venerdì 2 agosto 2013

Acea raddoppia gli utili e dimezza i servizio

Luciano Granieri


Dopo la digressione sulle vicende giudiziarie di Berlusconi torniamo ad occuparci di cose serie. Due giorni fa è stato presentato da Acea Spa il consuntivo  di bilancio relativo  al primo semestre 2013. In questo periodo l’azienda ha realizzato un utile netto di 70.6 milioni di euro rispetto ai 34.1 del primo semestre 2012, un risultato  positivo quasi raddoppiato. In particolare il settore idrico che,  è quello che interessa maggiormente la nostra provincia, ha registrato un suprlus  del 14,2% passando dai 157 milioni di euro del 2012  ai 179,3 milioni del 2013.  

Gli azionisti di riferimento quindi,  Comune di Roma, il gruppo Caltagirone e la multinazionale Gas de France sperano alla fine dell’anno di incassare consistenti dividendi. Contestualmente a questa notizia però si apprendeva che l’agenzia di rating  Fitch ha  ridimensionato il giudizio sull’azienda da “A-“ a BBB+” . Infatti nella relazione redatta dall’agenzia  emerge come questi risultati siano legati ad una strategia di breve termine, la quale difficilmente potrà  replicarsi in un periodo più lungo. 

In particolare l’aumento degli utili passa attraverso la drastica diminuzione degli investimenti  crollati  dai 518 milioni del 2009 ai 165,8 del 2013. Se alla relazione di Fitch incrociamo gli elevati incassi indebitamente realizzati attraverso il conteggio errato e sovra dimensionato delle bollette, in particolare quelle dell’acqua  nel nostro territorio,  situazione per la quale l’Autorità per l’energia ha contestato ad Acea  un procedimento sanzionatorio, abbiamo un quadro abbastanza chiaro e significativo di come Acea in un solo anno sia riuscita a raddoppiare gli utili. 

Il drastico calo degli investimenti ha determinato il degrado delle strutture, le perdite nelle condotte idriche nel nostro territorio sono sempre maggiori, le canalizzazioni sono vetuste, i depuratori non funzionano e non esiste una mappa definita della rete distributiva. L’aumento delle entrate si è realizzato con le famose bollette pazze con sistemi di fatturazione fantasiosi, con addebiti di consumi preventivamente calcolati.  Personalmente a dicembre 2012  ho ricevuto una bolletta in cui mi venivano calcolati i  consumi fino a febbraio 2013 secondo una stima del tutto arbitraria eseguita dall’azienda. Come se oggi il mio panettiere oltre a farmi pagare la pagnotta che ho acquistato  si fa dare i soldi anche per il pane che comprerò di qui a 3 mesi  secondo una quantità giornaliera decisa da lui. 

 In buona sostanza gli azionisti a fine anno si spartiranno una torta sostanziosa pagata dagli utenti in termini di deterioramento della qualità del servizio e aumento irragionevole e non giustificato dei suoi costi.  A fronte di queste belle notizie cosa aspettiamo a  fare pressione affinchè si  renda esecutivo quanto  deliberato da 27 milioni di cittadini attraverso i referendum?  La situazione fra l’altro si sta deteriorando ed aggravando. Mentre ci si balocca dietro agli affari giudiziari del pregiudicato di Arcore, la  giunta regionale di Napoli formata dai sodali del “puzzone” sta per approvare una delibera che impone la privatizzazione della gestione dei servizi pubblici, acqua compresa. Una decisione che potrebbe mettere a rischio anche la sopravvivenza della società di diritto pubblico che gestisce     il  servizio idrico a Napoli. 

E a Torino la maggioranza Pd, guidata dal sindaco Fassino,  ha deciso di mantenere la forma aziendale “Spa”   della SMAT, azienda che provvede alla gestione del servizio idrico cittadino , rigettando una delibera di iniziativa popolare firmata da migliaia  cittadini che prevedeva la trasformazione della SMAT, da Spa,  in azienda speciale consortile, quindi a partecipazione pubblica, per attuare i principi sanciti dai referendum. Ecco come il nefasto riverbero delle larghe intese si manifesta anche a livello locale, sempre e comunque in spregio a quanto deciso dei cittadini attraverso i referendum ma anche attraverso le elezioni  politiche del febbraio scorso. 

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