemadi fare. A noi, caro Presidente, i nomi che circolano per l’incarico di presidente dell’ATER di Frosinone non rispondono al criterio della competenza. Occorre molto più coraggio nell’agire per dare un segnale di discontinuità con il passato in modo tale di riavvicinare i cittadini alle istituzioni.
Oggi chi può essere preso esempio di coraggio nel cambiamento è il nostro Santo Padre Francesco I, che sta rivoluzionando la chiesa, dallo IOR, alla pedofilia, ritornando ai valori cristiani che hanno fatto grande la chiesa.
Oggi la nostra religione ha bisogno di una rivoluzione copernicana in modo che essa diventi il motore dello sviluppo del nostro territorio. La vera sfida è il nuovo piano per la formazione professionale che va messa al centro di un nuovo modello di sviluppo, cambiando profondamente il funzionamento dei centri dell’impiego.
In questo c’è il rischio concreto che il governatore rimanga intrappolato nel gioco delle correnti del PD. E questo sarebbe la fine della primavera politica della Regione Lazio.

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