mercoledì 24 luglio 2013

Il passo indietro responsabile

Luciano Granieri


Accordo raggiunto far sindacati e padroni per incrementare l’occupazione in vista dell’expò 2015. Il programma dovrebbe coinvolgere le aziende impegnate nell’organizzazione della kermesse espositiva, ma si cerca di estenderlo  a tutta Italia.

Infatti martedì 30 luglio Cgil, Cisl, Uil, Confindustria e altre associazioni imprenditoriali, si incontreranno presso il ministero del lavoro per trovare un’intesa sulle questioni occupazionali,  e tutti sembrano intenzionati a confermare l’impianto dell’accordo milanese.  In base al testo messo a punto  in ’occasione dell’expò,  un’azienda può disporre di un organico composto all’80% di addetti con contratto a tempo determinato, il 10% dei quali deve essere costituito da lavoratori  in cassa integrazione, in mobilità o disoccupati. Tali contratti potranno durare da  un minimo di sei mesi  a un massimo di dodici .  

Ecco servito l’ennesimo strappo al contratto collettivo nazionale. I sindacati hanno incassato le lodi di governo e padroni   per il loro atto di responsabilità che pone le basi di  una duratura era di pacificazione delle relazioni industriali.

 E in cambio di questo gesto di responsabilità la triplice ha ottenuto che la proposta originaria,  messa a punto da Confindustria con l’appoggio del Pdl, in base alla quale un’azienda  poteva   accedere al piano di   deregulation del   lavoro senza dichiararne i motivi (principio di acasualità), venisse modificata. Ossia un’impresa che intende avvalersi del privilegio di precarizzare il proprio organico è obbligata a  indicarne i motivi, a porre una causale.  

Niente di chè basta indicare come causale l’expò del 2015. Cioè se un imprenditore di Canicattì, volesse licenziare l’80% dei suoi dipendenti a tempo indeterminato e sostituirli con lavoratori assunti con questa nuova tipologia di contratto a termine,avrebbe tutto il diritto di farlo, è sufficiente che indichi come motivazione , l’expò di Milano del 2015. 

Mi sembra un concessione mica da ridere quella ottenuta dai nostri sindacati. Premio all’atto di responsabilità che segue l’altra grande dimostrazione di buona volontà e di responsabilità dimostrata da Cgil, Cisl Uil e Ugl, tutti insieme appassionatamente a svendere  ai padroni il diritto di rappresentanza sindacale. Mi riferisco all’accordo sulla rappresentanza nelle fabbriche in base al quale l’organizzazione che risulterà minoritaria in un data azienda non potrà svolgere in quel contesto attività, indire scioperi o assemblee. 
Secondo un principio di democrazia deviata, sarà  destinata a scomparire e lasciare i propri iscritti senza rappresentanza. 

Ma di atti di  responsabilità,  di passi indietro è piena la storia delle più recenti vertenze. Anche nella nostra città i lavoratori della Multiservizi, saliti sul tetto del comune per rivendicare il loro diritto ad occuparsi della città dopo 17 anni di onorato e apprezzato servizio, e di non essere licenziati in tronco a causa della frenesia privatizzatrice del sindaco Ottaviani, sono stati convinti da rappresentati politici della così detta area riformista (Sel-Pd) al gesto di responsabilità. 

Hanno fatto il fatidico passo indietro, sono scesi dal tetto del comune e hanno ottenuto in cambio il pagamento delle loro tredicesime, quattordicesime, e ferie non godute. Cioè a dire che uno per vedersi corrisposto ciò che già è suo,  che gli spetta di diritto per aver lavorato, si deve arrampicare sui tetti. Inoltre sono riusciti a strappare un tavolo di trattativa dagli esiti incerti  in cui amministratori regionali, provinciali, il  Vescovo e il Prefetto, proveranno ad ammorbidire la posizione del Sindaco Ottaviani. Un risultato ben lontano dalla assunzione diretta che i lavoratori chiedevano. 

La sindrome del gesto di responsabilità pervade  il Pd intero,  l’ultimo esempio, forse il più eclatante riguarda il pasticcio kazako,  quando di fronte alle cazzate commesse dal  ministro degli interni Alfano sulla vicenda dell’espulsione di Alma Shalabayeva, pur riconoscendo il grave danno che questo aveva arrecato alla credibilità internazionale dell’Italia, ha deciso, per responsabilità,  di rinnovare la fiducia ad un così inetto ministro.  

A questo punto una domanda sorge spontanea:quando avverrà che i sindacati, le forze riformiste costringeranno agli atti di responsabilità, ai passi indietro coloro che si contrappongono al blocco sociale, da loro  falsamente rappresentato? Potremo assistere un giorno al passo indietro di Marchionne che, costretto dai  sindacati, tornerà a proporre un piano  industriale nel quale ci saranno investimenti su nuovi prodotti e un programma di riassunzione degli operai?  

Avverrà in un  tempo lontano che esponenti politici locali riusciranno a costringere un sindaco al gesto di responsabilità di  rinunciare alla privatizzazione dei servizi, così come sancito dai referendum, e assorbire i dipendenti  in società pubbliche, o meglio in ENTI DI DIRTTO PUBBLICO?  Vorrei ricordare a forze riformiste e sindacati al seguito, che a forza di passi indietro le persone che loro fanno finta di tutelare, sono già precipitate nel baratro e sarebbe ora d provare a ritirarle su anziché farle scivolare ancora più giù negli abissi di una vita priva di diritti e di dignità.



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